Enjoy food, travels and life

Benvenuti al nuovo appuntamento con la "Zonzolando's Serendipity Box", la scatola che serve a ricordare i piccoli grandi piaceri della vita, cogliendo il meglio di ciò che ci offre.

Troppo spesso infatti le nostre giornate sono riempite di pensieri e preoccupazioni tendendo a dimenticare il bello che nella vita c'è (sempre!). Con questa scatola voglio immortalare, se non tutto, gran parte delle cose belle che riempiono la mia/nostra vita quotidiana (ma che potrebbe essere anche quella di tutti), dalle grandi alle piccole cose che ci rendono felici e, ancora meglio, sereni.

Quella di oggi è la prima di tre puntate, che racconta il nostro ultimo viaggio all'estero, per la precisione in Israele e Giordania.
Per la prima volta ho deciso di raccontare un nostro viaggio attraverso queste box.
Di solito dedico un post all'argomento (e magari chissà lo farò pure), ma questa volta mi andava di farlo in una veste nuova. Con le serendipity box per l'appunto.
Del resto, come può un viaggio non essere una gigantesca serendipity box?
Ebbene, ne ho create ben nove (tre per ogni puntata-post) tutte che si possono ricondurre a tre tematiche diverse, che hanno reso il nostro viaggio indimenticabile: le cose che ci hanno colpito, i luoghi visitati e il cibo.

Inauguro la raccolta con la prima box delle cose che ci hanno colpito e che ci hanno arricchito con nuove incredibili esperienze, la Serendipity Box n° 183:
  1. La partenza per un viaggio turistico è sempre un momento di serendipity, ma questa volta è stata davvero particolare.
    Prima di imbarcarci sull'aereo per Tel Aviv, i "classici" controlli di sicurezza si sono rivelati alquanto minuziosi. Gli agenti della sicurezza ci hanno separati e letteralmente interrogati per mezz'ora (davanti ai box in foto). Siamo stati divisi perché gli inservienti potessero verificare che le versioni dei nostri racconti coincidessero. Una volta finite le domande, alcune anche molto personali, si sono riuniti, hanno verificato le versioni e ci hanno finalmente riuniti. Non contenti, finito l'interrogatorio, ci hanno aperto e ispezionato le valigie in ogni singolo centimetro, analizzate e infine accettate.
    Per chi se lo stesse chiedendo: no, non abbiamo le facce da terroristi, né andiamo in giro vestiti come tali. Semplicemente il servizio di "sicurezza" funziona così. Con tutti questi controlli abbiamo ben capito il perché sul biglietto c'era scritto di recarsi all'aeroporto tre ore prima dell'imbarco. Di fatto un'ora noi l'abbiamo passata a raccontare ogni dettaglio della nostra vita che venisse richiesto e a richiudere le valigie che avevo accuratamente chiuso prima di partire da casa, e che hai controlli erano esplose sui tavoli in bellavista di chiunque. Evviva la privacy!
    Ma dove sta la serendipity in tutta questa tortura di attesa e invasione della privacy allora? Sta nell'aver vissuto pacificamente questo momento. Sì, non è simpatico sapere che potrebbe risuccedere e non è simpatico ricevere un trattamento da persona criminale quando si è un innocuo turista. Il momento di serendipity sta nell'aver vissuto anche questa esperienza che per fortuna è andata a buon fine. Una seconda volta? Uhm, anche no grazie.
  2. Pensavamo di andare a visitare un luogo ricco di storia, di fare un tuffo nel passato, ma... beh: ci siamo ritrovati nel marzo 2020. O almeno questa è la data che segnava la nostra macchina a noleggio nel momento in cui l'abbiamo presa. A chi fosse sorto il dubbio: no, non eravamo su una DeLorean a plutonio. ;-)
  3. Non avete idea di quanti di questi pezzi di metallo attaccati agli stipiti delle porte abbiamo visto prima di capire che cosa fossero. Voi, prima di leggere qua sotto, lo sapete dire di che cosa si tratta? Beh, noi abbiamo pensato a tutto, ma proprio a tutto! Da robe per eliminare gli insetti, campanelli moderni, cosi per allarmare le case, aggeggi tecnologici di sorveglianza, strumentazioni Wi-Fi di qualche genere, ma in realtà non sono niente di tutto ciò. Dopo esserci stufati di arrovellarci il cervello abbiamo avuto il coraggio di chiedere e abbiamo scoperto nientepopodimeno che: non serve a niente! Non ha una utilità di fare qualcosa. E' un segno, un simbolo religioso ebreo, il cui nome è mezuzà. Si trova sempre sullo stipite esterno delle porte, alla destra di chi entra e più o meno ad altezza uomo. Quando si oltrepassa un mezuzà si recita in ebraico una benedizione che più o meno sta a ringraziare Dio, la sua esistenza e il fatto che abbia detto di attaccare questi cosi alle porte. In Israele è d'obbligo apporlo nelle case (degli ebrei ovviamente) subito dopo aver preso residenza.
  4. Vedere il Muro del pianto a Gerusalemme, le teste ciondolanti in preghiera e rituali tanto diversi da noi sono una bella esperienza da fare. Sapere invece che se avessi voluto vederlo da vicino allora mi sarei dovuta separare da Massi non mi è piaciuto per niente. Donne e uomini hanno infatti accessi diversi e sono divisi da un separé che non permette di avvicinare gli uni agli altri. Questa separazione uomo-donna è una cosa che mi ha colpito molto in questo Paese e che mi è rimasta difficile da comprendere.
  5. Un'altra cosa difficile da capire e a cui si fa fatica ad abituarsi nei pochi giorni di permanenza che possono regalare un viaggio sono le quantità di armi e di gente armata che circola per le strade. I poliziotti israeliani (ma non so se è corretto definirli tali o se siano dell'esercito o altro) sono ovunque e sempre armati fino ai denti. "E' per sicurezza" il mantra che la gente ha in testa. Una delle cose belle che ci è capitato di vedere è stata vederli giocare a pallone con dei bambini per le strade di Gerusalemme. Una scena davvero indimenticabile.
  6. Questa foto non mi serviva per appurare che il cappuccino lo sanno fare, e anche meglio di tanti posti da noi in Italia (perché lo avrei messo nella serendipity dedicata al cibo altrimenti). L'ho tenuta come momento di ricordo per un dettaglio che ci ha fatto riflettere: ebrei e musulmani, che si fanno la guerra ogni giorno per ogni inezia da tanti anni, hanno alcuni tratti comuni che li rendono speciali: la gentilezza, disponibilità e infinità ospitalità verso noi "stranieri". Grazie a questi pregi abbiamo potuto vivere due settimane speciali, incastonate nei nostri ricordi come qualcosa di davvero eccezionale.
  7. Chi ci conosce sa che di verdure ne andiamo matti. Quando abbiamo visto le verdure più fosforescenti sulla faccia della Terra siamo rimasti di stucco. Al contrario del primo pensiero che balza in testa, non si tratta di sostanze radioattive o particolari OGM, ma semplicemente di verdure preparate con acidi (dal limone all'aceto per esempio) che ne esaltano i colori. Le rape rosse sono fucsia e i cavolfiori cotti nella curcuma prendono un colore giallo vivo e intenso. Buone? Sì, al pari di una classica e gigante giardiniera.
  8. Un'altra cosa che non ci aspettavamo è stato il modo di festeggiare il nuovo anno. In quell'occasione eravamo in un bellissimo hotel a Eilat e assieme alla gente che ballava aspettavamo il capodanno. L'aria era di festa, ma non quella di un capodanno a cui possiamo essere abituati noi. A dieci secondi dalla mezzanotte la musica si è interrotta, è partito il conto alla rovescia meno partecipato nella storia dell'uomo e poi... e poi... e poi...
    niente.
    Sono ripartiti a ballare, come se niente fosse. Nessuno che si baciava, nessun abbraccio, nessun botto, fuoco d'artificio o che ne so. Niente! Tanti auguri e balla! :-)

Ma veniamo alla box dedicata agli splendidi posti (e sappiate che Israele ne ha da regalare davvero un'infinità!) che abbiamo visitato, la Serendipity Box n° 184:
  1. Il Monte Tabor. Per arrivare in cima abbiamo scelto di salire a piedi nonostante che avessimo a disposizione la macchina. La salita non è ripida e in inverno la temperatura era più che accettabile. Sono molti i taxi o servizi di trasporto turisti che fanno su e giù e ci è stato più volte chiesto se avevamo bisogno di aiuto, ma abbiamo sempre declinato le gentili offerte. In cima ci sono due belle abbazie da poter visitare e la vista è veramente splendida.
  2. Acco (o anche Acri - i nomi dei luoghi purtroppo sono sempre più di uno e talvolta si fa fatica a intenderci) è una splendida città affacciata sul Mediterraneo. Qui si possono vedere le vecchie mura difensive edificate nei primi dell'Ottocento e la Città Vecchia di S. Giovanni d'Acri (Acri) che è stata inclusa dall'UNESCO fra i siti definiti "patrimonio mondiale dell'umanità". Qui abbiamo anche attraversato un tunnel sotterraneo che pare essere risalente al XIII secolo e che veniva utilizzato dai Cavalieri Templari per spostarsi da una parte all'altra della città.
  3. Il confine con il Libano. Il concetto di confine fra Stati per noi europei è quasi inesistente. Possiamo andare in Francia, Germania o qualsiasi altro Paese a noi vicino senza dover chiedere il permesso a nessuno e nemmeno dovendone rendere conto. Un "optional" di cui beneficiamo grazie ad accordi fra Stati a cui nemmeno facciamo più caso e che spesso diamo per scontato, ma che balza subito alla mente non appena si arriva al confine nord di Israele. Da qui non si passa. In Libano non ci si può andare. Non è che uno va al confine e a seconda se sta simpatico o no al doganiere ha il lascia passare o no. Qui ci si ferma. Finisce la strada. C'è un cancello e la zona è presidiata dai Caschi Blu dell'ONU.
    Il confine è un enorme cancello piazzato fra un'altura e una scogliera del mare. Intorno c'è filo spinato, torrette di guardia e ovviamente soldati. Oltre il cancello non c'è il Libano, ma una zona "cuscinetto" invalicabile oltre la quale, dopo X metri c'è il suolo libanese. Noi ci fummo.
  4. Le Grotte di Rosh Hanikra. Proprio a pochi passi dal confine si trovano queste splendide grotte scavate dal mare. Gli scorci blu, nell'oscurità della montagna, sono favolose. Per raggiungerle si può arrivare a piedi o con una piccola teleferica.
  5. I giardini di Bahai. Si tratta di giardini, o terrazze, curati dagli adepti della curiosa religione Bahai. Se volete approfondire cliccate qui. Si tratta di giardini curati con una perfezione che rasenta il maniacale. Sono veramente bellissimi ed è un piacere poter passeggiare lungo i viottoli di ghiaino ed ammirare ulivi, cipressi, aiuole fiorite, erbe aromatiche e prati all'inglese. Noi abbiamo visitato quelli nei pressi di Acco e la prima parte di quelli di Haifa (poiché sono chiusi al pubblico oltre un certo orario).
  6. Il Mar Morto. Poteva il mio maritino non sperimentare la spinta di galleggiamento del mare più depresso e salino sulla faccia della Terra? Nonostante l'acqua gelata dell'inverno il mio trentino ce l'ha fatta. Si è inzuppato interamente e ha fatto una nuotat... galleggiatina (com'è meglio definirla) appurando che sì, si galleggia molto molto di più. Io ho inzuppato i piedi e mi sono limitata a lasciare le nostre tracce di permanenza in loco.
  7. Haifa. L'ho richiamata due punti sopra per i suoi splendidi giardini. Effettivamente sono la sua più grande attrattiva. Non sappiamo dire se siano più belli di notte o di giorno, da sopra o da sotto. Sono sempre bellissimi comunque. Di notte, dalla parte alta, si gode di una magnifica vista su tutta la città che si affaccia sul mare e tutto il litorale (soprattutto nord) e nella parte bassa ci siamo ritrovati in un'infinità di lucine e addobbi natalizi degni di una grande città moderna e vivace.
  8. Il Parco di Timna. In questo parco dai colori caldissimi si trovano siti archeologici antichissimi con miniere di rame e geroglifici egiziani. Si può visitare il parco in autonomia con la propria automobile e fermarsi alle varie tappe. I punti secondo noi più belli da vedere sono l’enorme arco di rocca, le colonne di Salomone e i petroglifi.
  9. Masada. Una splendida antica città costruita in cima ad una rocca sulle sponde del Mar Morto. Per la sua particolare conformazione e per le fortificazioni era praticamente inespugnabile. E’ famosa per aver resistito all’assedio dell’esercito romano nella prima guerra giudaica. Alla fine dell’assedio gli ebrei presenti si suicidarono in massa per evitare di essere catturati. Per questo motivo è un simbolo di tenacia e resistenza a tutte minacce dello Stato di Israele. Si può salire in funivia oppure fare come noi: seguire il sentiero del serpente, una strada sterrata zigzagante e a tratti ripida che risale la montagna, decisamente un buon esercizio per smaltire tutte le prelibatezze che abbiamo gustato e che abbiamo parzialmente raccolto nella prossima serendipity.

E per chiudere il primo ciclo dei tre argomenti, ecco la serendipity dedicata al cibo, la Serendipity Box n° 185:
  1. Hummus, baba ganoush, tahina e altri dodici (no, dico 12!) piatti ci sono stati serviti come antipasti in un carinissimo ristorante che ci aveva consigliato Youssef ad Acco. Di una bontà che non vi so spiegare. Di una abbondanza che definirlo antipasto fa accapponare la pelle anche a un siciliano a Natale. Per anticipare tutte le altre box dedicate al cibo possiamo dire che non c'è stata una cosa (anzi una c'è per la verità, ma ve la dirò nei prossimi post) che non ci è piaciuta. E io, parliamoci chiaro, con l'hummus potrei fare colazione, pranzo e cena. Anzi, senza condizionale, l'ho fatto proprio!
  2. Il labneh, che conoscevamo già e di cui avevo parlato sul blog, è un formaggio delizioso. Anche questo viene consumato normalmente in tutti i pasti, anche a colazione. Ha mille declinazioni e aromi. E' delizioso con un filo di olio d'oliva. Nelle bancarelle dei mercati o nei supermercati c'è una tale varietà di questo formaggio cremoso che verrebbe voglia di comprarli tutti pur di assaggiarli.
  3. Uno dei profumi che ci ha fatto impazzire e che si trova spesso nell'aria è quello dei falafel (pronunciato fàlafel) appena fritti. Li avevamo già assaggiati più volte in Italia e all'estero e li abbiamo sempre trovati deliziosi, ma vuoi per essere proprio nella loro terra di origine, vuoi forse la lavorazione e la materia prima perfetta, qui abbiamo trovato i migliori che abbiamo mai assaggiato.
  4. Ma veniamo ad un piatto che: non avevamo mai assaggiato (al contrario dei precedenti), di cui ignoravamo l'esistenza e di cui ci siamo innamorati al primo assaggio. Si tratta dei Dawali, degli involtini di foglie di vite farciti con riso, carne e aromatizzati con aglio e limone.
    Questi in foto sono stati preparati dalle sapienti mani Fatiha, una cuoca straordinaria che ci ha aperto le porte di casa sua e fatto conoscere dei piatti favolosi della cucina araba. Fra questi c'erano anche una minestra di lenticchie chiamata Adas, e delle patate con carne e salsa tahina (di cui purtroppo non ricordo il nome). A lei va un immenso grazie per la sua ospitalità e gentilezza.
  5. Restando in tema di ospitalità, che questi arabi, come ho detto sopra, ne hanno davvero da vendere, ci ricorderemo sempre con piacere una colazione fatta in casa di Hanan. Davanti a un cappuccino abbiamo assaggiato un formaggio che ricordava una tosella salata, scaldato e mangiato direttamente da sé. Veramente buono. Tutto condito con chiacchiere, i sorrisi di Sama e il calore della loro casa.
  6. Il piatto della vergogna, ossia quando pur di assaggiare poco di tutto si fa un vero e proprio attentato alla linea. Del resto la nostra curiosità di scoprire sapori nuovi ha sempre la meglio sui sensi di colpa una volta tornati a casa. Questa serie di dolci fa parte di un buffet trovato per colazione in un hotel a En Bokek. Robe che a momenti ci si perdeva per la quantità di cibo e tavoli su cui era distribuito!
  7. E mai più chiamarlo Kebab! Intendiamoci! Quello che noi si chiama kebab è in realtà lo Shawarma (pronunciato sciauarma), un delizioso mix di carni arrostite e indorate di grasso colante inserite in pite, baguettes o maxi piadine.
    Robe da leccarsi i baffi!
  8. Le insalate mediorientali sono tantissime e dai sapori più svariati, come solo una cultura così antica può essere in grado di fornire. Una di quelle che ho apprezzato di più è stata il fattoush, saporita, leggera e leva fame. Si tratta di un mix di cetrioli, pomodori, insalata e altre verdure di stagione accompagnate con pezzetti di pita fritta, chicchi di melagrana e formaggio a julienne.

L'aforisma di queste box è:
"E il meglio deve ancora venire."
(Detto popolare)


Alla prossima raccolta! A prestissimo!


4 commenti:

  1. Graie delle belle immagini da israele sono dieci anni che non ci metto più piede è stato un autentico amracord

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  2. Ci fa davvero piacere Günther e speriamo che tu possa tornarci presto allora! Sono posti splendidi, pregni di atmosfera e di storia. Buona giornata!

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  3. Ciaooo volevo solo sapere se i miei commenti ti arrivano perchè ho constatato alcuni problemi e verifico. Grazie e buona fine settimana.

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