Enjoy food, travels and life

Se c'è una cosa che mi lascia proprio un malessere addosso è iniziare un libro e poi non finire di leggerlo. Son qui che mentre scrivo provo a darmi una spiegazione, ma non ci riesco.
Che sia forse perché i libri sono una cosa preziosissima che non può essere accantonata?
Forse perché mi hanno insegnato a rispettarli fin da piccola?
Forse perché magari nelle pagine a seguire succede qualcosa che me ne farà innamorare? Mi è successo spesso del resto.
Non lo so. Fatto sta che, a mia memoria, non ricordo di averne abbandonato uno senza finirlo.
Magari l'ho lasciato stagionare per mesi, anche anni (tipo qualcuno che son stata obbligata a leggere a scuola) ma ho sempre saputo che prima o poi sarei tornata a finirlo. E così è sempre stato.
Fino ad oggi.
Oh, per carità mai dire mai. Ma è la prima volta che sento che non lo riprenderò in mano.
A distanza di due mesi alzo bandiera bianca e mi arrendo.
Non ce la posso fare.
C'ho provato, ma non ce l'ho fatta.
Il primo ha fatto tanto scalpore che se volevo capire le battutine di chi mi stava intorno lo dovevo pur leggere. Il secondo ha visto questi miei pensieri: "Dai, salto le solite tiritere che si ripetono tutte uguali da pagina uno (dico uno!) e vado alla storia, prima o poi succederà qualcosa". Al terzo non ce l'ho più fatta.
A pag. 241 alla frase di Grey che dice: "Anastasia Grey, non smetti mai di sorprendermi." ho capito che a me invece sorprendesse proprio il fatto che, dopo che avessi letto quella frase almeno diciotto volte (e sto parca) strutturate tutte con la stessa esatta sintassi, fossi ancora a leggere di sto qui che si stupiva.
L'ho iniziato ma non l'ho chiuso, purtroppo non l'ho potuto sbattere perché era un ebook e per fortuna, con la ragione "del poi" perché mi sarebbe toccato pure spolverarlo.

Cara E.L. James, visto che ci tieni tanto a far la conta nella tua trilogia delle prime volte, sappi che sei stata tu a darmi una prima volta: quella di non riuscire a chiudere con un libro.
Manco Kafka ha fatto peggio di te... e ti ho detto tutto!

E ora passiamo alla ricettina che è meglio.
Un mix di ricettine già pubblicate da combinare, facile e veloce che ci è piaciuta un sacco!

Millefoglie di patate con pesto e formaggio ricetta antipasto ricercato - Potato millefeuilles with basil pesto and cheese recipe

Millefoglie di patate al pesto e Gruyère

Preparazione: 15 min.Cottura: 25 min.Riposo: nessuno
Porzioni: 6 Kcal/porzione: 240 circa
Ingredienti:

Preparazione:

  1. Accendere il forno a 200 °C in modalità ventilata.
  2. Lavare bene e pelare le patate, affettarle con una mandolina dello spessore di circa 3 mm.
  3. Tamponare le patate con carta assorbente per eliminare l'acqua in eccesso.
  4. Rivestire con carta da forno una leccarda e ungere con un filo d'olio la carta.
  5. Disporre le fette di patate sulla teglia in modo che non si sovrappongano e cospargerle con misto spezie di casa, sale e pepe a piacere.
  6. Infornare e dopo 7-8 minuti cambiare da modalità ventilata a modalità grill.
  7. Dopo 5 minuti rigirarle e farle cuocere sull'altro lato fino a termine cottura.
  8. Affettare sottilmente il formaggio e assemblare la millefoglie alternando patate, pesto e formaggio, chiudendo con lo strato di patate.
  9. Infornare per 5 minuti a 180 °C con forno ventilato.
  10. Tirare fuori e decorare con pesto e qualche fogliolina di basilico.
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Caro studente universitario fuori sede viziato da mammà, c'è posta per te!

Ti scrivo perché lo so che talvolta può succedere che le provviste che la tua adorata mammina ti ha lasciato, utili a sfamare tre reggimenti alla fame da mesi, siano finite e tu con tre "lire" in tasca ti ritrovi a doverti arrangiare come puoi, solo che il problema è che magari non ti sei mai messo ai fornelli e manco sai da dove partire.
Devi sapere che una speranza c'è e che ci sono ricette che davvero ti possono salvare il pranzo o la cena. Una di queste ricette "sopravvivenza" si chiama Pasta al tonno.

Tagliatelle al tonno ricetta passo passo - Tagliatelle with tuna sauce recipe for dummmies

Credo che se facessi un sondaggio fra studenti troverei questa e la cacio e pepe come quelle più gettonate in assoluto, fra quelle che hanno sfamato generazioni di studenti fuori sede.

Eccoti qua come preparare un piatto degno di essere chiamato tale in poco tempo, con poco sforzo e con davvero tutti i passaggi che ti saranno utili per realizzarla.

Tagliatelle al tonno

Preparazione: 5 min.Cottura: 20 min.Riposo: nessuno
Porzioni: 6 Kcal/porzione: 510 circa
Ingredienti:

  • 600 g di tagliatelle fresche (o pasta a piacere)
  • 250 g di tonno sott’olio
  • 250 g di passata di pomodoro rustica
  • 3 spicchi di aglio piccoli
  • ½ bicchiere di vino bianco
  • 1 pizzico di peperoncino
  • 4 cucchiai di olio extravergine di oliva
  • Sale grosso q.b.
Ti servono anche:
  • Una bilancia
  • Una pentola capiente con coperchio
  • Una padella
  • Un mestolo
  • Uno scolapasta
Preparazione:

0. Training autogeno! Ti sei svegliato da 5 minuti ed è ora di pranzo, sei intontito, hai un mal di testa cane e hai fame. Nessun problema, concentrati! Ce la puoi fare! ... Ce la puoi fare! ... Ce la puoi fare!
Ripetitelo come un mantra per almeno 10 volte.
Fase 1: la pasta!
  1. Per prima cosa prendi dimestichezza con la cucina.
    Posizionati davanti ai fornelli; sono quelle quattro piastre generalmente nere da cui escono delle fiammelle di fuoco. Scopri se funzionano da sé pigiando su uno dei pomelli a fianco (o davanti, o di lato) e girandolo contemporaneamente.
    Se non esce la scintilla e non parte il fuoco procurati un accendigas, un accendino o qualche fiammifero. Se hai la piastra elettrica accendila "cliccando" sul pulsante. No, non deve uscire fuoco in questo caso, ma non mettere le tue manine su quei cerchi rossi... bruciano.
  2. Prendi una pentola. Pulita! Se non è pulita lavala. Riempila d'acqua fino a 3/4.
    Se hai solo scorte di birra in casa, sappi che quella del rubinetto può andare, di solito è buona. Scegli una piastra, accendi la fiamma e mettici sopra la pentola. Questa operazione dipende dalla tua esperienza, dalla tua fortuna e da quanto sei riuscito a riprenderti dai bagordi della serata precedente, per cui potrebbe anche richiedere molto tempo. Che la legge di Murphy non sia con te, altrimenti vai pure al take-away. Chiudi la pentola con un coperchio: l'acqua ci impiegherà meno tempo per raggiungere il bollore.
  3. Non perdere tempo adesso, non stare a fissare le micro bollicine che si formano dentro la pentola come un invasato e approfitta del tempo che hai per la fase 2 e per apparecchiare la tavola. Non mangiare con la ciotola in mano davanti alla TV, trattati bene dai! Basta una tovaglietta, un piatto, una forchetta e un bicchiere, molto basic.
    Più avanti potrai anche permetterti il secondo piatto, un coltello e altri utili accessori per abbellire la tavola facendo stracolpo sulla tua morosetta a cui preparerai una splendida cenetta. Seee sogna caro, sei al piatto di tonno adesso... per arrivare a Cracco ne hai di strada! Dai dai apparecchia che è meglio!
  4. Pesa la pasta. Conta 100 g di pasta a testa. Le dosi indicate sopra sono per 6. Se la casa è affollata puoi usare direttamente quelle, altrimenti un bel ripasso di proporzioni non può che farti bene.
  5. E' arrivato il momento, l'acqua bolle! Già, miracolo della natura! Prendi il barattolo del sale grosso, metti un dito dentro e controlla che sia sale, sia mai che qualche coinquilino ti voglia giocare qualche brutto scherzo. Prendine un pugno e buttalo nell'acqua. Piuttosto meno sale che troppo, ricordatelo.
  6. Butta la pasta. Mescola con un mestolo la pasta per fare in modo che non si attacchi tutta sul fondo. Non occorre stare lì a rimescolarla tutto il tempo, non serve.
  7. Questo è un passaggio importante, leggilo con attenzione! Leggi il tempo di cottura della pasta. I minuti che vedi non si riferiscono all'intervallo di tempo che intercorre dal momento in cui la butti a quando la puoi scolare, ma dal momento in cui l'acqua riprende il bollore a quando è pronta. Se non hai un timer, per sicurezza visto che tanto poi te lo scordi, prendi il tuo super accessoriato San Cellulare e metti il count-down.
  8. Mescola la pasta di tanto in tanto e inizia a preparare il sugo con la fase 2.
Fase 2: il sugo e l'impiattamento!
  1. Prendi una padella, accendi un altro fuoco (ormai sei navigato) e metti a scaldare l'olio.
  2. Pulisci gli agli dalla pellicina, schiacciali leggermente sul piano di lavoro con il palmo della mano e mettili a rosolare nell'olio ormai caldo. Non appena vedi che cominciano a dorarsi toglili dal tegame.
  3. A parte sgocciola il tonno, versalo in padella sbriciolandolo ed unisci il vino bianco facendolo evaporare per qualche istante.
  4. Gira la pasta!
  5. Versa poi la passata di pomodoro sul tonno (occhio agli schizzi), assaggia e se manca sale aggiusta la sapidità.
  6. Sei a buon punto. Se ti piace puoi aggiungere un pizzico di peperoncino e qualche foglia intera di basilico.
  7. Assaggia la pasta, se è pronta scolala nello scolapasta e poi versala in padella. Dai una bella mescolata e impiatta! Affonda una forchetta, assaggia ed esulta pure! You won!
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Mammà sarà orgogliosa di te! :-)

P.S.: ora che hai passato il primo scoglio e sei entrato definitivamente nel mondo di chi si riesce a sfamare puoi iniziare ad aumentare il livello di difficoltà. In cucina non hai che da sbizzarrirti. :-) Se poi ci prendi pure gusto e aspiri a diventare un neo Cracco esercitati anche allo specchio a fare lo sguardo di ghiaccio malefico, senza quello non è la stessa cosa.


Chips di patate al forno, questo è il nome che penso che una ricetta del genere potrebbe portare, ma in realtà a casa le chiamo "le patate della Serena", ossia la ricetta delle patate che mi ha insegnato una mia collega, Serena per l'appunto. "Della" e non "di" perché almeno un filo di toscanaggine m'è rimasto.
Io e Massi le troviamo gustosissime, ma soprattutto sono leggerissime in quanto cotte al forno e praticamente senza olio. Non sono sottili e super croccanti come le classiche patatine fritte a chips, ma crocchiano abbastanza e sono belle saporite.

Chips di patate al forno super light ricetta senza grassi - Baked potato chips recipe

Chips di patate al forno

Preparazione: 10 min.Cottura: 20 min.Riposo: nessuno
Porzioni: 4 Kcal/porzione: 130 circa
Ingredienti:

Preparazione:

  1. Accendere il forno a 200 °C in modalità ventilata.
  2. Lavare bene e pelare le patate (anche se devo dire la verità che le ho provate anche con la buccia e le ho trovate buonissime lo stesso, ergo fate vobis). Affettarle con una mandolina dello spessore di circa 3 mm.
  3. Tamponare le patate con carta assorbente per eliminare l'acqua in eccesso.
  4. Rivestire con carta da forno una leccarda e ungere con un filo d'olio la carta.
  5. Disporre le fette di patate sulla teglia in modo che non si sovrappongano e cospargerle con misto spezie, sale e pepe a piacere.
  6. Infornare e dopo 7-8 minuti cambiare da modalità ventilata a modalità grill.
  7. Dopo 5 minuti rigirarle e farle cuocere sull'altro lato fino a termine cottura.
  8. Servirle caldissime.
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Si possono accompagnare con le classiche salse come ketchup, maionese, senape ecc.



Prendetevi tempo, una scatola di qualcosa da sgranocchiare e beccatevi questa scena che entra a far parte della collezione (oramai inesauribile) di: "Era meglio se me ne stavo zitta!"

Dalla parrucchiera.
Presenti: io, parrucchiera, assistente, nonna, nipotina A. di sei anni.
A.: "Lo sai che ho imparato a leggere? Vuoi sentire?"
Io: "Nooo bravissima. Sì dai, che sono curiosa. Cosa mi leggi?"
L'avessi mai detto!
A. prende il primo giornaletto QI 0,2 (dati MENSA) da una pila enorme che trova davanti alla nonna, vede dei bei disegni e sceglie l'oroscopo di... 'na roba tipo Maga Magò, e pure la foto mi dà ragione.
A. indica e mi chiede: "Di che segno sei?"
< :-O Ammazza! Avanti questa nuova generazione... >
Io: "Beh... iooooo, ehhh, sono Vergine ma tecnicamente sono Leone."
A. e nonna con faccia a punto interrogativo e occhi (O.o) che mi scrutano.
Mi schiarisco la voce e accenno intimorita dalla troppa attenzione: "Ehm, sì è per la precessione degli equinozi."
Silenzio, pure la parrucchiera si ferma, allontana il phon per sentire. Poi spegne del tutto.
Continuo intimidita: "E' per via dello spostamento delle costellazioni dovuto alla rotazione della Terra e allo spostamento dell'asse terrestre. Le costellazioni dello zodiaco non coincidono più quindi con le date che pensiamo. Del resto i segni hanno migliaia di anni. Ora si sono spostate, o meglio, siamo noi che ci siamo spostati. No, è tutto che si sposta in realtà... Beh è complicato. Fatto sta che il segno zodiacale e l'entrata del Sole nella costellazione è sfalsata di un mese, per cui se sei Vergine in realtà quando sei nato eri sotto le stelle del Leone, capito?"
Silenzio. Poi un "Ahhhhh" generale.
Okay, non hanno capito.
Guardo la bambina: "Quindi per quel che vale leggi pure il Leone, piccola."
A. procede: "Le-o-ne. La-vo-ro: [velocizzo] Sole in (da qualche parte) ti aiuta ad essere obiettivo nelle situazioni più difficili: ottimo per risolvere ciò che ha creato perplessità."
< Uhm... solo perplessità? Pensa te se stava da qualche altra parte! >
Io: "Ah-ah, bene, ma che brava."
A.: "Nonna cosa vuol dire peppessità" (Nonna corregge e spiega, A. prosegue)
A.: "For-tu-na: Saturno in transito e ti è contro."
Leggo facce preoccupate dietro di me dallo specchio.
Io sdrammatizzo: "E va beh, mo' me sposto! Ehehe!" (Me la rido solo io)
A: "Amore: Venere e Plutone flirtano [letto letteralmente], sesso a gonfie vele."
< E andiamo! >
A: "Nonna cosa vuol dire sesso?"
La nonna colta di sorpresa diventa paonazza, la parrucchiera e l'assistente vengono investite da un'altra paralisi improvvisa.
Nonna: "Fattelo spiegare dalla signorina che vedo che se ne intende di prOcessione delle notti..."
< Ma veramente era... Oh, my God! (-.-) >
Io: "Ehm... A. leggi pure la Vergine che lei di questi problemi non ne ha."
Riparte il phon, la sillabazione incerta, lo sforbicio, la nonna si rilassa e io mi immergo nelle pagine di una rivista patinata dove non riconosco manco una faccia sperando solo di finire in fretta.

Ma passiamo alla ricettina che tanto va per la maggiore di questo periodo zuccoso. Un bel risottino che scalda, che sa di bosco e con il più bel colore dell'autunno: l'arancione.

Risotto alla zucca e funghi ricetta cremosa - mushroom and pumpkin risotto creamy recipe

Risotto alla zucca e funghi

Preparazione: 35 min.Cottura: 30 min.Riposo: nessuno
Porzioni: 4 Kcal/porzione: 550 circa
Ingredienti:

  • 320 g di riso (io ho utilizzato l'arborio)
  • 300 g di funghi misti
  • 1 spicchio di aglio
  • 30 g di burro
  • 1 bicchiere di vino bianco secco
  • Brodo vegetale q.b.
  • 20 g di olio extravergine di oliva
  • 1 cipolla bianca piccola
  • 400 g di zucca già pulita
  • 80 g di Parmigiano Reggiano (24 mesi)
  • Sale e pepe q.b.
Preparazione:

  1. Per prima cosa pulire e tagliare i funghi più grandi mentre lasciare interi quelli più piccoli.
  2. Farli cuocere in un filo d'olio e uno spicchio di aglio schiacciato per circa 10 minuti. Eventualmente aggiungere un poco di acqua se ritirassero troppo.
  3. Nel frattempo che i funghi cuociono pulire la zucca e tagliarla a cubetti molto piccoli. (N.B.: non buttare i semi, sono buonissimi e fanno un sacco bene. Utilizzarli per farne semi di zucca tostati.)
  4. Tritare finemente anche la cipolla e farla imbiondire nel burro fuso in una casseruola.
  5. Unire il riso, farlo tostare qualche istante, poi sfumare con il vino bianco.
  6. A questo punto unire la zucca e irrorare con del brodo un po' alla volta e tanto a sufficienza per la cottura del riso.
  7. A metà cottura del riso unire anche i funghi (privati dell'aglio) e continuare a mescolare accuratamente.
  8. Una volta terminata la cottura, spegnere il fuoco e unire il formaggio grattugiato. Mantecare bene il tutto, regolare di sale e pepe e servire.
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E con questa ricetta partecipo al contest di Cinzia e Valentina:



Sì! E' lui! E' di nuovo lui! E' tornato! Si è risvegliato dal letargo estivo che lo ha tenuto lontano dal caldo dei fornelli, dai pentoloni e dai suoi amati strumenti infernali sofisticatissimi. A gran richiesta dal pubblico che reclamava la sua assenza è tornato il Dottor Frankesteinmilk!

E con cosa si è cimentato stavolta?
Con una delle più controverse e complicate ricette a base di latte: il Cottage Cheese, meglio conosciuto qui in Italia come fiocchi di latte, prodotto caseario che deriva dalla lavorazione del latte scremato. Al contrario di tanti altri formaggi non viene pressato ma lavato per rimuovere parte dell'acidità, non viene stagionato e il suo colore è bianco candido.

Come preparare i fiocchi di latte yocca fatti in casa ricetta - Homemade cottage cheese recipe

Si pensa che il nome derivi dai cottage inglesi dove si lavoravano i formaggi e i latticini; la lavorazione fu poi esportata negli USA dove il termine fu utilizzato propriamente per identificare questo formaggio nel XIX secolo.

In letteratura e sul Web (soprattutto) si trovano varie ricette di questo formaggio d'oltreoceano, ma in pochi lo realizzano veramente a dovere e in pochi lo sanno distinguere da una semplice cagliatina.
Ma questi non sono di certo problemi per il famigerato dottore che trova nelle prove più difficili proprio le più grandi soddisfazioni. E' quindi tornato all'opera cercando di dare nuova vita ad una materia tanto semplice quanto versatile come il latte con una ricetta davvero complessa.


Per me che ho assistito all'esperimento devo dire che è stata fra le sue lavorazioni quella che ha richiesto più strumentazione, accorgimenti e studio. Oggi l'articolo sarà una sua intervista, mentre riporterò fedelmente e estesamente il suo esperimento più sotto.


Il Dottor Frankesteinmilk ne:
3) Fiocchi di latte: It Could Work!
Tante genuine soddisfazioni con piccolo sforzo (o quasi stavolta!)


Il Dott. Frankesteinmilk racconta la sua esperienza in modo che tutti possano replicarla. “Ci sono voluti anni di lavoro e sacrifici ma... Si può fare!” assicura

Vestiti i panni del Dott. Maximilian Frankesteinmilk Junior il cui motto è "i latticini per me non han segreti", quello che cinque minuti prima era il mio moroso, si trasforma in un irriconoscibile faccino pensieroso e concentrato. Guai a disturbarlo dalla lettura dei suoi libroni magici "Potrebbe compromettere la buona riuscita dell'esperimento" afferma, poi dopo le mie insistenze decide di concedermi una breve intervista. Il dottore, dopo aver chiarito che il suo nome si pronuncia Frankesteinmailk e non Frankesteinmilk come erroneamente interpretavo, chiarisce il motivo per il quale ha deciso di buttarsi a capofitto in questo esperimento: "Cara signorina, deve sapere che la mia morosa (ebbene sì, ce l'ho anche io) consuma quantità industriali di yogurt e fiocchi di latte. Beh, ad essere sinceri consuma quantità industriali di un po' di tutto, sa... è una golosona, ma in questo caso trattandosi di latticini e avendo noi la materia prima a disposizione in gran quantità e qualità ho deciso di prepararglieli io stesso." Non so se essere indispettita per essermi sentita appena dire che sono una magnona ma proseguo chiedendo se prima di provare la ricetta, sapeva che sarebbe stata così complessa. Il dottore spiega che si è notevolmente documentato sulla produzione di questo latticino e che quindi era preparato a tutto, anche ad un fallimento.

"In effetti i primi due tentativi non sono andati immediatamente a buon fine, poi affinando la tecnica sono riuscito ad ottenere degli ottimi fiocchi di latte, con il giusto tenore di acidità e la giusta consistenza."
"Ovviamente - prosegue - ho ancora un margine di miglioramento e continuerò ad affinare la tecnica, ma sono soddisfatto di questo risultato".
Come preparare i fiocchi di latte yocca fatti in casa ricetta - Homemade cottage cheese recipe
"Per produrli - spiega - serve una certa strumentazione che non tutti possiedono a casa, ma comunque si possono adottare alcuni accorgimenti che possono permetterci di prepararli ugualmente e ottenere dei discreti risultati". "I tempi di preparazione inoltre sono molto lunghi e le operazioni richiedono attenzione, ma niente di così complesso o inarrivabile." Dottore ma che ne dice quindi di raccontarci passo passo la sua ricetta qualora ci fosse qualcuno di così temerario da voler replicare il suo esperimento?
Ancora una volta il dottor Frankesteinmilk, senza la minima esitazione rassicura anche i più scettici: "Ma certo! Niente di più semplice (o quasi!). MA SI PUO' FAREEEE!!!"

Una ricetta non proprio alla portata di tutti quindi per via dei lunghi tempi di preparazione e degli strumenti impiegati, ma niente di così complicato se si segue pari passo e pazientemente quanto riportato sotto.

Fiocchi di latte (Cottage cheese)

Preparazione: 1 oraCottura: 2 ore e 40 min.Riposo: 7 ore
Porzioni: 4 Kcal/porzione: 250 circa
Ingredienti:

  • 3 litri di latte pastorizzato e scremato
  • 1 goccia di caglio
  • 1 cucchiaio di fermenti mesofili (Streptococcus lactis, Streptococcus cremoris + Leuconostoc)
  • Dressing scelto: panna, latte o yogurt
  • Sale q.b. (vedi calcolo punto 13)
Preparazione:

  1. Portare il latte a 31-33 °C; aggiungere lo starter (i fermenti) e il caglio mescolando per 10 minuti.
  2. Lasciare riposare il latte per 4 ore a 31-33 °C. (Il Dottore al calare della temperatura riscaldava fino al ripristino). In questo tempo l'acidità dovrebbe giungere ad un pH di 4,8-4,9. Il valore si misura con un pHmetro, o in alternativa anche con una cartina tornasole (seppur imprecisa). In mancanza di questi può essere utile capire quando il coagulo (la cagliata in sostanza) è ben rappreso.
  3. Tagliare la cagliata: taglio a maglia quadrata di un cm per lato.
  4. Lasciare riposare la cagliata per 15 minuti.
  5. Cuocere molto lentamente (più che si può) da temperatura post cagliata a 57 °C mescolando spesso.
  6. Togliere parte del siero con un mestolo per far affiorare la cagliata.
  7. Eseguire un lavaggio con acqua a 30 °C della cagliata; (per "lavaggio" si intende aggiunta di acqua nella pentola).
  8. Lasciare riposare. In questo tempo riaffiorerà buona parte dell'acqua del primo lavaggio.
  9. Togliere con un mestolo l'acqua (drenaggio) e fare un 2° lavaggio con acqua a 15 °C.
  10. Lasciare riposare. In questo tempo riaffiorerà parte dell'acqua del secondo lavaggio.
  11. Eseguire il 3° lavaggio con acqua a 7 °C e poi lasciarla in questa acqua per 30 minuti. Mescolare ogni tanto.
  12. Fare l'ultimo drenaggio dell'acqua in eccesso.
  13. Aggiungere il dressing. Noi abbiamo unito yogurt, ma si può anche aggiungere in alternativa panna o latte a seconda dei gusti. Aggiustare di sale (1% - ossia 1 g per ogni 100 g di prodotto finale). Mescolare accuratamente.
  14. Raffreddare e invasare in recipienti chiusi.
Note:

Il prodotto fatto in questa maniera si conserva in frigo per qualche giorno.
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Se si parte da latte intero crudo, scremarlo e pastorizzarlo seguendo la procedura descritta qui.

Può essere consumato da sé o in preparazioni dolci e salate; viene generalmente utilizzato anche da vegetariani per l'elevato contenuto di proteine e il basso contenuto di grassi.


La parte sottostante è un aggiornamento del post effettuato in data 30 maggio 2016:

Il dottore ha continuato nella sua sperimentazione e ha adottato anche un secondo metodo per ottenere dei fantastici fiocchi di latte, identici a quelli comprati.
Ecco di seguito un'altra versione della ricetta stavolta senza caglio, sempre trascritta passo per passo.
A voi la scelta di quale preferite.

Fiocchi di latte - Versione 2

Preparazione: 2 oreCottura: 40 min.Riposo: 15 ore
Porzioni: 4 Kcal/porzione: 250 circa
Ingredienti:

  • 5 litri di latte pastorizzato e scremato
  • 1 cucchiaio di fermenti mesofili (Streptococcus lactis, Streptococcus cremoris + Leuconostoc)
  • Dressing scelto: panna
  • Sale q.b. (1% del peso di formaggio)
Preparazione:

  1. In una pentola capiente portare il latte a 23 °C, aggiungere i fermenti lattici mesofili e mescolare per almeno 1 minuto.
  2. Coprire la pentola con un coperchio o con un telo pulito e lasciarla indisturbata per almeno 13/15 ore. La temperatura deve essere costante. In questo tempo l'acidità del latte dovrebbe giungere ad un pH di 4,9-5.0. Il valore si calcola con un pHmetro, o in alternativa anche con una cartina tornasole (seppur imprecisa). In mancanza di questi può essere utile capire quando il coagulo (la cagliata in sostanza) è ben rappreso.
  3. Dopo 13 ore valutare lo stato della cagliata facendo scorrere un coltello a lama fine (che poi verrà utilizzato per tagliarla) lungo le pareti del contenitore. Se la lama rimane discretamente pulita si può procedere con il taglio.
  4. Tagliare la cagliata molto delicatamente. I tagli vanno effettuati di circa 1 cm prima in verticale, poi in orizzontale e per finire in obliquo prima da sinistra verso destra e poi da destra verso sinistra.
  5. Lasciare la cagliata tagliata indisturbata nella pentola ancora per 20 minuti.
  6. Procedere con la cottura riscaldando il tutto molto lentamente (1 °C al minuto) fino ad arrivare a 38 °C e poi un po' più velocemente (2 °C al minuto) fino a 55-56 °C. Il riscaldamento deve essere effettuato mantenendo la cagliata miscelata molto delicatamente per evitare che i fiocchi si attacchino tra di loro. Dovrebbero volerci circa 25/30 minuti.
  7. Lasciare riposare per 15 minuti, dopodiché drenare o togliere la maggior parte del siero con un mestolo.
  8. Lavare la cagliata all'interno della pentola aggiungendo acqua a 30 °C fino a sommergerla.
  9. Dopo 5 minuti togliere la maggior parte dell'acqua ancora con un mestolo e aggiungere acqua fredda (6-7 °C).
  10. Trasferire la cagliata in un telo pulito e lasciarla sgrondare per qualche minuto. Il tutto sempre molto delicatamente per evitare che i fiocchi si rompano.
  11. Trasferire la cagliata in una ciotola, pesarla e aggiungere circa l'1% di sale rispetto al peso della cagliata.
  12. Aggiungere poi della panna allo scopo di rendere cremosi i fiocchi e per evitare che si attacchino tra di loro.
  13. Trasferire il tutto in contenitori non troppo grandi e puliti e conservare in frigo fino al momento di utilizzarli.
Note:

  1. Il formaggio si conserva per qualche giorno a 4 °C.
  2. La resa in formaggio è di circa il 20%, quindi da 5 litri di latte si ottengono circa 1 kg di fiocchi.
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Prima una premessa, direi quasi d'obbligo: questo post non l'avrei mai scritto se non mi fosse stato più volte richiesto. Mai e poi mai avrei pensato di scriverlo e mai e poi mai penserò che costituisca qualcosa di anche solo vagamente professionale, tecnicamente buono o peggio ancora del tipo "faccio foto fighe, e me ne vanto" (lungi da me dal pensarlo, anzi). D'altro canto penso che se posso rendermi utile con il poco che so, mi metto a disposizione molto più che volentieri e con questo post spero di chiarire meglio come faccio le foto (anche se più volte l'ho già scritto nei vari blog che chiedevano) e di come le sistemo.

Detto questo passiamo a come mi arrabatto più o meno spesso con queste benedette foto zonzolose in cucina.

Meglio che faccio pure la seconda premessa va: sono del tutto autodidatta, per cui non attendibile, ergo non è oro colato quel che scrivo. Faccio del mio meglio però eh!
Ho fatto un corso di fotografia quattro anni fa di quattro uscite, dove non facevamo altro che andare in giro a fare foto più o meno a caso. Le più carine furono poi prese per fare una mostra di paese. Niente di tecnico, niente su programmi ecc. Quindi direi che non vale e quindi di non contarlo.
Tanto per la cronaca una foto della mostra era questa qui. Fu intitolata "Lui e lei". Fu uno shot del tutto casuale che riscosse un po' di successo e simpatie soprattutto in analogia alla coppietta che io e Massi siamo.

Autodidatta dicevo, ma non del tutto sprovveduta però! Ho letto molto infatti: riviste, blog, siti, libri e soprattutto il manuale della mia macchina fotografica, dove (devo dirlo onestamente) non ho trovato granché. Il risultato che il lettore del blog vede è solo tanta pratica, tanta osservazione, tante ricette impiattate, tante foto (buttate parecchie, tenute poche) e tanta cocciutaggine (oddio lo so che se il mio Massi legge adesso, se la ride facendo sì, sì con la testa). Ah! Dimenticavo pure qualche piatto freddo da riscaldare perché proprio non voleva farsi fotografare.
Sì, ci sono pure i patti:
a) timidi: non viene una foto decente manco se li minacci di passarli al mixer;
b) quelli arrabbiati che fumano e appannano tutto l'obiettivo e quindi bisogna aspettare un attimo;
c) i trasformisti: li tiri fuori dal forno che son una meraviglia e nel giro di tre secondi hanno cambiato colore, si sono afflosciati o gli è successo qualcosa per cui sono irriconoscibili;
d) quelli a cui non serve nemmeno dire "Cheese" tanto son in posa e belli già da sé (rari, molto rari).

Mi dilungo, è vero, cerco di andare per ordine andando al sodo.

1) L'informazione più importante: che macchina uso? La mia macchina è una Sony Nex-C3 obiettivo 18-55 mm e recentissimamente è entrato anche a far parte del mio kit "il coso" ossia un riflettore pieghevole ø 80 cm che mi ha regalato Massi per pura pietà viste le giornate corte invernali, da usare in alternativa allo specchio (vedi accorgimento 2 sotto).

Come fanno le blogger a fotografare i piatti tecniche foto consigli

Per la cronaca (e due!) non avete idea di che cavolo di fatica ho fatto per trovare il nome di sto coso! Manco Massi che l'ha comprato se lo ricordava. Dopo un po' di ricerche in Internet ho scoperto che si chiama "Riflettore pieghevole", ma io non me lo ricorderò mai!
Per me in casa rimarrà dunque "il coso", "il coso tondo", "il coso per le foto".
Le immagini di esempio sopra sono prese da Web.

La macchina la uso per pigrizia nell'80% dei casi in automatico con messa a fuoco manuale e sempre senza cavalletto, anche questo per pigrizia e per tempo (del resto il piatto mi si fredda, non so voi!).
"Il coso" lo sto usando parecchio ultimamente perché con l'arrivo della stagione fredda la luce è diminuita un bel po' e tende al grigio.

2) Scenari, sfondi, mise en place: ecco qualche esempio.


Si va dai semplici canovacci a camicie in disuso ritagliate, vecchie federe di cuscini, pigiami e tanta tanta roba riciclata.
Per gli sfondi utilizzo poi vassoi, foulard, tavole in legno, e soprattutto il bancone bianco della mia grande e luminosissima cucina.
Anche con le mise en place mi posso sbizzarrire. Io in casa ho solo un servizio di piatti, numeroso sì, ma uno solo. Tazze, tazzine, piattini e robe varie, o mi sono state regalate, o le ho prese in prestito da mamma, suocera e zia (che collaborano con tantissimo piacere e a volte si divertono più di me!), o le ho prese con le raccolte punti del supermercato.
Altre volte sono cose riciclate da gelaterie o locali di altro genere tipo coppette, cucchiaini o palette.
Ho comprato davvero pochissime cose. Questo perché mi sono imposta di non spendere molto in chincaglierie. Del resto è un blog da cui non traggo reddito e quindi cerco di ridurre al minimo le spese.

3) Il tema più difficile, ma anche indispensabile: la luce.
Fotografo praticamente sempre con luce naturale. Raramente ho fatto foto serali e quelle che ho scattato non mi sono piaciute. Le uniche che posso salvare sono quelle in cui ho scelto uno sfondo scuro in cui i colori bluastri della sera e gialli delle lampade vengono molto attutiti (secondo me eh!). Ecco l'unico esempio che ho pubblicato qui.

Non tutte le ore del giorno vanno bene però. La luminosità infatti varia molto da estate a inverno e nelle ore del giorno. In estate l'arco di tempo in cui poter fotografare si estende molto: dalle 10 alle 16, mentre in inverno dalle 11 alle 14 e il tempo deve essere anche clemente. Nelle altre ore la luce oltre ad essere più debole crea anche notevoli ombre.

E vedo già questa domanda nelle vostre testoline belle: "Che fai se quando cucini la luce non è ideale o il tempo è brutto?" Mangio, gusto e rifotograferò tutto un'altra volta. Ecco che faccio. Pazienza, tanto cucinare mi piace.

Dove fotografare? Io fotografo sul bancone della cucina, sul tavolo o sotto la finestra e mai con la luce diretta sul piatto). La luce è preferibile di fianco o in controluce (sempre poca altrimenti si rischia la classica chiazza scura su sfondo bianco).

In funzione della luce che ho nella stanza decido l'esposizione della macchina. E' automatica sì, ma mi permette di regolare questo parametro, non come valore, ma come riscontro sullo schermo. Di solito la aumento leggermente ma non troppo.
Metto a posto il soggetto e poi scelgo il punto in cui mettere a fuoco. Generalmente sono più di uno (a volte lo fa in automatico da sé e mi va bene così).
Dico al soggetto di sorridere e di mettersi nella posa migliore (ma non collabora quasi mai! vedi punti a), b), c) sopra), scatto, scarico le foto sul PC e poi le guardo. Scelgo quelle che mi sembrano migliori e aggiusto solo quelle.
Non avendo programmi specifici o complicati uso Picasa, o il vecchio buon Pic Nic (che adesso è chiuso e compare sul mio Mac alla voce "modifica in kit creativo"), in genere le ritaglio, ridimensiono, aggiusto l'esposizione e infine aumento la nitidezza dell'immagine. Tutto proprio in questo ordine, ma solo perché non conosco altri modi. Se qualcuno fa altrimenti e meglio me lo dica che son ben contenta di cambiare e migliorare.
Eccezionalmente modifico i colori se vedo che la luce era troppo bluastra (generalmente in inverno) o troppo gialla.
Non ritocco mai le foto, al massimo mi può capitare di cancellare qualche briciola di troppo, opacizzare uno sfondo di casa, o cose del genere.

Purtroppo il voler fotografare con luce naturale mi obbliga a concentrare gli scatti nel weekend. Questo finché non troverò un modo economico (1) e che mi permetta di non usare strumentazioni che devo preparare prima (2) e che occupano un sacco di spazio (3).

E infine qualche accorgimento/trucchetto che uso.

1) Quando fotografo di solito indosso abiti chiari. Ho visto infatti (pagando sulla mia stessa pelle circa un centinaio di ricette di foto buttate) che usando maglie colorate il riflesso della mia maglia andava ad impattare sulle superfici chiare cambiandogli colore. In genere metto un grembiule bianco (adesso cucino con quello e ho dismesso ahimè quello super colorato) o una maglietta bianca. Viceversa, se fotografo in nero preferisco colori scuri.

2) Un ottimo trucchetto per aumentare la luce (che ho utilizzato fino a quando Massi più per pietà che per passione mi ha regalato il "coso" - riflettore pieghevole gnè gnè) è stato quello di utilizzare uno specchio. Posizionandolo adeguatamente si riesce infatti a migliorare l'esposizione del soggetto da fotografare. Anche l'utilizzo di un semplice panno bianco intorno o inclinato sopra può aiutare molto.

3) Questione di Parkinson o di fiato? Non usando il cavalletto rischio di avere foto smosse il più delle volte. All'inizio pensavo fosse anche solo una questione di tremore alle mani, mi sono accorta invece che era anche una questione di respiro. Un banalissimo sospiro poteva compromettermi una foto. Un piccolo trucco che uso adesso è quello di trattenere il fiato. Oramai mi viene automatico. Ipossia al cervello per credere!

Il tutto senza fasciarsi la testa; è una passione per me (fra le tante per altro!), non un lavoro!

Ecco, that's it! Spero di essere stata d'aiuto a chi mi aveva chiesto info e se avete dubbi, per quel che posso, sono a disposizione. :-)

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Questo per me è senz'altro l'autunno delle caldarroste. Credo di aver battuto il record di consumo di caldarroste nazionale. Son pronta oramai per le Olimpiadi. Una tira l'altra e a fine pasto o a merenda in questi giorni uggiosi e freddi non riesco a farne a meno.
La loro preparazione è semplicissima e dipende da se si dispone o no di una padella forata, di una stufa o solamente del forno.

Come preparare le castagne caldarroste in casa ricetta - Roasted chestnuts recipe

Caldarroste

Preparazione: 15 min.Cottura: 30-40 min.Riposo: nessuno
Porzioni: - Kcal/100 g: 190-200 circa
Ingredienti:

  • Castagne a gogò
Preparazione:

  1. Scegliere le castagne migliori verificando che non abbiano buchetti, spolverarle in un panno inumidito per pulirle bene e praticare con un coltello¹ ben affilato un'incisione trasversale ad ogni castagna sul lato più piatto (solo perché secondo me è più comodo) come nelle immagini.
    L'incisione non dovrebbe intaccare la polpa della castagna ma solamente il guscio e la pellicina interna.²
  2. A questo punto dipende da cosa abbiamo a disposizione per cuocerle.
    a) Se abbiamo l'apposita padella forata, versare le castagne in quest'ultima e metterle sul fuoco separate da uno spargifiamma, altrimenti brucerà solo il fuori e non cuocerà l'interno. Continuare a mescolarle spesso e cuocerle a fuoco basso.
    b) Se usiamo il forno (come ho fatto io in questo caso) dobbiamo infornarle in forno già ben caldo a 200-220 °C circa.
  3. In entrambi i casi ci vogliono dai 30 ai 40 minuti per cuocerle bene.
    Il tempo varia comunque in funzione delle castagne. Qualora fossero piccole è bene controllarle anche solo dopo 20 minuti. Una volta pronte conservarle al caldo fino al momento di consumarle.³
Note:

  1. Esistono in commercio anche appositi strumenti per fare più velocemente i tagli.
  2. Le castagne vanno tagliate perché altrimenti durante la cottura scoppiano. - Io una volta ne ho dimenticata una nella moltitudine e ho sentito uno scoppio in forno. La scena quando l'ho aperto è stata più o meno come quella del film Pulp Fiction quando per errore sparano in testa al tizio in macchina. Una castagnetta ha combinato un macello, ma va beh... son altre storie queste. - Ecco insomma, tagliarle tutte dunque.
  3. Generalmente le raccolgo e avvolgo in un panno pesante tutte assieme e poi le copro con un altro panno e le lascio in un contenitore per cercare di disperdere meno calore possibile.
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La mia nonna le adorava inzuppate nel vino rosso. Le lasciava nel bicchiere a macerare qualche minuto e poi le mandava giù sorseggiando.


P.S.: mi accorgo solo adesso, mentre scrivo e riguardo il post, che sul conetto di foglio di giornale che ho fatto per papparmele in allegria davanti a un film alla TV c'era scritto sul bordo "Buffet". Niente di più azzeccato. ;-)


L'orata è uno dei pesci che preferisco. Ogni volta che passo al banco pesce del supermercato e la trovo ne chiedo subito una, se poi è in offerta mi fiondo! E ogni volta che la signora ne sceglie una, la guardo e le dico: "No, no voglio la più grande, e me la può pulire per favore? Grazie.", e la tizia puntualmente strabuzza gli occhi.
L'ultima volta ha pure protestato: "Ma sono quasi sette etti!"
Embè, mica che se vado in gelateria e mi prendo quei bellissimi gelatoni con biscotti, cialde e cinque gusti (con cui magari ceno) la cameriera strabuzza gli occhi se me lo finisco pure.
In più questo è pesce (tanti Omega-3, proteine buone e tanta leggerezza) e me lo mangio di gusto e in quantità; inoltre tra interiora e scarti ne rimane un bel po' meno.

Ma passiamo alla ricetta, alla mia amata orata, che mangio tutta, bella, grande e grossa, solo io magari accompagnata da una bella insalata e qualche fetta di pane integrale di segale con tante noci e semini oleosi.

Pesce Orata al forno ricetta semplice e light con pomodoro e porri - Baked Sea bream recipe

Stavolta l'ho preparata con un ingrediente speciale che le ha dato una nota che mi è piaciuta un sacco, la crema di porri di Maso Giomo.


Orata al forno con crema di porri e pomodoro

Preparazione: 10 min.Cottura: 20 min.Riposo: nessuno
Porzioni: 4 Kcal/porzione: 420 circa
Ingredienti:

  • 4 belle orate (dimensione fate vobis)
  • 1 vasetto di crema di porri di Maso Giomo
  • 2 pomodori biologici
  • 2 cucchiai di capperi sott'aceto
  • Qualche rametto di timo
  • 20 g di olio extravergine di oliva
  • Sale Mediterraneo Maso Giomo q.b.
Preparazione:

  1. Accendere il forno in modalità ventilata a 180 °C.
  2. Prendere 4 orate già pulite dalle mani sapienti del pescivendolo e aprirle fino in fondo alla coda. In genere il pescivendolo infatti pulisce solo la parte centrale, mentre io a casa poi sfiletto fino in fondo costeggiando la spina centrale.
  3. Adagiarle su carta da forno o in una pirofila capiente e oleata.
  4. Aprire leggermente l'orata e stendere un generoso cucchiaino di crema di porri, dopodiché adagiare 2-3 fette di pomodoro tagliato sottile e infine cospargere con qualche cappero, timo e un pizzico di sale.
  5. Chiudere il pesce e stendere un altro cucchiaino di crema di porri sulla pelle dell'orata, adagiare qualche fetta di pomodoro, capperi e un rametto di timo.
  6. Ungere con un filo d'olio i pesci in superficie.
  7. Infornare per almeno 20 minuti fino a che le carni non saranno ben bianche e cotte.
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Al pari di funghi, frutta e frutti di bosco, asparagi selvatici e erbe e fiori spontanei sono legata alle castagne. Non c'è cosa che mi dà più soddisfazione che prendere dalla natura ciò che lei ci regala (a gratis!) stagionalmente e la soddisfazione è doppia quando vedo che al mercato questi frutti son capaci di farceli pagare pure un sacco di soldi.

Da piccolina con i miei genitori nei bellissimi enormi castagneti che avevo a qualche chilometro da casa in Toscana facevamo a gara a chi trovava la più grande e bella. Passavamo una mattinata in mezzo alla natura e ai boschi che si tingevano dei colori più caldi con ogni sfumatura dal giallo al rosso. Sotto i nostri piedi giaceva un tappeto di foglie morbidissimo su cui era un vero piacere camminare e centinaia e centinaia di ricci schiusi, o appena schiusi.

E che punture alle mani quando cercavo di aprirne qualcuno in cui intravedevo tre belle castagne in fila!
Babbo (il mì babbo, che se lo chiamo papà manco si gira e si offende pure) mi ha poi insegnato a provare a schiacciarli leggermente coi piedi per aprirli. Tutta un'altra cosa: castagne a gogò, polpastrelli ancora interi e calci per aria che neanche Kenshiro sparava così a raffica per staccare i ricci dalle scarpe.

Babbo cercava le castagne più grandi e grosse per stupirci, mamma raccoglieva meticolosa tutte quelle trovava con il risultato che in un sacco c'erano quelle più grosse e pesanti, ma di numero inferiore e nell'altro quelle normali ma a quintali.

Io ricordo che provavo a mangiarmele crude appena sbucciate e onestamente mi piacevano pure.

Ogni tanto cadeva un riccio e il mio papone, che di capelli in testa ne ha così pochi che potrei far l'appello per nome, metteva il berretto per paura di un attentato a quei due o tre superstiti che si ritrovava. Un paio di volte qualche bella spungolata se l'è beccata lo stesso poveretto. Beh, per lui eran moccoli e per noi... gran risate!

Qui, nella valle dove vivo, non ho castagneti vicini perché probabilmente siamo troppo alti in quota, ma abbiamo la fortuna di avere chi ce le regala, così anche quest'anno ne sono arrivate di bellissime e pure grosse.

Ho chiesto di prendere a Massi qualche foglia dal bosco (ovviamente non sono di castagni) per le foto e così ho scattato queste immagini.

Castagne nei ricci bosco raccolta - chestnuts

Zonzolando sul Web ho cercato di capirne un po' di più sulle proprietà di questo frutto zuccherino che a me piace così tanto (cito da wikipedia): "La castagna è un alimento sano e molto nutriente. A differenza dei frutti a polpa (mele, pesche,…) la castagna fresca ha un contenuto d'acqua del 50% circa (secca del 10%), un contenuto calorico di 200 kcal ogni 100 g (secca 350 kcal/100 g), un buon contenuto di fibra (7-8%), un eccellente apporto di glucidi zuccherini e amilacei (35% circa), un discreto contenuto di proteine di qualità, una bassa percentuale di grassi (3 g/100 g), un'alta percentuale di potassio, altri sali minerali come magnesio, calcio, zolfo e fosforo; infine, possiede vitamine idrosolubili (B1, B2, PP, C)."

Ma che voglio di più?


Ora forse in molti lo sanno già, ma io lo dico lo stesso, sia mai che fa comodo a qualcuno, che le castagne hanno un bachetto che fa il classico buchino e che si mangia l'interno e ci costringe a buttarle. Niente di strano fin qui, ma vi siete mai chiesti come mai anche castagne bellissime lasciate qualche giorno a riposo diventano marce o bacate? E' perché questo signorino bianchiccio e anellato se non ben identificato passa da una castagna all'altra e se le mangia tutte di gran gusto giorno dopo giorno.

Ricordo mia mamma che pazientemente ogni giorno o ogni due giorni passava le castagne una per una per vedere se erano intaccate. Al minimo segno le separava. Non dico i bachetti che ho visto in giro per bacinelle e contenitori e che un secondo prima era impossibile notare.
Questo permetteva di avere buone castagne a lungo.


Ah... e già che ci sono, se vi piacciono le castagne, vi consiglio di non perdetevi le sagre della "mondina" o della castagna in giro per la Toscana, son bellissime!


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