Enjoy food, travels and life

Un inverno passato in cantina immobili al buio e al freddo, rivestite da un sottilissimo strato di terra e polvere.
Alcune lievemente raggrinzite, altre con qualche bernoccolo bianco che spunta.
Ultime sopravvissute ad una stagione fredda, ventosa e nevosa.
A vederle così non gli si darebbe un centesimo, eppure...
Eppure queste patate così povere di acqua e così farinose rappresentano l'ingrediente perfetto per una delle ricette che sicuramente ogni casa ha sperimentato: il purè di patate.

Ricetta purè di patate soffice e cremoso - smooth and soft smashed potatoes recipe

In attesa delle patate novelle che arriveranno fra poco qui in montagna, ho deciso di fare spazio in cantina e utilizzare alcune delle ultime rimaste dello scorso anno. Fra i migliori impieghi per questo tipo di patate ci sono gli gnocchi (di cui ho già parlato qui) e il purè di patate.
Ecco qua la mia ricetta per un purè cremoso e liscio:

Purè di patate

Preparazione: 10 min.Cottura: 50 min.Riposo: nessuno
Porzioni: 4 Kcal/porzione: 360 circa
Ingredienti:

  • 1 kg di patate vecchie o farinose (tipo per gnocchi)
  • 250 ml di latte intero
  • 70 g di burro
  • 1 pizzico di noce moscata
  • Sale q.b.
Preparazione:

  1. Lavare accuratamente le patate scegliendo quelle della stessa dimensione in modo che abbiano lo stesso tempo di cottura. Se ve ne fossero di troppo grandi allora dividerle a metà o in quarti. Immergerle in acqua fredda con la buccia e portare tutto a ebollizione. Fare la prova della cottura controllando l'affondamento dei rebbi di una forchetta nella patata; se non troveranno resistenza allora sono cotte.
  2. Passarle allo schiacciapatate ancora con la buccia (che tanto verrà trattenuta), o una volta pelate ridurle in purea con un mixer.
  3. Trasferire la purea in una pentola a bordi alti, unire il latte poco a poco (per regolare la consistenza desiderata), la noce moscata e il sale. Mescolare energicamente, infine unire il burro a pezzetti¹ continuando a girare in modo che si sciolga completamente.
  4. Continuare a mescolare sino a che il purè non risulterà omogeneo, denso e liscio. Servirlo ben caldo.
Note:

  1. Eventualmente per una versione ancora più saporita unire 2-3 cucchiai di Parmigiano Reggiano grattugiato.
www.zonzolando.com © - All rights reserved


Baton Rouge, capitale della Louisiana, non era fra le tappe previste nel nostro viaggio. Si sa però che siamo zonzoloni e quando ci spostiamo lasciamo largo spazio all'avventura e talvolta all'improvvisazione, per cui quando l'abbiamo dovuta praticamente oltrepassare per raggiungere New Orleans ci siamo detti "perché non ci fermiamo pure qui a dare una sbirciatina veloce?" e così è stato.

L'origine del nome Baton Rouge, che in francese significa "bastone rosso", è ben descritta in questo sito qui; traducendo dall'inglese si tratta in sostanza del nome dato dai primi esploratori francesi che nel 1699 arrivarono in queste terre dominate ancora da varie tribù indiane. Scelsero questo nome poiché avevano trovato pali, stecchi (bastoni appunto) su cui venivano attaccate carcasse (generalmente teste) di animali portati in sacrificio dagli indiani che insanguinavano il legno colorandolo di rosso e che probabilmente servivano per segnare confini e differenziare territori di caccia delle varie tribù.

Cosa fare e vedere a Baton Rouge Louisiana USA what to see and do America consigli di viaggio trip advices

La prima attrazione che abbiamo deciso di visitare è stata l'Old State Capitol, la vecchia sede del Campidoglio risalente al 1929 che si trova in pieno centro. La struttura oggi è adibita a museo, poiché la nuova sede è stata trasferita nel Louisiana State Capitol. L'ingresso è gratuito e per gli orari consigliamo di consultare il sito ufficiale qui. E' bene tenere presente che di solito i musei americani chiudono molto presto; questo salvo cambiamenti chiudeva tutti i giorni alle 16:00!
Appena entrati siamo rimasti stupefatti e affascinati; non preparati a questa meta non sapevamo cosa aspettarci. Una bellissima scala a chiocciola che domina un grande atrio decorato e piuttosto buio (a dispetto della facciata luminosa e bianca) ci ha fatto immediatamente capire che questo palazzo meritava una bella visita.


Ci sono venute incontro due signore "agées" (mettiamola così va... per essere eleganti alla francese, visto che siamo in Louisiana) volontarie della struttura che, con una gentilezza unica, si sono proposte di farci da guida.
Capendo che eravamo turisti stranieri una delle due ci ha parlato per una quindicina di minuti della struttura in maniera chiara e comprensibile (capacità rara per gli americani che generalmente risbrodolano alla stessa maniera le parole anche se gli si chiede cortesemente di ripetere). Ci ha descritto la storia del palazzo, fatto una panoramica delle varie sale e di cosa potevamo fare e vedere all'interno del Campidoglio, dopodiché ci ha lasciati liberi di esplorare la struttura.


Come sempre quando c'è da metter mano a musei, sale, racconti storici, marketing e comunicazione, gli americani sono dei maestri e questo museo non fa eccezione: la rappresentazione storica del posto, la documentazione esposta (spesso non con oggetti originali ma ricostruzioni) è fatta in maniera impeccabile; si passa da video tridimensionali, luci, computer touchscreen, a attività che coinvolgono attivamente il visitatore stesso, rendendo la visita scorrevole e piacevole.
La cosa che però più ci ha affascinati è stata la straordinaria cupola a mosaico che si irradiava sulle nostre teste esattamente sopra la scala a chiocciola che si sviluppa proprio intorno al pilastro portante. Uno spet-ta-co-lo!


Siamo saliti bramosi di vedere il resto. Abbiamo visitato le sale ai lati, quelle che ospitavano il Senato e la Camera dei Deputati e le altre sale limitrofe, dove siamo stati letteralmente rapiti dalle luci che attraversano le vetrate a mosaico. Abbiamo capito molto bene perché questa struttura funge oggigiorno non solo da museo ma anche da sale per ricevimenti e matrimoni. Una sala è stata addirittura adibita a raccogliere le fotografie di coloro che hanno festeggiato il matrimonio fra queste mura.


Prima di uscire siamo passati a salutare le signore che ci avevano accolto all'ingresso per ringraziarle e per farci consigliare un posticino carino dove poter assaggiare la cucina tipica del posto che fosse anche economico, ma soprattutto vicino visto che il tempo stava peggiorando e noi non avevamo voglia di riprendere la macchina per spostarci in città.
Dopo tanta carne, T-bones, burger, briskets eccetera era giunta finalmente l'ora del pesce e della fantastica (ma che dico fantastica?), straordinaria (ma che dico straordinaria?), superlativa cucina della Louisiana: un mix di piatti, ricette e culture che hanno dato vita a una delle cucine più intriganti che esistano al mondo.
E io... non aspettavo altro!

E' al Poor Boy Lloyd's che ho assaggiato la prima cup di Seafood Gumbo della mia vita. La "cup" si differenzia dalla "bowl" per le dimensioni: la prima è piccola (come si vede in foto), mentre la seconda è una porzione normale. Il Gumbo è una delle ricette tipiche della cucina cajun, ossia dei francesi dell'Accadia canadese spostati forzatamente dagli inglesi in Louisiana, che prevede una 'zuppa' a base di riso con aggiunta di pesce o carni e quasi sempre con aggiunta di qualche insaccato a pezzetti.
Un piatto che racchiude in sé non solo sapori forti e buonissimi, ma tutta la storia degli immigrati francesi, africani e spagnoli che hanno fuso le loro origini, culture e tradizioni per costruire la storia di questi luoghi. Gustare il Gumbo non è solo assaggiare una semplice zuppa, è assaggiare un pezzo di storia americana.
Ne abbiamo assaggiati anche di migliori, ma di questo parleremo in un post speciale tutto dedicato a questa straordinaria cucina.


Il nostro pranzo è proseguito con un "cake" di granchio (che non si vede perché sommerso di patatine fritte) davvero buonissimo. Si tratta della polpa di granchio tritata, mescolata con ingredienti vari che cambiano a seconda del ristorante e poi impanata e fritta. Generalmente viene servita (anche se purtroppo qui non si vede bene) sul guscio della chela rotta a metà.


Anche Massimiliano ha voluto provare un piatto tipico (molto più american style però): il Po'Boy (o Poor Boy), un sandwich con pane tipo baguette, che a differenza del classico panino "bun" non è molliccio e tondo, e che viene farcito con pesce fritto o con roast beef. In pratica un nostro classico buon panino ben farcito accompagnato con patatine fritte.


Il locale che ci hanno consigliato le signore tutto sommato non ci ha deluso, soprattutto come primo approccio alla cucina cajun e creola.

Riassumendo:
Periodo: febbraio 2014
Dove: Poor Boy Lloyd's, 201 Florida St - 70801 Baton Rouge (Louisiana, USA)
Pregi: buona cucina locale, locale accogliente ma senza pretese, piatti in ceramica (non da poco in USA!), economico.
Difetti: i crackers per accompagnamento al gumbo noooo!


Appena usciti dal locale siamo stati investiti da raffiche di vento che manco avesse dovuto passare un uragano da lì a un minuto. Ci siamo diretti subito al Louisiana State Capitol, la nuova sede del Campidoglio. Avrei voluto fotografarlo da fuori ma mi si sarebbero staccate le dita dal freddo, per cui ci accontentiamo di averne fotografato almeno l'interno. Per avere un'idea di come si presenta in una splendida giornata di sole basta cliccare qui.
Anche questa struttura è pubblica e gratuita e all'ingresso, come per tutti i Campidoglio delle Capitali USA, si deve passare dal controllo sicurezza.


Dalla hall centrale si può accedere alle sale del Senato e dei Deputati (Representatives). Al contrario di Austin quando siamo andati noi non era in corso nessuna seduta per cui le sale erano completamente vuote, salvo un paio di inservienti che si stavano facendo una bella pennichella post pranzo e che abbiamo svegliato entrando. ;-)


Con la sua torre centrale costituisce l'edificio più alto della città. Grazie a un ascensore si può salire fino in cima dove si trova un piccolo shop con cianfrusaglie varie (sì, pure quassù!), ma soprattutto da dove si può godere di una splendida vista della città. Il temerario Massi ha sfidato le correnti d'aria per scattare queste foto, io per paura di volare via mi sono "goduta" tutto dalle grandi porte a vetri.


Non abbiamo dubbi che questa città abbia da offrire molto di più, ma visto il meteo avverso, il poco tempo a disposizione e il fatto che si trattava di una tappa non prevista, siamo risaliti in macchina per riprendere il nostro viaggio. Nella foto qua sotto eravamo appena partiti e stavamo attraversando l'Horace Wilkinson Bridge, il ponte che collega le due sponde opposte del fiume più lungo del Nord America, il Mississippi.


La prossima tappa degli zonzoloni? New Orleans e la straordinaria cucina della Louisiana. A presto!


Se infilassi le dita nella presa della corrente sono io che darei la scossa a lei. In questo periodo sono così carica che mi faccio paura da sola. Vado a letto tardi, mi sveglio presto, anzi prestissimo e un paio di giorni ho persino avuto la sensazione di essermi riposata per bene: sazia di sonno.
Secondo me è la primavera.
Questa carica di energia nell'aria che tocca il culmine in giugno, con l'arrivo dell'estate mi travolge.
E io me la godo. Mi godo fiori, natura, aria, tramonti, frutta, bosco e primizie.
Fra quest'ultime ci sono i piselli.

Crema vellutata di piselli ricetta primo piatto light vegetariano senza glutine - gluten free veggie pea soup recipe

A parte il mangiarli crudi appena sgranati (che sono buonissimi!) ho deciso di impiegarli per realizzare una semplice crema vellutata per la sera, visto che qui fa ancora un po' fresco. Fra un po', quando non saranno più la novità ma verdura di stagione e ci avrò fatto un po' la bocca, allora forse li sposerò con qualcos'altro.
Per adesso no, volevo solo loro; non volevo nessun profumo o aroma in più, li volevo come i re del piatto.

Crema di piselli

Preparazione: 10 min.Cottura: 35 min.Riposo: nessuno
Porzioni: 4 Kcal/porzione: 220 circa (senza crostini)
Ingredienti:

Per la crema:
  • 450 g di piselli freschi (o congelati)
  • 1 cipolla bianca media
  • ½ carota
  • ½ costa di sedano
  • Lattuga, qualche foglia (facoltativa)
  • 40 g di panna
  • 20 g di olio extravergine di oliva
  • 30 g di amido di mais
  • 10 g di burro
  • Timo, qualche fogliolina
  • Sale e pepe q.b.
Per la decorazione:
  • 4 rametti di timo fresco
  • Crostini di pane (integrale di noci e lino nel mio caso)¹
  • Qualche goccia di panna
  • Olio extravergine di oliva
Preparazione:

  1. Tritare finemente la cipolla, il sedano e la carota e metterli a soffriggere nell'olio caldo in una casseruola dai bordi alti.
  2. Dopo 5 minuti unire le foglie di lattuga lavate e tagliate, unire i piselli e qualche fogliolina di timo per profumare e poi coprire il tutto a filo con acqua. Portare a cottura i piselli per circa 15-20 minuti.
  3. Passare con il frullatore a immersione fino ad ottenere una crema liscia e omogenea.
  4. Unire la farina setacciata, la panna e una noce di burro. Mescolare e lasciare cuocere per altri 10 minuti in modo che la crema si rapprenda fino alla consistenza desiderata. Qualora fosse invece troppo densa allungare con acqua o latte.
  5. Servire con crostini di pane, qualche goccia di panna per decorazione e i rametti di timo. Io ho messo anche qualche pisello intero tenuto da parte prima di passarli al frullatore. Un giro d'olio extravergine di oliva a crudo e in tavola!
Note:

  1. Per i celiaci si può sostituire i crostini di pane con del riso bollito (molto buono ugualmente).
www.zonzolando.com © - All rights reserved

Magari se smettessi di mangiarli mentre li sgrano potrei metterne da parte un po' e congelarli.
Ah! A proposito... questa crema si può congelare. Io ne metto da parte a fine stagione un po' per i mesi successivi. Quando la scongelo preparo crostini o cereali bolliti e mezza cena è fatta in poco tempo.
Come direbbe Vulvia di Corrado Guzzanti: "Sapevatelo!" ;-)


L'ultima città che abbiamo vistato prima di lasciare il Texas dopo Dallas, Austin e San Antonio è stata la gigantesca Houston, la più grande metropoli del Texas e la quarta città degli Stati Uniti per popolazione.
Lasciata la macchina in un parcheggio "vicino" al Downtown ci siamo spostati a piedi. Di chilometri ne abbiamo macinati un bel po' per cercare di vedere il più possibile, ma dobbiamo ammettere che per qualcuno non abituato a spostarsi così potrebbe essere davvero esasperante e quindi potrebbe essere più sensato utilizzare mezzi pubblici (purtroppo un po' carenti) o addirittura l'auto.

Cosa fare e vedere a Houston Texas USA what to see and do America consigli di viaggio trip advices

La benzina costa pochissimo, siamo del resto nella patria americana del petrolio, e praticamente poche persone si spostano a piedi tranne forse nelle zone più centrali. Tutto è a misura di take-away drive-through in modo da non dover nemmeno slacciare la cintura dell'auto per scendere.


La città è molto famosa per l'attenzione all'arte e alla cultura e in particolare per il Museum District, il quartiere dove si incentrano numerosissimi musei fra i quali il Museum of Fine Arts che costituisce la più antica galleria d'arte del Texas visto che è stato inaugurato nel 1900. Qui si possono ammirare opere di Rodin, degli impressionisti francesi e di artisti americani contemporanei.
Sono presenti anche l'Holocaust Museum, dedicato allo sterminio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale e il Museum of Natural Sciences che è consigliato visitare soprattutto se si viaggia con bambini (noi non siamo riusciti a visitare entrambi per motivi di tempo).

Non molto distante e a pochi chilometri a sud-ovest del centro si trova l'Hermann Park. Tutt'intorno passeggiando sui marciapiedi fra filari di alberi, si possono ammirare, fra giardini e alte siepi alcune fra le più maestose dimore storiche della città.
Qua sotto si può vedere il Marvin Taylor Exercise Trail, un percorso per allenarsi nel verde; in alto a destra il Boogie Woogie, un'installazione lignea nel parco di Patrick Dougherty (e volontari), e qualche scoiattolone (nei parchi americani non mancano mai) intento a mangiarsi qualche avanzo trovato in giro.


L'Hermann Park è enorme, con i suoi centottanta ettari richiederebbe una intera giornata per essere visitato tutto. Per fortuna sul sito che ho indicato nel precedente paragrafo c'è una comodissima mappa interattiva per orientarsi e che si può consultare anche cliccando qui. All'interno ospita lo Houston Zoological Garden, il Japanese Garden (ingresso per entrambi a pagamento), un campo da golf a diciotto buche, il Miller Outdoor Theatre, lo Houston Museum of Natural Science e molto altro ancora.
Abbiamo costeggiato il laghetto, osservato gente che faceva sport, che dava da mangiare agli uccelli o famiglie che passeggiavano nel verde, fino ad arrivare al Pioneer Memorial Granite Obelisk e al monumento dedicato al generale Sam Houston (che si vede a cavallo sullo sfondo) e che ha donato il nome alla città.


Dopo tanto camminare fra erba, prati, fontane e fronde abbiamo deciso di cambiare prospettiva e spostarci in centro città. Una bella scarpinata che ci ha richiesto di attraversare anche qualche punto poco raccomandabile, ma tutto è filato liscio e senza intoppi.
Il centro è collegato con un servizio metro i cui binari corrono per poche decine di metri anche sull'acqua. Ecco infatti le due rotaie che attraversano due piscine con fontane al centro della strada qua sotto.


La nostra passeggiata è proseguita fino a salire sulla JPMorgan Tower per ammirare lo skyline di Houston dall'alto. E' possibile accedervi gratuitamente raggiungendo il sessantesimo piano (ne ha in tutto settantacinque) e godere di una splendida vista su gran parte della città.
Non c'è da preoccuparsi a ricordare il piano: all'interno dell'ascensore c'è un solo pulsante disponibile che porta direttamente a duecentocinquanta metri circa dal suolo. I restanti ascensori sono dedicati agli uffici limitrofi e non sono accessibili ai turisti salvo autorizzazione.


Inutile descrivere il nostro stupore quando salendo ci siamo trovati davanti a questo spettacolo tutto per noi. Non c'era nessuno! Solo dopo qualche minuto è arrivata una coppia di signori russi che come noi si sono incantati ad ammirare un posto piuttosto che un altro e ad additare attraverso il vetro le zone visitate. Il tutto accadeva mentre alle nostre spalle un viavai di persone che probabilmente lavoravano nel grattacielo salivano e scendevano regolarmente con l'ascensore.


Per visitare le Water Wall abbiamo invece dovuto per forza prendere la macchina. Queste di trovano al 2800 Post Oak Blvd nel Great Uptown. Sono un muro d'acqua a forma di teatro situato in un parco rettangolare dove c'è posto per parcheggiare solo a pagarlo oro. E' un bel posto verde in città dove rilassarsi un po' fra la natura (sull'erba, perché di panchine non ne ho viste) e i rumori dell'acqua che scorre. Qui vengono fatti anche dei servizi fotografici a novelli sposini.


Credo che per Houston sarebbe stato necessario almeno un giorno in più per vedere tutto ciò che ci sarebbe piaciuto, ma il tempo a disposizione è sempre quello che è e ci accontentiamo più che felici di portare a casa almeno questi ricordi. Nel caso vedremo di fare una seconda puntata se mai ci sarà un'altra fortunata occasione. :-)


Benvenuti al nuovo appuntamento con la "Zonzolando's Serendipity Box", la scatola che serve a ricordare i piccoli grandi piaceri della vita cogliendo il meglio di ciò che ci offre.

Troppo spesso infatti le nostre giornate sono riempite di pensieri e preoccupazioni tendendo a dimenticare il bello che nella vita c'è (sempre!). Con questa scatola voglio immortalare, se non tutto, gran parte delle cose belle che riempiono la mia/nostra vita quotidiana (ma che potrebbe essere anche quella di tutti), dalle grandi alle piccole cose che ci rendono felici e, ancora meglio, sereni.

Sarà la primavera, sarà tutta l'energia che c'è nell'aria, saranno le giornate lunghe ma ultimamente non riesco a racchiudere in un'unica box tutte le cose belle che popolano il nostro quotidiano.
Questa volta batto ogni record e ne pubblico addirittura tre.
Parto da questa che era già in elaborazione nella scorsa box, ma che non ero riuscita a completare: la Serendipity Box n° 37.
  1. Alzarmi la mattina all'alba e mentre faccio colazione vedere questo panorama sopra i tetti delle case. Luci diverse, ore diverse, stagioni diverse, tempo diverso: ogni giorno, ogni ora non è mai la stessa. Non posso e non voglio abituarmi a questo spettacolo. Mentre sorseggio il mio cappuccione (quello preparato dal mio Massi è il migliore del mondo) penso: "La natura finirà mai di incantarmi? No, spero tanto di no."
  2. La prima zonzolata in moto della stagione. Dopo tanta acqua e freddo abbiamo finalmente avuto l'occasione di rispolverare giacche e moto e di partire con il vento fra i ca...pelli-schi. :-)
  3. L'impressione di freschezza, natura, benessere che regala una pergola verde (figurarsi in estate).
  4. Abbandonare il mio panorama (punto 1) per una colazione da golosoni. Ogni tanto ci vuole no?
  5. Il profumo e il gusto del pollo arrosto con le patatine fritte.
  6. La straordinaria bellezza e bontà del kiwi.

Ecco qui la Serendipity Box n° 38:
  1. Leggere i vostri commenti, leggere tutte le cose belle che mi scrivete. Stupirmi di tanto affetto ogni volta. Non è serendipity, è felicità!
  2. Passeggiare la sera e trovarsi di fronte ad un tramonto così. Fermarsi ad ammirarlo, godere di tutti i colori e sfumature, cercare di fermare l'attimo perché è uno solo. Domani non sarà più così, anche se sarà altrettanto bello.
  3. Una ricettina nata per scommessa in cinque minuti (o giù di lì) che mi ha regalato tanta soddisfazione: merluzzo e semi di papavero su crema di zucchine con concassé di pomodori.
  4. I buffet di certi aperitivi. E chi sa resistere?
  5. Riuscire a riunire finalmente un gruppo di amici che per lavoro e scelte di vita ha avuto una vera e propria diaspora. Ritrovarsi, vedere i cambiamenti, conoscere le famiglie, aggiornarsi sui dettagli (perché in contatto si è sempre) e festeggiare allegramente. Quanti ricordi, quante battute, quante risate!
  6. La mia prima zonzolata in montagna con il ginocchio ballerino che mi ritrovo. Salita OK, discesa KO! Ma che vista però...
  7. La bellezza dei bambini, ma ancora di più dei loro piedini. Di una dolcezza infinita!

E infine, la Serendipity Box n° 39 (almeno mi metto in pari con ieri):
  1. Il primo pranzo fuori porta all'aperto. I piaceri della buona tavola con "assaggi" (si fa per dire!) della tradizione culinaria mantovana: tortelli, mostarde, insalate. Essere così pieni da rinunciare sul momento ad un bel pezzo di torta sbrisolona, ma rimediare portandone a casa una intera. ;-)
  2. Una zonzolata lungo i laghi mantovani con le prime luci del tramonto. Che meraviglia di posto!
  3. Blogger che provano la mia ciambella alla ricotta e limone (questa qui), che rimangono soddisfatte e che le ripubblicano a loro volta, sono felicissima. Quella di Monica la trovate qui.
  4. Ogni tanto per lavoro ritrovarmi fra i banchi di scuola ma al posto del prof. Che cose strane, eppure mi piace un sacco. :-)
  5. Il caffè macchiato con la sua schiumetta sopra che farla bene è un'arte.

L'aforisma di questi giorni è:
"Molte persone entreranno e usciranno dalla tua vita,
ma soltanto i veri amici lasceranno impronte nel tuo cuore."
(Eleanor Roosevelt)


Ho passato non solo giorni o piccoli momenti sereni, ma proprio felici. Sono felice nel momento stesso in cui ricordo di esserlo stata. Non voglio dimenticare, voglio fissare, immortalare. In questo istante apprezzo ancora di più il piccolo spazio di serendipity nel blog: l'esercizio quotidiano del buonumore.
Ciao, alla prossima! :-)


Di quelle che più semplici non ce n'è.
Di quelle che gli ingredienti sono più o meno quante le dita di una mano.
Di quelle senza olio, né burro, senza sensi di colpa, leggere leggere.
Di quelle che sono profumate di agrume, fresche, umide, che si inzuppano perfettamente, morbide.
Di quelle che nascono così, senza ricetta, e poi che vengono bene e allora sì che ci si segnano per bene le dosi.
Di quelle così veloci nella preparazione che nemmeno il forno si preriscalda in tempo.
Di quelle fatte, rifatte e strafatte (che io quasi son stufa).
In casa provo a chiedere di cambiare, ma in questo periodo non c'è verso, chiedono solo questa.
Allora provo a variare: dalla versione base senza niente sono passata alla decorazione colante sopra, una volta solo zucchero a velo, una volta col cacao, una volta... chissà che mi inventerò. Tanto la rifarò ancora presto, lo so.
E allora andiamo con questa ricetta oramai inedita solo al blog.

Dolce senza burro ricetta facile ciambella alla ricotta e limone buona e soffice - light low fat soft easy lemon bundt cake recipe

Mesdames et Messieurs,
ecco a voi la ciambella alla ricotta e limone! Quella che oramai detiene il primato del dolce più sfornato (e mangiato!) in casa Zonzolando.
Se vi piacciono i dolci freschi, umidi, morbidi e profumati al limone ma soprattutto leggeri, ecco un dolce che fa per voi.

Ciambella alla ricotta e limone

Preparazione: 15 min.Cottura: 40 min.Riposo: nessuno
Porzioni: 10 Kcal/porzione: 200 circa (senza decorazioni)
Ingredienti:

Per la ciambella:
  • 230 g di farina 00
  • 3 uova
  • 250 g di ricotta
  • 16 g di lievito per dolci (1 bustina)
  • Scorza grattugiata di un limone biologico non trattato
  • 150 g di zucchero
Per la decorazione (facoltativa):
  • 100 g di zucchero a velo
  • 1 cucchiaio di succo di limone
  • 1 cucchiaino di acqua tiepida
oppure:
  • Zucchero a velo per spolverizzare
Preparazione:

  1. Preriscaldare il forno a 170 °C in modalità ventilata.
  2. Grattugiare la scorza di un limone facendo attenzione a non grattare la parte bianca.
  3. Montare le uova con lo zucchero con delle fruste fino ad ottenere un composto chiaro, spumoso e che sia più o meno quadruplicato di volume (per circa 10 minuti quindi).
  4. Unire la scorza e poco a poco la farina setacciata con il lievito e la ricotta, alternando gli ingredienti fino ad esaurimento. Amalgamare bene tutto.
  5. Ungere uno stampo con il foro nel mezzo del ø di 18 cm come quello in foto (stampi diversi producono un risultato leggermente diverso) e versarvi il composto cercando di essere uniformi e di non sbatterlo per non far perdere l'aria incorporata all'impasto.
  6. Infornare per 40-45 minuti senza mai aprire. Dopo 40 minuti fare la prova dello stecchino per controllare la cottura, se è asciutto spegnere il forno, altrimenti proseguire la cottura per qualche altro minuto.
  7. Una volta cotto lasciare il dolce nel forno spento per una decina di minuti e poi toglierlo per farlo raffreddare.
  8. Se si opta per la decorazione, poco prima di servire mescolare lo zucchero con il succo di limone (e eventualmente un goccio di acqua). Cospargerla sulle increspature del dolce aiutandosi con un cucchiaino. In alternativa spolverizzare la superficie con semplice zucchero a velo.
www.zonzolando.com © - All rights reserved

Per chi vuole la versione super light e ridurre al minimo il contenuto di grassi di questo dolce basta omettere la copertura di zucchero e se proprio si vuole strafare utilizzare ricotta light.
Per chi invece non ha problemi di dieta consiglio di provarla con ricotta di pecora ben sgocciolata dall'eventuale acqua in eccesso o con metà dose di ricotta sostituita con mascarpone: una goduria!
Vi ho detto che ho sperimentato no? ;-)


Provatela e fatemi sapere, sono curiosa di sapere che ne pensate. Io la trovo deliziosa con il latte freddo.


Benvenuti al nuovo appuntamento con la "Zonzolando's Serendipity Box", la scatola che serve a ricordare i piccoli grandi piaceri della vita cogliendo il meglio di ciò che ci offre.

Troppo spesso infatti le nostre giornate sono riempite di pensieri e preoccupazioni tendendo a dimenticare il bello che nella vita c'è (sempre!). Con questa scatola voglio immortalare, se non tutto, gran parte delle cose belle che riempiono la mia/nostra vita quotidiana (ma che potrebbe essere anche quella di tutti), dalle grandi alle piccole cose che ci rendono felici e, ancora meglio, sereni.

Fortunatamente in questo periodo non riesco a racchiudere in un'unica box tutte le cose belle del nostro quotidiano che vorrei immortalare e rivedere con gioia; anche questa volta quindi ne ho fatte due.
Questa è la prima parte del resoconto degli ultimi giorni trascorsi, la Serendipity Box n° 35:
  1. Una zonzolata dopo tanto tempo a Firenze. Quanto è bella questa città? Quanto?!?!
  2. Fare regali alle persone a cui vogliamo bene.
  3. Zonzolare in una fresca e uggiosa mattina e trovare una sventurata chioccioletta errante che attraversava la strada. Giocare un po' a farle ritrarre le corna e poi portarla in salvo fra i fili d'erba.
  4. Trovare per caso lungo il cammino una sempre più rara salamandra! Che avvistamento! Evviva! :-)
  5. La nascita di un paio di oche nell'incubatrice. Vederle tutte bagnate alla schiusa e poi trovarle così gialle e asciutte poco dopo. Che meraviglia la natura!
  6. Un tramonto fra le montagne dai colori incredibili mentre un sottilissimo spicchio di luna alta in cielo apre le porte alla notte.
  7. Le strade di campagna in montagna fra distese di tarassaco in fiore e erba di un verde così brillante che succede solo in primavera.

E questa è la seconda parte, la Serendipity Box n° 36:
  1. Una zonzolata sulla Strada del Ponale di cui avevo già parlato qui.
  2. Zonzolare per campi e soffiare sul fiore che per me è l'emblema dello zonzolare: il soffione.
  3. Ferraglia che viene e ferraglia che va.
  4. Partecipare come relatrice ad un convegno per me molto importante.
  5. Fare una capatina a Cibus in ottima compagnia e trovare persino uno stand con il mio nome. Hihih! Tra l'altro abbiamo avuto modo di conoscere un sacco di prodotti e assaggiarne di davvero ottimi.
  6. Dottoreee! Pure a Cibus non mi sono risparmiata e quando c'è stata l'occasione di assaggiare un ottimo gelato (detto a posteriori) non mi sono tirata indietro.
  7. Ari-dottoreeee! Pure a casa non avendone avuto abbastanza mi sono fatta due etti di (segnatevela che è fantastica!) gelato al fiordilatte con un cucchiaio di miele millefiori, fiocchi di mais e mandorle in scaglie. Momenti di puro godimento!

L'aforisma di questi giorni è:
"Il silenzio dell'invidioso fa molto rumore."
(Kahlil Gibran)


Fuggendo dalle persone così mute da emettere dei veri e propri boati, per godermi a più non posso i momenti di serendipity, auguro a tutti di trovare o arricchire la propria box personale delle piccole cose che rendono speciale ogni giorno tutti i giorni.


Elena: "Massi, ma quant'è che non si va a fare una zonzolatina a Firenze? Ci saranno sempre l'Arno, Ponte Vecchio, gli Uffizi e il Battistero? Bisogna andare a dare una controllatina eh. Che dici?"
Massimiliano: "Boh, mi sa che è veramente un sacco. Non me lo ricordo nemmeno io quant'è. Maaaaa... già che ci siamo, perché dopo tutte ste cose non andiamo pure a dare una controllata se ci sono ancora i paninazzi con il lampredotto o la finocchiona?"

Detto fatto!
Di lì a qualche giorno zonzolando per Firenze:
✔ Arno
✔ Ponte Vecchio
✔ Uffizi
✔ Battistero
✔ (tanto altro...)
Check effettuato. A Firenze in una giornata splendida e dal clima perfetto c'era tutto: la solita marea di turisti, noi che saremo stati immortalati in chissà quante miliardi di foto sparse per il mondo, gli infiniti angoli da visitare, la miriade di monumenti da ammirare, tutto straordinariamente bello come nei nostri ricordi.
Firenze c'era, splendida come sempre, piena di cose da raccontare, ma questo magari in un altro post.
Oggi vi parliamo dell'ultimo check che abbiamo fatto:

✔ Mega-panini con finocchiona o lampredotto

Non si può zonzolare per Firenze senza una bella, grossa e saporita schiacciata (focaccia) farcita con dell'ottima finocchiona o con un favoloso paninazzo traboccante di lampredotto: le due vere e proprie istituzioni culinarie di questa città.

Per chi non le conoscesse ecco una breve descrizione:
- la finocchiona è un tipico insaccato toscano a base di carne di maiale macinata e aromatizzata con semi di finocchio, aspetto da cui prende il nome. La sua storia è davvero particolare poiché i semi di finocchio non venivano impiegati tanto per l'aroma o per una migliore conservazione, quanto per nascondere o mascherare l'eventuale deterioramento delle carni impiegate.
E' proprio da questa pratica che è nata l'espressione "infinocchiare" nel senso di ingannare.

- il lampredotto è un trito fatto con il quarto stomaco bovino, l'abomaso, localmente soprannominato per l'appunto lampredotto. Essendo una frattaglie costituiva un piatto povero della cucina fiorentina mentre oggi invece rappresenta un piatto della tradizione rinomato e ricercato. I "trippai da strada" a Firenze sono tantissimi e lo servono nel "semelle" (il panino) assieme a varie aggiunte, come la nota salsa verde, olio piccante o salse aromatiche in versione "bagnato" ossia quando una metà del pane viene intriso di sughi per renderlo ancora più gustoso.

I posti dove mangiare queste due specialità gastronomiche sono moltissimi; noi oggi abbiamo deciso di raccontarvi di un posticino dove siamo rimasti soddisfatti, ovviamente facendolo come sempre senza alcun interesse, semplicemente raccontando la nostra impressione: "All'antico Vinaio".


Questo locale, che si trova a due passi dal centro, è veramente minuscolo. A destra dell'entrata uno stretto bancone corre lungo la parete, ma è difficile sostare nelle ore di punta perché il negozio è sempre straripante di gente. Questa foto l'abbiamo scattata la mattina presto, quando gli stomaci sono per lo più propensi a mettere in pancia un cornetto o una brioche piuttosto che un paninazzo di proporzioni considerevoli bello rimpinzato.


L'interno è rivestito in modo caratteristico, fra bottiglie e salumi appesi compaiono anche simpatici cartelli in dialetto degni dell'ilarità toscana. Anche il personale è cordiale e propenso alla battuta, ma soprattutto a consigliare il migliore abbinamento fra gli ingredienti esposti.
Sì, i panini o le focacce vengono infatti preparati sul momento con gli ingredienti a disposizione dietro il bancone. Si va dai classici salumi come prosciutto, finocchiona, salame, porchetta, lampredotto (non tutti i giorni, se non sbaglio mi par d'aver capito solo il giovedì), formaggi, mozzarella, burrata, verdure e salse varie (verde, al pecorino, ai carciofi ecc.).


Le focacce arrivano fresche fresche man mano che servono dall'osteria antistante che prende lo stesso nome e in cui ci si può sedere e ordinare taglieri di salumi, pappa al pomodoro o altre specialità (purtroppo quando siamo andati noi il locale era chiuso).
Ecco qua un signore che ho immortalato frettolosamente mentre eravamo in fila, che portava i rifornimenti ai ragazzi dietro al bancone. Non vi dico gli sguardi affamati della gente in coda che seguivano questo tagliere nell'attraversamento della strada.


Noi decisi a provare un po' di tutto e a dividercelo ci siamo fatti consigliare nell'abbinamento e il risultato finale è stato: una generosa dose (evvai!) di schiacciata con finocchiona, melanzane, crema di pecorino e un'altra schiacciata (sempre gigante) con prosciutto crudo, rucola, burrata e crema di carciofi.
Fa-vo-lo-se!


Purtroppo ne sono riuscita a fotografare una sola, l'altra era già stata intaccata dalle nostre fauci fameliche che, causa attesa prolungata in coda, non rispondevano più al nostro controllo. :-)
Il tutto per la modica e onesta cifra di 5,00 Euro a focaccia.
Torneremo? A queste condizioni, garantito!

Riassumendo:
Periodo: aprile 2014
Dove: All'antico Vinaio - via De' Neri, 65/n - 50122 Firenze
Pregi: ottimi panini, ottima qualità prezzo, personale cordiale.
Difetti: locale minuscolo, impossibile mangiarci dentro per il viavai, lunga coda per l'attesa soprattutto nelle ore di punta.


Conversazioni telefoniche padre-figlia a trecentocinquanta chilometri di distanza:

Crêpes con rape, salsiccia e stracchino ricetta facile - sausage, beet leaves and cheese filled crepes recipe

Elena: "Babbo vi veniamo a trovare il prossimo fine settimana."
Babbo: "Bene! :-) Ti preparo le rape."
Elena: " "


Qualche tempo dopo.


Elena: "Babbo quando ci venite a trovare?"
Babbo: "Presto. Ho capito, hai finito le rape. Te ne porto delle altre."
Elena: " "

Il detto "Se non è Maometto che va alla montagna, è la montagna che va a Maometto" non potrebbe essere più vero. Se non sono io che vado dalle rape, sono loro che vengono a me. E' una bellissima e buonissima legge per me.
In ogni caso il mio babbo sa che io adoro le rape e quindi me le prepara sempre. A quintali! Non sapete che pentolone che usa.
Tra mamma e lui fanno a gara a chi mi vizia di più tra piatti e ricette che adoro, e le rape sono un mio vizio, un grande, irrinunciabile e tanto sano vizio. Ma si può parlare di vizio quando qualcosa fa bene?


In questo periodo ne farei proprio incetta; amo il loro gusto leggermente amarognolo e trovo che con la salsiccia, o con le costolette di maiale siano a dir poco fantastiche. Le rape le mangio benissimo da sole, ma sono anche un ottimo pretesto per farmi mettere in pancia un pochino di carne.

L'ultima dose di rape bollite e congelate che mi ha portato il mio babbo l'ho impiegata in questa ricetta qua. Buona, buona, buona secondo me. Replicherei, se solo ne avessi ancora! Comprarle e farle da sola? Forse, ma non credo che riuscirò mai a farle buone come le sue.

Crêpes alle rape, salsiccia e stracchino

Preparazione: 15 min.Cottura: 40 min.Riposo: 30 min.
Porzioni: 8 crêpes Kcal/porzione: 280 circa
Ingredienti:

Per le crêpes:
  • 2 uova
  • 250 ml di latte intero
  • 120 g di farina 00 setacciata
  • 20 g di burro fuso
  • 1 pizzico di sale
  • Olio o burro q.b. per ungere la padella
Per il ripieno:
  • 300 g di foglie di rapa bollite e scolate
  • 1 spicchio di aglio
  • 10 g di olio extravergine di oliva
  • 1 salsiccia di maiale fresca
  • 200 g di stracchino
  • 40 g di Parmigiano Reggiano grattugiato
  • 20 g di mandorle in scaglie tostate
  • 1 ciuffetto di prezzemolo tritato finemente
  • Sale e pepe q.b.
Preparazione:

Per le crêpes:
  1. Unire tutti gli ingredienti in un frullatore e frullare per 30 secondi circa sino a che non si otterrà una pastella liscia e omogenea (oppure sbattere prima le uova e poi unire man mano il latte e la farina e infine il resto degli ingredienti). Lasciarla riposare coperta con pellicola trasparente in frigo per almeno 30 minuti.
  2. Scaldare una crêpiera o una padella antiaderente, ungerla con carta assorbente intrisa con un goccio di olio o con una piccola noce di burro fusa. Versare con un mestolo un poco di pastella e roteando la padella distribuirla uniformemente sul fondo. Cuocere per circa un minuto sino a che i bordi della crêpe tenderanno da soli a staccarsi dalla padella. Staccare delicatamente la crêpe con una spatolina piatta e girarla per cuocere l'altro lato. Trasferirla su un piatto e procedere così fino a esaurimento dell'impasto. Si dovrebbero ottenere circa 8 crêpes del diametro di 20 cm.
Per il ripieno e assemblaggio:
  1. In una padella con l'olio rosolare l'aglio tagliato a metà e privato della parte centrale.
  2. Unire la salsiccia spellata e sbriciolata con le mani, lasciarla cuocere per un paio di minuti sino a che rilascerà parte dei suoi succhi. Unire le rape e lasciare cuocere per una decina di minuti. Togliere l'aglio, salare e pepare.
  3. Farcire ciascuna crespella per metà con rape e salsiccia ben calde, un poco di stracchino e il formaggio grattugiato. Ripiegarle in quarti e passarle al microonde o in forno preriscaldato a 180 °C quel tanto che basta per sciogliere lo stracchino. Cospargere con mandorle tostate, prezzemolo tritato e infine servire.
www.zonzolando.com © - All rights reserved

Ehm... Pronto babbo? Quando è che mi venite a trovare? Dai dai dai! ;-)


E' in assoluto la mia macedonia preferita. Nella sua estrema semplicità amo mangiarla a fine pasto o per merenda da quando ero piccola. Ogni volta che il mio babbo decide di prepararla, da buon golosone, ci mette assieme pure una montagna di panna montata. La adoro! Potevo non pubblicarla?

Macedonia di fragole e banane perfetta per l'estate ricetta - summer strawberry and banana fruit salad recipe

Una intro così breve? Non è cosa usuale per la scribacchiona che è Elena, ma davvero non occorre aggiungere altro. Non posso rubare altro tempo per la lettura, bisogna correre a farla: è velocissima.

Macedonia di fragole e banane

Preparazione: 15 min.Cottura: nessunaRiposo: 30 min.
Porzioni: 6 Kcal/porzione: 120 circa (senza panna)
Ingredienti:

  • 500 g di fragole biologiche
  • 2 banane mature
  • 2 limoni non trattati
  • 80 g di zucchero
  • Panna montata a piacere (facoltativa)¹
Preparazione:

  1. Spremere il succo di due limoni e filtrarlo dai semi e dalla polpa; tenere da parte una buccia spremuta.
  2. Lavare accuratamente le fragole, tagliarle a pezzetti (tranne 6 a cui lasciare anche il picciolo) e le banane a rondelle. Unirle al succo di limone e spolverizzare con lo zucchero, mescolando accuratamente.
  3. Lasciare riposare la macedonia per almeno mezz'ora in frigo o fuori (fate vobis) in modo che i succhi delle fragole escano e si amalgamino bene con il limone e lo zucchero.
  4. Al momento di servire passare la buccia di limone spremuta tenuta da parte sui bordi delle coppe. Su un pezzo di carta da forno cospargere un po' di zucchero semolato, capovolgere le coppe per decorarle poggiandocele sopra. Versare la macedonia, decorare con le fragole tenute da parte e un ciuffo di panna montata.
Note:

  1. Per i vegani o intolleranti ai latticini basta ometterla o sostituirla con quella vegetale. Nel caso di persone intolleranti al glutine leggere attentamente l'etichetta del prodotto.
www.zonzolando.com © - All rights reserved

Ho indicato sei porzioni nella ricetta, ma in realtà potrebbero anche essere otto se consumata a fine pasto. Noi con queste dosi la mangiamo in cinque e il più delle volte facendo il bis. Come ho già detto siamo golosoni.


E la volete sapere una cosa? Se per caso (tanto non succede, ma metti caso che succeda) avanzasse un pochino del succo provate a metterlo su una pallina di gelato alla panna o al fiordilatte e poi ne riparliamo. Ma solo dopo, perché quando si è lì che si gusta tutto questo ben di Dio c'è solo un gran beato silenzio. :-)


Torna su