Enjoy food, travels and life

Visualizzazione post con etichetta Impasti base e lievitati. Mostra tutti i post
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Il non ricordarsi più come si caricavano le immagini è stato il chiaro segnale che da troppo tempo non scrivevo un post.
Entro periodicamente nel backend del blog per controllare commenti, rispondere a chi mi scrive, eseguire attività di manutenzione che Blogger ogni tanto mi richiede, ma di mettermi a scrivere un nuovo post proprio non mi andava.
Le ragioni sono tante e di sicuro c'è di mezzo l'immediatezza dei social e la possibilità di interagire subito con tantissima gente in contrapposizione all'assolo del blog e all'enorme lavoro che c'è dietro fra ricette, set, foto, editing e scrittura, per non parlare poi dei viaggi; lì si che vanno energie e ore a gogò. Per cosa poi?
No, il blog se non è un lavoro, allora deve essere un piacere.
Ancora oggi ogni volta che entro e vedo i post in bozza e tutto il materiale pronto mi piange un po' il cuore, ma poi penso al lavoro che c'è dietro e mi passa la voglia.
Inoltre negli ultimi due anni (più o meno) sono successe un bel po' di cose fra cui quella di dover eseguire (termine più corretto che mi viene in mente) in cucina le stesse identiche ricette allo sfinimento, sperimentando ben poco, o con poco entusiasmo.
Se avrò voglia di scrivere ancora magari farò un "breve" (sì, me la rido pure io - visto che scrivo sempre un sacco) riassunto di quel che è successo dall'ultimo post.

Insomma: blocco dello scrittore, un po' di delusione, poca cucina, poco tempo e zero voglia di spendere energie in un blog, hanno fatto sì che non pubblicassi da un bel pezzo, nonostante qualcuno mi chiedesse di tornare a scrivere e io rispondessi sempre di no, che il blog aveva fatto il suo tempo.
Eppure i miracoli (o le ripensate) a volte succedono.
In questo caso c'è stato lo zampino di Sara con la ricetta dei suoi cornetti allo yogurt.
Troppo belli per non essere provati, troppo buoni per non essere inseriti nel mio ricettario.

Cornetti brioche allo yogurt ricetta light soffici veloci senza burro ripieni di confettura o cioccolato - light croissant guilt free yogurt no butter

Da lì a un post è stato un attimo.
O quasi, visto che come dicevo "poco" sopra, ci ho messo un bel po' a ricordarmi come si inserivano le immagini.
O sì, visto che non ho curato set, foto e ho elaborato l'immagine giusto quel che serviva per essere pubblicata. Poco lavoro, poco sbattimento, massima resa.
Che sia il nuovo motto del blog qualora continuassi?

Va beh, andiamo alla ricetta, sempre se non vi ho perso prima.

Cornetti allo yogurt

Preparazione: 30 min.Cottura: 15 min.Riposo: 4 ore
Porzioni: 25 cornetti Kcal/porzione: 110 circa (vuoto)
Ingredienti:

  • 250 g di farina 00
  • 250 g di farina manitoba
  • 250 g di yogurt greco
  • 1 uovo
  • 80 g di zucchero
  • 25 g di olio di semi di girasole
  • 100 ml di latte (circa)¹
  • 20 g di miele
  • 1 baccello di vaniglia
  • ½ bustina di lievito di birra secco
  • 5 g di sale
  • q.b. di latte per spennellare
  • 30 g di granella di zucchero
  • 100 g di confettura a piacere, oppure miele, o cioccolato
Preparazione:

  1. In una ciotola o in una planetaria unire il lievito alle farine. Aggiungere lo yogurt e impastare. Aggiungere anche l’uovo e continuare. Unire il miele e i semi del baccello di vaniglia.
  2. Aggiungere poco per volta anche lo zucchero, il sale e infine l’olio. Continuare ad impastare per una decina di minuti verificando che l’impasto non risulti troppo sodo. Aggiungere gradualmente il latte regolandosi a seconda di come reagisce l'impasto.¹
  3. Quando l’impasto sarà lucido ed elastico, formare a mano una palla, posizionarla in una ciotola, coprirla con pellicola o uno straccio e lasciare lievitare fino al raddoppio.
  4. Stendere l’impasto a forma di un rettangolo con spessore di mezzo centimetro e ricavare tanti triangoli (circa 25 di medio-piccole dimensioni).
  5. Dopo averli formati metterli su delle teglie a lievitare coperti con pellicola o uno straccio fino a raddoppio (ci vorranno circa un paio d’ore).
  6. Accendere il forno a 180 °C, spennellarli con latte e decorarli con zuccherini, o altri decori.
  7. Infornare in forno già caldo per 10-15 minuti fino a doratura.
  8. Lasciarli raffreddare leggermente e poi farcirli² con l'aiuto di un sac à poche con bocchetta per farcitura, con il ripieno desiderato. In questo caso confettura di lamponi, miele e confettura di pesche.
Note:

  1. A seconda della farina impiegata e del tipo di yogurt è possibile che l'impasto richieda più o meno latte rispetto a quello indicato. Fare quindi attenzione e non usarlo tutto in una volta.
  2. Facendoli medio-piccoli ho appurato che è meglio farcirli dopo la cottura invece che prima.
  • Conservazione: si mantengono soffici per 2-3 giorni in busta chiusa. Si possono congelare per settimane. Per scongelarli scaldare una padella con coperchio, spegnere il fuoco e lasciare il cornetto in padella per 5 minuti.
Ricetta tratta dal blog di Sara Salvoni "Magie dal forno e dal mondo".
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Ciao!
Alla prossima!
Alla prossima?


Come nasce il post di una ricetta?
Perché ne pubblico una piuttosto che un'altra?
Ebbene, seguo dei procedimenti rigorosi e metodi scientificamente testati.
Si chiamano caso, simpatia e ispirazione.
Seguono a ruota il fatto che la ricetta sia collaudata e fotografata (variabili che non sempre vanno di pari passo), oppure se la ricetta tocca un tema a noi "caldo".
Quest'ultima opzione, che altro non è che un oggetto di interesse e discussione casalingo e non, è stata quella che mi ha spinto a pubblicare questa ricetta.

Eravamo a cena con amici e parlando di crêpes, cose leggere e veloci da preparare, ho spiegato che esisteva questa pasta molto in voga nei Paesi Nordafricani alla base di un sacco di ricette. E siccome i miei amici non ne avevano mai sentito parlare e qualcuno la confondeva con la pasta phillo mi sono messa "subito" all'opera per pubblicare questa ricetta.
C'è un solo dettaglio.
La cena in questione risale a mesi fa.
C'è un altro dettaglio.
E' vero che mi sono messa subito all'opera per cucinarla e fotografarla, ma mi sono ritrovata solo oggi a pubblicarla.
C'è un ultimo dettaglio, poi basta giuro.
I miei amici sanno che si possono fidare, sono di parola, ma sanno anche che devono avere molta pazienza. E per fortuna ce l'hanno.

Come preparare la pasta brick brik in casa, differenze con la pasta phillo, ricetta facile, veloce, light - Pate à brick recipe

Veniamo al dunque.
La pasta brick, o brik, è un impasto base originario della Tunisia, ma diffuso ora in molti altri Paesi del Nordafrica e Medio Oriente, a base di semola e acqua.
La sua cottura è molto particolare: si stende con un pennello un sottilissimo velo di impasto su una padella leggermente unta e riscaldata a bagnomaria. Inizialmente l'impasto in padella sarà praticamente trasparente, ma appena avverrà la gelificazione degli amidi apparirà un foglio di pasta sottile che inizierà a staccarsi prima dai bordi della padella e poi anche dal centro.
Il tempo di cottura è molto breve e comunque varia in funzione dello spessore di pastella introdotto in padella. Con un poco di esperienza si riescono a formare fogli sottilissimi che richiedono al massimo un paio di minuti di cottura.
Trattandosi di un impasto base dal sapore neutro viene impiegato per essere farcito con numerosi e saporiti ripieni.

A vederla potrebbe sembrare pasta phillo, ma le differenze sono che la phillo:
  • è originaria della Turchia e Grecia;
  • è a base di farina bianca;
  • ha un impasto solido invece che liquido;
  • viene tirata a mano o con rulli, mentre la brick si stende col pennello;
  • ha uno spessore ancora più sottile.

Pasta brick

Preparazione: 5 min.Cottura: 15 min.Riposo: 1 ora
Porzioni: 12 fogli Kcal/porzione: 50 circa
Ingredienti:

  • 150 g di semola
  • 350 g di acqua
  • 7 g di olio extravergine di oliva + q.b. per ungere
  • Sale q.b.
Preparazione:

  1. Frullare assieme tutti gli ingredienti nella ciotola di un mixer fino a formare un composto liscio e omogeneo. Lasciarlo riposare in frigo per almeno un'ora.
  2. Portare a bollore dell'acqua in una pentola sufficientemente grande per metterci sopra una padella con ø 24 cm. Ungere la padella con un poco di carta assorbente intrisa di olio.
  3. Una volta che anche la padella sarà in temperatura, spennellare il fondo della padella con l'impasto cercando di non sovrapporre le pennellate¹. Qualora rimanessero dei buchi chiuderli con un tocco di pennello.
  4. Inizialmente l'impasto in padella sarà praticamente trasparente, ma appena avverrà la gelificazione degli amidi apparirà un foglio di pasta sottile che inizierà a staccarsi prima dai bordi della padella e poi anche dal fondo. A questo punto rigirare la pasta per cuocerla velocemente sull'altro lato.
  5. Appena si stacca dal fondo, toglierla dalla padella e metterla su un piatto a parte.
  6. Terminare la cottura dell'impasto fino ad esaurimento. Impilare man mano le sfoglie (se ben fatte non dovrebbero attaccarsi fra loro) fino al momento del loro utilizzo.
Note:

  1. Io faccio dei cerchi concentrici partendo dal bordo della padella e arrivando fino al centro. Non spennello in verticale o orizzontale.
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Adesso non resta che farcirle con i ripieni che preferiamo e terminare la cottura in forno o in padella.
Magari pubblicherò presto una ricetta di esempio.
"Subito"... ehm, ehm! ;-)


Si sgonfia, si affloscia, si rompe, fa il cupolone, è mollo, è duro, fa le bolle, l'alveolatura è irregolare, si attacca, è secco, si sbriciola, vive di vita propria, ogni volta non è mai lo stesso: ecco i possibili problemi che la realizzazione di un pan di Spagna può comportare.
Io, da quando lo preparo, credo di essere inciampata in più o meno tutti questi problemi. Anzi togliamo tranquillamente il "credo" e il "più o meno" perché di sicuro posso affermare che li ho centrati proprio tutti.
Fa male, sì.
Meno male che un difetto come la testardaggine ogni tanto ha qualche bel risvolto e per fortuna mi sono incaponita, altrimenti avrei gettato la spugna da un po', un bel po'.
"Ma dove voglio andare se non so realizzare uno dei capisaldi della pasticceria?" mi son detta.
Ebbene sappiate che il pan di Spagna è una delle ricette per cui ho speso non so quante ore in studio, applicazione, tentativi, esperimenti, grandi delusioni (che vi ho già detto) e grandi soddisfazioni.
Se oggi finalmente ne parlo è perché le soddisfazioni hanno finalmente superato le delusioni e l'applicazione assidua ha permesso di controllare un po' di più quello che è il risultato finale tanto atteso. La mia ricerca del (o meglio dei) pan di Spagna perfetto/i è arrivata a un punto di svolta. Si può fare! Ce la fo'!
E a chi mi dice che il pan di Spagna per lui/lei non ha segreti perché ci piazza il lievito e ne ha una versione collaudata per tutto, beh... Vade retro da questo post!
Qui oggi ci sono sudore, due bicipiti da culturista e quindici chili sui fianchi di assaggi, mica coriandoli nèh!
Oggi il post è chilometrico, come la strada che ho fatto io per arrivare a scrivere tutti i miei appunti in materia, che magari nel tempo arricchirò visto che non si smette mai di imparare.
Dopo tutta sta premessa sofferta e sentita ecco, mesdames et messieurs, il post su: "Tutto quello che avrei voluto sapere sul pan di Spagna e non ho mai osato chiedere".
Ah, e ve lo faccio vedere dall'alto e non rovesciato, che i "culetti da teglia" si sa, son belli lisci e regolari tutti!

Ricetta pan di Spagna soffice morbido perfetto facile Base per torte - perfect sponge cake recipe

Parto da una informazione di base fondamentale: i tipi di impasto.
Bisogna sapere infatti che di pan di Spagna non ne esiste un solo tipo ma ben quattro tipi principali che si differenziano per i rapporti fra ingredienti impiegati.

Esistono il pan di Spagna arrotolato per preparare rotoli farciti, in cui la quantità dello zucchero è maggiore rispetto a quella della farina in modo da renderlo elastico e che si possa arrotolare; il pan di Spagna da modellare, in cui la farina è in dose maggiore rispetto allo zucchero e che si impiega per dolci come delizie al limone, e poi il pan di Spagna per dolcetti come teste di moro, in cui si impiegano più albumi rispetto ai tuorli.
Infine c'è il pan di Spagna tradizionale per torte, quello comunemente chiamato solo pan di Spagna, in cui zucchero e polveri (farine) sono in egual dosi e a cui è interamente dedicato il post di oggi.


Tutto quello che avrei voluto sapere sul pan di Spagna
IMPASTO TRADIZIONALE
e non ho mai osato chiedere

Ho tutto in dispensa?
Uova Zucchero Polveri Altro?
Sono l'ingrediente cardine. Il loro peso (e non il numero) è il riferimento per bilanciare gli altri ingredienti. Le proteine delle uova permettono di inglobare aria mentre monto la massa e di dare stabilità e struttura quando coagulano in cottura.
A parità di peso se uso:
+ tuorli → + pesante → alveoli più piccoli;
+ albumi → + leggero → alveoli più grandi.
Lo zucchero ritarda la gelatinizzazione delle proteine dell'uovo, così in cottura il dolce ritarda la solidificazione a favore della lievitazione.
> zucchero →
> volume
> umidità
Polveri = farina, o mix di farine. L'impasto deve essere soffice e friabile, non deve essere troppo elastico, per cui serve una farina con poco glutine → con poche proteine → una farina 00 debole (160-180 W).
Posso sostituire parte della farina 00 con:
Amido di riso: impasto elastico e leggero.
Amido di frumento: impasto leggero ma non elastico.
Amido di mais: impasto molto elastico.
Fecola: impasto elastico e più pesante (alveolo più grande).
Cacao: non superare gli 80 g per chilo di farina.
Aromi: vaniglia, limone, arancia...

Emulsionanti: es. burro (torta Margherita o Aurora).

Lievito: mai.


Che torta devo preparare?
Torta da bagnare e/o farcita con creme poco sostenute,
torta rivestita per esempio con pasta di zucchero o di mandorle.
Torte farcite con creme dense,
torte al cucchiaio
Semifreddi
Serve un'alveolatura fine, trama compatta, resistenza alla deformazione. Serve un'alveolatura media, trama più rustica. Serve un'alveolatura grande, trama soffice e ariosa, struttura deformabile, meno dolce.
Massa pesante Massa media Massa leggera
D
o
s
i

(g)
Uova [Pu] Uova [Pu] Uova [Pu]
Zucchero [Pz = Pu] Zucchero [Pz = 0,7 Pu] Zucchero [Pz ≥ 0,5 Pu]
Polveri [Pf ≥ 0,5 Pu]
Polveri [Pf = 0,7 Pu]
Polveri [Pf = Pu]





Nota: a parità di diametro della teglia utilizzata otterrò quindi pan di Spagna con pesi differenti. In particolare, come si vede dalla tabella, quello con massa leggera peserà la metà rispetto a quello con massa pesante. Di conseguenza anche le altezze, per quanto con alveolature differenti, saranno diverse. Quello con massa leggera avrà un'altezza minore, dettaglio magari poco rilevante perché sarà tagliato a strisce per lavorazioni particolari. Ad ogni modo l'altezza del dolce può essere resa uguale per tutte e tre le masse aumentando la quantità degli ingredienti che compongono massa media e leggera sempre rispettando le proporzioni indicate.


Come la preparo?
Montata a caldo Montata a freddo Doppia montata Montata "All in"
Si montano assieme uova e zucchero ad una temperatura di 25-40 °C. Poi si incorporano le polveri. Le uova, preferibilmente a temperatura ambiente, si montano con lo zucchero. Poi si uniscono le polveri. (Vedi procedimento nel dettaglio nella ricetta sotto) Gli albumi vengono separati dai tuorli. Gli albumi vengono montati a neve e i tuorli con lo zucchero fino a sbianchire. Poi vengono riuniti in una fase finale assieme con le polveri. Si monta tutto assieme con l'aggiunta di emulsionanti.
In ogni caso montare fino ad ottenere 5 volte il volume iniziale. E' preferibile impiegare una frusta a fili sottili di una planetaria piuttosto che un normale frullino.


Come la cuocio?
Sempre in forno statico sul ripiano più basso del forno perché il pan di Spagna ha bisogno di caldo dal fondo.


A cosa devo fare attenzione?
Montaggio della massa: il pan di Spagna va montano alla giusta velocità (medio-alta), né troppo a lungo, né troppo poco. Ho provato un sacco di volte con le fruste montando anche per 20 minuti, ma le mie non sono né a righe fini, né hanno la capacità di far inglobare aria al pari di una planetaria. La planetaria mi ha davvero cambiato la vita in fatto di pan di Spagna. La massa montata deve essere ariosa, chiara, soda.
Se si monta poco in termini di tempo non si riesce a incorporare abbastanza aria, al contrario se si monta troppo a lungo l’aria si rompe la maglia proteica e la consistenza risulterà gommosa.
Inglobamento delle polveri: una eccessiva lavorazione del composto mentre si inglobano le polveri fa sì che si sviluppi una maglia glutinica tale da portare in cottura ad una cupola, mentre il pan di Spagna deve essere piatto.
Il forno: c'è da dire che quello domestico non ha mai temperature precise come quelle che indichiamo. Un buon controllo della temperatura fa la differenza. Inoltre il mio a casa non ha la possibilità di regolare le valvole per il vapore (che piace tanto al pan di Spagna) per cui mi sono arrangiata coi mezzi che avevo. La cottura in forno statico nel ripiano più basso ha sempre dato i risultati migliori.
Non aprire il forno troppo presto, poiché potrebbe implodere e perdere tutto il volume acquistato durante il montaggio.


Per preparare il pan di Spagna che vedete in foto ho seguito lo schema appena descritto scegliendo: Impasto tradizionale → OK, ho tutto in dispensa → Torta per creme dense, alveolatura media e piuttosto friabile → Massa media → Montata con metodo a freddo con uso della planetaria → Cottura in forno statico.
E adesso ecco la preparazione passo passo.

Pan di Spagna per torte

Preparazione: 30 min.Cottura: 40 min.Riposo: nessuno
Porzioni: 8 Kcal/porzione: 150 circa
Ingredienti:

  • 200 g di uova (4 circa)
  • 120 g di zucchero semolato
  • 80 g di farina 00 debole
  • 40 g di fecola di patate
  • 1 baccello di vaniglia
  • Scorza di un'arancia o limone
Preparazione:

  1. Accendere il forno in modalità statica a 180 °C.
  2. Setacciare accuratamente per due volte le polveri e metterle da parte.
  3. Imburrare e infarinare una teglia con ø 22 cm.
  4. In una planetaria montare con la frusta a righe fini e velocità medio-alta le uova con lo zucchero sino a quintuplicare il volume iniziale. Il composto dovrà essere spumoso, gonfio e chiaro. Si capisce quando è pronto quando la frusta disegna delle righe definite nell'impasto e quando, una volta alzata la frusta, il composto ricade lentamente nella ciotola.
  5. Unire al composto gli eventuali aromi scelti e poi unire le farine a pioggia, mescolando con una marisa dal basso verso l'alto per non smontare la massa e giusto il tempo per incorporarle.
  6. Se l'impasto è ancora ben montato e avrà assorbito bene le farine avrà una consistenza tale da poter essere prelevato con una spatola larga (tipo tarocco) dalla ciotola e trasferito nella teglia.
  7. Livellare leggermente i bordi della massa e la superficie in modo che sia ben distribuito, poi infornare per 40 minuti sul ripiano più basso del forno.
  8. Controllare la cottura con uno stecchino di legno, poi spegnere il forno e lasciarlo raffreddare completamente.
  9. Sformarlo e farcirlo/decorarlo a piacimento.
Note:

  • La massima resa di volume per il montaggio delle uova si ha se queste sono alla temperatura di 32-36 °C.
  • Se il pan di Spagna non viene impiegato subito, appena pronto abbatterlo in abbattitore e impilarlo in congelatore. Al momento del bisogno scongelarlo direttamente in forno a 200 °C in modo che non si formino macro cristalli di ghiaccio.
  • Appena sformato è molto delicato e potrebbe tendere a sbriciolarsi durante il taglio. Un giorno di riposo permette al dolce di perdere umidità e seccarsi, per cui sarà più facile tagliarlo.
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E per concludere un po' di storia, che non fa mai male.
Pare che l'inventore del pan di Spagna sia un cuoco genovese di nome Giobatta Cabona che verso la metà del 1700 seguendo in un viaggio l'ambasciatore italiano in Spagna, il marchese Domenico Pallavicini, in occasione di un banchetto presentò una torta di una leggerezza incredibile. Essendo genovese questa torta venne chiamata in suo onore "Pâte Génoise".
Per onorare la corte spagnola a sua volta, visto che ne aveva apprezzato la bontà, la ricetta venne leggermente rivista (introducendo il montaggio a freddo) e prese il nome di Pan di Spagna.

Sono sfinita!
Ho scritto come un'ossessa per ore, ma almeno la bozza del post creata più di un anno fa è finalmente stata pubblicata.
Ho pan di Spagna in freezer per i prossimi due anni.
Per un po' non lo voglio più sentir nominare. :-)


Non so voi, ma praticamente ogni volta che mi sono trovata a che fare con ricette di base o scontate, è stato un fallimento epocale.
Vi ricordo per esempio:
  • l'epopea per ottenere la perfetta Japanese Cheesecake; cinque chili di ciccia e brufoli in più li devo solo a lei.
  • la lotta per la corretta coagulazione dei fiocchi per il cottage cheese; per Massi fu un vero bagno di latte, lo ricordo benissimo ancora.
  • l'inganno per immortalare finalmente in una foto la focaccia ai pomodorini; ancora grido al miracolo.
  • l'impresa per rendere cremoso il dulce de leche; se non fosse intervenuta la scienza qui di miracoli non se ne sarebbero proprio visti.

Mi piacerebbe poi parlarvi anche dei miei perfetti macarons, ma sono solo al tentativo numero ottocentoventiquattromilatrecentoventisette (se l'avessi scritto così "824327" non avrebbe reso l'idea della fatica) e, ma pensa un po', non sono ancora venuti.

La ricetta per la Pâte à choux, o Pasta per bignè, non mi ha fatto penare di meno. Ho provato e riprovato varie versioni, non ottenendo spesso il risultato sperato, forse più per la mia scarsa manualità ed esperienza, che per la composizione della ricetta in sé.
Siccome però dopo qualche tentativo andato a buon fine, quello che inizialmente si definisce miracolo può diventare invece una statistica, allora ho deciso di raccontarvi come faccio io questa pasta e quali sono le ricette che ho utilizzato, lasciandovi quella che mi sono segnata come quella mia ideale.
Ad ogni modo, non voglio illudervi con "ricetta garantita", "ricetta perfetta" e bla bla bla, anche con quelle gettonate dei più grandi maestri, mi sono ritrovata a volte con perfette schiacciatine.
Insomma, è una di quelle ricette la cui etichetta perfetta sarebbe - per citare Leonardo - "La sapienza è figliola dell’esperienza", il resto sono consigli e diciamocelo, un po' di fortuna.

Pâte à choux, impasto per preparare i bignè ricetta - classic puffs recipe

Portate pazienza se parto con un piccolo riassunto, ma visto che mi sono applicata tanto almeno ci lascio pure due concetti che potrebbero venirmi utili in futuro.

Ingredienti di base:

Acqua: è la base per il calcolo di tutti gli altri ingredienti. A volte può essere parzialmente sostituita con del latte.

Burro: parte grassa che permette ai bignè di gonfiarsi e formare quella bella camera all'interno. Permette inoltre di dare friabilità alla pasta, più ce n'è rispetto alla farina, più il risultato finale sarà sottile. Generalmente il suo quantitativo in peso varia dall'essere uguale ad acqua e farina per masse pesanti, fino a metà del peso della farina per masse più leggere. Il burro, o meglio la parte grassa, è fondamentale in questa ricetta per rendere la pasta estensibile.

Farina: come per gran parte dei prodotti da pasticceria occorre utilizzare una farina debole, perché una eccessiva presenza di glutine ostacolerebbe il rigonfiamento del bignè durante la seconda cottura (quella in forno per capirci). La quantità oscilla in peso a parità dell'acqua (massa pesante), a metà dell'acqua (massa leggera).

Uova: aggiunte solo dopo la prima cottura sono un elemento difficile da dosare che spesso si valuta ad occhio con la consistenza dell'impasto. Qui l'esperienza è fondamentale, anche se di solito si indica in peso lo stesso quantitativo dell'acqua. Un piccolo trucco per far gonfiare un po' di più il bignè in cottura è quello di aggiungere più albume che tuorlo rispetto alla dose indicata, per dare ancora più umidità all'impasto.

Sale e zucchero vengono impiegati in modeste quantità, per le nostre dosi casalinghe basta un pizzico per entrambi, ma per dosi industriali si può calcolare un peso che va dallo 0,5% all'1% del peso dell'acqua.

Nella seguente tabella vi riporto le ricette che ho impiegato e poi nello stampabile a seguire vi riporto la ricetta che oramai utilizzo per ottenere dei bignè come quelli in foto.


Fondamentali sono poi: occhio, manualità, esperienza, conoscenza del proprio forno. Insomma due robette da niente... ;-)

La pasta per bignè, ormai l'avrete capito, è quindi viva, non viene mai uguale e per una buona riuscita occorre sapersi regolare, ahimè, spesso a occhio.
Certo è che se uno non ha esperienza da qualche parte dovrà pur partire, no?
Qui di seguito riporto una ricetta da seguire alla lettera passo passo che secondo me potrebbe portare, anche coloro che sono alle prime armi, a discreti risultati.

Pâte à choux - Pasta per bignè

Preparazione: 40 min.Cottura: 25 min.Riposo: 15 min.
Porzioni: 30 bignè grossi Kcal/porzione: 65 circa
Ingredienti:

  • 240 g di acqua (o peso equivalente di latte e acqua)
  • 125 g di burro
  • 155 g di farina 00
  • 5 uova (270 g circa)
  • 2 g di zucchero
  • 1 pizzico di sale
Preparazione:

  1. Setacciare per due volte la farina in una ciotola. Accendere il forno a 230 °C in modalità statica.
  2. In un pentolino dal fondo spesso versare l'acqua, il burro a pezzettini, il sale e lo zucchero. Portare a ebollizione mescolando spesso.
  3. Al primo accenno di bollore versare tutta la farina in un solo colpo e mescolare con un cucchiaio di legno. Cuocere il composto fino a che non si sarà rappreso e avrà formato una palla che si stacchi bene dalle pareti del pentolino.¹
  4. Togliere il composto dal fuoco e lasciarlo intiepidire, ma non raffreddare del tutto.
  5. In una ciotola a parte sbattere le uova, poi unirle poco alla volta al composto intiepidito avendo cura di mescolare bene e di aggiungerne ancora solo quando sono state ben assorbite quelle versate in precedenza.²
  6. Aggiungere uova fino a che non si ottiene un impasto liscio, omogeneo, morbido come una crema densa. Se, quando si solleva con una marisa un po' di impasto, questo cade lentamente lasciando un triangolo sullo strumento allora la massa è pronta.³
  7. Trasferire il composto in un sac à poche con beccuccio liscio da 1 cm. Rivestire una teglia con carta forno e poi tenendo la sacca un po' inclinata (non deve essere perpendicolare al piano di lavoro) e ferma formare un bignè. Appena la dose è quella giusta desiderata (grosso o piccolo che sia) tirare con un colpo deciso il sac à poche verso l'alto per staccare l'impasto.
  8. Esaurire così tutto l'impasto cercando di ottenere tanti bignè della stessa dimensione.
  9. Inumidirsi un polpastrello con un po' d'acqua e passarlo sui ciuffetti rimasti sui bignè per appiattirli.
  10. Infornare la teglia e dopo 3-4 minuti abbassare la temperatura a 160 °C. Per evitare che i bignè si affloscino dopo la cottura aprire giusto un attimo il forno in modo da far uscire l'umidità in eccesso e per farli asciugare bene all'interno.
  11. Spegnere il forno una volta che saranno dorati, lasciarli ancora qualche minuto e poi estrarli per lasciarli raffreddare.
  12. Farcirli o friggerli in olio bollente e poi consumarli a piacimento.
Note:

  1. Non cuocere troppo il polentino perché si rischia di perdere troppa umidità da dover poi integrare con le uova. Una volta che la gelatinizzazione dell'amido è avvenuta si può togliere dal fuoco.
  2. Non lavorare troppo l'impasto perché si rischia di creare una maglia glutinica troppo in fretta.
  3. Questo passaggio sicuramente è regolato dall'esperienza. Trovare la giusta consistenza della massa è fondamentale per la buona riuscita di questa pasta.
  • Qualora la massa risultasse troppo asciutta aggiungere uova sbattute a occhio, se invece fosse troppo molla non aggiungere farina a crudo (non si gonfierebbero e saprebbero di frittata), ma preparare una seconda mezza dose di polentino a cui aggiungere il primo impasto mollo un poco alla volta.
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In bocca al lupo! :-)
Ciao, alla prossima!


Ironman vs Normal(wo)man

Io, lui e il nostro cucciolone a quattro zampe motrici stiamo zonzolando in un bosco di faggi vestito a primavera a dir poco splendido.
Sotto i nostri piedi da un tappeto di foglie spuntano una miriade di primule gialle e fiori viola che assieme formano un accostamento di colori incantevole. Pare un bosco fatato, come quelli delle favole.
Il cielo è leggermente coperto e la temperatura è perfetta per una zonzolata in montagna.
Vorrei godermi ogni istante di questa passeggiata, ma...
Sì, a tutto questo paradiso c'è un ma.
Il "ma" è che siamo quasi al ventesimo chilometro fra salite e discese, sono madida di sudore, ho il battito cardiaco che sembra il battito d'ali di un colibrì e sto vincendo la gara col nostro cagnolone su chi fra noi due ha la lingua più a terra.
Sono improvvisamente diventata silenziosa per la stanchezza e i miei pensieri si stanno arrovellando in maniera poco garbata (per non dire che moccolo a gogò) su chi me lo ha fatto fare.
Non faccio in tempo a connettere il cervello con la lingua (ho rallentate pure le sinapsi) per esprimere il mio disappunto in una maniera tanto diplomatica che solo una toscana DOC sa fare (insomma m'avete inteso), che una vocina allegra dietro di me esclama: "Amo', ma non ti verrebbe voglia di farlo di corsa quand'è così il sentiero?"
Un enorme punto interrogativo con un successivo "OK, me sta a cojonà..." si disegna nei miei pensieri per cui replico:
E: "Certo! Eccome no!" e poi aggiungo "Affhhs...ffhh..."
Speravo in un fiume di parole a mo' di sfottò, ma me ne escono solo tre comprensibili, il resto è un rantolo.
M: "Sei stanca? Dai che manca poco, poi facciamo pausa."

Ora, prima di proseguire è il caso di fare un piccolo ripassino del dizionario Ironman - Normalman, così tanto per intenderci.
E' in piano = Sentiero con una pendenza che può andare da + a - il 100%.
C'è un pezzetto di salita = Tratto di non ben identificata lunghezza con pendenza tendente all'infinito.
E' corto = Minimo 15 km.
E' facile = Dotarsi di flebo.
E' medio = Dotarsi di flebo, respiratore e defibrillatore.
E' difficile = Passa a fare testamento e snocciola il rosario.
Bisogna andare leggeri = Dotarsi di ogni genere di armamentario che pesi meno di 20 g a pezzo ma idoneo ad ogni evenienza.
Arrivo = Destinazione solo se raggiunta in un determinato tempo obiettivo. Arrivo e destinazione per un normalman coincidono, per un ironman no. Destinazione senza tempo per un ironman è il ritiro.
Siamo arrivati = Mancano almeno 5 km.
Pausa = Rallentiamo e mangiamo mentre andiamo. Nel caso in cui il soggetto dovesse fermarsi ricordarsi che il tremore della gamba in stile Bolt ai blocchi di partenza è normale.
Manca poco = Attenzione! Termine intraducibile utilizzato solo coi normalman per illuderli e farli tacere.

Il mio cervello sebbene sia ormai sintonizzato su questo dizionario da tempo, per un qualche rimasuglio di istinto di sopravvivenza ha (per fortuna) tradotto spudoratamente la frase di Massi in "manca poco all'arrivo".
Mi ripeto come un mantra che manca poco.
L'ha detto lui...

Taralli alla pizzaiola per aperitivo o antipasto con pomodoro, origano e formaggio ricetta - Cheese bread italian appetizer recipe

Intanto che manca poco, attraversiamo l'ennesimo tratto ripido e per salire mi aiuto spingendo le mani sulle ginocchia.
Massi mi lascia fare strada per farmi decidere il passo (per lui vado lenta), ma ad un tratto, nel tratto in cui il sentiero si allarga leggermente, sento un "soffio" che mi sorpassa in un attimo, vedo solo le scarpe che balzellano, alzo la testa (perché son tutta ricurva) ed è già sparito in alto, fra sassi e fronde e manco lo vedo più.
Sì, lui in queste cose ci corre per davvero.
Ci riesce!
E tanto per rincarare la dose e demolire la mia autostima realizzo che lui andrebbe al triplo della mia velocità con uno zaino sulle spalle che pesa tre volte il mio.
Finisco la rampa e lo trovo ad aspettarmi (meno male) senza un accenno di affanno, che guarda all'orizzonte mentre rassicura pure Docs in iperventilazione dicendogli: "Dai che ci siamo quasi."
Ecco, da aggiungere al vocabolario sopra si aggiunge il Dai che ci siamo quasi come "mancano altri due chilometri".
Mai fidarsi di un ironman.
MAI!


Fidatevi invece di me umana se vi dico che questi taralli sono una droga e che una volta assaggiato il primo si rischia di vuotare il contenitore.
Tanto in sessanta chilometri non volete smaltirli? ;-)

Taralli alla pizzaiola

Preparazione: 30 min.Cottura: 25 min.Riposo: 30 min.
Porzioni: 50 circa Kcal/porzione: 35 circa
Ingredienti:

  • 250 g di farina 00
  • 70 g di olio extravergine di oliva
  • 50 ml di vino bianco
  • 20 g di passata di pomodoro
  • 30 g di Parmigiano Reggiano grattugiato
  • 5 g di origano essiccato
  • 3 g di sale
Preparazione:

  1. In una ciotola di vetro disporre la farina setacciata assieme al formaggio, al sale e all'origano.
  2. Unire il vino e la passata di pomodoro nel centro e mescolare per incorporarli.
  3. A filo sul bordo interno della ciotola unire l'olio e mescolare fino a incorporarlo del tutto.
  4. Trasferire su un piano di lavoro l'impasto e lavorarlo bene fino a formare una palla liscia e omogenea.¹
  5. Rimettere l'impasto nella ciotola, coprirla con un panno e lasciarlo riposare per mezz'ora circa a temperatura ambiente e lontano da correnti d'aria.
  6. Trasferire l'impasto su un piano di lavoro e appiattirlo un po' con le mani. Con un raschietto da panettiere tagliare tanti pezzetti di impasto uguali (eventualmente pesandoli). Lavorare ciascun pezzetto rotolandolo fra le mani per allungarlo.
  7. Per formare un tarallo prendere un'estremità di un pezzetto di impasto, girare l'altra intorno a due dita per formare un anello e poi chiudere le estremità in modo da saldarle. Avere cura che il buco dell'anello sia ben aperto perché man mano che si preparano e durante la cottura la dimensione si riduce. Meglio farlo più largo che stretto quindi. Fare questa operazione per ogni pezzettino di impasto.
  8. Mettere a bollire sul fuoco una pentola con dell'acqua non salata e accendere il forno a 200 °C.
  9. Raggiunto il bollore tuffare un po' di taralli per volta. Appena vengono a galla scolarli con una schiumarola, tamponarli su un panno e poi trasferirli su teglie per forno rivestite con carta forno.
  10. Esaurire così tutti i taralli e poi infornarli per circa 20 minuti sino a doratura.
Note:

  1. Con le dosi indicate non dovrebbero servire aggiustamenti, ma se l'impasto risultasse troppo umido unire un po' di farina, o viceversa aggiungere un poco di olio.
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Dopo un bellissimo picnic nel bosco e altri dodici chilometri circa di zonzolata, praticamente sotto la soglia di casa Iron(IC)man mi dice:
"Bene, siamo a metà percorso. Pronta per il secondo giro?"

Ebbene, sappiate che le ultime forze prima di stramazzare al suolo le ho spese per cercare di prenderlo a calci nel didietro.
Ovviamente senza riuscirci. Mannaggia!


Ci stavo prendendo gusto a pubblicare un post alla settimana.
Mi pareva troppo bello per essere vero.
E troppo bello sarebbe stato riuscire a continuare.
Complice una zonzolata bucolica nel Chianti, la scorsa settimana ho interrotto l'incantesimo e vi ho lasciati a bocca asciutta.
Sono certa che capirete che, tra una full immersion nelle meravigiose colline senesi e restare a battere su una tastiera e fissare uno schermo, io non abbia avuto il minimo tentennamento e abbia deciso di interrompere questo breve ed effimero tentativo di pubblicare con costanza per darci allo zonzolaggio estremo.
E lo abbiamo fatto in gran stile, allegramente, spensieratamente, bucolicamente, riempiendo occhi di paesaggi stupendi e pancia di piatti della tradizione a dir poco spettacolari.

Ebbene, lo so caro lettore arguto che ti sarai accorto che oltre ad averti lasciato a bocca asciutta per due settimane e averti appena decantato sapori incantevoli, sto per proporti una ricetta della tradizione pugliese anziché toscana.
Arriveranno anche quelle stai certo; è che ci vuole tempo e adesso quel che passa il convento sono questi altrettanto buonissimi taralli della tradizione pugliese.
Perché anche la Puglia in materia di ricette buone da paura ne sa proprio il fatto suo.

Taralli pugliesi all'anice olio vino salati friabili ricetta

Un esempio sono appunto questi taralli, praticamente identici a quelli che ci faceva assaggiare un nostro amico di Lecce quando per la ripresa dei corsi universitari risaliva l'Italia con ogni bendidìo stipato in valigia da sua mamma. Fra le tante leccornie c'erano appunto questi taralli.
La vita media di un sacchetto in una casa di cinque ragazzi universitari fuori sede era come una stella cometa che attraversa il cielo, così breve che ti chiedevi se l'avevi visto veramente.
Uno dietro l'altro questi anelletti salati finivano in un batter d'occhio.
Esattamente come quelli qua sotto, che appena fotografati hanno appena fatto in tempo ad apparire sulla tavola per scomparire immediatamente fra le fauci deliziate di mio suocero che se li è mangiati a mo' di popcorn.

Taralli pugliesi all'anice

Preparazione: 30 min.Cottura: 25 min.Riposo: 30 min.
Porzioni: 50 circa Kcal/porzione: 35 circa
Ingredienti:

  • 250 g di farina 00
  • 80 g di olio extravergine di oliva pugliese
  • 60 ml di vino bianco
  • 7-8 g di semi di anice (facoltativi)
  • 5 g di sale
Preparazione:

  1. In una ciotola di vetro disporre la farina setacciata assieme al sale e ai semi di anice.
  2. Unire il vino nel centro e mescolare per incorporarlo.
  3. A filo sul bordo interno della ciotola unire l'olio e mescolare fino a incorporarlo del tutto.
  4. Trasferire su un piano di lavoro l'impasto e lavorarlo bene fino a formare una palla liscia e omogenea.¹
  5. Rimettere l'impasto nella ciotola, coprirla con un panno e lasciarlo riposare per mezz'ora circa a temperatura ambiente e lontano da correnti d'aria.
  6. Trasferire l'impasto su un piano di lavoro e appiattirlo un po' con le mani. Con un raschietto da panettiere tagliare tanti pezzetti di impasto uguali (eventualmente pesandoli). Lavorare ciascun pezzetto rotolandolo fra le mani per allungarlo.
  7. Per formare un tarallo prendere un'estremità di un pezzetto di impasto, girare l'altra intorno a due dita per formare un anello e poi chiudere le estremità in modo da saldarle. Avere cura che il buco dell'anello sia ben aperto perché man mano che si preparano e durante la cottura la dimensione si riduce. Meglio farlo più largo che stretto quindi. Fare questa operazione per ogni pezzettino di impasto.
  8. Mettere a bollire sul fuoco una pentola con dell'acqua non salata e accendere il forno a 200 °C.
  9. Raggiunto il bollore tuffare un po' di taralli per volta. Appena vengono a galla scolarli con una schiumarola, tamponarli su un panno e poi trasferirli su teglie per forno rivestite con carta forno.
  10. Esaurire così tutti i taralli e poi infornarli per circa 20 minuti sino a doratura.
Note:

  1. Con le dosi indicate non dovrebbero servire aggiustamenti, ma se l'impasto risultasse troppo umido unire un po' di farina o viceversa aggiungere un poco di olio.
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Con questa ricetta si ottengono dei saporiti e croccanti taralli, ma non così non duri da spaccare i denti. A meno che non vengano lasciati in forno troppo a lungo.
I semi di anice possono essere omessi o sostituiti con semi di finocchio. In casa ci piacciono sia semplici senza niente, che con i semi, per cui fate vobis.
Credo che l'unica differenza con quelli che portava il nostro amico Diego da Lecce sia la dimensione; i suoi erano leggermente più grandi.
Si conservano molto bene e a lungo in barattoli ermetici o in sacchetti per alimenti.
Quanto a lungo non ve lo so dire perché da noi spariscono sempre in fretta. :-)

Alla prossima settimana?
Spero tanto di sì! :-)
Ciao!


Vi manca il respiro e vi sembra di liquefarvi come un gelato al sole?
Vi gocciola la fronte sulla tastiera?
Vivete con i vestiti appiccicati addosso?
Avete puntato addosso il ventilatore giorno e notte?
Santa Aria Condizionata è diventato il santo a cui siete più devoti?
Fuggite dai fornelli come fossero peste bubbonica?
Vi siete dati al crudismo?
Usate il forno come dispensa?
Non me ne frega niente!
Io questa ricetta la devo pubblicare.

So benissimo che si tratta di una ricetta che va in forno, che richiede alte temperature, un'esplosione di calore in casa dove di calore ce n'è fin troppo e che non poteva arrivare con un tempismo peggiore, eppure una ragione per cui la pubblico adesso c'è.
Perché sono riuscita a fotografarla.
Parzialmente, perché mi manca la fetta con la definizione dell'alveolatura, ma ce l'ho fatta.

No, non mi ha dato di volta il cervello, insomma... non più del solito.
Il bisogno di pubblicare il prima possibile questo post, nonostante l'insopportabile afa estiva, è perché finalmente sono riuscita a fotografare una delle mie focacce. Evento più unico che raro.
Una foto quasi da pena, eppure è una delle poche (se non l'unica) decenti in giro negli archivi del mio computer. Praticamente un caso unico, motivo per cui la venero e la pubblico subito a tutti i costi. Sia mai che scompaia pure dai meandri del PC.

Focaccia con i pomodorini ricetta per farla in casa morbida e soffice cherry tomato flat bread recipe

Dovete sapere infatti che, per qualche ragione a me del tutto ignota, ogni volta che decido di preparare le mie focacce e di fotografarle irrimediabilmente escono delle ciofeche.
O sono cialde piatte e dure che non hanno lievitato, o le dimentico in forno e si bruciano, o c'è qualcuno che le mangia, o le dobbiamo consumare subito perché ci sono ospiti, o ho la batteria della macchina fotografica scarica. Non c'è verso!

E che ci vuole? Allora prima preparale a loro insaputa e se poi sono venute bene fotografale.
Tzè, come se fosse facile. Purtroppo però il preparare e fotografare una ricetta non è un'operazione che può essere casuale perché mi richiede set, luce naturale, tempo e soprattutto assenza di paia occhi intorno che fissano come assatanati il cibo come se quello che ho davanti all'obiettivo fosse l'ultimo boccone sulla faccia della Terra.

Praticamente non ci provavo nemmeno più.
Del resto fra scegliere se sfornare una buona focaccia (che tanto veniva bene ogni volta che non la fotografavo) o provare a farla e poi fotografarla col risultato nel 99% dei casi di non riuscirci, beh capirete che avevo perso voglia e speranze optando sempre per scheda di memoria vuota e pancia piena.

Focaccia con i pomodorini

Preparazione: 20 min.Cottura: 25 min.Riposo: 3 ore
Porzioni: 4 (2 focacce da 300 g circa) Kcal/porzione: 340 circa
Ingredienti:

  • 150 g di farina manitoba
  • 150 g di farina 00
  • 150 ml di acqua
  • 5 g di lievito di birra disidratato¹
  • 10 g di olio extravergine di oliva
  • 5 g di sale fino
  • 20 g di olio extravergine di oliva
  • 100 g di pomodorini
  • Sale q.b.
Preparazione:

  1. In 150 ml di acqua tiepida sciogliere il lievito di birra.
  2. In una ciotola unire le farine, l'olio e poca alla volta l'acqua impastando man mano.
  3. Terminata l'acqua, unire il sale e amalgamare gli ingredienti. Trasferire l'impasto su un piano di lavoro e con movimenti decisi e di polso impastare fino ad ottenere un impasto liscio e omogeneo.
  4. Infarinare un recipiente e disporvi l'impasto. Lasciarlo lievitare per almeno due ore coperto con un panno e lontano da correnti d'aria.
  5. Trascorse due ore l'impasto dovrebbe essere raddoppiato. Tagliarlo in due parti con una spatola da fornaio e adagiare le due metà in teglie rivestite con carta forno. Estendere l'impasto tirandolo delicatamente in modo da formare due focacce come quella in foto e lasciarle riposare in forno per un'altra mezz'ora, meglio ancora un'ora.
  6. Estrarre la teglia e accendere il forno a 220 °C.
  7. Affondare i polpastrelli nell'impasto formando i classici avvallamenti della focaccia, lavare e tagliare a metà i pomodorini e premerli sull'impasto in modo che possano stare saldi sia in cottura, che una volta sfornata la focaccia.
  8. Cospargere tutta la superficie con olio a piacere (io circa 20 g) e una presa di sale.
  9. Una volta che il forno è in temperatura infornare per 20-25 minuti, fino a completa lievitazione e doratura dell'impasto.
Note:

  1. Nel caso di persone intolleranti al lattosio leggere attentamente l'etichetta del prodotto.
  • Si può farcire a piacimento, anche se è buona già da sola così com'è.
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Quando ho preparato queste focacce e le ho estratte dal forno Massi si aspettava di dover attendere perché le fotografassi, ma non vedendo né fotocamera, né set ha esclamato: "Ma come? Non le fotografi? Sono stupende!"
Nel mio cervello erano appena state dette le parole magiche perché qualche calamità naturale piovesse sulle mie focacce per rovinarle immediatamente. 'Tanto la batteria sarà scarica' ho pensato fra me e me.
"Aspetto. Ti faccio luce?" ha aggiunto lui vedendomi perplessa.
A queste parole mi si è strutto il cuore.
Massi che bramava il luculliano pasto dopo una mattinata di lavoro fisico, si offriva di aiutarmi col set per fare le foto.
La batteria della macchina fotografica era carica, ho messo qualche pomodorino e foglia di basilico a cornice (giusto per il colore), Massi ha tenuto il "coso tondo" (per i comuni mortali riflettore solare) e infine ho scattato.
Tre scatti di cui quello dall'alto l'unico decente. L'unico che però è quanto basta per provare che anche dal mio forno escono deliziose focacce. Ma solo quando non le fotograf(av?)o. ;-)
Godetevela, perché non sarà facile vederne altre presto. ;-)
Besos!


Come faccio a dedicare spazio ad un argomento così con un po' di serenità se solo a scrivere il titolo mi viene da sudare freddo?
Come faccio a trattare di uno dei capisaldi della cucina con scrupolo mantenendo una certa dose di nonchalance?
Dal mio piccolo che potrei mai scrivere? Apriti cielo! Al massimo potrei buttare giù tre o quattro appunti.
Tali sono stati più o meno lo 0,5% dei miei dilemmi prima di scrivere questo post.
Vi lascio immaginare il resto...

Su un argomento del genere infatti c'è gente che potrebbe scriverci una tesi di laurea.
Evidentemente dotata di un pizzico di masochismo addosso (visto che sono qui a parlarne), dichiaro però che non aspiro ancora alla lapidazione mediatica, né tantomeno di padroneggiare l'argomento come invece mi piacerebbe poter fare, ma premetto già che ho fatto del mio meglio. I tried my best, almeno di questo datemene atto. :-)

Tutto è nato per via del fatto che lo scorso mese l'MTChallenge prevedeva una sfida sulla pasta brisée di Michel Roux, che io non avevo mai preparato poiché di solito per torte salate, quiche eccetera uso sempre la pâte à quiche di Christophe Felder.
Nomi forse sconosciuti ai più, ma per gli addetti ai lavori questi due signori sono preparati come pochi sull'argomento e le loro ricette sono praticamente garanzie di buone riuscita in cucina (anche a livello casalingo).

Come volevasi dimostrare non sono riuscita a partecipare (avevo dubbi?), vuoi perché come sempre arrivo tardi, vuoi perché quando ho preparato questa pâte non ho utilizzato la ricetta di Roux ma la solita di Felder (che vedete fotografata qua sotto).

Ricetta per preparare la base di torte salate pasta brisée pâte à quiche recipe crust tart

Il tema però mi ha incuriosita particolarmente e seguendo i vari post ho trovato molti spunti interessanti e di riflessione che mi hanno fatto venire ancora più voglia di approfondire l'argomento.
Il risultato? Come ho detto in apertura, c'è tanto materiale che ci si potrebbe fare una tesi di laurea.
Ma io sinceramente, con tutta la roba che ho da fare nella vita di tutti i giorni, mi sono risposta: "Ma anche no Elena eh! Al massimo ci può fare un post 'corposo'." E così eccomi qua a scrivere.

Ricetta per preparare la base di torte salate pasta brisée pâte à quiche recipe crust tart

Dagli appunti che mi sono fatta, ho provato a riassumere un po' i concetti più generali in una tabella che al di là di tante chiacchiere mi permettesse a colpo d'occhio di capire le varie differenze fra impieghi, tipi di pasta e cottura per impasti di basi in generale.
Questo qua sotto è quello che è saltato fuori:




Focalizzando l'attenzione sulla pasta brisée per torte salate, quiche, timballi e così via, qua sotto riporto le due ricette che vanno per la maggiore: quelle per l'appunto di Christophe Felder e di Michel Roux assieme ad alcune mie annotazioni post preparazione.

Pâte à quiche di Christophe Felder

Per quiche ossia con appareil (soluzione del ripieno) a base di panna (o crème fraîche) e uova, ma nel mio caso utilizzata anche per torte salate:
Preparazione: 10 min.Cottura: 30 min.Riposo: 2 ore¹
Porzioni: per teglia ø 24 cm Kcal impasto: 1460 circa
Ingredienti:

  • 200 g di farina 00
  • 90 g di burro²
  • 1 uovo
  • 5 g di sale
  • 20 g di acqua
Preparazione:

  1. Tagliare a tocchetti il burro e lasciarlo ammorbidire a temperatura ambiente per qualche minuto.
  2. In una ciotola lavorare prima la farina, il sale e il burro assieme finché il burro non sarà ben amalgamato nella farina, poi aggiungere l’uovo e l’acqua.
  3. Formare un impasto liscio e omogeneo, avvolgerlo nella pellicola e farlo riposare in frigo per almeno due ore.
Per quiche che prevedono un ripieno piuttosto liquido a base di panna, uova e altro, per non ritrovarsi una base rammollita al momento di servirla è meglio procedere con la cottura in bianco: prima la base da sé e poi con il ripieno come segue.
  1. Stendere la pasta con uno spessore di circa 3-4 mm. Sollevarla sul matterello e srotolarla su una teglia del ø 24 cm.
  2. Rivestirla bene adagiando la pasta sul fondo e sui bordi e poi rifinirli con il matterello. Non bucherellare il fondo, adagiarvi sopra un foglio di carta forno e distribuirvi sopra dei pesi (le solite palline di ceramica da forno, fagioli secchi, riso eccetera) in modo che durante la cottura la base non lieviti o che si rialzi in modo irregolare.
  3. Infornare in forno già caldo a 180 °C per 20 minuti circa.
  4. Sfornare, togliere i pesi e lasciare raffreddare completamente.
  5. Trasferire il ripieno sulla base e infornare nuovamente sino a completa cottura.
Se si utilizza questa base per torte salate con ripieni meno liquidi allora si può procedere come segue.
  1. Stendere la pasta con uno spessore di circa 3-4 mm, rivestire una teglia ø 24 cm adagiando bene la pasta sul fondo e sui bordi e poi rifinirli con il matterello. Bucherellare il fondo con i rebbi di una forchetta (più o meno come in foto).
  2. Intanto che si procede a preparare il ripieno mettere nuovamente lo stampo in frigo a rapprendersi.
  3. Una volta pronto trasferire il ripieno sulla base e infornare in forno già caldo a 180 °C per 30 minuti circa sino a completa cottura.
Note:

  1. A seconda del tempo che ho a disposizione riduco anche solo a 30-60 minuti di attesa; è però preferibile rispettare il tempo indicato.
  2. In tutta onestà devo dire che ho provato anche a ridurre la dose di burro da 90 a 60-65 g e il risultato l'ho trovato strepitoso comunque.
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Pâte brisée di Michel Roux

Preparazione: 10 min.Cottura: 30 min.Riposo: 80 min.
Porzioni: per teglia ø 24 cm Kcal impasto: 2120 circa
Ingredienti:

  • 250 g di farina 00
  • 150 g di burro
  • 1 cucchiaino di sale
  • 1 pizzico di zucchero
  • 1 uovo
  • 1 cucchiaio di latte intero freddo
Preparazione:

  1. Tagliare a tocchetti il burro e lasciarlo ammorbidire a temperatura ambiente per qualche minuto.
  2. Versare la farina a fontana su un piano di lavoro, unire il burro al centro con il sale, lo zucchero e l’uovo. Lavorare l'impasto con la punta delle dita, all'inizio pizzicando poi impastando man mano che gli ingredienti si amalgamano fra loro.
  3. Unire il latte e terminare di lavorare l'impasto spingendo di palmo-polso fino a che non si ottiene una palla liscia e omogenea.
  4. Avvolgerlo nella pellicola e farlo riposare in frigo per almeno un'ora.
  5. Stendere la pasta con uno spessore di circa 3-4 mm. Sollevarla sul matterello e srotolarla sullo stampo.
  6. Rivestire una teglia del ø 24 cm adagiando bene la pasta sul fondo e sui bordi e poi rifinirli con il matterello.
  7. Lasciare raffreddare in frigo per 20 minuti in modo che la base non si crepi durante la cottura.
Se la preparazione richiede una cottura in bianco:
  1. Adagiarvi sulla base un foglio di carta forno e distribuirvi sopra dei pesi (le solite palline di ceramica da forno, fagioli secchi, riso eccetera) in modo che durante la cottura la base non lieviti o che si rialzi in modo non uniforme.
  2. Infornare in forno già caldo a 180 °C per 20 minuti circa.
  3. Sfornare, togliere i pesi e lasciare raffreddare completamente.
  4. Trasferire il ripieno sulla base e infornare nuovamente sino a completa cottura.
Altrimenti:
  1. Bucherellare il fondo con i rebbi di una forchetta.
  2. Preparare il ripieno, trasferirlo sulla base e infornare in forno già caldo a 180 °C per 30 minuti circa sino a completa cottura.
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In entrambi i casi è possibile che avanzi un po' di impasto dopo il rivestimento del fondo della teglia, soprattutto nella versione di Michel Roux. Nel caso di timballi o torte salate l'avanzo è utile rispettivamente per la copertura o per la decorazione.

Una volta provate non le lascerete più, altro che quelle comprate al supermercato. Non avete scuse, solo la pigrizia può separarvi dalla genuinità, versatilità e bontà di un impasto base così.

Vi do appuntamento al prossimo post per scoprire come ho utilizzato questo strepitoso impasto.
A presto!


Oggi è il World Bread Day, giornata che festeggia il pane come simbolo di solidarietà e prodotto alimentare universale di base che caratterizza e allo stesso tempo accomuna culture diverse tramite le sue preparazioni più disparate.
Purtroppo il pane costituisce ancora per molti un prodotto di lusso per cui mi piace sfruttare questa giornata anche per sensibilizzare l'opinione pubblica e ricordare che non tutti sono fortunati come noi che il cibo non solo ce lo mettiamo in pancia senza tanto appetito ma ci prendiamo pure lo sfizio di fotografarlo.

Proprio perché con prodotti base come farina e acqua si possono ottenere nelle varie culture mondiali prodotti così differenti e disparati tramite diverse miscele, fermentazioni, cotture e forme, ho deciso quest'anno di festeggiare con una ricetta messicana, uno dei piatti preferiti del mio Massi: le tortillas.
In giro per gli USA non se le faceva mai mancare, in tutte le loro declinazioni.
E come dargli torto? Sono buonissime, da sé a mo' di pane, ma soprattutto ripiene.

Replicarle a casa può essere davvero semplice e si possono ottenere risultati grandiosi seguendo alcuni accorgimenti.
Come al solito prima di scrivere il post ho sperimentato un bel po'. Vi lascio la mia versione, cercando di rimanere il più possibile fedele a quella originale.

Vediamo prima però le principali difficoltà che si possono incontrare:

1) Reperire gli ingredienti giusti, o meglio l'ingrediente giusto.
Oltre a farina, acqua e sale per fare le tortillas infatti non serve proprio niente. Non si devono usare né grassi come per esempio nelle piadine, né tantomeno lieviti. L'ingrediente difficile da reperire in questo caso è la farina di mais bianco, la masa harina.
Non si parla infatti di farina di grano, né di farina di mais (quella gialla che comunemente conosciamo per intenderci). Questo tipo di farina non ha la raffinatezza della farina 00 e neanche la ruvidezza di quella di mais classica, ha tendenza appiccicosa e trattiene un buon quantitativo di acqua.
Di solito si riesce a trovare nei negozi che vendono prodotti etnici o nei grandi supermercati ed è adatta ai celiaci che quindi possono consumare le tortillas tranquillamente (è bene comunque controllare che la confezione riporti indicazioni precise).
Se proprio non si riesce a trovarla si può sostituire con 50% di farina di grano 00 e 50% di amido di mais, ma in questo caso però per i celiaci non andrà più bene e comunque il risultato non sarà proprio lo stesso.

2) Avere gli strumenti giusti.
Per preparare le tortillas messicane originali occorre una tortillera per pressare la pasta e una piastra speciale chiamata "comal" per la cottura. Io non ho né la tortillera, né il comal ma mi sono arrangiata lo stesso con qualche trucchetto (vedi preparazione qua sotto).

3) Mantenere le tortillas morbide.
Quando si mangiano le tortillas messicane la pasta è morbida, non tostata, si piegano facilmente senza rompersi, al massimo si sfaldano un pochino. In questo caso il segreto è nella cottura e nella conservazione del prodotto (vedi preparazione qua sotto).

Tortillas messicane preparate in casa ricetta tradizionale - perfect tortillas recipe

Tortillas messicane

Preparazione: 30 min.Cottura: 15 min.Riposo: 15 min.
Porzioni: 4 (8 tortillas) Kcal/porzione: 180 circa
Ingredienti:

  • 200 g farina di mais bianco¹ (masa harina)
  • 300 ml di acqua a temperatura ambiente
  • 5 g di sale
Preparazione:

Impasto e stesura:
  1. Versare la farina setacciata in una ciotola e, poco a poco mescolando piano con le dita, unire a filo l'acqua tiepida con il sale disciolto.
  2. Impastare fino ad ottenere una palla morbida e omogenea (a me ricorda il marzapane). Coprire la ciotola con un panno e lasciare riposare per almeno 15 minuti in un luogo lontano da correnti d'aria.
  3. Prendere l'impasto e dividerlo in 6-8 palline del peso di circa 65-70 g.
  4. A questo punto se si ha la tortillera posizionare la pallina all'interno e pressare. Per chi come me non ce l'ha prendere due fogli di pellicola trasparente (i migliori sono tipo quelli del prosciutto, ma anche la classica pellicola o addirittura carta forno vanno bene) e stendere il primo strato sul piano di lavoro, posizionare la pallina un po' appiattita sopra e rivestirla con l'altro foglio di pellicola.
  5. Pressare con una pirofila, con una pentola (spingendo dai manici) o con un matterello la pasta fino ad ottenere uno spessore molto sottile di circa 1-2 mm al massimo. Avete un moroso, un amico energumeno o un parente con cromosoma Y e una buona dose di testosterone e muscoli? E' il momento di farli sentire importanti!² :-)
    Così facendo si dovrebbero ottenere delle tortillas tonde del ø di circa 18 cm.
Cottura e conservazione:
E' bene che la cottura avvenga poco prima di consumarle in modo da non farle seccare ulteriormente all'aria e raffreddare (devono essere consumate assolutamente calde).
  1. Riscaldare il comal, o una padella antiaderente (non unta) con il fondo spesso.
  2. Una volta rovente, a fuoco medio, cuocere la tortilla per al massimo 1 minuto per lato. Qualora vista l'umidità dell'impasto si facesse fatica a staccarle dalla carta forno senza romperle, togliere lo strato superiore e rigirarle direttamente in padella ancora attaccate all'altro foglio, attendere qualche secondo in modo che l'amido gelatinizzi e poi staccare delicatamente la carta forno.
  3. In cottura potrebbero gonfiarsi ma niente paura: se non si sgonfia da sé basta forare delicatamente le sacche d'aria con uno stuzzicadenti. Se la tortilla sarà ben sottile e con una buona umidità manterrà la sua morbidezza.
    In cottura non deve tostare e non dovrebbero formarsi crosticine nere.
  4. Man mano che si procede nella cottura impilarle una sull'altra intervallate con carta forno e coperte con pellicola d'alluminio o uno o più canovacci in modo da mantenerle il più possibile al caldo. Va benissimo anche in forno purché non troppo caldo e con un recipiente pieno d'acqua sul fondo che mantenga l'umidità³.
Note:

  1. Nel caso di persone intolleranti al glutine leggere attentamente l'etichetta del prodotto.
  2. Assolutamente da non fare: stendere la palla su una superficie infarinata! No way!
    La tortilla non deve prendere altra farina, deve tenere la sua buona dose di umidità altrimenti in cottura perderà la sua elasticità e classica morbidezza. E' proprio per questo motivo che la stendiamo fra due fogli: per non farla attaccare e per non farle perdere umidità.
  3. In caso si fossero seccate troppo fare questa operazione "di emergenza": metterle nel microonde 1-2 alla volta e azionarlo ad alta potenza per 15 secondi. Torneranno morbide per essere servite immediatamente con il ripieno scelto.
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Di solito sono farcite con fagioli, riso, carne (o frutti di mare), salsa guacamole, formaggio, verdure e chi più ne ha più ne metta.
Si differenziano poi a seconda del modo di essere ripiegate e/o cotte in:

Burritos: (asinelli, i più famosi! :-) ) tortillas ripiene ripiegate ai lati e poi arrotolate su se stesse a fagottino.

Enchiladas: tortillas arrotolate con il ripieno su loro stesse e cotte in forno, tipo i nostri cannelloni.

Fajitas: in questo caso si parla di accompagnamento poiché le fajitas sono strisce di carne cotte alla piastra con verdure varie. La tortilla è servita accanto o sotto a questo piatto.

Tacos: per nostra esperienza sono tortillas di dimensioni più piccole e generalmente piegate a metà e farcite. Possono trovarsi anche in versione fritta.

Empanadas: tortillas a mezzaluna ripiene di carne (talvolta mista), cipolle o altre verdure.

Tortilla Chips: tortillas tagliate secondo il diametro in ottavi (o più a seconda delle dimensioni) e fritte in olio bollente. Esistono poi anche queste qui nella versione con la farina gialla - tipo quelle che si trovano al supermercato per capirci.


Ecco il logo del contest di oggi:


Spero tanto di potervi mostrare tutti questi piatti nelle varie versioni che abbiamo provato al più presto.

Vi ricordo infine anche la ricetta con cui abbiamo ricordato il World Bread Day l'anno scorso: i deliziosi panini sassoni Laugenbrot.

Buona giornata paninosa a tutti! :-)


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