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I matrimoni a Las Vegas oramai per la comunità di Zonzolando non hanno più segreti.
Avrete letto tutti i post e i guest post che abbiamo dedicato all'argomento e anche oggi grazie a Valeria e Alessandro possiamo dare un ulteriore contributo per fare chiarezza sui passaggi da seguire per sposarsi nella Sin City, la "città del peccato".
Al primo post informativo di oramai qualche anno fa, e a tutti i contributi già pubblicati che si sono susseguiti nel tempo, se ne aggiunge oggi uno ricco di informazioni utilissime.
Del resto chi può dare informazioni più precise e dettagliate di chi si è sposato proprio a Las Vegas?
Ecco qua sotto il preziosissimo contributo di Valeria e Alessandro che vi riporto fedelmente!

Spero di poter essere utile ad altri con tutte le informazioni che ho raccolto, anche se al momento abbiamo appena fatto la richiesta del certificato originale. Ecco la nostra esperienza:

  1. Il primo passo è stato quello di compilare via Web il "Pre Application Form" sul sito ufficiale della Contea di Clark (https://www.clarkcountynv.gov/clerk/Services/Pages/MarriageLicenses.aspx), e poi stampare il foglio che ci è stato inviato via email con il numero di Pre-application ID.
  2. Con questo foglio ci siamo recati il giorno prima al Marriage License Bureau al 201 E. Clark Avenue Las Vegas (ma esistono anche altri uffici altrettanto validi, ma con più limitazioni di orario che si trovano scritti sul pre-application https://www.clarkcountynv.gov/clerk/Pages/Contact-Us.aspx#Marriage) per prendere la licenza vera e propria (77$ se si paga in contanti) e importante: ci hanno dato un foglio con le indicazioni per richiedere online il certificato vero e proprio.
  3. Scegliere la wedding chapel. Noi abbiamo selezionato la Graceland a due passi dal Bureau. Se può essere utile, c'è la possibilità di richiedere un ministro che parli (un po') italiano e in più si possono scegliere le musiche e l'accompagnamento all'altare di Elvis, ma ci sono tanti pacchetti, per cui vi consigliamo di compilare una richiesta di prenotazione online per essere sicuri del giorno e dell'ora (la prenotazione costa 100$, ma li hanno ovviamente scalati dal pacchetto). Noi abbiamo scelto il Loving You Package https://www.gracelandchapel.com/elvis-wedding-packages.html.


  1. Comprare le fedi. Noi non ci avevamo pensato in Italia quindi abbiamo chiesto sia alla referente della cappella, che alla signorina che ci ha dato la licenza e tutte e due ci hanno consigliato di cercare un banco dei pegni. Ci sembrava brutto, ma a due passi dalla cappella Graceland c'è il Gold & Silver Pawn Shop, che è diventato famoso anche qui da noi col reality "Affari di famiglia" https://gspawn.com/product-category/jewelry/ e lì le abbiamo comprate (circa 400$ la coppia).
  2. Il vestito: io mi sono anche comprata un vestito (non bianco, ma trovate di tutto) di uno stilista "jap" in un mall fashion show (https://www.thefashionshow.com/en/directory/tadashi-shoji-16622.html). Volendo si può anche affittare, ma ho preferito tenermelo come ricordo.
  3. A cerimonia finita ci hanno lasciato un certificato souvenir, ma al nostro rientro in Italia dal PC abbiamo fatto richiesta di due copie dell'originale (seguendo le indicazioni che ci avevano dato al bureau) e sulle quali, quando arriveranno (credo in una decina di giorni), dovremmo far apporre l'apostilla (ci vogliono, secondo il sito 10-14 giorni).

Quindi per adesso, con questa telecronaca, vi lascio qui, perché siamo in attesa di una risposta.
Stay tuned!


Valeria e Alessandro
12 agosto 2017

Non ci resta che aspettare gli ultimi dettagli sui tempi di registrazione.
Intanto grazie mille Valeria e Alessandro per il vostro contributo, sono certa che sarà di aiuto a tanti che vorranno intraprendere la stessa esperienza.
A presto!


Quando Alessandro, studente universitario che durante gli studi di web marketing ha deciso di creare un sito per provare a mettere in pratica quanto studiato, mi ha contattata per propormi di pubblicare un post interamente dedicato all'ESTA ho pensato che era davvero una buona idea.
Per chi ancora non lo sapesse l’ESTA è un documento che consente di recarsi negli Stati Uniti senza dover richiedere un visto.
Alessandro ha riepilogato tutti i passaggi per ottenerlo e ha persino realizzato un'infografica riepilogativa.
Potevo non pubblicare un post tanto utile? No è!
Ecco qua sotto il suo guest post:

Chi guardando un film o una serie TV americana non ha mai desiderato fare un viaggio negli States?
Fin da piccolo, oltre a voler giocare a calcio in ogni momento, ho sempre amato viaggiare. Sono sempre stato affascinato dai grattacieli, e crescendo in particolare da New York e dalle ambientazioni dei film di Woody Allen. Credo che gli Stati Uniti oggi siano un po’ come l’impero romano al tempo dei romani, quindi non appena ne avrò la possibilità farò un bel viaggio negli USA, che per chiunque ami viaggiare rappresentano una tappa obbligatoria.

Per poter fare un viaggio turistico negli Stati Uniti però è necessario essere in possesso di un’autorizzazione rilasciata dal Governo degli Stati Uniti: l’ESTA.
Dal 2009 infatti per potersi imbarcare su un aereo o su una nave diretti negli USA è necessario essere in possesso di un ESTA, acronimo di Electronic System for Travel Authorization, il sistema elettronico per l’autorizzazione al viaggio. Grazie all’ESTA è possibile fare un viaggio negli Stati Uniti senza dover richiedere un visto: l’ESTA infatti fa parte del Visa Waiver Program, il programma di viaggio senza visto del Governo degli Stati Uniti.

È possibile usufruire del Visa Waiver Program solamente se si soddisfano le seguenti richieste:
  1. lo scopo del viaggio dev’essere turismo o affari;
  2. la durata dev’essere inferiore a 90 giorni;
  3. il passaporto dev'essere elettronico e in corso di validità. Mentre fino a poco tempo fa era possibile usufruire anche di altri tipi di passaporto, dal primo aprile 2016 l’unico accettato è quello elettronico, dotato di un microchip inserito nella copertina. Lo scopo del microchip è di consentire agli agenti di sicurezza statunitensi di verificare l’identità del viaggiatore attraverso la foto e le impronte digitali che esso contiene. Il passaporto elettronico è facilmente riconoscibile dal logo sulla parte bassa della copertina.
  4. avere la cittadinanza italiana o di uno dei 38 Paesi che fanno parte del Visa Waiver Program.
Se non si soddisfano queste richieste l’ESTA verrà negata, e per poter entrare nel Paese sarà necessario richiedere un visto.

L’autorizzazione al viaggio va richiesta sul sito ufficiale del Governo statunitense compilando il modulo online. Per la compilazione del modulo è necessario avere a portata di mano il passaporto e una carta di credito.
Il costo dell’ESTA è di 14 dollari, da pagare alla fine della compilazione del modulo con una carta di credito.

Terminata la procedura ed effettuato il pagamento sarà necessario attendere la risposta: nella maggior parte dei casi si riceve l’autorizzazione approvata in pochi minuti, ma in alcuni casi è possibile che siano richiesti maggiori controlli ed è garantita una risposta entro le 72 ore. Per questo motivo il Governo degli Stati Uniti consiglia di fare richiesta almeno 72 ore prima del viaggio, in modo da evitare spiacevoli inconvenienti.
Nel caso in cui l’autorizzazione venga negata per poter accedere al territorio statunitense sarà necessario ottenere un visto, per cui è sempre meglio richiedere l’autorizzazione nel momento in cui si decide di effettuare il viaggio.

L’autorizzazione ha una durata di due anni durante i quali l'ESTA è riutilizzabile per altri viaggi negli States, purché si rispettino sempre le condizioni imposte dal Visa Waiver Program. Qualora durante questi due anni il passaporto perdesse la sua validità, al decorrere della data di scadenza perderà di validità anche l’ESTA.

Una volta sbarcati nel Paese sarà sufficiente superare l’ultimo controllo dell’agente di sicurezza e potrete godervi il vostro viaggio negli Stati Uniti.


Adesso che grazie ad Alessandro sapete tutto sull'ESTA non resta che richiederla e poi partire!

A me non resta che augurare di cuore ad Alessandro di poter intraprendere il viaggio (zonzolata) dei suoi sogni negli States, fargli un grande in bocca al lupo per i suoi studi e ringraziarlo infinitamente per questo prezioso post.
A presto!


La comunità di Zonzolando è davvero magnifica! Ne sono felicissima! Siete STU-PEN-DI!

Il motivo della mia gioia e orgoglio è dovuto a voi, e oggi in particolare grazie a Elisa e Matteo che mi hanno permesso di aggiungere un altro guest post relativo ai matrimoni celebrati a Las Vegas.
Oltre quindi al primo post informativo di qualche anno fa, e a tutti i contributi già pubblicati grazie ad alcuni nostri lettori, se ne aggiunge oggi uno ricchissimo di informazioni utilissime.

Ecco tutti i passaggi per sposarsi a Las Vegas:
  1. Prenotare la cappella: ce ne sono molte e con prezzi differenti. Offrono tutti i tipi di servizio, noi abbiamo scelto Viva Las Vegas e il “Elvis Doo Wop Diner Las Vegas Wedding Package (https://www.vivalasvegasweddings.com/dinerpackages.htm)”.
  2. Compilare via Web l’atto di matrimonio (sito ufficiale della Contea di Clark https://www.clarkcountynv.gov/clerk/Pages/default.aspx). Non si paga nulla e non è vincolante (se non andate/cambiate idea non serve fare nulla e non c’è nessun costo). Questa compilazione non è obbligatoria, ma vi farà risparmiare tempo una volta arrivati a Las Vegas.
  3. Almeno il giorno prima della cerimonia presentarsi al Clark County Marriage Bureau ed acquistare una Licenza di Matrimonio in originale, e una copia autentica; si pagheranno 77 dollari in contanti oppure qualcosa in più se pagate con carta di credito. (Indirizzo: Clark County Marriage Bureau, 201 Clark Avenue, Las Vegas, NV 89155 - Corner of 3rd and Clark - Office Hours: Mon. - Sun., 8 a.m. to Midnight 365 days of the year, including holidays). L’ufficio è aperto fino a mezzanotte.
  4. Andare alla cappella e sposarsi (portando con sé la Licenza di Matrimonio acquistata al Clark).
  5. Entro 10 giorni dal matrimonio il reverendo registrerà al Bureau l’atto.

Una volta tornati a casa:
  1. Acquistare il Marriage certificate (long form) e Affidavit dal Clerk's Office (https://www.nvsos.gov/index.aspx?page=124 ). A noi è arrivato via posta dopo 9 giorni (7 gg lavorativi) con un costo totale di 24 dollari.
  2. Una volta che riceverete quanto sopra andate sul sito https://www.nvsos.gov/ e troverete le istruzioni per richiedere l’apposizione dell’Apostille da parte del Segretario di Stato del Nevada. Dovrete mandare via posta: Marriage certificate + form di richiesta compilato + busta con proprio indirizzo già scritto per la restituzione dei documenti + form con i dati della carta di credito. La spesa è di circa = 20 dollari + circa 10 euro di raccomandata.
  3. Dopo circa 15 giorni dall’invio abbiamo ricevuto via posta l'Apostille e la copia del Marriage certificate che avevamo inviato.
  4. A questo punto si deve fare la trascrizione in Italia e si possono usare due strade: passare tramite il “Consolato Generale d'Italia a Los Angeles” inviando i documenti e delle dichiarazioni per posta, oppure andare direttamente al proprio Comune di residenza in Italia. Noi abbiamo trovato più semplice la seconda via.
  5. Andare nel proprio Comune di residenza portando con sé:
  • Richiesta di trascrizione di matrimonio (scaricabile dal sito del Comune)
  • Autocertificazione di Cittadinanza di entrambi
  • Fotocopia del documento di identità di entrambi
  • Traduzione in italiano del Marriage Certificate, dell’Apostille, dell’Affidavit. A Genova non serve una traduzione giurata in Tribunale ma deve essere presente fisicamente chi ha tradotto i documenti e il giuramento avverrà davanti al funzionario del comune (anche un amico o parente va bene basta che non sia uno dei coniugi).
Va ricordato che il matrimonio a Las Vegas, anche in mancanza di questo iter per la trascrizione, è valido e legale al 100% in caso di eventuali questioni legali.


Elisa e Matteo
27 luglio 2016

Insomma questi matrimoni che tutti credevano fasulli, oramai per noi non hanno più segreti.
Grazie mille Elisa e Matteo per il vostro aiuto, spero tanto che possa servire a chi come voi vuole intraprendere la stessa esperienza. :-)


La collaborazione sul Web è davvero meravigliosa. E' grazie alla condivisione di esperienze e racconti di molti dei nostri lettori che siamo riusciti ad rispondere ad un sacco di richieste d'aiuto.
Dalla pubblicazione del primo post oramai anni fa, sono in molti che ci hanno scritto, in molti che hanno lasciato commenti e utili informazioni e c'è anche chi ha messo a disposizione documenti e veri e propri racconti, tanto complessi e ricchi di dettagli che era meglio dedicargli un post.
Sulla scia quindi di Karim e Gianluca, di Claudia e Massimo, anche Marianna e Claudio hanno deciso di raccontare la loro esperienza.
Guardate un po' che fantastiche informazioni ci hanno permesso di pubblicare!

Ciao a tutti, questa è la nostra esperienza:

Novembre/Dicembre 2016

Dopo aver organizzato (da soli grazie ai vari siti quali Momondo, Expedia, Booking...) il nostro viaggio che prevedeva come ultima tappa Las Vegas, ci siamo detti... abbiamo 30 anni, conviviamo da 4... stiamo bene insieme... perché non sposarci? Inizialmente sembrava tutto abbastanza complicato ma vi assicuro che non c'è cosa più semplice.

Per andare sul sicuro, prima di partire, ci siamo fatti rilasciare, ognuno dal proprio comune, un certificato di stato libero, attestante cioè che non eravamo sposati - non lo fate, nessuno vi chiederà nulla.

Abbiamo però provveduto a compilare la richiesta di licenza matrimoniale direttamente da casa collegandoci al sito del comune di Clark County (che fa capo alla città di Las Vegas): connettetevi a questo sito www.clarkcountynv.gov, sulla home page cliccate a sinistra sulla voce Get a Marriage License poi Complete the on-line marriage pre-application e ancora Continue to the Marriage License Pre-Application. Seguite le istruzioni e compilate tutti i campi. Come già ripetuto da altri, le uniche due "particolarità" sono che nel campo "numero matrimoni" dovete indicare 1 anche se non siete mai stati sposati e dove vengono richieste le generalità dei genitori, se non le sapete (ragazze madri ecc.), basta indicare Unknown. Stampate la ricevuta e portatela con voi, questo vi permetterà di snellire in parte la procedura.

Se non avete voglia, non siete capaci, non avete la stampante, odiate i computer, non vi preoccupate: basterà compilare a mano lo stesso questionario direttamente a Las Vegas presso l'ufficio dove vi recherete.

Arrivati a Las Vegas ci siamo recati con passaporti e carta di credito al seguito (fondamentale ad ogni passo in America) presso il municipio Marriage License Bureau 201 E. Clark Avenue Las Vegas, NV 89101 aperto 7 giorni alla settimana dalle 8 della mattina fino a mezzanotte - festivi compresi (è situato qualche chilometro fuori dal centro, ci si va in macchina o in taxi).
Appena abbiamo parcheggiato siamo stati letteralmente assaliti da personaggi divertenti tra cui la mitica Kassy, leggermente in sovrappeso, con pantaloncini corti e pattini a rotelle che, mangiando patatine allo Jalapeno, ci proponeva il suo pacchetto. Sono tutti ragazzi che fanno i promoter per le varie cappelle, un po' come succede per le discoteche qua da noi. Ognuno ha i suoi volantini e con prezzi che vanno dai 90$ circa all'infinito (per curiosità abbiamo chiesto quanto si spendeva nella cappella dell'Hotel Bellagio presso cui soggiornavamo e abbiamo scoperto che si partiva dalla modica cifra di 2000$ per un'ora - prezzo base... OK grazie, ci pensiamo un attimo poi al massimo torniamo), ti propongono pacchetti che comprendono foto, DVD dell'evento, firma del testimone/testimoni, bouquet, abiti a noleggio e celebrazione del rito. Ovviamente a seconda dei vari prezzi cambiano anche le offerte. Noi ci siamo accontentati di una via di mezzo a 175$.

Tornando a noi, appena siamo riusciti a districarci dalla presa dei PR, siamo entrati nell'ufficio che rilascia le licenze, molto semplice da raggiungere in quanto si trova al piano terra ed è ben segnalato.
Appena entrati ci siamo messi in fila, notando anche con piacere la presenza di numerose coppie gay. Abbiamo consegnato la prenotazione stampata a casa (se non l'avete vale quello scritto sopra e cioè che si compila al momento), i documenti, e abbiamo pagato 77$ per ottenere la licenza. Ci sono stati dati tre fogli (da consegnare poi alla segretaria della cappella scelta) e siamo partiti alla ricerca del posto dove celebrare le nostre nozze.
Dopo aver valutato le proposte pubblicizzate sui vari volantini, abbiamo optato per una soluzione abbastanza economica presso la "A Stained Glass Wedding Chapel" (ha anche una pagina Facebook, a vederla così sembra molto squallida - come quasi tutte del resto - però noi siamo stati molto contenti e sono stati tutti molto gentili, anche se ripetere le promesse in inglese è stato un morire vista la nostra scarsa conoscenza della lingua). Con 175$ tutto incluso (anche mance ecc. con loro bisogna essere sempre molto chiari in fase di contrattazione se no poi scappa sempre fuori la mancia, le tasse ecc.) ci hanno dato 15 foto su DVD (poi cercano di vendertene altre fuori pacchetto ma non le abbiamo prese), un DVD che riprende tutta la cerimonia (molto veloce circa 2 minuti), il bouquet (in plastica da scegliere al momento, ce ne sono di tutti i colori) e la celebrazione del rito. Noi eravamo da soli, abbiamo prenotato alle 15 per le 18 dello stesso giorno, siamo tornati in hotel, ci siamo preparati e con i documenti e i famosi tre fogli ritirati alla mattina ci siamo recati alla Glass Wedding Chapel. Non avevamo le fedi così abbiamo utilizzato io un anello che avevo già e lui un anello in plastica color oro comprato da H&M! Ma è questo il bello di Las Vegas, ognuno fa un po' come vuole! Poi le fedi vere le abbiamo comprate al ritorno in Italia, durante lo scalo a New York da Tiffany. E' stata una cosa molto intima e divertente, niente limousine, niente abito bianco, niente invitati, niente diretta streaming. Eravamo solo io e lui, lui con un vestito blu e io con uno oro, entrambi poco impegnativi e che abbiamo utilizzato anche la sera al casinò. Tutto il resto lo lasceremo, se mai succederà, a quando ci sposeremo in chiesa in Italia. Comunque è stata un'esperienza bellissima e divertentissima, nessuno sapeva niente e abbiamo dato la notizia solo una volta rientrati in Italia. Noi lo consigliamo davvero a tutti perché rimane un ricordo solo vostro e non c'è cosa più bella.

Ovviamente è d'obbligo la sera stessa giocarsi la data del matrimonio al casinò. Noi abbiamo giocato 4 - 12 - 20 - 16 alla roulette e abbiamo vinto! Così ci siamo pagati la cena e come torta di nozze una bella fettona di cheesecake alla Cheesecake Factory.

Abbiamo aspettato fossero pronti DVD e foto e oltre a questi ci hanno consegnato il cosiddetto "souvenir" che consiste in un finto certificato di matrimonio. Solitamente (e di questo consiglio vivamente di accertarsene a costo di chiederlo più volte) sono poi loro che si occupano di registrare il tutto al comune di Clark County, nel nostro caso la segretaria è stata talmente celere che il giorno dopo avendo provato a recarci presso gli uffici per ritirarne una copia incrociando le dita ma sicuri del fatto che fosse ancora troppo presto, ci siamo accorti che aveva invece già registrato tutto così ce ne siamo fatti stampare due copie per sicurezza a 15$ ognuna.

Gli uffici dove ritirare il certificato non sono gli stessi dove ci si deve recare per ottenere la licenza, l'indirizzo è questo: Clerk's Office Commission Division 500 S. Grand Central Pkwy 1° Floor Las Vegas, NV 89106 aperto dal lunedì al venerdì dalle 8 della mattina alle 5 del pomeriggio.

A questo punto non ci restava che goderci gli ultimi giorni di viaggio e aspettare di rientrare in Italia per trascrivere il matrimonio e rendere il tutto ufficiale anche da noi. La data ovviamente rimarrà quella di Las Vegas.

Una volta tornati a casa, collegandoci al sito www.nvsos.gov/sos/businesses/apostille , abbiamo compilato il modulo di richiesta dei certificati apostillati da consegnare poi (dopo averli tradotti e qui è stato fondamentale l'aiuto di questo blog e della persona che ha messo a disposizione la sua traduzione, che ringrazio) ai nostri comuni di residenza per la trascrizione del matrimonio. Abbiamo stampato il foglio che abbiamo poi spedito insieme ad uno dei certificati di matrimonio in originale ritirati a Las Vegas, la fotocopia dei nostri documenti di identità e una busta per la risposta a Nevada Secretary of State 101 North Carson Street, Suite 3 Carson City, Nevada 89701.

Siamo in attesa che arrivi il tutto... vi faremo sapere!

Intanto vi alleghiamo la foto dei moduli con tutte le indicazioni che vi rilascia il Bureau Marriage nel momento in cui vi recate a richiedere la licenza matrimoniale!


Speriamo di esservi stati d'aiuto, ciao a tutti.

Marianna e Claudio


Lo siete stati senz'altro d'aiuto e quindi grazie mille Marianna e Claudio per aver condiviso la vostra storia.
Aspettiamo quindi come è andata a finire. In bocca al lupo per tutto!


Dalla pubblicazione del post sulla validità dei matrimoni a Las Vegas abbiamo ricevuto un sacco di richieste d'aiuto.
Per quanto non me ne venisse indietro un centesimo e spessissimo nemmeno un semplice "grazie" in risposta, ho sempre risposto a tutti, cercando di fare del mio meglio.

Il fatto che non sempre si riceva una risposta, un semplice "grazie", un commento o un aggiornamento dopo tanto lavoro, a volte porta un po' di sconforto e voglia di mollare tutto.
Credo molto nella condivisione delle esperienze sul Web raccontate in maniera obiettiva e con lo spirito di aiutare il prossimo che si approccia alle stesse scelte/esperienze.
E' grazie alla condivisione che siamo in grado di facilitare processi, elaborazioni di idee e velocizzare la comunicazione di informazioni.
Ma condividere non è solo prendere dal Web, ma è anche dare.
E io sono davvero felice quando posso constatare che questo sistema può funzionare grazie a quelli come Karim e Gianluca (di cui vi avevo già parlato qui), o come Claudia e Massimo oggi, che hanno deciso di raccontare la loro esperienza lasciando consigli e dritte utili.
Come facevo a non dedicare un intero post anche a loro?
Dopo avergli chiesto l'autorizzazione alla pubblicazione ecco quello che mi hanno scritto:

Il nostro matrimonio a Las Vegas è andato benissimo!

Come cappella abbiamo scelto la Little White Wedding Chapel, per 3 buoni motivi:
1) offre la possibilità di cerimonie anche in sale più piccole, perfetta per noi che eravamo solo in due;
2) il sito è molto chiaro e si può prenotare ogni aspetto della cerimonia senza il rischio di avere sorprese dopo... come costi extra ecc.
3) nel 1958 nella stessa cappella si sposarono anche Paul Newman e Joan Woodwoard... un bell'esempio insomma... e poi con questa scelta abbiamo immediatamente incontrato il favore delle rispettive mamme!!! Ah ah!


Rispetto ai precedenti post/commenti ho solo da aggiungere un consiglio e una conferma:

Quando si deve compilare il form per richiedere l'invio delle Apostille, anche se è segnata tra le opzioni accettate, non inviate i dati di una carta American Express. A noi sono tornati indietro i documenti con la richiesta di inviare di nuovo tutta la documentazione con i dati di una diversa carta di credito. Non siamo stati contattati per email o per telefono, nonostante queste informazioni fossero presenti. Di conseguenza i tempi di attesa per avere le Apostille si sono dilatati in maniera esorbitante!

Per quanto riguarda la trascrizione del matrimonio, confermo che a Milano accettano tranquillamente le traduzioni fatte dagli stessi sposi che devono assicurare che quanto tradotto corrisponde a verità.
Per la separazione dei beni, se vi interessa, occorre farla a parte con atto notarile ma al Comune si può richiedere per questo e altri motivi un sollecito nell'aggiornamento dei dati all'ufficio anagrafe. Noi abbiamo avuto l'aggiornamento in un mese contro i tre previsti.

Massimo & Claudia
Las Vegas 14/01/16


Grazie mille Claudia e Massimo per aver condiviso la vostra storia, siete splendidi e vi auguro un sacco di felicità!


Mai e poi mai avrei pensato che dopo la pubblicazione del post sulla validità dei matrimoni a Las Vegas (questo qui per intenderci) avrei avuto così tanti contatti e richieste d'aiuto.
Decine e decine di email a cui ho risposto rendendomi disponibile nonostante alcune richiedessero tempo, nonostante che le richieste fossero le più disparate e assurde, nonostante che per quanto tempo ci spendessi io non me ne venisse indietro un centesimo e spessissimo nemmeno un semplice "grazie" in risposta.

Fortunatamente non tutti sono così e qualcuno che sa ancora scrivere grazie c'è, ma non solo, capita anche che con qualcuno si riesca a scambiare qualche battuta, uno scambio di opinioni e consigli e addirittura una storia.

A Gianluca, dopo uno scambio di email, avevo infatti richiesto una foto della loro esperienza per inserirla nella rubrica Your Turn nella sezione #Zonzotravel e con mio grande stupore, lui non mi ha inviato solo le foto del suo straordinario matrimonio che vedrete, ma mi ha mandato il racconto della loro incredibile storia. Come facevo a non dedicargli un intero post?

Non ci ho pensato un secondo di più e d'accordo con loro ecco la loro storia:

Molto tempo fa, in un cinema lontano lontano c’era un bimbo di 4 anni che con il padre vide per la prima volta “L’impero colpisce ancora”, secondo (all’epoca) episodio della saga di Guerre Stellari. Fu amore a prima vista! I costumi, le astronavi, gli effetti speciali, la trama degna delle migliori fiabe… ma soprattutto le spade laser!!! Il padre di quel bambino (forse) non era del tutto conscio del fatto che quella pellicola avrebbe appassionato e condizionato il proprio figlio al punto che 34 anni dopo quest’ultimo avrebbe deciso di sposarsi con la donna che amava proprio con una cerimonia in stile Guerre Stellari.

Dopo 12 anni di fidanzamento e 7 di convivenza è arrivato il momento di rendere ufficiale (agli occhi della legge) il nostro matrimonio. Ma come fare? Entrambi vogliamo evitare una cerimonia religiosa, senza parlare degli infiniti ricevimenti a cui ci hanno sempre costretti a prendere parte. E degli invitati vogliamo parlarne? Tra amici, parenti, rispettivi compagni, figli ecc una lista di invitati contenuta (!) supererebbe le 3 cifre… dove diamine li mettiamo?! E poi ci sono gli inviti, il menu, la lista nozze, prenotare la cerimonia, gli abiti…. già gli abiti…. una volta tanto che sarebbe stato il NOSTRO giorno, perché dobbiamo vestirci come alla prima comunione. Io voglio vestirmi da Jedi!!! Hahahahah si… magari… ehi, aspetta un attimo… POSSIAMO FARLO!


E da questa “illuminazione” è partita l’idea malsana: sposarsi proprio in stile Guerre Stellari. Sicuramente anomala come cerimonia, ma che diamine, è il NOSTRO giorno speciale! Certo più facile a dirsi che a farsi, ma ci proviamo. Potremmo fare una cerimonia privata, ma in un parco giochi sarebbe tutto molto più divertente. Ok, iniziamo a scrivere ai vari parchi, chiedendo di ospitare un matrimonio simile, combinandola con un raduno di fan di Guerre Stellari…. ma nessuno ci prende sul serio. Strano eh!? :D Va bene, facciamo per conto nostro, via di cerimonia privata… ma aspetta, restano tutti i problemi di cui sopra: invitati, ristorante, menu ecc ecc ecc…. Al diavolo tutto, partiamo, andiamo lontano, lontano da tutto e tutti, in un luogo dove “quelli che si sposano strano” sono all’ordine del giorno. Un posto così c’è e si chiama LAS VEGAS!
Organizzare il tutto è facile come aprire il browser, cercare “themed wedding in Las Vegas” e c’è solo l’imbarazzo della scelta. Dopo aver visionato qualche sito optiamo per Viva Las Vegas Weddings, è la cappella che ci ispira più simpatia per le foto pubblicate. Una breve live chat con l’assistenza online per spolverare qualche nostro dubbio e dopo poco siamo già là con la testa, a quel giorno così speciale. Così improbabile! :)

Non ci resta altro che stabilire la data, comprare i biglietti aerei e prenotare l’albergo. Anche qua, tutto liscio come l’olio: un computer, un collegamento ad Internet e tanta voglia di partire è tutto quello che serve. Ah diamine, non tutto, mancano i vestiti! Internet ci torna in aiuto di nuovo: una breve ricerca ci porta nel sito di un’artigiana di San Francisco specializzata nel realizzare costumi di Guerre Stellari su misura. Vestito da Leila per la sposa, vestito da Jedi (con spada laser!!!!!!!) per lo sposo… e altri due a tema per i testimoni (amici che vivono a San Francisco): Chewbacca per lui, pilota stellare per lei. E le fedi? Mica possono essere due anelli normali? Anche qua si opta per un’azienda americana che produce anelli su misura… sempre in stile Guerre Stellari. Mai visto fedi nuziali più belle di queste! :)


L’albergo che abbiamo scelto è il New York New York, uno di quelli che - a nostro gusto - è uno dei più piacevoli di Las Vegas (certo non proprio economico, ma con quello che abbiamo risparmiato sul ricevimento…). Grande, variopinto, moderno, pulito, originale. Tutte caratteristiche che lo accomunano a moltissimi altri alberghi/casinò di Las Vegas, ma con uno stile meno “tamarro” di tanti altri.

E che dire della città? Una meraviglia! Luminosa, caotica, viva! Quando si pensa a Las Vegas la prima cosa che viene in mente è il gioco d’azzardo, ma l’offerta per l’entertainment va incredibilmente oltre: spettacoli di magia, musical e concerti come nessun altro luogo al mondo. Ma quella è solo la punta dell’iceberg. Nel raggio di alcuni chilometri c’è di tutto… ma proprio tutto: horror house, paintball contro gli zombie, bungie jumping dai palazzi, poligoni di tiro con armi storiche, guidare macchine di lusso su pista, provare macchinari pesanti da edilizia (già, si può proprio “giocare” con gru, montacarichi ed altro) sono solo un piccolo esempio delle proposte infinite che si trovano a Las Vegas.

Una parola va spesa sulle persone che popolano Las Vegas: tralasciando i personaggi vestiti nei modi più improbabili che fanno una foto con voi per qualche dollaro, tutti i visitatori di Las Vegas vivono in perfetto stile vacanziero. Allegria, voglia di divertimento, scambiare parole e battue con sconosciuti è quanto di più abbondante troverete a Las Vegas. La gente che visita Las Vegas ha voglia di divertirsi, di godersi la vacanza, Qualcuno che esagera con il bere c’è sempre, ma va detto che il personale di tutti i casinò e negozi interviene in modo tempestivo, pacato ed educato per fare in modo che nessuno - nemmeno chi ha alzato troppo il gomito - si rovini la giornata. Dopotutto chi li vuole i turisti scontenti? ;) Girare per Las Vegas fa venire il torcicollo, mille cose da vedere, colori e luci che catturano l’attenzione ogni momento. Ma una scena ci rimane impressa: una giovane coppia di sposi, in abito da cerimonia, sale sul nostro autobus, da soli, chiedendo all’autista di avvisarli quando saremo vicino alla cappella in cui devono sposarsi, mentre i passeggeri non mancano di salutarli e far loro le congratulazioni. Una tenerezza del genere non la si vede facilmente altrove!


Ma torniamo al matrimonio, facendola breve, come la cerimonia: la chiamata dell’autista alle 15 ci avvisa che alle 16 ci aspetterà una limousine all’ingresso dell’hotel. E così è: puntuale, l’autista ci accoglie sorridente ed allegro, forse divertito dal nostro aspetto… improbabile. Nel giro di 10 minuti di tragitto arriviamo ad una cappella non molto grande, ma decisamente calorosa. Un assistente ci informa brevemente di come si svolgerà la cerimonia e nel giro di 10 minuti siamo dentro: nebbia, luci laser, effetti di luce, musica e lui… Darth Vader che accompagna la sposa all’altare. Una frazione di secondo per pensare che forse abbiamo un po’ esagerato con le strambezze che tutto passa, è troppo divertente per farsi domande: il reverendo vestito in modo impeccabile sembra uscito dalla pellicola, brandisce una spada laser e, con la voce identica al film, svolge una cerimonia con riferimenti, frasi ed allegorie in perfetto stile Guerre Stellari “Promettetevi l’un l’altro di non mostrare mai il vostro lato oscuro” e ancora “il matrimonio significa anche reggere la spada laser del proprio compagno quando questi non dovesse farcela”. Uno spettacolo! E il tutto dura poco più di 10 minuti a cui seguono foto dentro e fuori la cappella. Tempo 1 ora da quando siamo partiti dall’albergo che siamo già di ritorno, con due fedi alle dita, un bouquet e un sorriso grande come un incrociatore stellare.

Al ritorno siamo sorpresi nuovamente: la gente, divertita ed incuriosita dal vedere noi 4 vestiti in quel modo per un matrimonio (sorrisi e bouquet ci hanno fatti scoprire) è ancora più calorosa. Sorrisi, foto, strette di mano e congratulazioni come se piovessero. Per tutta la serata viviamo in un clima di festa, dove sconosciuti, fan di Guerre Stellari o semplici incuriositi fanno foto a noi e con noi, abbracciandoci e complimentandosi…. un calore che rende la giornata ancora più speciale. Non mancano nemmeno quelli che, stringendoci la mano, ci hanno detto “che la forza sia con voi”. Spettacolo! :)

Lo rifaremmo? 10, 100, 1000 volte! E ora, ogni volta che sentiamo pronunciare la parola “matrimonio”, non ci vengono più in mente vestiti bianchi e pomposi, cerimonie lunghe, invitati alticci ecc, ma solo due cuori, tanti effetti di luce… e una spada laser!

Infine riporto testualmente anche i loro consigli e il percorso/trafila che hanno fatto per sposarsi a Las Vegas:

Dopo tutta questa pappardella è il caso di citare - in modo coinciso - i vari passaggi e scartoffie da compilare per sposarsi a Las Vegas e rendere il tutto ufficiale in Italia:
  • Prenotare la cappella.
  • Prenotare l’albergo (necessario per il visto in America).
  • Comunicare l’albergo scelto alla cappella (per la reperibilità).
  • Pre-compilare via Web l’atto di matrimonio (sito ufficiale della Contea di Clark).
  • Compilare online il visto elettronico per l’ingresso negli USA.
  • Almeno il giorno prima della cerimonia ritirare il Certificato di matrimonio presso il Marriage Bureau.
  • Sposarsi (portando con sé il Certificato) :)
  • Il reverendo che celebra il matrimonio validerà e registrerà il Certificato.
  • Dopo una decina di giorni dalla cerimonia si può richiedere online la Copia Autentica del Certificato del Matrimonio.
  • Inviare la Copia Autentica al Segretario di Stato del Nevada per l’apposizione dell'Apostille.
  • Ricevuta la Copia Autentica con l'Apostille, inviarla al Consolato Italiano di Los Angeles (unitamente a traduzione degli atti, fotocopia dei documenti di identità, autocertificazione di residenza/cittadinanza, formulario di richiesta di trascrizione - reperibile online sul sito del consolato).
  • Una volta che il consolato sarà in possesso di tutte le carte, provvederà autonomamente a comunicare il tutto al proprio comune di residenza che renderà il matrimonio ufficiale in Italia. Va ricordato che il matrimonio a Las Vegas, anche in mancanza di questi procedimenti, è valido e legale al 100% in caso di controversie o questioni legali.

Gianluca e Karim, grazie mille per questo vostro contributo! Il detto "Che la forza sia con voi!" lo avete preso alla lettera, perché siete fortissimi! :-)


Dopo tanti racconti delle nostre zonzolate in USA vi abbiamo fatto venire voglia (anche solo un pochino) di partire per questa straordinaria meta?
Se sì, ecco un post basato sulla nostra esperienza dedicato a come affrontare un viaggio del genere, con l'auspicio che possa essere utile ad altri zonzoloni come noi.

Una sola premessa: questo post è scritto in data 23 ottobre 2014 per cui tutte le informazioni contenute risalgono al periodo in cui è stato pubblicato e in funzione delle esperienze direttamente vissute da noi in viaggio. Alcune impressioni quindi possono non trovare rispondenza per altre persone. Attenzione quindi ad eventuali cambi di normative in materia di turismo, viaggi, durata di soggiorni ecc. Buona lettura!

Consigli utili di viaggio prima e per partire per gli Stati Uniti USA trip advices before to go

Prima di partire - Documenti

Pronti per partire? Vediamo cosa serve.
Per chi non ha intenzione di trascorrere più di novanta giorni (oltre serve il Visto) negli Stati Uniti per affari, o per turismo occorre possedere un passaporto con microchip o a lettura ottica e il biglietto di ritorno. Un sito fatto molto bene in cui trovare informazioni precise e dettagliate è quello della Polizia di Stato e in particolare questa pagina qui.

Minimo settantadue ore prima della partenza (ma prima si fa meglio è) occorre inoltre compilare l'ESTA (Electronic System for Travel Authorization) le cui indicazioni per la compilazione e il modulo da compilare si trovano qui.
Si tratta di una serie di domande che permettono l'ingresso nel Paese che ha validità due anni dal momento dell'approvazione (salvo esito contrario). Le domande hanno come oggetto informazioni sul richiedente (nome, data di nascita, residenza), sul passaporto, sulla destinazione negli Stati Uniti e di carattere personale tipo se si hanno problemi psichici, di tossicodipendenza e così via. Il costo è di 14 $ che si pagano al momento della compilazione online con carta di credito.
E' bene sapere che l'ESTA dà l'autorizzazione a partire, ma al momento dell'arrivo sarà solo "l'interrogatorio" (come lo chiamo io) a dire se potete soggiornare oppure no. Di questo aspetto ne parlerò in un punto apposito qui di seguito.
Ricordiamo inoltre che il sistema sanitario americano è privato per cui consigliamo di pensare ad un'assicurazione non solo sugli infortuni, ma su eventuali costi (anche inezie) che potrebbero richiedere cure o brevi degenze. L'intervento per un'appendicite (che non dipende dalle vostre accortezze e non è prevedibile) può costare migliaia di dollari!
Esistono pacchetti assicurativi che coprono spese mediche, bagagli, o altro a cui è bene farci un pensierino.


Prima di partire - Valigia

Tutto dipende dalla meta che avete scelto e da quanto si sta via. Mare della Florida o montagne del Colorado? L'unica regola sempre valida e comoda è quella di vestirsi "a cipolla" ossia a strati. Non portiamoci dietro quattro valigie da ottanta chili ciascuna con la paura che manchi qualcosa, del resto stiamo andando in un Paese con usi simili ai nostri, per cui possiamo trovare praticamente tutto nei negozi.
Ci sono cose però molto utili che consigliamo di mettere in valigia: un adattatore per le prese di corrente, un asciugacapelli con doppio voltaggio, un frasario per chi non mastica l'inglese, un navigatore GPS per non lievitare gli eventuali costi di noleggio di un'auto e il lucchetto speciale per chiudere i bagagli USA visto che alla dogana potrebbero aprirli.


Lingua

Per mia esperienza qualche parola di inglese andrebbe saputa, quasi più a livello di comprensione che di espressione. Scrivo questo perché a me è servito un sacco di volte, non tanto per farmi capire quanto per capire cosa stava succedendo intorno a me.

Un esempio? Una mi-ra-co-lo-sa coincidenza presa a New York solo perché avevo tatuato in mente il numero del gate di scambio sbrodolato dal pilota fra altri quindici connecting flights al momento dell'atterraggio con un'ora e mezzo di ritardo, il quale si è ben guardato dal ripetere tutto in italiano. Fuori c'erano -23 °C, io correvo e grondavo sudore. Un giorno ci scriverò un post e ci faranno un film. Vedo già il titolo: "La pazza del JF Kennedy di New York". Secondo me qualcuno si ricorda ancora di me...

Insomma, ecco il motivo dell'importanza di sapere qualche parolina. Da tenere presente è anche che la lingua non è l'inglese, ma l'americano: un biascicamento che forse ci suona più familiare del King's English, ma con alcune parole completamente diverse.
Eccone alcune che potrebbero essere utili a un viaggiatore:

Affittare: Rent (Amer.), Hire (Eng.)
Antipasto: Appetizer (Amer.), Starter (Eng.)
Ascensore: Elevator (Amer.), Lift (Eng.)
Autostrada: Highway (o Freeway), Motorway (Eng.)
Bagno: Bathroom, Restroom (Amer.), Toilet (Eng.)
Biscotti: Cookies (Amer.), Biscuits (Eng.)
Conto (del ristorante): Check (Amer.), Bill (Eng.)
Lattina: Can (Amer.), Tin (Eng.)
Parcheggio: Parking lot (Amer.), Car park (Eng.)
Patatine fritte: French fries (Amer.), Chips (Eng.)
Pompa di benzina: Gas station (Amer.), Petrol station (Eng.)
Taxi: Cab (Amer.), Taxi (Eng.)

E se non è abbastanza difficile destreggiarsi con parole differenti perché non indifficoltire il tutto semplicemente pronunciando la stessa parola in due modi diversi? Ecco un paio di esempi con parole di uso comune: Latte = Milk (m-lk in americano; milk in inglese), Acqua = Water (uòd-r in americano; uóter in inglese; occhio all'accento della "o").

Ad ogni modo non vi preoccupate se quando non capirete e chiederete di ripetere, non capirete niente ancora. Gli americani sono straordinariamente abili nel ripetere la cosa che hanno appena detto nello stesso identico modo della prima volta. La velocità sarà la stessa, i termini saranno gli stessi se non peggiori, l'unica cosa che cambierà sarà la loro pazienza e il vostro modo di sentirvi stupidi.

Per fortuna a tutto esistono delle eccezioni, talvolta sul lato esattamente opposto; ossia esistono persone di una disponibilità e gentilezza uniche e noi ne abbiamo conosciute un bel po' per entrambe le tipologie.


Voli A/R

I voli indipendentemente dalla destinazione richiedono numerose ore di volo con eventuali scali intermedi. Gli spazi in aereo, a meno che non si viaggi in business class, sono limitati e già dopo qualche ora di viaggio si trasformano in anguste e scomode gabbie.
In questi casi il posto al finestrino può essere un'arma a doppio taglio. Se da un lato si ha una splendida vista al decollo, o all'atterraggio perché durante il 70% del resto del tempo gli oblò vengono tenuti chiusi per simulare la notte, dall'altro si ha un posto-morsa per articolazioni che si rattrappiscono e gonfiano, per non parlare del disturbo di dover far alzare il vicino per spostamenti ogni volta che se ne ha bisogno.
Insomma è bene pensarci bene prima di partire e soppesare i pro e i contro.

Generalmente a bordo vengono serviti colazioni, spuntini, o veri e propri pasti a volte buoni, a volte scarsi. Se si hanno intolleranze alimentari è bene sempre segnalarle per tempo e se si hanno preferenze si possono acquistare pasti supplementari che però non sono proprio a buon mercato.
Alcune (poche!) compagnie aeree forniscono anche salviette, spazzolino e dentifricio al risveglio (verso ovest si viaggia di solito in "notturna").

Durante il volo verrà fatto compilare il "modulo per la dogana", un questionario in inglese in cui si richiede di riepilogare i dati anagrafici del passeggero, se si è stati a contatto con animali, se si sta importando qualche animale, seme, pianta, in modo da scongiurare l'importazione di malattie o specie non autoctone. Il modulo deve essere tenuto dal passeggero e consegnato al momento opportuno una volta atterrati.


Scali interni ed esterni (tempi minimi)

Non tutti i voli sono diretti. Gli scali intermedi possono avvenire sia fuori che dentro il territorio statunitense. Mi spiego meglio. Se voglio andare da Milano a Chicago è possibile che lo scalo intermedio avvenga a seconda della compagnia aerea per esempio a Monaco di Baviera (scalo esterno), o a Boston (interno), o anche tutti e due.
Gli scali esterni per nostra esperienza si possono riuscire a prendere anche a quaranta minuti uno dall'altro purché arrivino e partano dallo stesso terminal; è un limite che si gestisce con una certa ansia, ma ce la si può fare (ovviamente se non ci sono ritardi).

Tutt'altra cosa è quando ci si trova nel secondo caso, ossia con scali interni al Paese (la stessa cosa vale anche alla fine di un volo diretto).
Questo perché una volta arrivati sul suolo americano tutti i turisti vengono separati dai residenti e devono attendere per, quello che ho già definito anche sopra, l'"interrogatorio". Non è sicuramente il termine giusto, ma a viverlo pare proprio una cosa del genere.
Ecco quello che avviene: si scende dall'aereo, si viene divisi dai residenti, si viene incanalati nei soliti serpentelli labirintici in coda e si attende con documenti alla mano il proprio turno. Si viene smistati da operatori che assegnano la corsia per numero e chiedono di restare dietro alla linea segna turno. Quando il poliziotto/agente fa segno di andare avanti allora si va avanti. Il signore, il più delle volte freddo e distaccato (per essere molto gentili) fa domande del tipo "Perché sei qui?", "Quanto stai?", "Dove vai?", "Che lavoro fai?", e leggendo il passaporto "Com'era questo posto qui? E questo qua?" ecc., poi vengono prese tutte e dieci le impronte digitali, prima le quattro dita e poi il pollice, poi viene scattata una foto e infine se tutto va bene mette un bel timbro che attesta che possiamo finalmente farci una zonzolata in USA. Morale della favola: "Ti ho appena schedato a mo' di criminale, ma... sei il benvenuto eh!". Robe che ti passa la voglia di fare il turista e spendere soldi in questo Stato, ma va beh.
Se le cose si mettono male è possibile che vengano chiamati altri agenti e si venga scortati per un interrogatorio più approfondito in qualche stanza nei paraggi. Ma a questo punto che succede non so raccontarlo, ho solo visto avvenire questa scena, anche più di una volta.
Oltrepassato questo passaggio, si riprendono i bagagli se si è arrivati a destinazione e si consegna infine il foglietto della dogana. Se non è la destinazione finale invece si va al terminal, al gate e poi si rifanno i controlli di sicurezza per volo successivo.

Il tempo quindi che è richiesto nello scalo esterno dipende molto dalla coda e dalla gestione dell'aeroporto, da chi ci si trova davanti e dal fatto che tutti i passeggeri confluiscano nello stesso punto e nello stesso orario, oppure no. Per nostra esperienza in questo caso per stare tranquilli ci vogliono almeno due ore e mezza, pena la scena de "La pazza del JF Kennedy di New York" accennata sopra.


On the road

Adesso che abbiamo l'OK per soggiornare in USA possiamo zonzolare a gogò. A meno di sapere che durante il viaggio staremo stazionari in una città, le auto di solito le abbiamo sempre noleggiate prima di partire. Occorre leggere molto attentamente tutte le informative poiché il sistema assicurativo è ben diverso dal nostro. Informatevi sui risvolti di un possibile incidente in cui la colpa è a vostro carico, optate per opzioni CASCO e fate attenzione alle varie evenienze.

E' possibile che al momento di ritirare l'auto cerchino di propinarvi altri pacchetti aggiuntivi, talvolta utili, altre volte no. Attenzione anche a quando vi spiegheranno come funziona la restituzione del veicolo con il pieno o no di carburante. E' sempre da valutare caso per caso se convenga consegnarla a secco, e quindi metterci sopra il costo di un pieno (dettato dai loro prezzi), o se convenga portagliela con la spia sul Full.

Alla guida servirebbe la patente internazionale. Uso il condizionale perché Massimiliano ce l'ha, mentre io no, ma al momento del noleggio delle varie auto che abbiamo preso ho sempre dato il mio documento italiano e nessuno mi ha mai detto che non andava bene. Nemmeno la polizia ferma se non per infrazioni. Rispetto massimo delle regole e negli USA si viaggia da Dio.

La guida fuori città è un vero piacere, le strade sono larghe e dritte, spesso sgombre. In città il traffico invece è più caotico, occorre fare molta attenzione ai vari svincoli e snodi. Dallas e Los Angeles sono le città dove abbiamo trovato più caos e isteria alla guida.

Ecco qualche consiglio per una guida sicura:
  • Rispettare sempre i limiti di velocità, anche se sono assurdi.
  • Nel caso in cui si venga fermati dalla polizia non uscire assolutamente dall'auto, stare con le mani sul volante e attendere istruzioni.
  • Spesso ai semafori c'è la possibilità di svolta a destra anche con il rosso, basta fare attenzione alla segnaletica. Se c'è il "No turn on red" allora bisogna fermarsi, altrimenti si può andare. Siete indecisi? Guardate quello che fa quello davanti a voi. Se siete i primi della fila aspettate il clacson arrabbiato di quello dietro.
  • Negli incroci a raso allo Stop bisogna sempre fermarsi per i "tre secondi" e vale la regola del "passa per primo chi è arrivato per primo".
  • Sulle autostrade è permesso il sorpasso a destra, per cui fare sempre molta attenzione ed evitare numerosi cambi di corsia.

Ci si può spostare anche con mezzi pubblici, ma gli allacciamenti sono più difficili e si ha meno libertà di movimento in un Paese dove lo spazio non manca e dove, poiché i costi del carburante sono molto bassi, la gente praticamente non vive se non di spostamenti con l'auto privata.

Ad ogni passaggio di Stato interno si trovano punti di accoglienza dove potersi informare, prendere cartine, mappe, volantini, rilassarsi, ristorarsi e talvolta dove viene pure offerto un caffè gratis. Capita anche che promuovano o vendano il prodotto locale per eccellenza. In Florida per esempio vendevano arance, o spremute.

Particolare attenzione è bene farla ai coupon o ai volantini di sconto. Noi abbiamo trovato un bel po' di occasioni fra ristoranti, alberghi e musei e qualche convenzione che online invece non era presente.


Cibo

Che gli Stati Uniti siano un Paese dove la maggior parte della gente mangia male è risaputo e vero. La qualità del cibo ingerito potrebbe definirsi uno status symbol poiché le classi povere si nutrono per lo più di fast food e cibi straordinariamente grassi, mentre le classi più abbienti si rifocillano in ristoranti costosi e dove la qualità del cibo non ha niente da invidiare alla nostra.
Il cibo, il suo profumo, il suo richiamo è onnipresente a tutte le ore.
Le catene di fast food sono spesso aperte dalla mattina alla sera tardi e nelle grandi città sono aperte anche ventiquattro ore su ventiquattro. Il prezzo è quello battuto alla cassa al momento dell'ordine, non si viene serviti ai tavoli e non vi sono costi aggiuntivi, se non donazioni volontarie nei salvadanai sul bancone.

Nei locali in cui si viene serviti al tavolo è d'obbligo che portino l'acqua che, essendo un diritto, viene fornita e riempita sempre gratis ("free refill"). In questi casi occorre lasciare la mancia che, a seconda del posto e della qualità del servizio, può variare dal 15 al 30% o oltre. Alcuni locali, soprattutto quelli giapponesi, aggiungono già questo importo per cui è comunque bene fare attenzione ai dati sulla ricevuta.

Gli orari di certi locali possono essere una vera sorpresa. A parte nelle grandi città, dove le fasce orarie sono più simili alle nostre, spesso i locali chiudono davvero molto presto e noi talvolta siamo rimasti a bocca asciutta per una cena decente e siamo ricaduti in qualche fast food sempre aperto. Un paio di cene e poi state sicuri che ci si adatta in fretta.
Per dare un'idea degli orari la gente del posto pranza in una fascia che va dalle 11:30 alle 13:30 (max) e cena dalle 17:00 alle 19:30, per cui alle 21 molti locali hanno già le serrande abbassate.


Dormire

Anche per gli alberghi i prezzi sono i più disparati. Ci sono però delle cose che ci hanno veramente stupito. A Miami gli alberghi, anche i meno lussuosi, costavano una marea di soldi, indipendentemente dai servizi offerti e dalla pulizia (spesso scadente o inesistente), mentre a Las Vegas se si andava nei giorni feriali i prezzi di un albergo a quattro o cinque stelle erano bassi e le camere lussuosissime, ben arredate e con una marea di servizi inclusi.

Le catene di motel sono prevalentemente gestite da indiani, i prezzi si trattano sul posto e conviene sempre dare un'occhiata alle camere prima di confermare la prenotazione.
Se non avete necessità di prenotare molto tempo prima, ma potete farlo giorno per giorno e strada facendo, vi consigliamo di usufruire dei last minute che vengono offerti sui principali booking online. Noi per esempio approfittavamo del free Wi-Fi di qualche locale in cui ci trovavamo dall'ora di pranzo in poi (il massimo ribasso si trova per l'ora di cena) e visitavamo i siti soppesando rating (le valutazioni degli altri utenti) e i prezzi delle offerte scontate. Ci siamo trovati nel 90% delle volte bene, niente di eccezionale se si vuole spendere poco, ma raramente al di sotto delle aspettative che ci eravamo fatti.


Attrazioni e musei

Le cose da vedere sono infinite, ce ne sarebbe da raccontare una marea e probabilmente non basterebbe una vita. Quello che potrebbe essere utile sapere è che nelle principali città esistono dei "City Pass" con forti sconti sulle principali attrazioni turistiche che conviene acquistare online o nei punti di informazione turistica. E' bene approfittare anche di coupon che si trovano su volantini, ai confini di Stato, in vari locali, o addirittura online.
Gli stessi pacchetti offerta valgono anche per i Parchi Nazionali. Con un ticket generale per esempio si ha diritto all'ingresso di più parchi a scelta.
Per quanto riguarda i musei ci sono giorni settimanali ben precisi, o orari in fine giornata, in cui gli ingressi sono completamente gratuiti. Generalmente sono consultabili già sui siti online dei musei stessi. Siccome non sono sempre a buon mercato potrebbe essere comodo approfittare di queste opportunità.


Impressioni in pillole

  • Gli americani sono un popolo variopinto, variegato, inusuale, moderno, conformista, curioso, gentile, riservato, talvolta bigotto.
  • Non invidio lo stimolo alla competizione a cui sono sottoposti, la trovo quasi esasperante.
  • Crescono immersi in un profondo senso di patriottismo e ne vengono contagiati inevitabilmente.
  • Sdrammatizzano spesso il pessimo inglese della persona con cui stanno parlando con la frase: "Your english is better than my italian." (Il tuo inglese è meglio del mio italiano)
  • Tutti ammirano l'Italia come il "Belpaese", ma ci conoscono perfettamente per tutti i nostri difetti.
  • Tutto è veramente più grande.
  • Sono fermamente convinti che per fare la pace serva la guerra.
  • L'acqua gratis nei locali è geniale e di ritorno in Italia mi sento insultata quando per 0,75l mi sento chiedere 2 Euro.
  • Il tasso di obesità è allarmante.
  • Ci sono quelli che contano le generazioni per autenticare il loro essere americani e quelli che vanno fieri delle loro radici europee, africane, orientali, indiane ecc.
  • Gli USA sono un Paese dai forti contrasti: proibizionismo in certi luoghi e libertinismo ed eccesso in altri.
  • Siamo rimasti sconcertati dai cartelli su alcuni autobus che citavano: "Sei un veterano e pensi di farla finita? Chiama questo numero..."
  • I campus sono vere città con una organizzazione impressionante.
  • Non usano i portafogli, i soldi si tengono in tasca e ogni volta che si può si usa la carta di credito.
  • I musei con ricostruzioni storiche hanno la "loro particolare versione dei fatti" che è un tantino americanocentrica. Potrei riassumerla con "siamo noi gli eroi salvatori del mondo".
  • Coi musei ci sanno fare, sanno coinvolgere il visitatore in maniera attiva e semplice.
  • Odio le mance tanto quanto il coperto in Italia.
  • A tutti i prezzi dei negozi bisogna aggiungere le tasse dello Stato in cui si è. Sommare subito no?
  • Non avranno una rinomata cucina ma le uova alla Benedict, le T-Bone, la Key Lime Pie, i waffle, i pancakes, la cucina creola e molto altro ancora sono di un buono stratosferico.
  • Negli outlet (alcuni vere e proprie città) si possono fare grandi affari.


USA: potrebbe essere utile sapere che... quando si torna lo si fa avendo vissuto emozioni fortissime in una cultura tanto diversa quanto uguale alla nostra, avendo visto panorami mozzafiato e portando a casa ricordi tanto vivi da poterli toccare e respirare. Ricordi che sanno di vita vissuta.

Ma soprattutto tornare a casa dopo un viaggio, un qualsiasi viaggio, farà vedere la vita quotidiana con occhi diversi, con occhi di chi può e sa fare confronti, di chi ha accresciuto inevitabilmente la propria esperienza di vita, di chi è uscito dal guscio e ha preso il volo.

In poche parole avrà colto l'essenza dello zonzolare.


Questa volta per raccontare della nostra zonzolata a Miami Beach ho deciso di partire pensando alla prima cosa che mi saltava in mente chiudendo gli occhi.

Ebbene il primo ricordo che mi è venuto in mente è stato quello di me e Massi mentre facevamo colazione sulla terrazza di Starbucks lungo la Ocean Drive.
La terrazza era praticamente ancora deserta, sul tavolino avevano una nanofetta di un dolcetto ipermegacalorico e in mano un cappuccino da litro che sorseggiavamo lentamente guardandoci in giro.
Il piacevolissimo sole del mattino riscaldava l'aria, davanti a noi un parco con alte palme, sulla sinistra oltre il verde e i cespugli la spiaggia e sulla destra gli inservienti dei locali che avevano chiuso tardi e che stavano facendo pulizie, o allestendo per la colazione. Mentre gli sportivi mattinieri facevano jogging diretti verso la passeggiata che costeggia la spiaggia (la Promenade), intorno a noi iniziavano a riempirsi i tavolini e a formarsi la coda alla cassa.
Nella mia memoria questi erano puri attimi di pace, di relax dopo tanto zonzolare dal Texas alla Florida, attimi in cui osservare la vita quotidiana della magnifica Miami Beach.

Cosa fare e vedere a Miami beach Florida USA what to see and do America consigli di viaggio trip advices

Perché Miami Beach è veramente stupenda e ci è piaciuta tantissimo.

Meta assolutamente turistica di mare e di relax, è spesso confusa con Miami, ma in realtà sono due città ben distinte. Miami Beach si trova su una serie di isole naturali ed artificiali tra l'oceano Atlantico e la Baia di Biscayne, Miami sorge oltre la baia verso ovest.

South Beach è il quartiere meridionale di Miami Beach, zona nella quale ci siamo soffermati di più.
In questo tratto la nostra più grande difficoltà è stata sicuramente trovare un parcheggio che non ci costasse un salasso nel giro di tre giorni. I parcheggi infatti erano cari, molto cari e quelli liberi avevano il disco orario che variava da pochi minuti a qualche ora. Abbiamo spesso trovato agenti che controllavano gli orari di ingresso e uscita e anche che vigilavano fra quelli dedicati esclusivamente ai residenti. Ad ogni modo siamo riusciti, uscendo leggermente dal centro affollato, a trovare un parcheggio a ridosso di un parco in cui poter lasciare la macchina per tre ore e quindi avere la possibilità di fare tranquillamente un giretto a piedi. In altri momenti abbiamo però inevitabilmente dovuto ripiegare sull'opzione di metter mano al portafoglio.


La prima cosa che abbiamo fatto è stata andare subito sulla spiaggia per vedere l'oceano, dal colore straordinariamente verde e brillante che diventava blu all'orizzonte, per vedere i bagni, la gente e per camminare a più non posso. Nonostante che infatti arrivassimo proprio dalle Isole Keys, dove come ho detto di spiagge per camminatori come noi non c'era quasi niente, qui i chilometri da macinare sul bagnasciuga erano davvero molti.

Visto che avevamo deciso di stare a Miami Beach per qualche giorno abbiamo pensato di noleggiare due sdraio e un ombrellone. Abbiamo scelto uno dei settori che ci piacevano di più pensando che ci avrebbero chiesto una cifra improponibile e invece con nostra grande sorpresa il prezzo era ragionevole (sui 40 Euro al giorno). Un inserviente, di una gentilezza unica, ci ha chiesto dove ci volevamo posizionare, ha aperto sdraio ed ombrellone e ci ha portato cuscini e asciugamani (cose che in Italia per queste cifre ce le sogniamo).

Alla domanda su dove si trovassero dei servizi, l'inserviente si è dimostrato alquanto imbarazzato per spiegarmi che, o mi fingevo miseramente un'ospite di uno degli alberghi a ridosso della strada, o me ne potevo andare tranquillamente in mare a fare i miei bisogni. (W-O-W! Sì, ora lo faccio ancora più volentieri il bagnetto... :-( )

Fatto incredibile e che ci ha colpito di più è stato infatti che le spiagge non erano dotate di alcun tipo di servizio, o quasi. Basti pensare che le cabine per cambiarsi non esistevano, le docce erano praticamente inesistenti (ce n'erano solo due in postazioni a ridosso della passeggiata), le fontane basse per i piedi si trovavano ad ogni ingresso (ma lontane dalle sdraio) e i WC erano "il mare" e i bagni degli hotel. In pratica se a uno scappava qualcosa poteva fingersi un cliente di un locale o di un albergo per intrufolarsi in qualche hall e con nonchalance andare dritto alla agognata, quanto rara meta.


Passata qualche ora di relax in spiaggia siamo andati alla scoperta della città partendo da Ocean Drive che ci è piaciuta tantissimo sia di giorno, che la sera.
Di giorno era una bella passeggiata al sole fra l'ombra di alte palme, mentre la sera sull'altro lato una sfilza infinita di localini davvero deliziosi richiamavano turisti di ogni genere. Prelibatezze venivano messe in mostra per attirare stomaci affamati e luci o candeline accese sui tavolini rendevano l'atmosfera deliziosa. Peccato che il mangiare all'aperto si traducesse nell'essere praticamente in mezzo al flusso di gente che cercava di passeggiare. I prezzi per altro non erano esorbitanti e una capatina ce la si poteva concedere tranquillamente.

Gli alberghi invece erano un vero salasso; per di più, indipendentemente da quanto si sceglieva di spendere, non si aveva mai uno standard di pulizia adeguato o comparabile con altre zone. Noi non ci sentiamo di consigliarne nemmeno uno. Dalla bettola economica (robe da paura) a quelli in cui si arrivava a spendere centinaia di dollari a notte, il servizio lo abbiamo trovato sempre più che scadente.


Sempre rimanendo a South Beach vale la pena fare un giro per l'Art Deco Historic District, affollato quanto ben conservato quartiere in stile Art Deco con bellissime case, ma per lo più ville colorate e deliziosamente decorate. Per gli appassionati esistono molti tour organizzati, uno fra i tanti è l'Art Deco Walking Tour: una zonzolata di circa un'ora e mezza fra gli edifici in stile del distretto, fra i quali anche alcuni alberghi. Ecco un link utile qui.

Sulla Ocean Drive si trova la Casa Casuarina, la villa che fu ultima residenza di Gianni Versace prima di essere tragicamente ucciso proprio di fronte alla dimora. Oggi l'edificio è un club riservato a soci.


Lascio qualche informazione che potrebbe rimanere utile.
Orientarsi a Miami Beach è piuttosto semplice perché la nomenclatura delle strade chiama le direttrici est-ovest "Street", mentre quelle nord-sud "Avenue". La numerazione comincia dalla First Street a sud in direzione nord aumentando. Questo vale tranne che a Lincoln Road tra la 16th e la 17th Street, in corrispondenza del centro città.

Per la lingua i problemi sono pochi. Lo spagnolo qui è la lingua principale, si dice che sia addirittura più parlato dell'inglese. La concentrazione di italiani è elevata, noi ne abbiamo spesso trovati come camerieri o inservienti, per non parlare dell'alto numero di turisti che potremmo dire quasi onnipresenti. (Che poi ci facciamo sempre riconoscere noi, no?)

La stagione degli uragani viene convenzionalmente aperta il 1° giugno e chiusa il 30 novembre. Il Comune mette a disposizione un'apposita mappa per le emergenze uragani e definisce un rigido protocollo di protezione civile da mettere in atto. Se vi trovate quindi da quelle parti nel giusto periodo è bene dare un'occhiata qui.
Sullo stesso sito si può trovare un dettagliatissimo calendario degli eventi mondani e non che si svolgono in città. Ecco qui il link.

A livello di sicurezza possiamo dire che in molti ci hanno detto che sia Miami che Miami Beach sono due zone non del tutto sicure, già nelle zone centrali se di notte, e soprattutto nelle zone periferiche. Occorre fare molta attenzione agli oggetti preziosi, non lasciare cose di valore in bella vista e prendere tutte le precauzioni perché spiacevoli inconvenienti possano avvenire.


Abbiamo anche avuto modo di fare qualche capatina nei dintorni di Miami. Siamo passati dai quartieri latini, trasandati, poveri e anche per certi versi pericolosi a quelli che prendono il nome di Coral Gable e Coconut Grove. Più per sbaglio che per vera intenzione in questi ultimi due ci siamo fermati per fare quattro passi e siccome ci siamo ritrovati immersi in quartieri fantastici, iper lussuosi fra ville faraoniche con piscine, porticcioli e accesso sul mare, ma anche tanto verde e tranquillità, consigliamo di farci una breve zonzolatina.

Chiudo col dire che ero partita col preconcetto che Miami Beach, non chiedetemi perché, non mi sarebbe piaciuta. Bene, lo scrivo e sottoscrivo che quel preconcetto era del tutto infondato. Questa città l'ho adorata dal primo istante che l'ho vissuta, mi ha infuso tanta energia, positività, relax, bellezza e se potessi ci tornerei subito. Ecco! :-)


Pensavo che raccontare delle Keys Islands, una stretta e lunga collana di oltre 1700 isole a largo della Florida che si insinua nel Golfo del Messico a nord di Cuba, fosse semplice e che potesse bastare qualche foto a raccontare il luogo.
Del resto acque cristalline, relax, spiagge e tanti bei locali potrebbero essere il semplice, brevissimo e istintivo riassunto di questo arcipelago quasi caraibico. Idealmente è così, ma una volta messe le dita sulla tastiera mi sono resa conto che concretamente le cose da raccontare erano un bel po' e certi dettagli potevano fare la differenza.

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Visitare queste isole è molto comodo perché sono facilmente raggiungibili direttamente in auto grazie alla US Hwy 1, una lunga strada che le unisce fra loro praticamente dall'inizio alla fine.
Noi arrivavamo dalle Everglades dove avevamo fatto una full immersion nella natura fra mangrovie, paludi e distese di verde impenetrabile.
Si può immaginare la nostra iniziale delusione al primo approccio con queste isole quando ci siamo ritrovati ancora nell'ennesima e sterminata distesa di mangrovie. Praticamente tutte le Upper Keys, dovrebbero chiamarsi Mangrovia Keys: nessun panorama mozzafiato a perdita d'occhio, nessuna grande veduta su spiagge, o acque cristalline; solo tanto tanto verde. Pare che però qui ci sia la possibilità di fare bellissime escursioni subacquee, noi però non possiamo dare un parere in merito.


La nostra prima tappa è stata Key Largo, piccolo centro dell'omonima isola che onestamente ha ben poco da offrire se non qualche bar, locale in cui riposarsi e rifocillarsi un po' e qualche negozietto per fare acquisti.

Ad ogni punto informazione in cui ci siamo fermati, o ad ogni persona a cui ci siamo rivolti per chiedere che cosa ci fosse di bello da vedere o da fare, la domanda più frequente che a nostra volta ci veniva rivolta era: "Qual è la vostra destinazione finale?" Come se i nostri interlocutori fossero perfettamente abituati al fatto che chi chiede informazioni non è un turista stazionario, ma solo di passaggio con destinazione Sud-Key West e che quella fosse solo una tappa per stirarsi le gambe dopo tanta strada passata in macchina.

Non abbiamo sostato a lungo e riassumendo le risposte dei nostri interlocutori potremmo dire che l'isola non ha da offrire un granché, se non appunto qualche escursione sott'acqua, o a bordo di qualche barca dal fondo trasparente appositamente pensato per poter ammirare la fauna ittica.


Proseguendo il viaggio abbiamo potuto constatare che effettivamente questo arcipelago non è rinomato per la bellezza delle proprie spiagge, generalmente strette e corte striscioline di terra coperte da alghe o da mangrovie, ma piuttosto per le ricche flora e fauna ittiche.

Una delle spiagge indicate come fra le migliori dalla nostra guida era la Anne's Beach (prima foto del post).
In realtà si tratta di una sottile striscia di sabbia bianca intervallata da mangrovie che, in presenza di marea leggermente più alta, non è quasi percorribile. Ecco perché è stata costruita una passerella parallela che permette di passeggiare per qualche centinaio di metri nel verde delle mangrovie e che collega varie capannine attrezzate con tavolini e panche dove poter sostare per fare un picnic.

Per chilometri e chilometri si viene accompagnati dalla vecchia strada risalente al 1938 realizzata per volere di Henry Flagler che collegava alcune isole e che oramai è in disuso.
Alcuni tratti sono ancora percorribili, ma terminano con vertiginosi capolinea (alcuni malamente transennati) a picco sul mare nel quale pare ci siano squali e coccodrilli.


Una sosta abbiamo voluto farla anche a Marathon, seconda città per dimensione dell'arcipelago che si trova nelle Middle Keys. Anche qui ci siamo sentiti fare la fatidica domanda: "Pernottate qui o siete diretti a sud?", "E' la vostra destinazione finale?"
No, decisamente no, ci siamo risposti dopo una breve occhiata.
Il posto anche in questo caso non ha molto da offrire se non qualche escursione nella natura, che dopo un po' sarà anche tanto bella, ma anche tanto uguale.
In questo tratto per gli amanti degli animali si trovano il Turtle Hospital, che ospita tartarughe marine, e il Dolphin Research Center, centro di ricerca e osservazione del comportamento dei delfini.

Nei paraggi si trova inoltre la Sombrero Beach, una fra le più rinomate spiagge di sabbia bianca sgombra da mangrovie dove poter sostare, che però a noi camminatori instancabili da bagnasciuga ci è sembrata davvero piccola. Punto a favore è invece l'entrata libera con ingresso gratuito.


Di sicuro il passaggio nelle Lower Keys ci è piaciuto molto di più. Bahia Honda è stata senz'altro la spiaggia che finalmente cercavamo (foto precedente). Purtroppo a tratti era disseminata di alghe, ma non era difficile trovare un posto dove stendersi per prendere il sole, o finalmente passeggiare in santa pace. L'ingresso nel parco è a pagamento per cui vale la pena attrezzarsi e sostare per almeno tutta la giornata. Vi sono dei punti in cui poter parcheggiare e bagni dove poter fare la doccia.

Non riporto i prezzi perché già rispetto alla nostra guida erano aumentati, ma dalla foto qui sotto si può avere un'idea di grandezza del tariffario di ingresso.


Il clima di queste isole è tropicale per cui si compone di due stagioni: una secca, la migliore per visitarle grazie alle temperature più miti e che va da dicembre a maggio, e una umida che comprende anche il periodo degli uragani e che va da fine dell'estate a inizio dell'autunno (e in cui l'umidità è molto alta e le temperature arrivano a toccare i 40 °C).

Peculiarità del clima che abbiamo trovato durante la nostra vacanza è stata che il tempo cambiava improvvisamente passando nel giro di pochi minuti dal sole cocente a piogge tropicali torrenziali. In una mattinata nuvolosa e a tratti ventosa ci siamo dilettati nell'apertura di cocchi caduti a terra.


Con un coltellino svizzero (robe che Tom Hanks in Cast Away ci fa un baffo) ci siamo rifugiati sotto una capannina attrezzata e abbiamo pazientemente aperto due cocchi davanti agli occhi curiosi di turisti che studiavano la nostra tecnica (vedi foto). Con un turista-pescatore che ha messo da parte la timidezza per studiare la nostra primordiale attività, stupendosi del fatto che ci stavamo riuscendo senza fatica, abbiamo condiviso un po' del nostro bottino, gustandocelo ben bene fra sorrisi e ringraziamenti.


L'ultima tappa del nostro viaggio alla scoperta delle isole Keys è stata Key West, principale città dell'arcipelago, nonché centro anticonvenzionale in fatto di moda, usi e costumi.
A Key West, che è più vicina a Cuba (soli 150 km) che a Miami, ci sono una sfilza incredibile di locali, ristorantini e negozietti e l'attività serale è davvero incredibile. Non mancano festival, eventi e manifestazioni.
La città si divide in due parti: quella vecchia, la Odl Town e quella nuova la New Town (zona residenziale per lavoratori e operatori dell'isola). Nella Old ci sono edifici coloniali, palme, musei, ristoranti che per altro si incentrano e convergono in Duval Street, vivace e frequentata via dall'anima davvero stravagante.

Oltre a Duval Street vale la pena di visitare anche Mallory Square, centro del divertimento pullulante di gente, soprattutto giovani.
Non siamo andati a visitare invece la casa di Hemingway, dove lo scrittore ha vissuto per dieci anni, anche se ne abbiamo sentito parlare molto bene. Siamo andati a vedere il tramonto vicino al faro in uno dei punti più estremi dell'isola. Uno spettacolo emozionante e rilassante in cui abbiamo ammirato tingersi il cielo di colori assolutamente fantastici.


Nell'unica serata che abbiamo passato a Key West abbiamo assistito ad un comune temporale tropicale. Robe che non si capiva se pioveva dall'alto, dal basso o di lato da tanto che era forte l'acquazzone. Ci siamo rifugiati sotto un porticato di Duval Street aspettando che passasse e nonostante questo ci siamo comunque inzuppati fradici. In-cre-di-bi-le!

So che ho scritto tanto ma, come ho premesso nel primo paragrafo, le cose da raccontare sono sempre molte nonostante si parli di una meta fatta di spiagge, relax e mare. Termino con qualche pillola o consiglio per visitare al meglio queste isole dai colori vivacissimi tutti da vedere e vivere.

  1. La benzina negli USA è sempre e comunque a buon mercato rispetto all'Italia, ma fare il pieno prima di arrivare alle Keys potrebbe essere un'ottima idea per risparmiare qualche dollaro. Lungo tutto l'arcipelago infatti la benzina costa di più.
  2. Attenzione a come cercare gli indirizzi dei luoghi in cui volete recarvi. Essendoci praticamente un'unica strada potrebbe sembrare che tutto si trovi vicino, mentre è possibile che due posti siano a un bel po' di miglia di distanza l'uno dall'altro. Per orientarsi basta fare attenzione ai "mile marker", cartelli verdi disposti ogni miglio a lato strada. Inoltre occorre fare distinzione fra Bayside, il lato verso la baia, e Oceanside, il lato verso il Golfo del Messico.
  3. Non si può lasciare l'isola senza aver assaggiato una fetta della celeberrima Key Lime Pie (vedi prossimo post con consigli su cosa e dove mangiare).
  4. Per gli amanti della bici, esistono percorsi fantastici da seguire lungo questo arcipelago.
  5. Un link che potrebbe essere utile per trovare informazioni su dove pernottare, come arrivare e cosa vedere sono questo qui e questo qui.


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