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Et voilà! Un'altra ricettina che si può utilizzare sia come antipasto che come un secondo leggero accompagnato da altre verdure di stagione: sformatini di zucchine.

Sformatini di zucchine vegetariani ricetta light - veggie zucchini flan recipe tasty

Sformatini di zucchine

Preparazione: 10 min.Cottura: 40 min.Riposo: nessuno
Porzioni: 4 Kcal/porzione: 110 circa (+ besciamella)
Ingredienti:

  • 2 zucchine medio-grandi (circa 400 g)
  • 1 scalogno
  • 10 g di olio extravergine di oliva
  • 2-3 g di misto spezie per insaporire
  • 1 uovo
  • 15 g di Trentingrana (o Parmigiano Reggiano)
  • 10 g di pecorino stagionato
  • 20 g di pangrattato
  • Sale e pepe q.b.
  • Besciamella (circa 150 g - facoltativa ma consigliata)
Preparazione:

  1. Tritare lo scalogno e farlo soffriggere nell’olio caldo. Unire le zucchine tagliate a rondelle piuttosto sottili e lasciarle cuocere. Eventualmente aggiungere pochissima acqua per la cottura se si asciugassero troppo.
  2. Spolverizzare con un poco di misto spezie di casa per insaporire e terminare la cottura.
  3. Nel frattempo ungere 4 stampini e grattugiare grossolanamente il formaggio.
  4. In un mixer mettere le zucchine ormai cotte e leggermente raffreddate, il formaggio, un pizzico di sale e un altro pizzico di misto spezie.
  5. Tritare il tutto, unire l’uovo e il pangrattato e mescolare bene.
  6. Versare tutto nei vari stampini e infornare in forno caldo a 180 °C per 30 minuti.
  7. Ottimi serviti tiepidi su un letto di besciamella (che in alternativa può anche essere inserita all'interno dello sformatino).
Note:

Raddoppiando le dosi con lo stesso procedimento si può ottenere un ottimo sformato di zucchine semplicemente versando il composto in una teglia da plumcake unta con olio, o rivestita con carta forno.
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Sono buonissimi anche il giorno dopo semplicemente riscaldati.
Se consumati come antipasto li servo come vedete qua sotto, se li preparo invece come secondo li accompagno con verdure grigliate, o con un insalata fresca.
Buon appetito!



In molti, se non praticamente tutti, ci hanno chiesto prima di partire (e prima che fosse tanto di moda): "Ma perché avete scelto proprio l'Islanda?"
Di motivi ne avevamo tanti. Era da tempo che la volevamo visitare incuriositi da questa terra di cui poco si sentiva parlare e ancora meno visitare.
Eravamo affascinati dalla moltitudine di paesaggi differenti che questa terra ha da offrire, dalla sua geografia, dalla sua storia, dalla sua orografia in costante cambiamento, dalla vastità dei paesaggi, dal senso di isolamento di chi la vive e dal clima mite e luminoso in estate, quanto rigido e buio in inverno.
Tornati dal viaggio possiamo affermare con certezza che l'Islanda è tutto questo ed ancora di più.

Cosa fare e vedere in Islanda itinerari consigli viaggio geyser

Se volete vedere un monolito in stile Ayhers Rock nel deserto, scogliere a picco sul mare, passeggiare su territori lunari, o marziani a tratti fumanti a fianco di ghiacciai e sopra vulcani, vedere il sole a mezzanotte, prati verdi irlandesi, colline dolci e montagne aspre, distese di lava, cascate mozzafiato, panorami a perdita d'occhio, pozze di acqua calda fumanti, geyser, fiordi norvegesi ecc. beh, non occorre visitare mezzo mondo (anche se non si disdegna mai!), basta visitare un solo ed unico Paese: la cara, desolata, accogliente Islanda.
Unica nel suo genere, ci ha regalato un senso di vastità e solitudine tale che, una volta tornati a casa, abbiamo provato un certo senso di claustrofobia.


E' bene innanzitutto dire che non si tratta di un viaggio facile, né soprattutto "comodo" e confortevole, ma del resto dal canto nostro non era nemmeno ciò che ci aspettavamo e che desideravamo.
Noi cercavamo l'avventura, la scoperta, il senso di adattamento, insomma fuggivamo dal classico viaggio all'insegna del relax per poterci avvicinare il più possibile alla realtà culturale e fisica di questa splendida terra selvaggia.


Uno dei miti sull'Islanda è che sia piuttosto cara. Dobbiamo ammettere che è vero, ma al pari di quello che può essere l'Italia, oseremmo dire.
Girarla (giammai direi zonzolarla in questo caso) soggiornando in alberghi, a mo' di viaggio comodo, può significare oltre che perdere un bel po' di atmosfera selvaggia, anche perdere un bel po' di denaro dalle tasche. Nonostante la crisi economica di qualche anno fa, che ha svalutato fortemente la Kròna rispetto all'Euro, l'Islanda rimane una meta alquanto costosa.


I modi di risparmiare ovviamente esistono sempre e preferire un campeggio dormendo in tenda ad un ostello o albergo può fare la differenza. Prepararsi i pasti da sé piuttosto che consumare pesce in ogni locale o ristorantino (nel caso di città) può aiutare a limitare considerevolmente le spese.
Inoltre c'è chi preferisce girarla a piedi, in bicicletta o facendo autostop piuttosto che noleggiare un'auto.
Ovviamente si possono trovare anche dei compromessi e magari alternare le scelte spalmando i costi nei giorni in cui si soggiorna.


Durante la nostra zonzolata abbiamo noleggiato un'auto e abbiamo fatto l'intero giro dell'isola procedendo in senso antiorario lungo la strada n° 1 denominata "Ring", proprio perché costituisce un anello che percorre l'isola in modo circolare, e facendo qualche deviazione a seconda delle nostre destinazioni.

Lungo il tragitto non sono infrequenti le strade desolate e desertiche per cui direi che ci è sorta più di una volta qualche lecita domanda: "Ma se le strade sono così per chilometri e chilometri, perché mai ci saranno dei cartelli così arzigogolati? Perché se siamo in una terra così deserta pare che su questi cartelli siano presenti città una di fila all'altra?"
Sfido chiunque ad essere in grado di capire cartelli del genere guidando anche rispettando i limiti di velocità. Gran senso dell'humour questi islandesi no? :-)


E quando dopo ore e ore che non vedevamo un'anima viva e ci iniziavamo a chiedere: "Ma dove cavolo siamo finiti? Ai confini del mondo e della civiltà? Abbiamo sbagliato strada?", magicamente spuntava un piccolo bivacco/rifugio (generalmente arancione) per i casi di emergenza a ricordarci che qualcuno passa o passerà, o una pompa di benzina assolutamente deserta con l'invito a ricordarsi di fare il pieno (che non si sa mai quando ti ricapita). Un piccolo senso di rassicurazione finalmente ci pervadeva e noi proseguivamo rincuorati e con la lancetta del livello del serbatoio ben puntata sul "Full".


I mesi dell'anno con il clima più mite e le giornate più belle sono da maggio a luglio. Già ad agosto la luce e il freddo vanno a braccetto con piogge e vento.
Noi i primi tre giorni abbiamo trovato il cielo coperto e a tratti cadeva una pioggerellina fine e fitta che inzuppava velocemente.
La temperatura si assestava intorno ai 10 °C di giorno e la notte fortunatamente non scendeva mai sotto lo zero. Trascorsi questi tre giorni il tempo è stato sempre clemente e il più delle volte soleggiato, per cui le temperature erano ancora più elevate e gradevoli. L'unico inconveniente era il vento: il costante, pungente, dispettoso vento.
Quando decidevamo, a seconda di dove ci trovavamo, di accendere il fuoco per mangiare, talvolta era difficoltoso e preparare un pasto poteva essere lungo e noioso per via delle folate e mangiare seduti ad un tavolo piuttosto che per terra a volte un'impresa.
Ma il bello dell'avventura è proprio questo, ossia sapersi arrangiare in tutte le situazioni, e il pensare a dove eravamo, a cosa stavamo facendo e come lo stavamo facendo ci strappava sempre un sorriso, tanta felicità e soddisfazione.


Quando non ci trovavamo nel "bel mezzo del nulla" abbiamo spesso approfittato per sperimentare la cucina locale. Ci siamo sempre trovati benissimo e l'accoglienza della gente è sempre stata calorosa. Nei locali come bar e ristoranti i prezzi, come ho già scritto, non erano proprio "cheap", ma lungo le strade erano comunque sempre presenti catene di fast food - la cui principale è la N1 che fa da pompa di benzina, supermercato, fast food tutto assieme - dove a poco prezzo si potevano trovare hamburger, patatine fritte, bevande, dolciumi e spesso gran parte dei generi alimentari.


Ci siamo fermati spesso nelle varie stazioni di rifornimento, per fare una pausa alla guida, per scaldarci con qualche caffè, per fare il pieno di carburante e per acquistare provviste o piccole cose di cui avevamo bisogno.
In queste stazioni, pare paradossale, ma si incentra la vita dei piccoli paesi e comunità. Famiglie intere vanno a consumare i loro pasti della giornata come fossero ristoranti e vi trascorrono moltissime ore a chiacchierare per stare in compagnia. Stando a guardare un po' quello che accade intorno non è infrequente nei piccoli centri vedere le stesse macchine con una persona da sola o a volte accompagnata, che passano e ripassano all'infinito. Non sapendo come ammazzare il tempo in questi luoghi freddi e desolati le persone del posto fanno quello che si chiama "runtour", ossia giri e giri intorno al centro abitato e poco fuori con la propria macchina.

Per dare un'idea di quanto poco sia popolata l'intera isola, quello che vedete qua sotto non è l'elenco telefonico della città in cui ci trovavamo (come potremmo pensare visti quelli a cui siamo abituati noi), ma è l'elenco telefonico di tutta l'Islanda!


Sempre le stazioni di servizio sono state il nostro centro di rifornimento per queste leccornie qua sotto.
So che sto facendo pubblicità, ma non mi pare al momento di aver visto queste marche in Italia.
Beh, sono cioccolate buonissime e mi vergogno davvero molto a dire quante ne abbiamo mangiate (l'unica attenuante era forse il freddo? No, non regge ahimè). La Draumur era in assoluto la mia preferita: una cioccolata al latte con bastoncini di liquirizia all'interno, 'na roba eccezionale!
Al ritorno in Italia ci hanno sgranato gli occhi per il numero di barrette che avevamo in borsa da regalare ad amici e parenti, ma soprattutto da tenere per noi; avevamo bisogno delle scorte visto che oramai ne eravamo dipendenti! :-)


Non siamo sempre stati sulle strade del Ring, siamo anche salpati su un battello che ci ha condotti sulle isole Vestmannaeyjar (un piccolo arcipelago al largo della costa meridionale) che vive per lo più di pesca e famoso per una recente eruzione (1973) che ha devastato molte costruzioni i cui resti sono ancora ben presenti ed evidenziati sul posto. Abbiamo fatto una piccola escursione salendo su un pendio, poi abbiamo consumato un ottimo pasto in un localino per le vie della cittadina, girato per negozietti e poi siamo salpati nuovamente per riprendere il nostro giro dell'isola.


Sull'isola principale i cartelli sono a forma di puffin, (pulcinelle di mare) uccelli tipici delle zone artiche dal becco colorato a forma triangolare e dall'andatura molto simpatica. Dove portino? Beh, dalla scritta è chiarissimo no? ;-) Per fortuna i disegni danno una bella mano e comunque gli islandesi parlano praticamente tutti un inglese perfetto per cui farsi capire è facilissimo; se così non fosse stato sarebbe stato un vero disastro!


Ovviamente la maggiore attrazione dell'isola sono i famosissimi geyser, colonne di acqua bollente che a cadenze più o meno regolari eruttano dal terreno. Quello che si vede nella foto qua sotto, lo Strokkur, si trova nel Circolo d'oro (ossia l'area vicino a Reykjavík dove si concentrano le più note attrazioni turistiche d'Islanda) ed erutta ogni pochi minuti, per cui è uno spasso spendere qualche tempo a vederlo fare e rifare più volte. Le eruzioni sono poi diverse fra loro per cui ci siamo anche divertiti a scommettere su quale sarebbe stata quella più grande. Il simpatico geyser fa pure delle finte, ossia pare che stia per esplodere gonfiando la superficie dell'acqua e poi invece se ne torna giù a bollire un altro po'.
Non sono comunque infrequenti durante il tragitto anche piccole pozze gorgoglianti nel terreno o colonne di vapori fumanti e puzzolenti di uova marce (a causa dello zolfo contenuto).


A proposito di puzza, una delle zone tanto belle quanto puzzolenti è stata il Krafla. Inizialmente ho fatto fatica ad abituarmi e la nausea devo ammettere che un po' c'era, ma era di più la voglia di visitare questa caldera assolutamente fantastica, enorme e dai colori incredibili. La terra ribolliva un po' ovunque e i percorsi dove potersi muovere in sicurezza erano ben specificati. A piedi ci siamo fatti un bel po' di zonzolate in questa zona.


Quest'area è infatti ricchissima di sentieri e percorsi da seguire. I colori che si susseguono vanno dall'ocra al grigio, al blu per poi arrivare al nero delle zone dove le recenti eruzioni hanno lasciato ben evidenti i loro confini con terre nere e bruciate. Vale assolutamente quindi la pena spendere un po' di tempo qui, siamo sicuri che di paesaggi così ne esistano davvero pochi al mondo.


Il tempo era fantastico, il cielo terso, il clima mite e per la prima volta avevamo anche una incredibile sensazione di caldo ai piedi visto che il terreno ribolliva o fumava praticamente ovunque. Del resto stavamo camminando su un vulcano no? Amazing!


Continuando l'escursione verso la zona del cratere, siamo arrivati in una valle di roccia nera e fumante. Abbiamo immediatamente avuto la sensazione di essere stati catapultati dritti all'inferno. Qui anche la persona più buona al mondo potrebbe comunque dire di aver avuto la possibilità di vedere in vita uno scorcio di quello che la gente immagina sia l'inferno. Non trovate?


L'Islanda è una terra magica, l'ho già scritto più volte ormai, ma come non ripeterlo se penso che se un giorno eravamo all'inferno fra colonne fumanti e terra bruciata e il giorno dopo ci trovavamo a passeggiare per paesaggi lunari a perdita d'occhio?


Eppure sulla Luna non c'è acqua e noi ne abbiamo vista tantissima. Innumerevoli sono infatti le cascate da ammirare: da quelle più grandi e maestose, alle alte a picco su scogliere fra sabbie nere e verdissimi prati intorno. Quelle qua sotto sono le cascate di Gullfoss.


E questa a pettine denominata Fjallfoss, nella parte nord dell'isola è fantastica e maestosa. Si può lasciare la macchina al piccolissimo campeggio/ristoro alla base e poi risalire lungo il sentiero irto e scosceso che porta direttamente al punto del salto.


Tanta natura quindi, ma ogni tanto anche qualche piccolo villaggio o addirittura città. Quello qua sotto è il porto di Húsavík, centro dedito alla pesca ma divenuto famoso grazie al turismo per gli avvistamenti di balene e per un museo davvero particolare: il museo del fallo.


Per quanto riguarda le balene non abbiamo approfittato dei classici whale watching con cui avremmo potuto vedere le balene veramente da vicino, ma ci siamo semplicemente accontentati di ammirarle nuotare in gruppi da una scogliera a picco sul mare. Lo spettacolo è stato comunque incredibile. Ne abbiamo contate una quindicina che a ripetizione, quasi fossero in formazione (di caccia?), emergevano ordinate in riga per poi scomparire nuovamente fra le acque. Il tutto è durato un'ora circa fino a che, troppo a largo e sull'ora del tramonto, le abbiamo perse dalla nostra vista e dal nostro binocolo.

Siamo stati al museo del fallo a Husavik? Sì, ci siamo stati. Più per curiosità che per il tema trattato. Una vera sfilza di falli animali e umani in bella mostra. Adesso il museo è stato trasferito a Reykjavík.


Merita assolutamente una visita anche la bella Akureyri, seconda città dell'Islanda per dimensione e popolazione. Dopo tanto verde, spazi aperti e solitudine l'abbiamo trovata piacevolmente accogliente e finalmente un luogo per socializzare e vedere un po' come vivono questi islandesi di "città".


Abbiamo avuto modo anche di oltrepassare il circolo polare artico nell'unico punto che attraversa l'Islanda, ossia sulla parte nell'estremo nord dell'Isola di Grimsey. Questa isola si raggiunge con un battello che da Dalvìk arriva sul piccolo porticciolo dell'isola.

Grimsey è straordinariamente popolata da uccelli. Attraversando l'isola a piedi siamo stati letteralmente assaltati da storni di uccelli che si lanciavano a picco su di noi. Scacciarli era tanto facile quanto difficile era evitare di essere vittime di bombe a grappolo di guano. A noi è andata bene, ma abbiamo il nitido ricordo che altri non sono stati altrettanto fortunati.


Una cosa bellissima che ci è successa (ormai si sa che noi siamo sempre fortunati nei viaggi - o forse siamo noi che cerchiamo la fortuna?) è stata che queste bambine, vedendoci in lontananza si sono avvicinate e sorridendoci ci hanno fatto vedere il prezioso contenuto del loro scatolone. Non abbiamo idea del motivo.
All'interno del cartone c'erano una serie di uova di puffin (o forse di gabbiano?) che avevano raccolto, ovviamente per cibarsene.
Incredibile è stato il fatto che insistevano, con il poco inglese che conoscevano, perché ne prendessimo un paio. Ma che ci potevamo mai fare con due uova di puffin in tasca?
Abbiamo declinato nel modo più carino possibile l'offerta e abbiamo scattato loro un po' di foto. Erano felicissime!


Proseguendo il viaggio, una volta ritornati in giornata (più tempo non occorreva secondo noi) abbiamo ripreso il cammino in direzione ovest. Oramai ci eravamo abituati al susseguirsi di paesaggi e al mutare del cielo e del tempo, eppure non ci eravamo ancora abituati al senso di eremitaggio che inevitabilmente si respira in questi luoghi.
Questa casa in tal senso mi aveva colpito in modo particolare visto che da chilometri non trovavamo niente se non baracche fatiscenti e abbandonate. Poi è arrivata lei, in perfetto stile islandese, immersa nel nulla, ben tenuta e soprattutto abitata. E così mi sono chiesta come si potesse vivere così, lontano da tutto e da tutti, senza corrente e altri servizi di base a cui noi siamo abituati e a cui nemmeno facciamo più caso tanto sono scontati.


Un piccolo aneddoto da raccontare: dalla macchina in lontananza abbiamo avvistato questo tavolino e ovviamente ci è saltato all'occhio questo scatolone. Subito abbiamo pensato che fosse stato dimenticato da qualcuno. Sulla nostra destra, costeggiando il mare avevamo avvistato delle foche e questo tavolo ci pareva un buon punto per fermarci. Avvicinandoci meglio abbiamo notato che era pieno di binocoli per avvistare le foche con la spiegazione che erano stati messi a disposizione per vederle meglio e richiedendo un contributo per il pensiero generoso.
Ora:
1) in Italia un gesto così sarebbe impensabile; lasciare una serie di binocoli nel nulla per altro di valore sarebbe un gesto ragionevole solo se volessimo liberarcene definitivamente;
2) noi avevamo il nostro binocolo e non ci sarebbero comunque serviti, ma nonostante questo abbiamo apprezzato così tanto il gesto che abbiamo lasciato un contributo anche noi e un messaggio di ringraziamento sul libro delle dediche. Sfogliandolo abbiamo letto commenti bellissimi da gente proveniente da tutto il mondo. E' stato bellissimo e lo ricorderemo per sempre.


Qua sotto invece ecco una veduta della splendida Landmannalaugar (centro-sud dell'isola), regione montuosa dai colori incredibili, dove le escursioni da fare sono infinite e dove si può fare il bagno in pozze di acqua calda con una temperatura esterna davvero gelida.


Se dovessimo dire quale è stato il fiore simbolo di questo viaggio non avremmo dubbi ad indicare questo. Non sappiamo dire che fiore sia ma era presente ovunque per cui abbiamo avuto l'idea che l'Islanda ne fosse letteralmente invasa, sia nelle parti più desertiche che in quelle a prato.


Volete vedere altre tonalità di viola, ma anche di arancione, giallo e rosso in tutte le loro gradazioni e sfumature? Allora restare svegli ad ammirare il sole a mezzanotte, osservarlo scendere, toccare il mare, tingere il cielo dei colori più belli e caldi che si possano immaginare e poi vederlo magicamente cambiare idea (forse dopo aver sentito l'acqua gelida?) tornando su.


Una zonzolata nella capitale più a nord del mondo non ce la siamo fatta mancare. Reykjavík è molto carina, pulita e ordinata. Avendo dimensioni ridotte con un centro che si sviluppa su un'area piuttosto limitata, è facile da girare direttamente a piedi. Le principali attrazioni sono per lo più musei e la famosa chiesa Hallgrímskirkja, su cui abbiamo deciso di salire per dare un'occhiata dall'alto alla città.
Ne siamo rimasti (dobbiamo purtroppo ammetterlo) piuttosto delusi, il prezzo da pagare è alto per ciò che viene offerto e per quel che il panorama offre.


Ci è piaciuta davvero molto invece la scultura simbolo per eccellenza della città: la Sólfar (the Sun Voyager) realizzata in acciaio inossidabile e che si affaccia direttamente sul mare.


Infine prima di ripartire, dopo tanta fatica un bel giretto alla Laguna Blu era proprio d'obbligo. L'entrata non era proprio economica però passarci una giornata è stato piacevole e rigenerante.


Sicuramente ho dimenticato qualcosa da raccontare; il nostro viaggio è stato lungo e pieno di avventure, ricchissimo di luoghi incantati e meraviglie. Conto di aggiornare il post man mano che ci verranno in mente altri aneddoti o annotazioni.

Qualche piccolo commento, considerazione o consiglio sparso prima di chiudere questo post chilometrico.

1) Per viaggiare come si deve occorre partire ben attrezzati. Viaggiare leggeri, vestirsi a cipolla e con abiti tecnici è l'ideale.
2) Portare un buon binocolo e una buona fotocamera.
3) Se viaggiate in coppia sicuramente questo viaggio sarà uno di quelli che vi metterà alla prova. L'essere affiatati è indispensabile perché il tempo da soli è molto e le cose da fare, soprattutto la sera sono davvero poche. Consigliamo quindi di portarsi carte da gioco, qualche libro da leggere, guide, tablet con connessioni ecc.


E finalmente è arrivato anche il primo post di Zonzolando... per l'Italia!
Le montagne trentine si sono aggiudicate il primo posto nella classifica "post viaggi" ed in particolare ha vinto la Val d'Ambiez con il rifugio Agostini.

Come arrivare in Val D'Ambiez Trentino Alto Adige percorso itinerario Rifugio Agostini

Per chi fosse interessato a ripercorrere i nostri passi può trovare di seguito alcuni spunti, indicazioni e informazioni (auspichiamo) utili per visitare questa splendida valle e godere della vista delle bellissime Dolomiti del Brenta che la circondano.

Dislivello: 1500 m di salita - 1500 m di discesa
Difficoltà: media - richiede un certo allenamento
Tempo: 3 ore e mezza all'andata – 2 h e mezza al ritorno (in tranquillità e un po' di più per i meno allenati)
Periodo: agosto 2011

Come arrivare al Rifugio Silvio Agostini:
da San Lorenzo in Banale (TN) si seguono le indicazioni per la Val d'Ambiez. Si segue una strada asfaltata per circa 3 km, a tratti stretta, che conduce in Loc. Baesa al parcheggio/bar/ristorante Dolomiti (903 m). Da qui si può scegliere se proseguire a piedi 1) o con il servizio taxi e poi nuovamente a piedi 2).

Opzione 1) a piedi: dal parcheggio si percorre la strada fino al rifugio Al Cacciatore (1820 m) e poi si prosegue sul segnavia n° 325 fino al rifugio S. Agostini (2410 m) in circa 3 ore e mezza.

Opzione 2) Servizio taxi e poi a piedi: dal parcheggio nel periodo estivo si sale su una jeep-taxi che porta fino al Rifugio Al Cacciatore (1820 m) e poi si prosegue a piedi per circa 1 ora e mezza fino al rifugio.

Il nostro percorso è stato:
Parcheggio ristoro Dolomiti (903 m) - carrareccia Val d'Ambiez - Malga Senaso di Sotto (1577 m) - Rifugio al Cacciatore (1820 m.) - sentiero 325 - rifugio Agostini (2410 m) - sentiero 325 bis - rifugio al Cacciatore (1820 m) - carrareccia Val d'Ambiez - ristoro Dolomiti (903 m).

La salita è a tratti ripida, sempre su sterrato o cemento e sconnessa in certi punti per cui immaginiamo che in jeep-taxi i passeggeri vengano "shakerati" un bel po'. Il primo tratto fino alla malga dista circa 1 ora e 30 minuti di cammino, e dopo un primo tratto di fresco bosco si passa ai più ampi assolati pascoli della malga. In 50 minuti si arriva al rifugio Al Cacciatore. Da qui in un'ora e mezza seguendo un percorso zigzagante e mediamente ripido si sale fino al rifugio Agostini, un edificio ristrutturato nel 1995 in stile alpino. Sulla destra del rifugio sorge una chiesetta che si affaccia direttamente sulla valle stretta. Le montagne alle spalle sono imperiose e mostrano tutta la loro fragilità in lastroni e blocchi enormi spaccati o frantumati.


La vista ripaga la fatica della salita e una buona fetta di strudel o un piatto al rifugio rimettono a nuovo (più o meno).


Per chi avesse voglia di proseguire il Rifugio Agostini è punto di partenza e di arrivo per alcune fra le più suggestive attraversate ed ascensioni nel Gruppo di Brenta: Cima d'Ambiez, Cima Tosa, Cima Prato Fiorito, il Rifugio XII Apostoli attraverso la ferrata Castiglioni, il Rifugio Brentei attraverso la Bocca d'Ambiez e la Vedretta dei Camosci.


All'APT di San Lorenzo in Banale si possono trovare gli orari e ulteriori informazioni per il servizio di jeep-taxi. Nel periodo estivo è opportuno informarsi e prenotare per tempo per non rischiare di attendere al parcheggio anche qualche ora.




Il pesto è una soddisfazione, farselo e mangiarselo!
Metti il basilico coltivato con tanta cura, metti i pinoli raccolti in pineta e aperti uno ad uno, metti l'olio extravergine di oliva di quello buono comprato dall'amico che lo produce, e metti il formaggio, inutile dirlo, di qualità ed il risultato è garantito.
Abbiamo provato varie ricette, vari dosaggi e vari ingredienti; la combinazione migliore ci sembra la seguente e ci fa davvero impazzire. La utilizziamo non solo con la pasta ma anche sulle patate lesse e come condimento per gli gnocchi. Da leccarsi i baffi!

Pasta al pesto basilico pinoli ricetta perfect italian pasta al pesto recipe

Innanzitutto occorre una ottima materia prima, il basilico!


Per chi vuole c'è San Minipimer (protettore del tempo libero, delle articolazioni e di questo blog), per gli altri c'è l'olio di gomito.
Ecco la ricetta:

Spaghetti al pesto di basilico fresco

Preparazione: 10 min.Cottura: 8 min.Riposo: 60 min.
Porzioni: 4 Kcal/porzione: 550 circa
Ingredienti:

  • 400 g di spaghetti (o pasta a scelta)
  • 1 spicchio di aglio biologico grosso¹
  • 60 g di foglie di basilico fresco
  • 90 ml di olio extravergine di oliva
  • 70 g di Parmigiano Reggiano (o Trentingrana)
  • 30 g di pecorino stagionato
  • 20 g di pinoli
  • Sale q.b.
Preparazione:

  1. Sciacquare il basilico sotto un getto di acqua non potente ed asciugarlo delicatamente cercando di non schiacciare le foglie.
  2. Grattugiare grossolanamente i formaggi e unire tutti gli ingredienti nel recipiente del minipimer. Un minuto ed è pronto il pesto.²
  3. Preparare gli spaghetti in acqua bollente salata.
  4. Unire a freddo il pesto e guarnire con qualche foglia di basilico intera, pinoli e una eventuale spolverizzata di Parmigiano Reggiano.
Note:

  1. Per rendere l'aglio più digeribile togliere l'anima interna verde, o ridurne la dose a solo una metà.
  2. L'ideale sarebbe raffreddarlo in frigo per almeno un'ora.
  • Ci sarebbe anche la versione con la preparazione al mortaio (della tradizione, più buona, più DOP, più IGP, più Cicicì e CoCoCo ecc.), ma la mia religione non me lo permette. C'est la vie! Et c'est très bon lo stes!
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Come si fa a resistere a un piatto così? Noi non ce la facciamo, è impossibile! :-)



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