giovedì 25 ottobre 2007
Dall'albergo di Foz do Iguaçu, ancora intontiti, chiamiamo un taxi alle sei di mattina per farci portare alla rodoviaria, stazione degli autobus, dove il giorno precedente abbiamo comprato i biglietti del pullman che ci avrebbe condotto alla prossima nostra meta: Curitiba. Si tratta di una grande città cosmopolita a sud del Brasile, famosa per il suo animo "green" attento alla salvaguardia dell'ambiente, di cui ci avevano parlato veramente bene e che avevamo deciso quindi di visitare.
L'autobus, grande e spazioso, è soprattutto molto pulito. Il viaggio che ci attende è lungo e cerchiamo i posti davanti al secondo piano per poter allungare le gambe. Lungo il tragitto la nostra attenzione viene catturata da una cosa molto curiosa: da una macchina completamente scassata, coinvolta in un incidente con un'altra macchina fantasma (ossia già volatilizzata), vediamo un paio di persone che incuranti dei danni all'auto, si caricano in braccio stecche e stecche di sigarette e scappano via correndo ai lati della strada scomparendo nella vegetazione.
Alcune stecche nell'urto si sono aperte e hanno sparpagliato il loro contenuto sull'asfalto; nessuno si ferma, il traffico incuriosito rallenta leggermente, ma poi prosegue. Probabilmente abbiamo appena assistito ad un incidente di percorso di alcuni contrabbandieri di sigarette. Poco più avanti troviamo un'altra auto che fa scendere un uomo che ancora una volta scappa correndo a più non posso con il suo grosso carico nel bel mezzo della vegetazione scomparendo in un nanosecondo.
A parte questa cosa inconsueta la prima parte del viaggio trascorre nella monotonia totale, con poche e brevi soste (scandite perfettamente nei tempi dall'autista) fra cui una anche per il pranzo, con il paesaggio che alterna colline a zone più pianeggianti, fino alle montagne dove Curitiba svetta ad una quota di oltre 900 m.
Poco dopo essere ripartiti veniamo fermati dalla polizia che ci informa che è in corso un'ispezione. "Che sia per via dell'incidente di prima?", "Saranno mica loro a mettere qualcosa nel vano valigie e poi a tirarci grane?" (alcuni amici ci avevano messi in guardia anche su questa possibilità). Gli agenti non solo ispezionano il vano al di sotto dell'autobus rovistando fra valigie e borsoni, ma salgono anche per ispezionare sedili, cappelliere e tutti i nostri volti, guardandoci lentamente uno per uno.
A causa di questa ispezione, dove l'autista è stato intrattenuto a lungo, abbiamo un'ora di ritardo sulla tabella di marcia e arriviamo a destinazione stanchi morti, quando ormai è calata la sera.
Dopo esserci ripresi dalle oltre dodici ore di gambe rattrappite, chiappe quadrate e schiene contorte, nonostante lo spazio privilegiato, andiamo alla scoperta della città rigorosamente a piedi, che contrariamente al viaggio estenuante appena concluso si rivela subito per quello che è: piacevolissima!
Siamo ammaliati, affascinati da tanto verde, pulizia e cura.
La prima nostra meta è il Bosque João Paulo II, parco dedicato a Papa Giovanni Paolo II e inaugurato nel 1980 proprio in occasione di una sua visita.
Il parco, a ingresso gratuito, commemora i numerosi immigrati polacchi in questa città praticamente con un museo all'aperto, attraverso la ricostruzione di una serie di "casette" arredate con oggetti d'epoca nello stile del tempo in cui arrivarono i pionieri alla fine dell'Ottocento.
Poco dopo visitiamo l'Opera de Arame, una struttura adibita a splendido teatro completamente realizzata in tubi di ferro e inaugurata nel 1992. Intorno ad essa c'è la possibilità di fare una breve passeggiata immersi nel verde fra fontane, una cascata di svariati metri di altezza ed un laghetto dove pullulano pesci di dimensioni davvero ragguardevoli.
Per pranzo ci fiondiamo in una churrascaria che ci avevano consigliato. Come noto, ci hanno continuato a portare cibo sino a che non abbiamo dato segno di essere sazi. La carne era di una bontà stratosferica, tenera e succosa e il buffet curato e ricchissimo.
Nel pomeriggio veniamo condotti (nonostante non amiamo particolarmente questi luoghi) a visitare il parco zoologico dove vediamo una marea di animali rari e davvero splendidi, che sicuramente in natura non avremmo mai avuto occasione di vedere così da vicino.
Infine visitiamo lo stupendo Jardim Botânico, un immenso giardino botanico/parco con laghetti, fiori e piante di ogni genere. Un luogo straordinariamente curato in ogni dettaglio dove rimaniamo incantati.
Entriamo nella serra principale caratterizzata da un'architettura davvero particolare in ferro e vetro e poi, sebbene il tempo stia volgendo al peggio, trascorriamo un bel po' di tempo passeggiando fra le file dei giardini profumatissimi, o sulle sponde di laghetti che abbelliscono il parco. Questo luogo ci regala sensazioni bellissime.
A corredo di questa meraviglia si staglia tutto intorno lo skyline della città con i suoi alti grattacieli e la sua modernità da un lato, e case più basse e quartieri prettamente residenziali da un altro.
Mentre lascio ancora qualche immagine del parco faccio un breve racconto della nostra seconda giornata. I nostri ospiti ci portano a pescare in una fantastica tenuta privata dove in due (o tre? non ricordo) laghetti si trovavano pesci di varie specie e dimensioni. Dopo un primo rifiuto da parte nostra nel provare a pescare qualcosa, ma vista l'insistenza, la gentilezza e l'ospitalità, per non risultare sgarbati decidiamo di provarci anche noi, ammettendo (non so se per fortuna o per sfortuna) di ottenere pessimi risultati. Io ne prendo tre, Massimiliano altrettanti, ma i nostri ospiti ci deridono un bel po' visto il loro numeroso "bottino". Ogni volta che prendono un pesce, tolgono l'amo e lo rigettano in acqua. Ci metto un po' a trovare il coraggio per salvare la mia seconda e terza preda togliendo l'amo da sola dalla bocca del pesce, dopo aver fatto un po' di pratica coercitiva su quelli pescati da uno dei nostri ospiti.
L'ospitalità qui è senza dubbio sacra. Siamo trattati da re, accolti da sorrisi, abbracci, un sacco di domande e travolti da una montagna di cibo buonissimo.
Per restare in tema di cibo favoloso, la sera successiva siamo condotti nel quartiere di Santa Felicita, pieno straripante di ristoranti giganteschi che, a detta di chi ci fa da cicerone, riescono a coprire anche quattromila coperti alla volta grazie alle loro numerosissime ed ampie sale. Inutile dire il numero di personale che lavora in questi luoghi, camerieri per le varie sale e cuochi per le varie cucine (sì più di una!).
Il ristorante in cui entriamo noi è non solo effettivamente gigantesco, ma anche lussuosissimo; sta ospitando almeno tre matrimoni (che non sono mica a numero ristretto!) contemporaneamente e in cui penso di aver trovato le persone più eleganti che abbia mai visto, al massimo forse su qualche rivista patinata in occasione di qualche gala.
Fortunatamente all'ingresso nessuno ci squadra per come siamo vestiti, perché mai e poi mai nella mia valigia per questo viaggio all'avventura avevo messo qualcosa di elegante.
Siccome vogliamo offrire noi la cena, dopo tanta gentilezza per i giorni trascorsi, siamo comprensibilmente molto preoccupati all'idea di dover lasciare un rene ciascuno e di dover fare i lavapiatti per i sei mesi successivi per poter pagare il conto. Inutile dire che la cena è favolosa, i camerieri continuano a passare offrendo prelibatezze a cui è davvero difficile resistere. Dopo qualche giro cerco di chiedere porzioni ridotte per poter assaggiare il ben di Dio che ci stanno servendo. Alla fine della cena proviamo a pagare, fallendo miseramente, ma almeno riusciamo a vedere il conto: 125 Reais per cinque persone!
25 Reais a testa (col cambio del periodo circa 10 €): niente per quello che ci hanno dato da mangiare, la qualità del servizio e la location! Siamo sbalorditi!
L'ultimo giorno saliamo sulla Torre Panoramica della Brasil Telecom, il cui tariffario potete trovarlo al link indicato. Il visitatore ha la possibilità di salire fino a 95 m di altezza, quota dalla quale si gode di una splendida vista della città praticamente a 360°.
Una volta ridiscesi facciamo una passeggiata nei dintorni godendoci le ultime ore in questa meravigliosa città.
Curitiba ci è piaciuta moltissimo: è grande, moderna e straordinariamente pulita, soprattutto se confrontata con le altre grandi metropoli brasiliane; inoltre è una città verde, piena di parchi bellissimi. L'unico neo è il traffico e il conseguente inquinamento. Nonostante che sia dotata di uno dei sistemi di gestione del traffico e dei mezzi pubblici più avanzati al mondo con rete capillare e intuitiva, lo smog purtroppo rende l'aria irrespirabile in certe zone particolarmente dense e frequentate.
Una piccola nota finale davvero curiosa che ci hanno raccontato i nostri ospiti e di cui, ovviamente, non sappiamo stabilire la veridicità è che se in Amazzonia lo scoppio dei mortaretti significa, come mezzo di comunicazione fra villaggi, uno specifico avvenimento come per esempio l'arrivo o la partenza di un prete missionario, qui a Curitiba significa: "E' arrivata la droga!"
E dulcis in fundo: se qualcuno vi fa un gesto del tipo OK con le dita congiungendo indice e pollice a cerchio e le altre dita alzate, ma con il palmo rivolto verso l'alto, non vi sta dicendo che è tutto a posto, né facendovi un complimento, ma vi sta mandando a quel paese. (Marçia docet, siete avvisati!)
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