Enjoy food, travels and life

Benvenuti al nuovo appuntamento con la "Zonzolando's Serendipity Box", la scatola che serve a ricordare i piccoli grandi piaceri della vita cogliendo il meglio di ciò che ci offre.

Troppo spesso infatti le nostre giornate sono riempite di pensieri e preoccupazioni tendendo a dimenticare il bello che nella vita c'è (sempre!). Con questa scatola voglio immortalare, se non tutto, gran parte delle cose belle che riempiono la mia/nostra vita quotidiana (ma che potrebbe essere anche quella di tutti), dalle grandi alle piccole cose che ci rendono felici e, ancora meglio, sereni.

Parto subito con la Serendipity Box n° 61:
  1. Un pranzetto che speravo non finisse più: spaghetti di zucchine con salsa cremosissima all'avocado.
  2. Lo spettacolo di Torbole sul Garda, uno dei posti più incantevoli della terra, visto dal versante della catena del monte Baldo.
  3. Dottore questo me lo deve proprio passare. Questo cono è sicuramente l'ultimo italiano (per un po') e l'ultimo della stagione. Non potevo non prenderlo, stavolta sono proprio scusata.
  4. Giornata diversa, tempo diverso, sempre il Lago di Garda, ma dall'altro lato, tanto per non farsi mancare nessun punto di vista.
  5. La gioia di vedere il mio eroe (stravolto ma vivo e felice) al traguardo dopo oltre ventiquattro chilometri di SkyRace, una durissima gara di corsa in montagna con un dislivello di quattromila metri. Sì, sto con un ironman. :-)
  6. Tornare a casa dopo una giornata di lavoro, dopo mille impegni anche dopo l'uscita, cenare e poi mettersi a fare progetti per il futuro insieme. In altre parole: si va!
  7. Andrea che mi coccola dopo una giornata di lavoro nella mia cucina dei sogni.

E via anche con la Serendipity Box n° 62:
  1. Al prossimo che mi chiede che dieta faccio seguire al mio campione farò vedere questa foto! Fette biscottate con primo strato di mascarpone seguito da un altro di crema al pistacchio. E io gli vado dietro... ahimè! Però la goduria è un momento di pura serendipity.
  2. Tanto per rimanere in tema di dieta, delizie al cucchiaio di un buono esagerato.
  3. Scoprire nuovi posticini incantati per caso in una delle nostre autunnali zonzolate.
  4. Ah già! Tornando alla dieta del campione si prosegue con questa cheesecake, un dolce che è entrato nella top three di Massi. E come dargli torto?
  5. La pizza napoletana, fatta come si deve.
  6. Cronache dalla mia cucina dei sogni: piramide dei resti di oltre ottanta ex bavaresi al gianduia e cioccolato bianco. Se i clienti non hanno leccato il piatto poco c'è mancato. Son soddisfazioni! :-)
  7. Di quando lui mi dice: "Sono nei tuoi paraggi fra cinque minuti, ti va un caffè?", e io corro. :-)

L'immancabile aforisma degli ultimi giorni trascorsi è:
"Si vive una sola volta. E qualcuno neppure una."
(Woody Allen)


Quanto concordo con questa frase del geniale Woody Allen. Si vive una volta sola, dai piaceri della tavola, alle occasioni che la vita ci sa offrire. Sta a noi saper scegliere e cogliere al volo tutto il bello che ci offre. Proprio per questo motivo io e Massi abbiamo scelto di prendere un'occasione al volo... anzi a dire il vero proprio un "volo al volo". :-)
A presto amici e nel frattempo buona domenica! :-)


Dopo tanti racconti delle nostre zonzolate in USA vi abbiamo fatto venire voglia (anche solo un pochino) di partire per questa straordinaria meta?
Se sì, ecco un post basato sulla nostra esperienza dedicato a come affrontare un viaggio del genere, con l'auspicio che possa essere utile ad altri zonzoloni come noi.

Una sola premessa: questo post è scritto in data 23 ottobre 2014 per cui tutte le informazioni contenute risalgono al periodo in cui è stato pubblicato e in funzione delle esperienze direttamente vissute da noi in viaggio. Alcune impressioni quindi possono non trovare rispondenza per altre persone. Attenzione quindi ad eventuali cambi di normative in materia di turismo, viaggi, durata di soggiorni ecc. Buona lettura!

Consigli utili di viaggio prima e per partire per gli Stati Uniti USA trip advices before to go

Prima di partire - Documenti

Pronti per partire? Vediamo cosa serve.
Per chi non ha intenzione di trascorrere più di novanta giorni (oltre serve il Visto) negli Stati Uniti per affari, o per turismo occorre possedere un passaporto con microchip o a lettura ottica e il biglietto di ritorno. Un sito fatto molto bene in cui trovare informazioni precise e dettagliate è quello della Polizia di Stato e in particolare questa pagina qui.

Minimo settantadue ore prima della partenza (ma prima si fa meglio è) occorre inoltre compilare l'ESTA (Electronic System for Travel Authorization) le cui indicazioni per la compilazione e il modulo da compilare si trovano qui.
Si tratta di una serie di domande che permettono l'ingresso nel Paese che ha validità due anni dal momento dell'approvazione (salvo esito contrario). Le domande hanno come oggetto informazioni sul richiedente (nome, data di nascita, residenza), sul passaporto, sulla destinazione negli Stati Uniti e di carattere personale tipo se si hanno problemi psichici, di tossicodipendenza e così via. Il costo è di 14 $ che si pagano al momento della compilazione online con carta di credito.
E' bene sapere che l'ESTA dà l'autorizzazione a partire, ma al momento dell'arrivo sarà solo "l'interrogatorio" (come lo chiamo io) a dire se potete soggiornare oppure no. Di questo aspetto ne parlerò in un punto apposito qui di seguito.
Ricordiamo inoltre che il sistema sanitario americano è privato per cui consigliamo di pensare ad un'assicurazione non solo sugli infortuni, ma su eventuali costi (anche inezie) che potrebbero richiedere cure o brevi degenze. L'intervento per un'appendicite (che non dipende dalle vostre accortezze e non è prevedibile) può costare migliaia di dollari!
Esistono pacchetti assicurativi che coprono spese mediche, bagagli, o altro a cui è bene farci un pensierino.


Prima di partire - Valigia

Tutto dipende dalla meta che avete scelto e da quanto si sta via. Mare della Florida o montagne del Colorado? L'unica regola sempre valida e comoda è quella di vestirsi "a cipolla" ossia a strati. Non portiamoci dietro quattro valigie da ottanta chili ciascuna con la paura che manchi qualcosa, del resto stiamo andando in un Paese con usi simili ai nostri, per cui possiamo trovare praticamente tutto nei negozi.
Ci sono cose però molto utili che consigliamo di mettere in valigia: un adattatore per le prese di corrente, un asciugacapelli con doppio voltaggio, un frasario per chi non mastica l'inglese, un navigatore GPS per non lievitare gli eventuali costi di noleggio di un'auto e il lucchetto speciale per chiudere i bagagli USA visto che alla dogana potrebbero aprirli.


Lingua

Per mia esperienza qualche parola di inglese andrebbe saputa, quasi più a livello di comprensione che di espressione. Scrivo questo perché a me è servito un sacco di volte, non tanto per farmi capire quanto per capire cosa stava succedendo intorno a me.

Un esempio? Una mi-ra-co-lo-sa coincidenza presa a New York solo perché avevo tatuato in mente il numero del gate di scambio sbrodolato dal pilota fra altri quindici connecting flights al momento dell'atterraggio con un'ora e mezzo di ritardo, il quale si è ben guardato dal ripetere tutto in italiano. Fuori c'erano -23 °C, io correvo e grondavo sudore. Un giorno ci scriverò un post e ci faranno un film. Vedo già il titolo: "La pazza del JF Kennedy di New York". Secondo me qualcuno si ricorda ancora di me...

Insomma, ecco il motivo dell'importanza di sapere qualche parolina. Da tenere presente è anche che la lingua non è l'inglese, ma l'americano: un biascicamento che forse ci suona più familiare del King's English, ma con alcune parole completamente diverse.
Eccone alcune che potrebbero essere utili a un viaggiatore:

Affittare: Rent (Amer.), Hire (Eng.)
Antipasto: Appetizer (Amer.), Starter (Eng.)
Ascensore: Elevator (Amer.), Lift (Eng.)
Autostrada: Highway (o Freeway), Motorway (Eng.)
Bagno: Bathroom, Restroom (Amer.), Toilet (Eng.)
Biscotti: Cookies (Amer.), Biscuits (Eng.)
Conto (del ristorante): Check (Amer.), Bill (Eng.)
Lattina: Can (Amer.), Tin (Eng.)
Parcheggio: Parking lot (Amer.), Car park (Eng.)
Patatine fritte: French fries (Amer.), Chips (Eng.)
Pompa di benzina: Gas station (Amer.), Petrol station (Eng.)
Taxi: Cab (Amer.), Taxi (Eng.)

E se non è abbastanza difficile destreggiarsi con parole differenti perché non indifficoltire il tutto semplicemente pronunciando la stessa parola in due modi diversi? Ecco un paio di esempi con parole di uso comune: Latte = Milk (m-lk in americano; milk in inglese), Acqua = Water (uòd-r in americano; uóter in inglese; occhio all'accento della "o").

Ad ogni modo non vi preoccupate se quando non capirete e chiederete di ripetere, non capirete niente ancora. Gli americani sono straordinariamente abili nel ripetere la cosa che hanno appena detto nello stesso identico modo della prima volta. La velocità sarà la stessa, i termini saranno gli stessi se non peggiori, l'unica cosa che cambierà sarà la loro pazienza e il vostro modo di sentirvi stupidi.

Per fortuna a tutto esistono delle eccezioni, talvolta sul lato esattamente opposto; ossia esistono persone di una disponibilità e gentilezza uniche e noi ne abbiamo conosciute un bel po' per entrambe le tipologie.


Voli A/R

I voli indipendentemente dalla destinazione richiedono numerose ore di volo con eventuali scali intermedi. Gli spazi in aereo, a meno che non si viaggi in business class, sono limitati e già dopo qualche ora di viaggio si trasformano in anguste e scomode gabbie.
In questi casi il posto al finestrino può essere un'arma a doppio taglio. Se da un lato si ha una splendida vista al decollo, o all'atterraggio perché durante il 70% del resto del tempo gli oblò vengono tenuti chiusi per simulare la notte, dall'altro si ha un posto-morsa per articolazioni che si rattrappiscono e gonfiano, per non parlare del disturbo di dover far alzare il vicino per spostamenti ogni volta che se ne ha bisogno.
Insomma è bene pensarci bene prima di partire e soppesare i pro e i contro.

Generalmente a bordo vengono serviti colazioni, spuntini, o veri e propri pasti a volte buoni, a volte scarsi. Se si hanno intolleranze alimentari è bene sempre segnalarle per tempo e se si hanno preferenze si possono acquistare pasti supplementari che però non sono proprio a buon mercato.
Alcune (poche!) compagnie aeree forniscono anche salviette, spazzolino e dentifricio al risveglio (verso ovest si viaggia di solito in "notturna").

Durante il volo verrà fatto compilare il "modulo per la dogana", un questionario in inglese in cui si richiede di riepilogare i dati anagrafici del passeggero, se si è stati a contatto con animali, se si sta importando qualche animale, seme, pianta, in modo da scongiurare l'importazione di malattie o specie non autoctone. Il modulo deve essere tenuto dal passeggero e consegnato al momento opportuno una volta atterrati.


Scali interni ed esterni (tempi minimi)

Non tutti i voli sono diretti. Gli scali intermedi possono avvenire sia fuori che dentro il territorio statunitense. Mi spiego meglio. Se voglio andare da Milano a Chicago è possibile che lo scalo intermedio avvenga a seconda della compagnia aerea per esempio a Monaco di Baviera (scalo esterno), o a Boston (interno), o anche tutti e due.
Gli scali esterni per nostra esperienza si possono riuscire a prendere anche a quaranta minuti uno dall'altro purché arrivino e partano dallo stesso terminal; è un limite che si gestisce con una certa ansia, ma ce la si può fare (ovviamente se non ci sono ritardi).

Tutt'altra cosa è quando ci si trova nel secondo caso, ossia con scali interni al Paese (la stessa cosa vale anche alla fine di un volo diretto).
Questo perché una volta arrivati sul suolo americano tutti i turisti vengono separati dai residenti e devono attendere per, quello che ho già definito anche sopra, l'"interrogatorio". Non è sicuramente il termine giusto, ma a viverlo pare proprio una cosa del genere.
Ecco quello che avviene: si scende dall'aereo, si viene divisi dai residenti, si viene incanalati nei soliti serpentelli labirintici in coda e si attende con documenti alla mano il proprio turno. Si viene smistati da operatori che assegnano la corsia per numero e chiedono di restare dietro alla linea segna turno. Quando il poliziotto/agente fa segno di andare avanti allora si va avanti. Il signore, il più delle volte freddo e distaccato (per essere molto gentili) fa domande del tipo "Perché sei qui?", "Quanto stai?", "Dove vai?", "Che lavoro fai?", e leggendo il passaporto "Com'era questo posto qui? E questo qua?" ecc., poi vengono prese tutte e dieci le impronte digitali, prima le quattro dita e poi il pollice, poi viene scattata una foto e infine se tutto va bene mette un bel timbro che attesta che possiamo finalmente farci una zonzolata in USA. Morale della favola: "Ti ho appena schedato a mo' di criminale, ma... sei il benvenuto eh!". Robe che ti passa la voglia di fare il turista e spendere soldi in questo Stato, ma va beh.
Se le cose si mettono male è possibile che vengano chiamati altri agenti e si venga scortati per un interrogatorio più approfondito in qualche stanza nei paraggi. Ma a questo punto che succede non so raccontarlo, ho solo visto avvenire questa scena, anche più di una volta.
Oltrepassato questo passaggio, si riprendono i bagagli se si è arrivati a destinazione e si consegna infine il foglietto della dogana. Se non è la destinazione finale invece si va al terminal, al gate e poi si rifanno i controlli di sicurezza per volo successivo.

Il tempo quindi che è richiesto nello scalo esterno dipende molto dalla coda e dalla gestione dell'aeroporto, da chi ci si trova davanti e dal fatto che tutti i passeggeri confluiscano nello stesso punto e nello stesso orario, oppure no. Per nostra esperienza in questo caso per stare tranquilli ci vogliono almeno due ore e mezza, pena la scena de "La pazza del JF Kennedy di New York" accennata sopra.


On the road

Adesso che abbiamo l'OK per soggiornare in USA possiamo zonzolare a gogò. A meno di sapere che durante il viaggio staremo stazionari in una città, le auto di solito le abbiamo sempre noleggiate prima di partire. Occorre leggere molto attentamente tutte le informative poiché il sistema assicurativo è ben diverso dal nostro. Informatevi sui risvolti di un possibile incidente in cui la colpa è a vostro carico, optate per opzioni CASCO e fate attenzione alle varie evenienze.

E' possibile che al momento di ritirare l'auto cerchino di propinarvi altri pacchetti aggiuntivi, talvolta utili, altre volte no. Attenzione anche a quando vi spiegheranno come funziona la restituzione del veicolo con il pieno o no di carburante. E' sempre da valutare caso per caso se convenga consegnarla a secco, e quindi metterci sopra il costo di un pieno (dettato dai loro prezzi), o se convenga portagliela con la spia sul Full.

Alla guida servirebbe la patente internazionale. Uso il condizionale perché Massimiliano ce l'ha, mentre io no, ma al momento del noleggio delle varie auto che abbiamo preso ho sempre dato il mio documento italiano e nessuno mi ha mai detto che non andava bene. Nemmeno la polizia ferma se non per infrazioni. Rispetto massimo delle regole e negli USA si viaggia da Dio.

La guida fuori città è un vero piacere, le strade sono larghe e dritte, spesso sgombre. In città il traffico invece è più caotico, occorre fare molta attenzione ai vari svincoli e snodi. Dallas e Los Angeles sono le città dove abbiamo trovato più caos e isteria alla guida.

Ecco qualche consiglio per una guida sicura:
  • Rispettare sempre i limiti di velocità, anche se sono assurdi.
  • Nel caso in cui si venga fermati dalla polizia non uscire assolutamente dall'auto, stare con le mani sul volante e attendere istruzioni.
  • Spesso ai semafori c'è la possibilità di svolta a destra anche con il rosso, basta fare attenzione alla segnaletica. Se c'è il "No turn on red" allora bisogna fermarsi, altrimenti si può andare. Siete indecisi? Guardate quello che fa quello davanti a voi. Se siete i primi della fila aspettate il clacson arrabbiato di quello dietro.
  • Negli incroci a raso allo Stop bisogna sempre fermarsi per i "tre secondi" e vale la regola del "passa per primo chi è arrivato per primo".
  • Sulle autostrade è permesso il sorpasso a destra, per cui fare sempre molta attenzione ed evitare numerosi cambi di corsia.

Ci si può spostare anche con mezzi pubblici, ma gli allacciamenti sono più difficili e si ha meno libertà di movimento in un Paese dove lo spazio non manca e dove, poiché i costi del carburante sono molto bassi, la gente praticamente non vive se non di spostamenti con l'auto privata.

Ad ogni passaggio di Stato interno si trovano punti di accoglienza dove potersi informare, prendere cartine, mappe, volantini, rilassarsi, ristorarsi e talvolta dove viene pure offerto un caffè gratis. Capita anche che promuovano o vendano il prodotto locale per eccellenza. In Florida per esempio vendevano arance, o spremute.

Particolare attenzione è bene farla ai coupon o ai volantini di sconto. Noi abbiamo trovato un bel po' di occasioni fra ristoranti, alberghi e musei e qualche convenzione che online invece non era presente.


Cibo

Che gli Stati Uniti siano un Paese dove la maggior parte della gente mangia male è risaputo e vero. La qualità del cibo ingerito potrebbe definirsi uno status symbol poiché le classi povere si nutrono per lo più di fast food e cibi straordinariamente grassi, mentre le classi più abbienti si rifocillano in ristoranti costosi e dove la qualità del cibo non ha niente da invidiare alla nostra.
Il cibo, il suo profumo, il suo richiamo è onnipresente a tutte le ore.
Le catene di fast food sono spesso aperte dalla mattina alla sera tardi e nelle grandi città sono aperte anche ventiquattro ore su ventiquattro. Il prezzo è quello battuto alla cassa al momento dell'ordine, non si viene serviti ai tavoli e non vi sono costi aggiuntivi, se non donazioni volontarie nei salvadanai sul bancone.

Nei locali in cui si viene serviti al tavolo è d'obbligo che portino l'acqua che, essendo un diritto, viene fornita e riempita sempre gratis ("free refill"). In questi casi occorre lasciare la mancia che, a seconda del posto e della qualità del servizio, può variare dal 15 al 30% o oltre. Alcuni locali, soprattutto quelli giapponesi, aggiungono già questo importo per cui è comunque bene fare attenzione ai dati sulla ricevuta.

Gli orari di certi locali possono essere una vera sorpresa. A parte nelle grandi città, dove le fasce orarie sono più simili alle nostre, spesso i locali chiudono davvero molto presto e noi talvolta siamo rimasti a bocca asciutta per una cena decente e siamo ricaduti in qualche fast food sempre aperto. Un paio di cene e poi state sicuri che ci si adatta in fretta.
Per dare un'idea degli orari la gente del posto pranza in una fascia che va dalle 11:30 alle 13:30 (max) e cena dalle 17:00 alle 19:30, per cui alle 21 molti locali hanno già le serrande abbassate.


Dormire

Anche per gli alberghi i prezzi sono i più disparati. Ci sono però delle cose che ci hanno veramente stupito. A Miami gli alberghi, anche i meno lussuosi, costavano una marea di soldi, indipendentemente dai servizi offerti e dalla pulizia (spesso scadente o inesistente), mentre a Las Vegas se si andava nei giorni feriali i prezzi di un albergo a quattro o cinque stelle erano bassi e le camere lussuosissime, ben arredate e con una marea di servizi inclusi.

Le catene di motel sono prevalentemente gestite da indiani, i prezzi si trattano sul posto e conviene sempre dare un'occhiata alle camere prima di confermare la prenotazione.
Se non avete necessità di prenotare molto tempo prima, ma potete farlo giorno per giorno e strada facendo, vi consigliamo di usufruire dei last minute che vengono offerti sui principali booking online. Noi per esempio approfittavamo del free Wi-Fi di qualche locale in cui ci trovavamo dall'ora di pranzo in poi (il massimo ribasso si trova per l'ora di cena) e visitavamo i siti soppesando rating (le valutazioni degli altri utenti) e i prezzi delle offerte scontate. Ci siamo trovati nel 90% delle volte bene, niente di eccezionale se si vuole spendere poco, ma raramente al di sotto delle aspettative che ci eravamo fatti.


Attrazioni e musei

Le cose da vedere sono infinite, ce ne sarebbe da raccontare una marea e probabilmente non basterebbe una vita. Quello che potrebbe essere utile sapere è che nelle principali città esistono dei "City Pass" con forti sconti sulle principali attrazioni turistiche che conviene acquistare online o nei punti di informazione turistica. E' bene approfittare anche di coupon che si trovano su volantini, ai confini di Stato, in vari locali, o addirittura online.
Gli stessi pacchetti offerta valgono anche per i Parchi Nazionali. Con un ticket generale per esempio si ha diritto all'ingresso di più parchi a scelta.
Per quanto riguarda i musei ci sono giorni settimanali ben precisi, o orari in fine giornata, in cui gli ingressi sono completamente gratuiti. Generalmente sono consultabili già sui siti online dei musei stessi. Siccome non sono sempre a buon mercato potrebbe essere comodo approfittare di queste opportunità.


Impressioni in pillole

  • Gli americani sono un popolo variopinto, variegato, inusuale, moderno, conformista, curioso, gentile, riservato, talvolta bigotto.
  • Non invidio lo stimolo alla competizione a cui sono sottoposti, la trovo quasi esasperante.
  • Crescono immersi in un profondo senso di patriottismo e ne vengono contagiati inevitabilmente.
  • Sdrammatizzano spesso il pessimo inglese della persona con cui stanno parlando con la frase: "Your english is better than my italian." (Il tuo inglese è meglio del mio italiano)
  • Tutti ammirano l'Italia come il "Belpaese", ma ci conoscono perfettamente per tutti i nostri difetti.
  • Tutto è veramente più grande.
  • Sono fermamente convinti che per fare la pace serva la guerra.
  • L'acqua gratis nei locali è geniale e di ritorno in Italia mi sento insultata quando per 0,75l mi sento chiedere 2 Euro.
  • Il tasso di obesità è allarmante.
  • Ci sono quelli che contano le generazioni per autenticare il loro essere americani e quelli che vanno fieri delle loro radici europee, africane, orientali, indiane ecc.
  • Gli USA sono un Paese dai forti contrasti: proibizionismo in certi luoghi e libertinismo ed eccesso in altri.
  • Siamo rimasti sconcertati dai cartelli su alcuni autobus che citavano: "Sei un veterano e pensi di farla finita? Chiama questo numero..."
  • I campus sono vere città con una organizzazione impressionante.
  • Non usano i portafogli, i soldi si tengono in tasca e ogni volta che si può si usa la carta di credito.
  • I musei con ricostruzioni storiche hanno la "loro particolare versione dei fatti" che è un tantino americanocentrica. Potrei riassumerla con "siamo noi gli eroi salvatori del mondo".
  • Coi musei ci sanno fare, sanno coinvolgere il visitatore in maniera attiva e semplice.
  • Odio le mance tanto quanto il coperto in Italia.
  • A tutti i prezzi dei negozi bisogna aggiungere le tasse dello Stato in cui si è. Sommare subito no?
  • Non avranno una rinomata cucina ma le uova alla Benedict, le T-Bone, la Key Lime Pie, i waffle, i pancakes, la cucina creola e molto altro ancora sono di un buono stratosferico.
  • Negli outlet (alcuni vere e proprie città) si possono fare grandi affari.


USA: potrebbe essere utile sapere che... quando si torna lo si fa avendo vissuto emozioni fortissime in una cultura tanto diversa quanto uguale alla nostra, avendo visto panorami mozzafiato e portando a casa ricordi tanto vivi da poterli toccare e respirare. Ricordi che sanno di vita vissuta.

Ma soprattutto tornare a casa dopo un viaggio, un qualsiasi viaggio, farà vedere la vita quotidiana con occhi diversi, con occhi di chi può e sa fare confronti, di chi ha accresciuto inevitabilmente la propria esperienza di vita, di chi è uscito dal guscio e ha preso il volo.

In poche parole avrà colto l'essenza dello zonzolare.


Parliamoci chiaro: ci sono poche certezze nella vita.
In fatto di persone praticamente nessuna, se non qualche riserva per quelle di famiglia.
O meglio... almeno così era fino a qualche tempo fa, oserei dire nel mio caso.

Io il mio Massi lo conosco piuttosto benino oramai e a volte lo conosco più io, che lui se stesso.
Con lui avevo un ragionevole numero di certezze, fra le quali i suoi dolci preferiti. Sebbene infatti gliene propinassi a raffica dai più semplici (fatti con tre ingredienti e in tre mosse) ai più complicati (strati, temperaggi, creme, decorazioni), la sua wish list dei preferiti ricadeva sempre su crostate come questa qui e qui. Non si sgarrava mai.

Tutto fino a quando ha assaggiato questa cheesecake.

Sbriciolato il muro di certezze come la base di biscotti.
Colpita e morbidamente affondata ogni presunzione come la forchetta di Massi nello strato cremoso.
Sbalordita io quanto i suoi occhi all'assaggio del dolce.
Volatilizzati esperimenti e certezze in un istante, esattamente come questa torta dal frigo.

Cheesecake

La prima volta che l'ho preparata sono andata con dosi direttamente "da assaggio", ossia tarando man mano che la preparavo, ma sempre tenendo in considerazione la quantità di vaschette impiegate. Come ho scritto è stata spazzolata, non è nemmeno riuscita a incontrare per un istante il mio obiettivo della fotocamera.
Visto che nel giro di tre giorni mi è stato richiesto il bis in stile Bart Simpson quando vuole andare al luna park (chi ha visto questa puntata capisce), questa volta sempre andando all'assaggio ho però misurato tutto con precisione.

"Quanto deve stare in frigo?", "Quanto manca?", "Ma perché così tanto?", "Ma se me la mangio adesso che cambia?", "A che ora hai detto che l'hai messa?", "Ma devo aspettare pure che fai le foto?", "Ufff...", "Sob!", "Doh!": questo è ciò che mi sono sentita ripetere a ciclo continuo per le ore di riposo in frigo.

Alla fine sono riuscita a fotografarla sì, ma non nella sua interezza. Nelle foto forse non si nota, ma manca l'equivalente di una grossa fetta che è stata divorata mentre io cercavo di immortalare cotanta bontà, cercando di tenere a freno le incontenibili voglie del mio compagno goloso.

Cheesecake al mascarpone e lamponi

Preparazione: 30 min.Cottura: 30 sec.Riposo: 4 ore o +
Porzioni: 10 Kcal/porzione: 550 circa
Ingredienti:

Per la base:
  • 200 g di biscotti secchi tipo Digestive
  • 50 g di cioccolato fondente
  • 60 g di burro ammorbidito
  • 50 g di zucchero
Per lo strato al formaggio:
  • 400 g di formaggio cremoso spalmabile tipo Philadelphia
  • 200 g di mascarpone
  • 200 g di ricotta
  • 200 ml di panna
  • 150 g di zucchero
  • 6-8¹ g di colla di pesce²
  • 50 ml di latte
  • 300 g di lamponi
Preparazione:

  1. Per preparare la base rivestire una teglia del ø 22 cm con carta da forno sia sul fondo che sull'anello.
  2. Frullare in un mixer tutti gli ingredienti per la base e poi trasferirli sul fondo della teglia per formare la base di biscotto. Risalire anche di un paio di centimetri o più sui bordi. Premere delicatamente per compattare il tutto e poi lasciare riposare in frigo intanto che si prepara lo strato cremoso.
  3. Ammollare la colla di pesce in acqua fredda. In una ciotola montare molto bene la panna, poi unire il formaggio alternandolo al mascarpone, alla ricotta e allo zucchero sino ad esaurirli. Il composto dovrebbe risultare spumoso, liscio e gonfio.
  4. Scaldare per 30 secondi nel microonde alla massima potenza il latte e poi disciogliervi completamente la colla di pesce ben scolata e strizzata. Unirla al composto e montare ancora per amalgamare il tutto perfettamente.
  5. Prendere dal frigo la teglia, versarvi la crema e poi adagiare, premendoli sul fondo, i lamponi su tutta la superficie (lasciarne da parte qualcuno per la decorazione).
  6. Livellare infine con una spatola la superficie del dolce e decorarla con i lamponi avanzati.
  7. Mettere a riposare in frigo per almeno 4 ore (meglio ancora una notte) prima di servire.
Note:

  1. Dose a seconda di quanto cremoso lo si vuole ottenere. Quello in foto ne ha 8 g, la prima versione più cremosa ne aveva 6 g (e forse la preferivo).
  2. Se si utilizza agar-agar questo dolce è adatto anche a vegetariani.
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E come dare torto a Massi? Non ho mai fatto tanta fatica a resistere ad un dolce così. Ogni volta che ho aperto il frigo per un qualsiasi motivo, un pezzetto se ne andava. Provate per credere, questa torta spacca! Questa sì che è una certezza! :-)


Questa volta per raccontare della nostra zonzolata a Miami Beach ho deciso di partire pensando alla prima cosa che mi saltava in mente chiudendo gli occhi.

Ebbene il primo ricordo che mi è venuto in mente è stato quello di me e Massi mentre facevamo colazione sulla terrazza di Starbucks lungo la Ocean Drive.
La terrazza era praticamente ancora deserta, sul tavolino avevano una nanofetta di un dolcetto ipermegacalorico e in mano un cappuccino da litro che sorseggiavamo lentamente guardandoci in giro.
Il piacevolissimo sole del mattino riscaldava l'aria, davanti a noi un parco con alte palme, sulla sinistra oltre il verde e i cespugli la spiaggia e sulla destra gli inservienti dei locali che avevano chiuso tardi e che stavano facendo pulizie, o allestendo per la colazione. Mentre gli sportivi mattinieri facevano jogging diretti verso la passeggiata che costeggia la spiaggia (la Promenade), intorno a noi iniziavano a riempirsi i tavolini e a formarsi la coda alla cassa.
Nella mia memoria questi erano puri attimi di pace, di relax dopo tanto zonzolare dal Texas alla Florida, attimi in cui osservare la vita quotidiana della magnifica Miami Beach.

Cosa fare e vedere a Miami beach Florida USA what to see and do America consigli di viaggio trip advices

Perché Miami Beach è veramente stupenda e ci è piaciuta tantissimo.

Meta assolutamente turistica di mare e di relax, è spesso confusa con Miami, ma in realtà sono due città ben distinte. Miami Beach si trova su una serie di isole naturali ed artificiali tra l'oceano Atlantico e la Baia di Biscayne, Miami sorge oltre la baia verso ovest.

South Beach è il quartiere meridionale di Miami Beach, zona nella quale ci siamo soffermati di più.
In questo tratto la nostra più grande difficoltà è stata sicuramente trovare un parcheggio che non ci costasse un salasso nel giro di tre giorni. I parcheggi infatti erano cari, molto cari e quelli liberi avevano il disco orario che variava da pochi minuti a qualche ora. Abbiamo spesso trovato agenti che controllavano gli orari di ingresso e uscita e anche che vigilavano fra quelli dedicati esclusivamente ai residenti. Ad ogni modo siamo riusciti, uscendo leggermente dal centro affollato, a trovare un parcheggio a ridosso di un parco in cui poter lasciare la macchina per tre ore e quindi avere la possibilità di fare tranquillamente un giretto a piedi. In altri momenti abbiamo però inevitabilmente dovuto ripiegare sull'opzione di metter mano al portafoglio.


La prima cosa che abbiamo fatto è stata andare subito sulla spiaggia per vedere l'oceano, dal colore straordinariamente verde e brillante che diventava blu all'orizzonte, per vedere i bagni, la gente e per camminare a più non posso. Nonostante che infatti arrivassimo proprio dalle Isole Keys, dove come ho detto di spiagge per camminatori come noi non c'era quasi niente, qui i chilometri da macinare sul bagnasciuga erano davvero molti.

Visto che avevamo deciso di stare a Miami Beach per qualche giorno abbiamo pensato di noleggiare due sdraio e un ombrellone. Abbiamo scelto uno dei settori che ci piacevano di più pensando che ci avrebbero chiesto una cifra improponibile e invece con nostra grande sorpresa il prezzo era ragionevole (sui 40 Euro al giorno). Un inserviente, di una gentilezza unica, ci ha chiesto dove ci volevamo posizionare, ha aperto sdraio ed ombrellone e ci ha portato cuscini e asciugamani (cose che in Italia per queste cifre ce le sogniamo).

Alla domanda su dove si trovassero dei servizi, l'inserviente si è dimostrato alquanto imbarazzato per spiegarmi che, o mi fingevo miseramente un'ospite di uno degli alberghi a ridosso della strada, o me ne potevo andare tranquillamente in mare a fare i miei bisogni. (W-O-W! Sì, ora lo faccio ancora più volentieri il bagnetto... :-( )

Fatto incredibile e che ci ha colpito di più è stato infatti che le spiagge non erano dotate di alcun tipo di servizio, o quasi. Basti pensare che le cabine per cambiarsi non esistevano, le docce erano praticamente inesistenti (ce n'erano solo due in postazioni a ridosso della passeggiata), le fontane basse per i piedi si trovavano ad ogni ingresso (ma lontane dalle sdraio) e i WC erano "il mare" e i bagni degli hotel. In pratica se a uno scappava qualcosa poteva fingersi un cliente di un locale o di un albergo per intrufolarsi in qualche hall e con nonchalance andare dritto alla agognata, quanto rara meta.


Passata qualche ora di relax in spiaggia siamo andati alla scoperta della città partendo da Ocean Drive che ci è piaciuta tantissimo sia di giorno, che la sera.
Di giorno era una bella passeggiata al sole fra l'ombra di alte palme, mentre la sera sull'altro lato una sfilza infinita di localini davvero deliziosi richiamavano turisti di ogni genere. Prelibatezze venivano messe in mostra per attirare stomaci affamati e luci o candeline accese sui tavolini rendevano l'atmosfera deliziosa. Peccato che il mangiare all'aperto si traducesse nell'essere praticamente in mezzo al flusso di gente che cercava di passeggiare. I prezzi per altro non erano esorbitanti e una capatina ce la si poteva concedere tranquillamente.

Gli alberghi invece erano un vero salasso; per di più, indipendentemente da quanto si sceglieva di spendere, non si aveva mai uno standard di pulizia adeguato o comparabile con altre zone. Noi non ci sentiamo di consigliarne nemmeno uno. Dalla bettola economica (robe da paura) a quelli in cui si arrivava a spendere centinaia di dollari a notte, il servizio lo abbiamo trovato sempre più che scadente.


Sempre rimanendo a South Beach vale la pena fare un giro per l'Art Deco Historic District, affollato quanto ben conservato quartiere in stile Art Deco con bellissime case, ma per lo più ville colorate e deliziosamente decorate. Per gli appassionati esistono molti tour organizzati, uno fra i tanti è l'Art Deco Walking Tour: una zonzolata di circa un'ora e mezza fra gli edifici in stile del distretto, fra i quali anche alcuni alberghi. Ecco un link utile qui.

Sulla Ocean Drive si trova la Casa Casuarina, la villa che fu ultima residenza di Gianni Versace prima di essere tragicamente ucciso proprio di fronte alla dimora. Oggi l'edificio è un club riservato a soci.


Lascio qualche informazione che potrebbe rimanere utile.
Orientarsi a Miami Beach è piuttosto semplice perché la nomenclatura delle strade chiama le direttrici est-ovest "Street", mentre quelle nord-sud "Avenue". La numerazione comincia dalla First Street a sud in direzione nord aumentando. Questo vale tranne che a Lincoln Road tra la 16th e la 17th Street, in corrispondenza del centro città.

Per la lingua i problemi sono pochi. Lo spagnolo qui è la lingua principale, si dice che sia addirittura più parlato dell'inglese. La concentrazione di italiani è elevata, noi ne abbiamo spesso trovati come camerieri o inservienti, per non parlare dell'alto numero di turisti che potremmo dire quasi onnipresenti. (Che poi ci facciamo sempre riconoscere noi, no?)

La stagione degli uragani viene convenzionalmente aperta il 1° giugno e chiusa il 30 novembre. Il Comune mette a disposizione un'apposita mappa per le emergenze uragani e definisce un rigido protocollo di protezione civile da mettere in atto. Se vi trovate quindi da quelle parti nel giusto periodo è bene dare un'occhiata qui.
Sullo stesso sito si può trovare un dettagliatissimo calendario degli eventi mondani e non che si svolgono in città. Ecco qui il link.

A livello di sicurezza possiamo dire che in molti ci hanno detto che sia Miami che Miami Beach sono due zone non del tutto sicure, già nelle zone centrali se di notte, e soprattutto nelle zone periferiche. Occorre fare molta attenzione agli oggetti preziosi, non lasciare cose di valore in bella vista e prendere tutte le precauzioni perché spiacevoli inconvenienti possano avvenire.


Abbiamo anche avuto modo di fare qualche capatina nei dintorni di Miami. Siamo passati dai quartieri latini, trasandati, poveri e anche per certi versi pericolosi a quelli che prendono il nome di Coral Gable e Coconut Grove. Più per sbaglio che per vera intenzione in questi ultimi due ci siamo fermati per fare quattro passi e siccome ci siamo ritrovati immersi in quartieri fantastici, iper lussuosi fra ville faraoniche con piscine, porticcioli e accesso sul mare, ma anche tanto verde e tranquillità, consigliamo di farci una breve zonzolatina.

Chiudo col dire che ero partita col preconcetto che Miami Beach, non chiedetemi perché, non mi sarebbe piaciuta. Bene, lo scrivo e sottoscrivo che quel preconcetto era del tutto infondato. Questa città l'ho adorata dal primo istante che l'ho vissuta, mi ha infuso tanta energia, positività, relax, bellezza e se potessi ci tornerei subito. Ecco! :-)


Ho scritto, cancellato, riscritto, cancellato e così via per almeno una ventina di volte, finché non mi sono stufata del ticchettio inconcludente delle mie dita sulla tastiera e del cursore altalenante a destra e sinistra sullo schermo senza sosta e ho deciso di scrivere la verità: non ho niente che voglio scrivere.
Niente per stasera da mettere nero su bianco, se non la ricetta di oggi.
Una coccola, una deliziosa coccola.

Coppe dolci di cioccolato, nocciole e ricotta ricetta light recipe chocolate and ricotta mousse bowls

Verrine ciocco-ricotta e nocciole

Preparazione: 30 min.Cottura: nessunaRiposo: nessuno
Porzioni: 4 Kcal/porzione: 500 circa
Ingredienti:

  • 250 g di ricotta
  • 40 g di zucchero a velo
  • 200 ml di panna
  • 30 g di zucchero
  • 1 baccello di vaniglia
  • 2 cucchiai di Cognac
  • 40 g di cacao amaro in polvere
  • 4 biscotti savoiardi
  • 40 g di crema spalmabile alle nocciole
  • 20 g di nocciole
Preparazione:

  1. Con uno sbattitore mescolare la ricotta, lo zucchero a velo, il cacao amaro in polvere e i semi estratti dal baccello di vaniglia.
  2. A parte sbriciolare i savoiardi finemente e unire il Cognac, mescolare bene. Stendere uno strato di biscotti nelle verrine, poi versarvi il composto con la ricotta.
  3. Montare la panna (tranne tre cucchiai) con lo zucchero semolato, metterla in un sac à poche con una punta dentellata e decorare le verrine.
  4. Mescolare la crema spalmabile alle nocciole con i tre cucchiai di panna fino ad ottenere una crema liquida da colare al centro della decorazione di panna.
  5. Spolverizzare infine con le nocciole tritate grossolanamente.
  6. Conservare in frigo fino al momento di servire.
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Benvenuti al nuovo appuntamento con la "Zonzolando's Serendipity Box", la scatola che serve a ricordare i piccoli grandi piaceri della vita cogliendo il meglio di ciò che ci offre.

Troppo spesso infatti le nostre giornate sono riempite di pensieri e preoccupazioni tendendo a dimenticare il bello che nella vita c'è (sempre!). Con questa scatola voglio immortalare, se non tutto, gran parte delle cose belle che riempiono la mia/nostra vita quotidiana (ma che potrebbe essere anche quella di tutti), dalle grandi alle piccole cose che ci rendono felici e, ancora meglio, sereni.

E' trascorso un po' di tempo dall'ultima raccolta di serendipity.
A dire il vero non saprei dire esattamente quanto, ma so per certo però che le cose che vorrei raccontare sono tantissime. Nonostante che purtroppo non sempre io sia riuscita a fotografare tutto, avevo comunque un sacco di foto da sistemare e inserire. Erano così tante che ho dovuto fare una selezione veloce, altrimenti per scrivere questo post ci avrei messo una vita.
Bando alle ciance e partiamo subito con la Serendipity Box n° 58:
  1. Tutta l'estate non si sono neanche fatti vedere e adesso arrivano a frotte. Evviva i lamponi, uno dei frutti che adoro di più. Continuerei a mangiarli senza sosta uno dietro l'altro, eppure in un attimo di tregua li ho impiegati in una deliziosa ricetta. Prossimamente su questi schermi (forse!); se mano lesta (Massi) e luce naturale (per foto) me lo permetteranno. Stay tuned!
  2. Ogni tanto i colleghi vanno coccolati no? Torta con pesche sciroppate senza glutine, senza lattosio, senza lievito: insomma senza niente, per andare incontro a tutte le esigenze e far felici tutti! Yes, it can! :-)
  3. Ciò che dovrebbe essere reso obbligatorio nei pensili delle cucine degli italiani: il burro di arachidi. Quella deliziosa crema che appena leccato il dito dopo avercelo affondato dentro ha la magica proprietà di farti dimenticare della giornataccia trascorsa. Un rimedio infallibile al malumore, e ahimè anche alla taglia 42... ;-)
  4. Uno degli ultimi aperitivi all'aria aperta e al sole.
  5. Ehm... Ho tolto foto che mi parevano banali ma di cui avevo una spiegazione, mentre questa l'ho tenuta proprio per il fatto che non mi diceva niente. Eppure se l'ho fotografato sto cappuccino c'era sicuramente un perché, ma adesso non me lo ricordo. Mi verrà in mente? Poco importa, in quell'attimo ero serena.
  6. Una zonzolata a Desenzano. Probabilmente una delle ultime in moto prima di mandarla in letargo per l'inverno.
  7. Orata alla griglia con verdure grigliate, ecchistamejodeme?

Ecco qua anche la Serendipity Box n° 59:
  1. Cono, gelato, gusti... le mie parole della perdizione.
  2. La scoperta di una nuova splendida città: Cremona.
  3. "L'unica cosa che so è che questa non è una piccola cucina, per me è solo un grande, grandissimo sogno che si realizza, tanto grande che stento a crederci. E se stessi sognando, vi prego, non mi svegliate.": questo è ciò che scrivevo in qualche post fa. Ora lo so, è realtà, e nonostante arrivi a lavorare sessanta ore a settimana ho a tal punto quel piacere ludico nella professione che il lavoro diventa un gioco, la responsabilità uno stimolo, il tempo un intralcio. Ho solo un problema: quanto-penso-di-reggere-così?
  4. Ehm, già... c'è anche la nuova scrivania di un altro lavoro. OK, OK, sto esagerando, lo so!
  5. Questo cappuccino invece me lo ricordo. Grazie Marco!
  6. Una gara goliardica esilarante: la Strongman Run di Rovereto. Il mio eroe con il suo amico Federico trionfanti alla fine della corsa. Proud of you! ❤
  7. Dottore, il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Vado con l'ennesimo e irresistibile peccato di gola.

E questo è il resoconto degli ultimi giorni trascorsi, la Serendipity Box n° 60:
  1. Di quanto un aperitivo e qualche stuzzichino possano creare una deliziosa serata fra chiacchiere, calore, amicizia e amore.
  2. Dottore, mal comune mezzo gaudio, no? Ma doppia dose! Stre-pi-to-sa combinazione di gusti. ;-)
  3. Avvistamenti umidicci notturni.
  4. Per capire per bene che momento di serendipity possa essere questo, beh... provatela! E' qui.
  5. Il matrimonio da favola dei nostri amici mantovani.
  6. Passeggiare mano nella mano per le campagne mantovane dopo una serata all'insegna dei festeggiamenti. Relax, tanto verde e l'apparato digestivo che prova a riprendersi dai bagordi davvero straordinari della giornata precedente.
  7. I bignè: la pasta morbida e la decorazione che anticipa il contenuto del loro cuore cremoso.
L'aforisma degli ultimi giorni trascorsi per me non può che essere:
"Sono un po' stanchino..."
(Forrest Gump)


Ma tanto soddisfatta, aggiungo volentieri, e già all'opera per le prossime serendipity box. In bocca al lupo per tutto gente, a presto! :-)


Credo che durante una zonzolata non ci sia niente di più bello che poter coniugare la scoperta di un nuovo posto con l'assaggio dei piatti, o dei prodotti tipici locali che lo contraddistinguono.

Nonostante che oramai vi sia una forte globalizzazione e si possano trovare ristoranti etnici dove poter gustare piatti alternativi di altre culture, trovo che vi sia sempre una certa differenza fra l'"originale" e ciò che ci viene servito, vuoi per i prodotti utilizzati (talvolta difficili da reperire), vuoi per agevolare e andare incontro a certi gusti della clientela, o culturali.
Del resto avete mai mangiato la pizza, o un piatto di spaghetti all'estero? E' raro trovare un posto che sappia farli veramente a regola d'arte. Esistono è vero, ma sono rarità. Direi che quindi è lecito pensare anche l'esatto contrario con piatti tipici esteri qua in Italia, no?
In un viaggio per me è quindi una prerogativa imprescindibile l'assaggiare ciò che la cucina del luogo propone.

L'assaggio in sé non è però solo lo scoprire nuovi gusti e sapori, né solo questione di pura curiosità o vedere la differenza fra ciò che immaginavo o avevo assaggiato in Italia, ma è anche entrare in una delle radici più forti e significative che una cultura può offrire.

Il cibo locale non è un semplice piatto, è un simbolo.
Il cibo locale, non è un mix ben combinato di ingredienti: è storia, cultura, tradizione, un elemento identificativo di una nazione che proprio nell'accezione di quest'ultimo termine estende i suoi limiti ben oltre i confini statali e declina una marea di varianti su zone territoriali peculiari.

Tutto questo per dire che quando ci è capitato di poter zonzolare alle Isole Keys io non sarei tornata a casa senza aver assaggiato una fetta della famosissima Key Lime Pie, ovviamente cercando di memorizzare ogni singolo dettaglio per riprovarla anche a casa. E così è stato! :-)

Ricetta perfetta per la Key lime pie originale delle isole caraibiche ultimate key lime pie recipe

Devo ammettere che, visto il clima, un simile dolce dal forte sentore di agrumi è perfetto per combattere il caldo e umido tropicale.
Le radici storiche di questo dolce pare che affondino (almeno come leggenda) su ricette elaborate da pescatori che in mare, per evitare lo scorbuto causato da scarsa assimilazione di Vitamina C, realizzavano questo dolce con pochissimi ingredienti base quali uova, latte ridotto a confettura grazie allo zucchero e succo di lime.
Sembra che la base biscottata e la cottura siano state introdotte successivamente visto che i pescatori non disponevano di forni. In pratica i rischi batterici dovuti alle uova venivano ridotti (ma non eliminati) grazie all'acido citrico dei lime e l'azione di addensamento avveniva grazie al latte condensato mescolato al succo spremuto.
Ovviamente oggigiorno per scongiurare ogni possibile rischio la torta viene cotta in forno.


Come ho detto ho provato a memorizzare ogni dettaglio della torta che abbiamo assaggiato qui.
Abbiamo avuto modo di provare solo una delle tante ricette in circolazione su questo arcipelago di isole, dove ogni locale afferma di detenere la ricetta della versione originale.

Non sappiamo dire se quella che abbiamo assaggiato noi fosse l'originale, nonostante che la titolare ce lo abbia dato per certo, ma visto che era proprio buona ecco allora qualche dettaglio che ci siamo segnati:
  • Il sapore è fortemente agrumato, ma non esagerato e comunque dolce.
  • La consistenza è morbida e cremosa se appena uscita dal frigo, quasi colante se rimane fuori più a lungo.
  • Dentro il ripieno non c'è scorza di lime.
  • Base biscottata sottile, circa mezzo centimetro; ripieno generoso, almeno 3-4 cm.
  • Il colore non è verde ma giallo tenue, dovuto al succo di lime e ai tuorli.
  • La decorazione è con panna montata (poco zuccherata). Nessuna meringa, né glassa.

Per riprodurla a casa sarebbe meglio usare i lime provenienti dalle Florida Keys, ma è difficile trovarli qui in Italia. Sono più piccoli e più acidi. Io ho utilizzato quelli che ho trovato al supermercato e devo dire che sono rimasta piuttosto contenta.


Appena tornati a casa, come avevo scritto su Facebook oramai un bel po' di tempo fa, mi sono cimentata in un po' di sperimentazioni fra cotture e bilanciamenti di dosi, ed ecco qua il risultato che mi è parso più simile a quello che ho assaggiato e che ho fotografato appena uscito dal frigo e tagliato.

Key Lime Pie

Preparazione: 30 min.Cottura: 20 min.Riposo: 4 ore o +
Porzioni: 8 Kcal/porzione: 480 circa
Ingredienti:

Per la base:
  • 250 g di biscotti secchi (tipo Graham Crackers o Digestive)
  • 70 g di burro
  • 50 g di zucchero
Per il ripieno:
  • 80 ml di succo di lime (circa 4)
  • 400 ml di latte condensato
  • 4 tuorli
Per la decorazione:
  • Scorza e qualche fetta di un lime non trattato
  • 100 ml di panna da montare
  • 20 g di zucchero a velo
Preparazione:

  1. Per preparare la base lasciare ammorbidire il burro a temperatura ambiente e frullarlo poi con i biscotti e lo zucchero. Rivestire una teglia del ø 20 cm dai bordi svasati con uno strato uniforme di biscotti risalendo anche sui bordi. Compattare bene e lasciare a riposare in frigo per tutto il tempo della preparazione del ripieno.
  2. Accendere il forno a 180 °C in modalità ventilata.
  3. Grattugiare a filetti la scorza di un lime che verrà tenuta per la decorazione assieme a qualche fettina sottile e poi spremerli e filtrarli pesando 80 ml di succo.
  4. Montare i tuorli sino a che non saranno spumosi e gonfi. Montare a parte per 5 minuti il latte condensato e poi unire le uova, montare per altri 5 minuti e infine unire il succo dei lime. Montare ancora per qualche istante in modo da amalgamare bene il tutto.
  5. Versare il ripieno, che dovrebbe risultare morbido e liscio, nella crosta di biscotto tirata fuori dal frigo e infornare per 20 minuti.
  6. Sfornare, lasciare raffreddare completamente e poi metterla in frigo per almeno 4 ore, o in abbattitore.
  7. Per la decorazione (che è bene fare poco prima di servire) montare la panna con lo zucchero a velo a neve ben ferma, poi trasferirla in un sac à poche e decorare la torta a piacimento utilizzando anche la scorza e qualche fettina di lime tenuta da parte.
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Per noi era deliziosa! Sparita, volatilizzata! Giuro che abbiamo fatto fatica a smettere di mangiarla.


Come anticipato nello scorso post, ecco un brevissimo sunto di tre posticini fra le Everglades e le Isole Keys dove abbiamo mangiato bene e che ci sentiamo di segnalare.

Partiamo subito con uno dei piatti più comuni nella zona, uno di quelli che molti turisti vorrebbero assaggiare ma che non tutti poi trovano il coraggio di fare: la coda di alligatore denominata "Alligator Steak". In questo caso è stata servita con salsa al burro, pane e fagioli neri stufati.
Di ritorno in molti ci hanno chiesto di che sapesse e sinceramente siamo concordi nel dire che è poco saporita. A me ha ricordato la carne del tacchino (non pollo come dicono in molti) anche se la consistenza era più nervosa e gelatinosa. Per insaporirla utilizzano un sacco di salse e accompagnamenti. L'abbiamo trovata buona, ma niente di eccezionale.


Abbiamo poi assaggiato il Dolphin, che non è come si potrebbe pensare dal nome un delfino, ma è un Dolphinfish pesce dalle dimensioni ragguardevoli comunemente consumato da queste parti. In questo locale veniva presentato con il nome di L-Fish che noi abbiamo consumato in versione "piatto del giorno grigliato". Il tutto ci è stato servito accompagnato con il solito pane e patate lesse affondate in una salsa densa e cremosa.


Per chiudere in bellezza non potevamo farci mancare un assaggio della celeberrima Key Lime Pie, torta a base di succo di lime (agrume tondo, dalla scorza verde e dal sapore aspro tipico di queste isole), latte condensato e uova.

Praticamente ogni locale su questo arcipelago sostiene di detenere la ricetta della versione originale. Se sia vero, o solo questione di marketing poco ci interessa, del resto anche la titolare del posto in cui abbiamo mangiato sosteneva che la loro fosse la migliore in circolazione. Beh, a dirla tutta dobbiamo ammettere che era favolosa e ce ne siamo gustati una fetta in due lentamente, come quelle cose tanto buone che vanno gustate pian piano.


Il locale all'interno si presentava molto carino, i tavoli erano decorati in stile marinaresco, i paralume dei lampadari erano fatti con targhe d'auto riciclate e il bagno era tutto un programma: pareva di essere catapultati su una spiaggia dal lavandino di sabbia, le pareti d'oceano e dove c'erano sali profumati da poter utilizzare a fianco del sapone.


Riassumendo 1:
Periodo: febbraio 2014
Dove: Mrs. Mac's Kitchen II, 99020 Overseas Highway - 33037 Key Largo (Florida, USA)
Pregi: servizio cordiale, buono tutto ciò che abbiamo assaggiato, buon rapporto qualità/prezzo.
Difetti: porzioni piccole se paragonate alle classiche americane, un menù difficile da interpretare per via dei nomi dei pesci.


Sempre rimanendo alle isole Keys, un posticino davvero carino lo abbiamo scovato quasi per caso a Marathon. Il menù prevedeva una marea di piatti soprattutto a base di pesce crudo e una marea di piatti dai nomi messicani e farciti con pesce di ogni genere. Noi abbiamo approfittato di questa interessante "fusion" tuffandoci fra burritos e quesadillas.

Quella qua sotto è la Seafood Quesadilla, tortilla dal fantastico ripieno di gamberi e capesante, accompagnata con guacamole, panna acida e salsa all'ananas. De-li-zio-sa!


Altrettanto buono e generoso il wrap scelto da Massimiliano, una tortilla ripiena di petto di pollo con formaggio filante e verdure servita con riso, fagioli neri e le immancabili salsine d'accompagnamento.


Riassumendo 2:
Periodo: febbraio 2014
Dove: The Island Fish Co., 12648 Overseas Hwy - 33050 Marathon (Florida, USA)
Pregi: bellissimo locale sia per l'arredamento interno che per le terrazze sul mare; buona la combinazione della cucina messicana con i prodotti ittici locali.
Difetti: i prezzi alti di aperitivi e cocktail (ma questo vale anche per tanti altri locali americani).


Patiti per i gamberetti? Allora non fatevi mancare una mega abbuffata al grido di "All you can eat" di questi deliziosi crostacei semplicemente cotti a vapore e accompagnati da ogni ben di Dio di salse, contorni, verdure, frutta, carni e chi più ne ha più ne metta, al Everglades Seafood Depot.

Questa qua sotto è solo parte di quello che mi son mangiata e che per puro pudore non pubblicherò. Dico solo che alla fine del pranzo un piatto strategicamente disposto fra me e Massi ma rivolto solo a me, perché lui non ne ha toccato nemmeno uno (è pazzo lo so!), era tanto straripante di gusci di gamberetti da formare una montagnola/separé.


Riassumendo 3:
Periodo: febbraio 2014
Dove: Everglades Seafood Depot, 102 Collier Ave - 34139 Everglades City (Florida, USA)
Pregi: bellissima veranda sul fiume, ottimo e ricco buffet con prodotti freschi, ottimo rapporto qualità/prezzo.
Difetti: non buona la distinzione e segnalazione dei diversi tipi di all you can eat, per cui fare attenzione; un servizio meno cordiale stentiamo a poterlo immaginare, lunga coda per poter prendere posto a sedere.


Non resta che provare no?
E da chi ci fosse stato attendiamo recensioni e aggiornamenti! Grazie! :-)


Pensavo che raccontare delle Keys Islands, una stretta e lunga collana di oltre 1700 isole a largo della Florida che si insinua nel Golfo del Messico a nord di Cuba, fosse semplice e che potesse bastare qualche foto a raccontare il luogo.
Del resto acque cristalline, relax, spiagge e tanti bei locali potrebbero essere il semplice, brevissimo e istintivo riassunto di questo arcipelago quasi caraibico. Idealmente è così, ma una volta messe le dita sulla tastiera mi sono resa conto che concretamente le cose da raccontare erano un bel po' e certi dettagli potevano fare la differenza.

Cosa fare e vedere alle Isole Keys Florida USA caraibi what to see and do America consigli di viaggio trip advices

Visitare queste isole è molto comodo perché sono facilmente raggiungibili direttamente in auto grazie alla US Hwy 1, una lunga strada che le unisce fra loro praticamente dall'inizio alla fine.
Noi arrivavamo dalle Everglades dove avevamo fatto una full immersion nella natura fra mangrovie, paludi e distese di verde impenetrabile.
Si può immaginare la nostra iniziale delusione al primo approccio con queste isole quando ci siamo ritrovati ancora nell'ennesima e sterminata distesa di mangrovie. Praticamente tutte le Upper Keys, dovrebbero chiamarsi Mangrovia Keys: nessun panorama mozzafiato a perdita d'occhio, nessuna grande veduta su spiagge, o acque cristalline; solo tanto tanto verde. Pare che però qui ci sia la possibilità di fare bellissime escursioni subacquee, noi però non possiamo dare un parere in merito.


La nostra prima tappa è stata Key Largo, piccolo centro dell'omonima isola che onestamente ha ben poco da offrire se non qualche bar, locale in cui riposarsi e rifocillarsi un po' e qualche negozietto per fare acquisti.

Ad ogni punto informazione in cui ci siamo fermati, o ad ogni persona a cui ci siamo rivolti per chiedere che cosa ci fosse di bello da vedere o da fare, la domanda più frequente che a nostra volta ci veniva rivolta era: "Qual è la vostra destinazione finale?" Come se i nostri interlocutori fossero perfettamente abituati al fatto che chi chiede informazioni non è un turista stazionario, ma solo di passaggio con destinazione Sud-Key West e che quella fosse solo una tappa per stirarsi le gambe dopo tanta strada passata in macchina.

Non abbiamo sostato a lungo e riassumendo le risposte dei nostri interlocutori potremmo dire che l'isola non ha da offrire un granché, se non appunto qualche escursione sott'acqua, o a bordo di qualche barca dal fondo trasparente appositamente pensato per poter ammirare la fauna ittica.


Proseguendo il viaggio abbiamo potuto constatare che effettivamente questo arcipelago non è rinomato per la bellezza delle proprie spiagge, generalmente strette e corte striscioline di terra coperte da alghe o da mangrovie, ma piuttosto per le ricche flora e fauna ittiche.

Una delle spiagge indicate come fra le migliori dalla nostra guida era la Anne's Beach (prima foto del post).
In realtà si tratta di una sottile striscia di sabbia bianca intervallata da mangrovie che, in presenza di marea leggermente più alta, non è quasi percorribile. Ecco perché è stata costruita una passerella parallela che permette di passeggiare per qualche centinaio di metri nel verde delle mangrovie e che collega varie capannine attrezzate con tavolini e panche dove poter sostare per fare un picnic.

Per chilometri e chilometri si viene accompagnati dalla vecchia strada risalente al 1938 realizzata per volere di Henry Flagler che collegava alcune isole e che oramai è in disuso.
Alcuni tratti sono ancora percorribili, ma terminano con vertiginosi capolinea (alcuni malamente transennati) a picco sul mare nel quale pare ci siano squali e coccodrilli.


Una sosta abbiamo voluto farla anche a Marathon, seconda città per dimensione dell'arcipelago che si trova nelle Middle Keys. Anche qui ci siamo sentiti fare la fatidica domanda: "Pernottate qui o siete diretti a sud?", "E' la vostra destinazione finale?"
No, decisamente no, ci siamo risposti dopo una breve occhiata.
Il posto anche in questo caso non ha molto da offrire se non qualche escursione nella natura, che dopo un po' sarà anche tanto bella, ma anche tanto uguale.
In questo tratto per gli amanti degli animali si trovano il Turtle Hospital, che ospita tartarughe marine, e il Dolphin Research Center, centro di ricerca e osservazione del comportamento dei delfini.

Nei paraggi si trova inoltre la Sombrero Beach, una fra le più rinomate spiagge di sabbia bianca sgombra da mangrovie dove poter sostare, che però a noi camminatori instancabili da bagnasciuga ci è sembrata davvero piccola. Punto a favore è invece l'entrata libera con ingresso gratuito.


Di sicuro il passaggio nelle Lower Keys ci è piaciuto molto di più. Bahia Honda è stata senz'altro la spiaggia che finalmente cercavamo (foto precedente). Purtroppo a tratti era disseminata di alghe, ma non era difficile trovare un posto dove stendersi per prendere il sole, o finalmente passeggiare in santa pace. L'ingresso nel parco è a pagamento per cui vale la pena attrezzarsi e sostare per almeno tutta la giornata. Vi sono dei punti in cui poter parcheggiare e bagni dove poter fare la doccia.

Non riporto i prezzi perché già rispetto alla nostra guida erano aumentati, ma dalla foto qui sotto si può avere un'idea di grandezza del tariffario di ingresso.


Il clima di queste isole è tropicale per cui si compone di due stagioni: una secca, la migliore per visitarle grazie alle temperature più miti e che va da dicembre a maggio, e una umida che comprende anche il periodo degli uragani e che va da fine dell'estate a inizio dell'autunno (e in cui l'umidità è molto alta e le temperature arrivano a toccare i 40 °C).

Peculiarità del clima che abbiamo trovato durante la nostra vacanza è stata che il tempo cambiava improvvisamente passando nel giro di pochi minuti dal sole cocente a piogge tropicali torrenziali. In una mattinata nuvolosa e a tratti ventosa ci siamo dilettati nell'apertura di cocchi caduti a terra.


Con un coltellino svizzero (robe che Tom Hanks in Cast Away ci fa un baffo) ci siamo rifugiati sotto una capannina attrezzata e abbiamo pazientemente aperto due cocchi davanti agli occhi curiosi di turisti che studiavano la nostra tecnica (vedi foto). Con un turista-pescatore che ha messo da parte la timidezza per studiare la nostra primordiale attività, stupendosi del fatto che ci stavamo riuscendo senza fatica, abbiamo condiviso un po' del nostro bottino, gustandocelo ben bene fra sorrisi e ringraziamenti.


L'ultima tappa del nostro viaggio alla scoperta delle isole Keys è stata Key West, principale città dell'arcipelago, nonché centro anticonvenzionale in fatto di moda, usi e costumi.
A Key West, che è più vicina a Cuba (soli 150 km) che a Miami, ci sono una sfilza incredibile di locali, ristorantini e negozietti e l'attività serale è davvero incredibile. Non mancano festival, eventi e manifestazioni.
La città si divide in due parti: quella vecchia, la Odl Town e quella nuova la New Town (zona residenziale per lavoratori e operatori dell'isola). Nella Old ci sono edifici coloniali, palme, musei, ristoranti che per altro si incentrano e convergono in Duval Street, vivace e frequentata via dall'anima davvero stravagante.

Oltre a Duval Street vale la pena di visitare anche Mallory Square, centro del divertimento pullulante di gente, soprattutto giovani.
Non siamo andati a visitare invece la casa di Hemingway, dove lo scrittore ha vissuto per dieci anni, anche se ne abbiamo sentito parlare molto bene. Siamo andati a vedere il tramonto vicino al faro in uno dei punti più estremi dell'isola. Uno spettacolo emozionante e rilassante in cui abbiamo ammirato tingersi il cielo di colori assolutamente fantastici.


Nell'unica serata che abbiamo passato a Key West abbiamo assistito ad un comune temporale tropicale. Robe che non si capiva se pioveva dall'alto, dal basso o di lato da tanto che era forte l'acquazzone. Ci siamo rifugiati sotto un porticato di Duval Street aspettando che passasse e nonostante questo ci siamo comunque inzuppati fradici. In-cre-di-bi-le!

So che ho scritto tanto ma, come ho premesso nel primo paragrafo, le cose da raccontare sono sempre molte nonostante si parli di una meta fatta di spiagge, relax e mare. Termino con qualche pillola o consiglio per visitare al meglio queste isole dai colori vivacissimi tutti da vedere e vivere.

  1. La benzina negli USA è sempre e comunque a buon mercato rispetto all'Italia, ma fare il pieno prima di arrivare alle Keys potrebbe essere un'ottima idea per risparmiare qualche dollaro. Lungo tutto l'arcipelago infatti la benzina costa di più.
  2. Attenzione a come cercare gli indirizzi dei luoghi in cui volete recarvi. Essendoci praticamente un'unica strada potrebbe sembrare che tutto si trovi vicino, mentre è possibile che due posti siano a un bel po' di miglia di distanza l'uno dall'altro. Per orientarsi basta fare attenzione ai "mile marker", cartelli verdi disposti ogni miglio a lato strada. Inoltre occorre fare distinzione fra Bayside, il lato verso la baia, e Oceanside, il lato verso il Golfo del Messico.
  3. Non si può lasciare l'isola senza aver assaggiato una fetta della celeberrima Key Lime Pie (vedi prossimo post con consigli su cosa e dove mangiare).
  4. Per gli amanti della bici, esistono percorsi fantastici da seguire lungo questo arcipelago.
  5. Un link che potrebbe essere utile per trovare informazioni su dove pernottare, come arrivare e cosa vedere sono questo qui e questo qui.


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