Enjoy food, travels and life

Caratteri che si ripetono, si alternano, si mescolano in una sequela di lettere e simboli lunghissima e apparentemente buttata a caso.
Se si prova a leggerla si rischiano spasmi muscolari alle mascelle, esotropia agli occhi che partono irrimediabilmente per la tangente, apnee prolungate, tachicardia.
Confesso che spesso ho chiuso gli occhi con la speranza che nel riaprirli potessi veder apparire soluzioni e codici come si vede fare a John Nash (interpretato da Russell Crowe) in Beautiful mind. Ovviamente (ma serve che lo scrivo?) senza alcun risultato.
Tante, ma tante, ma tante (no, ma non avete idea di quante!) prove, tentativi falliti, accidenti, moccoli (i lettori toscani sanno di che parlo), botte e sbattute di capo sulla scrivania di casa con la luce puntata della lampada appena dietro lo schermo del Mac che illumina la stanza completamente immersa nel buio.
Scatti, balli, urla soffocate di una pazza che ad ogni successo esultava dimenandosi in silenzio per non disturbare i sogni di chi dormiva beatamente nel raggio di ottocento metri.
Dopo un approccio prevalentemente notturno e da totale neofita, tanti insuccessi iniziali e uno studio prettamente funzionale, ho iniziato però a prendere confidenza e per certi versi sicurezza. Quello che sembrava buttato a caso iniziava a prendere forma, la mia forma, la mia impronta, la mia volontà.
Il caos si tramutava in ordine, lettere e caratteri in informazioni, stringhe in grafica, follia nel mio blog.

Come preparare lo spritz aperol in casa aperitivo ricetta

Non è ancora del tutto a posto, mancano ancora un sacco di cose che voglio realizzare, ma posso dire che il grosso è fatto. Passato il terrore del trasferimento del codice senza la perdita di informazioni, post, immagini, commenti (se non fosse così... non-me-lo-dite-non-lo-voglio-sapere!) è giunto il momento di brindare alla versione 2 della grafica di questo blog.
Lo faccio con un semplicissimo Spritz. Brindate con me? :-)

Spritz (my way)

Preparazione: 2 min.Cottura: nessunaRiposo: nessuno
Porzioni: 1 Kcal/porzione: 120 circa
Ingredienti:

  • 60 ml di Prosecco
  • 40 ml di Aperol
  • 20 ml di Seltz (o acqua gassata)
  • 1 fetta di arancia non trattata
  • Ghiaccio in cubetti
Preparazione:

In un bicchiere mettere prima 5-6 cubetti di ghiaccio e poi versare prima il Prosecco, poi l'Aperol (per un effetto estetico migliore) e una spruzzata di Seltz o acqua gassata. Unire una fetta di arancia.
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Non posso chiudere questo post senza prima ringraziare tanti blogger che grazie ai loro post, consigli e codici messi a disposizione gratuitamente mi hanno permesso di ottenere questo piccolo grande risultato in piena autonomia. Questa è la forza del Web. :-) Grazie!


Ho pensato tantissimo a come iniziare questo post. Il primo pensiero è andato alle tante cose che avrei voluto raccontare, poi a come avrei voluto festeggiare (ovviamente in pompa magna) e infine a come mi sarebbe piaciuto descrivere il senso di nostalgia per il vecchio e il senso di eccitazione per il nuovo, ma avevo così tante cose che frullavano in testa che alla fine son partita in tutt'altro modo, e avete appena letto come.

Il tanto fervore per questo post è che oggi Zonzolando... compie tre anni. Di già!
Tre anni di ricette, racconti di viaggio, tante foto scattate, una rubrica, la Serendipity Box, che al di là di quello che avrei mai pensato, mi permette di raccontare molto di me e poi tante, ma veramente tante soddisfazioni. Emozioni che un blog non avrei mai pensato potesse regalare.


L'anno scorso non ho festeggiato e forse non l'avrei fatto nemmeno quest'anno solo che era un po' di tempo che sentivo l'esigenza di dare un vestito nuovo a questo piccolo spazio e così ho preso la palla al balzo e ho deciso che questa era l'occasione giusta per farlo.

Da molto tempo lavoravo alla grafica, volevo implementare alcune funzioni, migliorare alcuni widget col risultato che alla fine ho praticamente cambiato template, impostazioni grafiche eccetera, anche se la struttura è praticamente la stessa (okay al cambiamento, ma senza stravolgimenti insomma). Ho fatto tutto da sola (anche questa è una bella soddisfazione!), per cui abbiate pazienza se qualcosa non funziona subito.

Siccome, come ho detto in apertura, sono felice ma anche un po' nostalgica, ho deciso di ricordare come era la vecchia grafica con questo piccolo snapshot.


Non mi metto a descrivere le nuove funzionalità, i nuovi widget e menù; se avete un pizzico di curiosità prendete due minuti e fatevi una zonzolatina alla scoperta nel nuovo sito. Spero tanto che vi piaccia e se trovate qualcosa che non va sarò lieta se me lo segnalerete.

Dal canto mio non posso che augurare a questo blogghino che potenzialmente potrebbe vivere in eterno: "Buon compleanno e almeno cento altri di questi giorni!" :-)


Prima di partire per una zonzolata di solito prepariamo l'elenco delle cose da:
  • vedere,
  • visitare,
  • assaggiare,
  • comprare ecc.
Queste liste sono suddivise poi in:
  1. "Non posso tornare a casa se non ho...": ossia da fare assolutamente, no way! Esperienza che vale il viaggio, cosa imprescindibile, sennò-checissei-stato-affà?"
  2. "Varrebbe la pena di...": ossia mi piacerebbe tanto andarci ma la zonzolata potrebbe dipendere da fattori vari quali orari di chiusura, prezzi, disponibilità, voglia, tempo, ripensamenti.
  3. "Se ce la facciamo...": ossia che dopo tutto quello che ci siamo sparati in 1) e 2) se avanza tempo valutiamo se vedere/fare oppure no.
Nella lista di: "Cose da assaggiare - 1) Non posso tornare a casa se non ho..." a New Orleans al primo posto in classifica svettava incontrastata la cucina di Leah Chase al Dooky Chase's Restaurant.
Fosse cascato il mondo ci saremmo andati!

Il problema è che quando viaggio perdo il senso del tempo, del calendario, dei giorni cardinali del mese e della settimana. Esisto io e il luogo, il senso del tempo svanisce, il tempo si deforma, si dilata e comprime ad ogni situazione. Potrei mandare fuori di testa gli Einstein moderni.
Per fortuna Massimiliano ha il fuso orario italiano impostato nel DNA (l'ho scritto anche nel nostro about us) per cui con un breve calcolo potrebbe riuscire a dirmi che ore sono e di quale giorno in qualsiasi punto del sistema solare dopo aver viaggiato a qualsiasi velocità.

Tutta sta pappardella di premessa per dire che?
C'è mancato poco che non ci riuscivamo.

Mi ero praticamente tatuata in fronte gli orari del ristorante: dal martedì al venerdì (solo pranzo buffet) dalle 11:30 alle 15:00; cena solo il venerdì dalle 17:00 (!!!) alle 21:00 (!!!) e senza buffet; sabato, domenica e lunedì chiuso.

Che me li tatuo a fare se poi non so che giorno è?
Meno male che c'è un santo/amico/tutore/psicologo/assistente/compagno che mi segue da un bel po' di tempo (già, sono in cura da anni!) e che mi conosce benissimo perché se non mi avesse detto "Guarda che oggi è venerdì e sono le tre passate." noi al Dooky Chase non ci avremmo messo piede a meno di cambiare tutta la scaletta del viaggio per i giorni successivi.

Ecco il resoconto di quello che è successo dopo.
Torniamo a piedi alla macchina, nemmeno passiamo in albergo a rassettarci, piazzo il navigatore e andiamo diretti alla meta (per altro sapevamo già il luogo esatto perché ci eravamo passati appositamente per non sbagliarci il giorno precedente in macchina).
Il Dooky Chase's Restaurant, numero 1) della lista numero 1) ci attende.
Usciamo dal centro di New Orleans e ci immettiamo in una zona nemmeno troppo bella, scarna, dalle case basse e piuttosto trascurate. Il ristorante non ha un'insegna grande e non è facile adocchiarlo subito. Sembra una casetta fra le tante, ma il navigatore non sbaglia. Parcheggiamo nel parcheggio poco più avanti a disposizione dei clienti.
Alle 17:03 (manco se lo rifaccio ci credo che sono entrata in un ristorante ad un orario del genere!) varchiamo la soglia di questo posto che ha fatto e visto la storia della cucina di New Orleans.

Il Dooky Chase's Restaurant è infatti aperto dal 1941. Inizialmente paninoteca venne convertito in ristorante di famiglia da Emily e Dooky Chase. In poco tempo divenne luogo celebre per essere un locale non solo straordinario per la cucina creola che vi si degustava, ma anche come luogo di intrattenimento musicale e culturale fra i più stimati di New Orleans.
Il locale purtroppo ha subito due anni di chiusura a causa dei danni provocati dall'uragano Katrina, ed oggi grazie anche a molti aiuti è stato completamente ristrutturato. Il posto, che è ancora gestito dalla stessa famiglia d'origine, ha ospitato moltissimi personaggi illustri e trasmissioni TV.
Leah, oggi novantunenne (al centro nella foto sotto) è considerata una vera star.

Immagine tratta dal sito del Dooky Chase's Restaurant

Entriamo. Il locale è ancora vuoto. Tutto è perfettamente apparecchiato, in ordine e pulito.
Siamo accolti direttamente dalla figlia di Leah (Stella, la signora a destra nella foto sopra con la camicia fucsia), una persona splendida, calma, educatissima, disponibile e molto molto elegante: una vera signora, perfetta padrona del proprio locale.
Le chiedo conferma del fatto che di sera non c'è il buffet e lei capisce il mio dispiacere perché sa che noi turisti amiamo provare tutte le specialità offerte dal ristorante. Ci spiega però che non è possibile e ci consiglia una combinazione di piatti in modo da poter assaggiare il più possibile.
Ci assegna un cameriere e ci fanno accomodare.

Chiedo se posso fare qualche foto e addirittura mi vengono indicate le sale da poter visitare.


Ci accomodiamo e ci fanno vedere il menù. Per i curiosi eccolo qua (spero che non cambi il link del sito); quello del venerdì sera cambia anche a seconda del periodo.
Questa è la nostra mise en place:


Chissà se Obama, Bush, Cosby, Jones e tutti gli altri illustri personaggi che hanno assaggiato le prelibatezze di questa cucina si sono seduti ai nostri stessi posti. Ci rispondiamo ottimisti: "Certamente!" ;-)
Nel frattempo inizia ad arrivare gente e il locale pian piano a riempirsi. Prima arrivano i turisti, vestiti casual più o meno come noi, poi arriva la gente del posto: gente di colore vestita straordinariamente bene, tiratissime le donne e elegantissimi gli uomini. La figlia di Leah riconosce qualcuno e va a scambiare quattro chiacchiere. Sembra conoscere tutti, o questa è l'impressione che fa quando si approccia a qualcuno. Che classe. Che donna.

Arrivano i nostri piatti. Si parte con il classico side dish, un'insalatina leggera accompagnata con un po' di pane.


Appena terminata l'insalata mi viene servito il "Gumbo", lo stesso che avevo assaggiato per la prima volta a Baton Rouge. Sono così felice! Ho aspettato e pregustato questo momento dal giorno che sono venuta a conoscenza dell'esistenza di questo posto.
Ho una certa reverenza per questo piatto: sto per assaporare nuovamente la cucina creola, un pezzo di storia d'America, quella nera, quella della schiavitù, dei diritti acquisiti, che ha lottato, che ha portato le sue tradizioni fin oltreoceano, che non ha perso le sue origini e le ha anzi mescolate con gli ingredienti di questi luoghi, quella che è divenuta un simbolo e un valore per questa città.

Il Gumbo è una minestra a base di riso con gamberi, granchio e altri ingredienti che sono a discrezione di chi la prepara. Si possono trovare anche carni bianche, insaccati e ovviamente una marea di spezie. Nel mio Gumbo, la cui ricetta è segreta, sono certa che ci sia qualche tipo di salume. E' delizioso, sostanzioso, profumato e saporito.


Mentre io gusto il mio Gumbo a Massi viene servita la Jambalaya. Ovviamente facciamo uno scambio di assaggi, dividiamo i piatti in modo da poter assaggiare tutto. La Jambalaya di Leah è un misto di pollo e salsiccia a pezzi cotta in un soffritto di sedano, cipolla e carota con aggiunta di pomodoro. Il tutto accompagnato con una cupola di riso a parte che una volta mescolata assieme al sugo sprigiona magicamente un mix di sapori che in bocca persistono e si distinguono perfettamente.
A entrambi invece non piace molto il piattino a fianco dove ci sono patate dolci servite su una salsa caramellata alla cannella, davvero troppo dolce.

Recensione ristorante storico Dooky Chase's Restaurant Louisiana New Orleans USA

Dopo il Gumbo, di cui ho preso la versione in "cup", cioè quella più piccola, arriva il piatto forte, il Seafood plate: un fritto misto di pesce fra cui ostriche, pesce gatto, gamberetti e polpa di granchio. De-li-zio-so! Generosa la dose (alleluia!) e fritto davvero bene.


Ci concediamo anche il dolce, una fetta in due di Pecan Pie: fantastica crostata che ci arriva ancora calda, con uno strato dolce di melassa e con generosa copertura di noci pecan. Robe da litigarsela. :-)


Finiamo il dolce con rammarico.
Stella passa a chiedere se era tutto di nostro gradimento e sottovoce ci chiede se abbiamo bisogno di un taxi. Fra noi ci chiediamo se sia per cortesia o se per la scarsa sicurezza nel quartiere di notte. Decliniamo la gentilezza, abbiamo la nostra auto.
Ci guardiamo intorno e il locale è pieno. Sbircio nei piatti dei tavoli vicini e vedo prelibatezze che chissà se mai avrò occasione di riprovare. Tutto quello che volevo assaggiare qui è stato spuntato dalla lista eppure mi accorgo che c'è ancora tanto che vorrei scoprire.


Abbiamo la pancia piena, siamo soddisfatti e felici, la lista è andata, la serata trascorsa in un attimo (mannaggia che scherzi che mi fa questo tempo!). E' ora di andare, ma ho già voglia di tornare.

Riassumendo:
Periodo: febbraio 2014
Dove: Dooky Chase Restaurant, 2301 Orleans Ave. - 821-0535 New Orleans (Louisiana, USA)
Pregi: accoglienza straordinaria, piatti buoni e dalle porzioni ragionevoli, ottima qualità prezzo, servizio impeccabile.
Difetti: ristretto orario di apertura, locale non ben segnalato.


Benvenuti al nuovo appuntamento con la "Zonzolando's Serendipity Box", la scatola che serve a ricordare i piccoli grandi piaceri della vita cogliendo il meglio di ciò che ci offre.

Troppo spesso infatti le nostre giornate sono riempite di pensieri e preoccupazioni tendendo a dimenticare il bello che nella vita c'è (sempre!). Con questa scatola voglio immortalare, se non tutto, gran parte delle cose belle che riempiono la mia/nostra vita quotidiana (ma che potrebbe essere anche quella di tutti), dalle grandi alle piccole cose che ci rendono felici e, ancora meglio, sereni.

Anche in questa occasione ho dovuto creare due box; i giorni passano e le cose belle per fortuna non mancano. Manca piuttosto il tempo per raccoglierle e poterle raccontare. Provo a correre, ma il tempo è più lesto di me e io annaspo e sono costretta a stargli dietro, sempre e inesorabilmente.

Ecco la Serendipity Box n° 41:
  1. I fiori di campo coi loro colori e profumi, l'erba alta, il frinire dei grilli, il senso di pace che regala lo stare immersi nella natura.
  2. L'avevo scritto o no che la ciambella alla ricotta e limone è il dolce più gettonato di casa al momento? Ecco, per l'appunto l'ho rifatto ancora.
  3. Ritrovarsi con gli amici per organizzare gli scherzi ad una coppia di amici che si sposeranno a breve e puntare sulla caffeina di un cappuccino serale per tenermi sveglia.
  4. Andare ad assistere alla finale del Cheese Rolling: un'orda di pazzi che si fiondano in discesa alla rincorsa di una forma di formaggio che viene fatta rotolare lungo un pendio ripidissimo.
  5. Dopo essersela tirata un bel po' e averci richiesto cure da balia è arrivata bella rossa e succosa, la prima fragola dell'anno. :-)
  6. Il caffè che mi ha offerto una signora dopo avermi visto indaffarata fra appunti, libri, telefonate in un momento che invece avrebbe dovuto essere di pausa e relax, con le seguenti parole: "E stacca cinque minuti, va!" Grazie Paola!
  7. Una zonzolatina a Riva del Garda: uno di quei posti che sono sicura non smetterò mai di ammirare.
  8. Il momento di relax. Sì, ce l'ho fatta a rilassarmi un attimo. Ho staccato tutto, ho chiuso cellulare, PC e pure casa. Mi sono piazzata nel verde per un'ora (una lunghissima ora) a leggere e a pensare ad una cosa difficilissima da pensare: il niente. Non ci sono riuscita, ma ci sono andata vicina.
  9. La pizza. Quella cosa che potrei mangiare a colazione, pranzo e cena e non esserne mai stufa. Credo che non esista nient'altro così.

E questa è la Serendipity Box n° 42:
  1. Cornetto e cappuccino. No davvero, non serve altro per dire che bel momento sia questa colazione.
  2. Il piacere della lettura: un libro, una rivista, un giornale, un'etichetta, due righe.
  3. "Oddio mi hanno aperto la macchina e mi sfottono pure!" Ecco il primo immediato pensiero mentre ritornando alla macchina (posteggiata tutto il giorno in un parcheggio diverso perché ero via per una trasferta di lavoro) ho visto dal finestrino un biglietto ripiegato addirittura sul cruscotto. "Avranno fatto danni e mi hanno messo un biglietto? Addirittura dentro?", "Uhm, la macchina c'è... Molto strana come cosa però..." Salire col cuore in mano e rilassarsi sul sedile con un sorriso da ebete stampato in faccia. Mettere in moto e trovare sia il pieno di metano che rifornimento di benzina. Ero a secco, lo sapevo, ma son sbadata e gli angeli attenti al mio serbatoio evidentemente esistono. :-)
  4. Iniziare il weekend in dolcezza portando l'angelo del punto precedente a fare una zonzolata virtuale in Belgio per una colazione a base di Gaufres de Liège e fragole (che nel frattempo dall'altra serendipity sono maturate).
  5. L'emozione che si prova di fronte alla prima pagina bianca di una nuova agenda o quaderno nel momento di incignarlo.
  6. Trovare un mazzolino di margherite di campo sulla scrivania. Son cose che ti cambiano la giornata.
  7. Una buona scorpacciata di sushi, uramaki e futomaki.
  8. Tanto per restare in tema pesce, ho fatto il bis della scorsa settimana e ho gustato ancora una bella grigliata. W-o-w!

L'aforisma della settimana è:
"Non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi."
(Antoine De Saint-Exupéry - Il Piccolo Principe)


Mi scuso con tutti quelli che passano a fare visita e che non riesco a contraccambiare, né a ringraziare singolarmente. Conto di rimediare e passare da tutti presto. Un abbraccio e buona settimana!


C'è chi dice che segni indelebili rimarranno per sempre, chi invece che la tragedia ha portato rinnovo e riqualificazione laddove ce n'era proprio bisogno. In ogni caso sono tutti d'accordo che dopo l'uragano Katrina del 2005, che ha fatto migliaia di morti e milioni di dollari di danni, New Orleans non è e non sarà più la stessa.
A distanza di nove anni dalla tragedia questa città porta ancora i postumi delle ferite: case con ancora i segni del livello a cui l'acqua è arrivata (il cosiddetto "Katrina tattoo"), aree ancora da riqualificare e completamente disabitate, quartieri in costruzione, altri già completati, nuovi, belli e operativi.
Dopo lo spopolamento avvenuto subito dopo la devastazione la popolazione sta tornando a crescere, i negozi a riaprire e le attività a riprendere con normalità.

Cosa fare e vedere a New Orleans Louisiana USA what to see and do America consigli di viaggio trip advices

New Orleans a febbraio ci ha accolto con un clima più mite rispetto al Texas, la temperatura era più piacevole anche se alcune sporadiche raffiche di vento ci lasciavano proprio gelati. Il periodo migliore per visitarla è la primavera poiché da giugno inizia la stagione degli uragani che prende forza soprattutto ad agosto e settembre (periodo infatti di Katrina nel 2005) e che termina a dicembre.

La nostra zonzolata alla scoperta di New Orleans è iniziata rigorosamente a piedi dal French Quarter, l'antico quartiere francese da dove poi si è sviluppato il resto della città e che si snoda intorno alla famosissima e fotografatissima via principale, la Bourbon Street. Questa strada rappresenta un simbolo per N.O.: case basse e colorate, finestre decorate, balconi e colonnati in ferro battuto sotto ai quali sorgono una sfilza di locali come strip club, mercerie, pub, ristoranti e bar dove praticamente da ciascun ingresso esce ogni sorta di musica dal vivo o profumo per tutto il giorno. L'abbiamo visitata volutamente (e consigliamo caldamente di farlo) sia di giorno che di notte e ci è sembrata così diversa che potremmo dire di aver visto due zone distinte o la stessa ma con due abiti diversi.


Di giorno food trucks, carretti, insegne e civette attraggono i visitatori promuovendo le loro specialità, artisti da strada si soffermano agli angoli per racimolare qualche dollaro, mentre di notte è scarsamente illuminata dalla fioca luce delle celeberrime lanterne e le luci delle insegne dei locali o delle vetrine la fanno da padrone. Siamo entrati ad ascoltare buona musica country e jazz in un paio di locali.
In uno di questi abbiamo anche mangiato qualcosa, ma solamente dopo il terzo ordine visto che puntualmente la cameriera rinnovava le nostre comande e poi tornava indietro scusandosi e dicendo che mancava questo o quello che o io o Massi avevamo richiesto. E non è che avessimo chiesto qualcosa fuori menù eh! Per di più il pasto in sé non era niente di che.


Dal quartiere francese siamo passati dapprima al Washington Artillery Park, il parco a ridosso del fiume Mississippi da cui si gode una splendida vista di Jackson Square e della Saint Louis Cathedral, magnifica cattedrale dalle scure torri a punta.
Negli immediati paraggi, all'altezza del French Market sulla Decatur Street si trova il Cafè du Monde, un bar-pasticceria storico risalente al 1862 che pare essere il migliore della città. Il locale è sempre strapieno e la fila fuori per entrare è veramente lunga.


Un po' scoraggiati dai tempi di attesa abbiamo propeso per fare una piccola pausa nel café dall'altro lato del parco Washington Artillery, dove abbiamo assaggiato i famosi e tipici dolci della cucina accadiana (cajun) di New Orleans: i "beignet". Si tratta di quadrotti di pasta simil sfoglia fritti e ricoperti da una montagna di zucchero a velo (non di certo la classica spolveratina!). Quelli che ci hanno servito, rigorosamente a gruppi di tre, erano ancora bollenti. Abbiamo aspettato che si intiepidissero per gustarceli con calma e dobbiamo ammettere che erano deliziosi. Ne esistono anche in versione ripiena a base di frutta o confettura, o in versione salata con pesce. Ricordano molto le nostre chiacchiere, o frappe, ma la pasta di base è sfogliata.


Di fronte a Jackson Square si trovano carrozze trainate da cavalli che in coppia o in gruppo fanno fare un breve giro della città ai turisti toccando le principali attrazioni del centro storico. Si possono poi fare dei tour di più ampio raggio salendo sui tram (streetcar) secondo tre linee differenti che seguono tre rispettivi percorsi. Le linee sono quella di St Charles, quella di Canal Street e quella di Riverfront. Ogni linea di tram è caratterizzata da vagoncini decorati di un particolare stile d'epoca che percorrono per poco più di un dollaro a corsa più di venti chilometri di rotaie che si snodano in città. Ecco qui un sito utilissimo sui trasporti della città, e se non mi cambiano il link del PDF ecco qui anche quello dei trasporti con tanto di linee e cartina.


Tra la Jackson Square e la cattedrale abbiamo trovato numerosissimi artisti di strada: band, pittori, uomini come finte statue, imitatori, personaggi strani ed eclettici che attirano l'attenzione per accattare qualche dollaro. Quelli nella foto in alto erano non solo bravissimi a riscaldare gli animi dei passanti con le loro bellissime musiche allegre, ma anche a coinvolgere e intrattenere i turisti invitandoli a scattare foto con loro. Anche io e Massi siamo stati richiamati dalle parole "C'mon! Take a picture, it's free!" e ci siamo seduti fra loro (io in braccio a Massi) e ce la siamo stati a canticchiare con loro sulle note di "Oh, when the Saints go marching in." Indimenticabile!


Fra i numerosissimi cimiteri di New Orleans, tre certamente sono i più visitati e uno sicuramente il più famoso: quello di Saint Peter Cemetery n°1, aperto nel XVIII secolo e arrivato a noi fortemente danneggiato dall'incuria e dall'uragano Katrina. Questo cimitero rappresenta un vero e proprio pezzo di storia della città dove vengono realizzati numerosi tour guidati fra una tomba e l'altra, raccontando di storie legate a riti vudù e magia nera. La cosa che ci ha colpito è stato il disordine fra le tombe e lapidi, i percorsi labirintici che si sono venuti a creare per l'affollamento e accatastamento di altre fosse o mausolei.
Abbiamo trovato durante la nostra visita coppie di tecnici all'opera per recuperare iscrizioni su lapidi, detriti e per ripulire alcune zone ancora da sistemare.


Siamo poi passati a fare visita al Louis Armstrong Park nel quartiere di Tremé, adiacente a quello francese e a ridosso di Rampart Street. Questo enorme parco dedicato al famoso musicista ospita un teatro, numerose statue ed è probabilmente il posto dove ha avuto origine il jazz.

Da non perdere è anche un bel giretto gratuito sul battello che fa la spola fra le due rive del Mississippi.
Per imbarcarsi basta recarsi al piccolo porticciolo in fondo a Canal Street che dà sul fiume. A intervalli regolari (ogni circa venti o trenta minuti) si può salire sul battello, godersi un giretto sulle acque del fiume, ammirare lo skyline di New Orleans e, per chi vuole, fare quattro passi sull'altra sponda.


Siamo quindi passati a zonzolare per le vie del Downtown, meglio conosciuto come Central Business District, parte moderna e a destinazione "terziaria" della città. Qui si trovano numerose piazze, fra cui La Fayette, dove periodicamente si svolgono concerti gratuiti. Attraversando il quartiere si arriva al National World War II Museum, museo dedicato alla seconda guerra mondiale. Quando lo abbiamo visitato noi il costo di un biglietto intero era di 22$ che come sempre incrementava qualora avessimo voluto visitare ulteriori sale o allestimenti. Il museo è fatto veramente molto bene, il visitatore viene guidato e immerso nella storia (rivista molto in chiave filoamericana) dall'entrata in guerra fino allo sgancio delle due bombe atomiche in Giappone.


Le cose da fare e vedere in questa città sono davvero tantissime e il tempo a disposizione purtroppo sempre poco. Abbiamo percorso per lungo la Canal Street finché ne avevamo voglia e finché ci sembrava sicura, passando quindi dal Saenger Theatre, teatro che ospita numerosi concerti e musical, che è stato recentemente ristrutturato dopo i gravi danni subiti dal passaggio dell'uragano Katrina. Pare che il risultato della ristrutturazione sia davvero eccellente e a proposito abbiamo letto di commenti veramente entusiasti. Verrebbe da dire che se si ha occasione e più tempo, valga la pena di assistere a uno spettacolo anche qui. Noi ce lo ripromettiamo. :-)

Da non perdere, se si va nel periodo giusto, è anche la festa del Mardi Gras, in onore del martedì grasso di Carnevale. Questa festa a New Orleans è molto sentita e dura quasi un mese. Se già la città trabocca di musica ad ogni angolo, in questa occasione balli in maschera, cortei e parate danzanti sono all'ordine del giorno e trasformano la città in un'unica gran festa che richiama (giustamente) turisti da tutto il mondo.


Man mano che si esce dal centro curato, ricostruito e strettamente turistico si entra però in una città che cambia decisamente volto, con case basse, trascurate, spesso decadenti e sporche, talvolta vere e proprie baracche; le strade sono dissestate e in alcuni punti anche pericolose, si trovano animali per strada, gente fortemente disagiata, barboni o gruppi di persone poco raccomandabili.
Non ci siamo spinti molto oltre per ragioni di sicurezza, ma quel che abbiamo visto ci è bastato per capire che c'è ancora molto da fare e recuperare.
Sebbene il divario fra ricco e povero sia purtroppo ancora molto forte, siamo certi che questa città saprà risolvere questi problemi con la stessa forza con cui ha affrontato periodi bui legati alla schiavitù e all'uragano Katrina con tutta la terribile devastazione che ne è conseguita.

New Orleans è bellissima e vale la pena di visitarla, di viverla, di immergersi in un lato insolito dell'America che abbiamo trovato vitale, vivace, musicale, colorato e dinamico. Da tornarci!


E' stata un'anatra felice, lo posso assicurare.
Ha trascorso tutta la sua vita libera in un'aia enorme e aperta senza mai allontanarsi più di tanto.
Ha scorrazzato felice con le sue colleghe ovipare, ha spettegolato a gogò (vi ricordo questo post qui), ha fatto bagni nella piscina scavata apposta per loro, ha fatto la lotta coi gatti, ha dato del filo da torcere al nostro cagnolone, ha fatto la sozzona col germano, ha snobbato il gallo e ha covato un bel po'.
Purtroppo con la nuova nidiata non andava molto d'accordo, anzi la stava proprio sterminando (vai a capire la natura a volte...) e così, invece di morire di vecchiaia praticamente come tutte le altre (perché mio suocero proprio a volte non ce la fa) è dovuta passare a miglior vita.
Non ha sofferto, questo è quel che più conta e noi ce la ricorderemo scorrazzante e felice.
Come del resto, va ammesso, lo siamo stati anche noi dopo averla gustata così.
Pace all'anima sua... si direbbe così no?

Ricetta veneta bigoli con ragù d'anatra spaghetti with stewed duck sauce typical italian recipe

Avendo cucinata l'anatra solo un paio di volte in precedenza, ho deciso di consultare un bel librone di cucina che staziona spesso sulla mia scrivania con più segnalibri, post-it appiccicati e appunti che parole scritte, alla ricerca di qualche bella ricetta per fare onore alla nostra amica sventurata.
Ne ho trovate due che mi ispiravano un sacco e che richiedevano parti diverse dell'animale.
Una volta spennata e pulita per bene da mia suocera, ho quindi tenuto da parte le due cosce per farne cosce di anatra in umido e il resto, nella dose richiesta, l'ho impiegato per preparare una ricetta che avevo assaggiato in un paio di ristoranti tipici e che mi era piaciuta un sacco: i bigoli con ragù d'anatra.

Essendo un'anatra ruspante ho tolto l'odore di selvatico delle carni, lasciandola per quattro ore immersa in una ciotola con acqua e un bicchiere e mezzo di aceto, poi l'ho scolata bene e messa a cuocere.

Bigoli con ragù d'anatra

Preparazione: 1 oraCottura: 2 oreRiposo: 1 ora
Porzioni: 4 Kcal/porzione: 590 circa
Ingredienti:

Per i bigoli:
  • 140 g di farina di grano duro
  • 140 g di farina di grano tenero
  • 1 uovo intero + 1 tuorlo
  • 6 g di sale
  • 24 g di olio extravergine di oliva
Per il ragù di anatra:
  • 320 g di anatra
  • 80 g di carote
  • 60 g di sedano
  • 40 g di cipolla
  • 35 g di burro
  • 15 g di scalogno
  • 40 g di vino bianco
  • 12 g di sale
  • 4 g di salvia e rosmarino (io ho messo anche qualche fogliolina di timo)
  • ½ spicchio di aglio
  • Pepe q.b.
  • 20 g di Grana Padano
  • 20 g di olio extravergine di oliva
Preparazione:

Per i bigoli:
  1. Impastare le farine e le uova con il sale e l'olio. Eventualmente aggiungere un po' di acqua ma facendo attenzione che l'impasto finale risulti piuttosto duro per non farlo attaccare durante la trafilatura.
  2. Una volta ottenuto un impasto liscio e omogeneo passare la pasta alla trafila. Lasciare i bigoli ad asciugare su un tagliere di legno o su un vassoio infarinato, e intanto preparare il sugo.
Per il ragù di anatra:
  1. Preparare un brodo vegetale cuocendo carote, cipolle e sedano in un litro e mezzo di acqua. Salare.
  2. Unire le parti di anatra scelte e cuocere per un'ora e mezzo. Poi spegnere e lasciare raffreddare completamente.
  3. Scolare le parti di anatra dal brodo, togliere le eventuali pelli e ricavare tutta la polpa, sminuzzando tutto con un coltello.
  4. Tritare anche parte della carota, sedano e cipolla che abbiamo utilizzato nel brodo.¹
  5. In padella rosolare lo scalogno con olio e burro. Unire la carne tritata e le verdure, sfumare con il vino bianco, unire 2 dl di brodo d'anatra, sale e gli aromi tritati finemente. Cuocere per circa 10 minuti.
Sgrassare, filtrare il brodo d'anatra e allungarlo con acqua. Portarlo nuovamente a bollore e cuocervi dentro i bigoli sino a che non saranno al dente, poi scolarli e spadellarli nel ragù con il grana grattugiato.
Note:

  1. Questo passaggio non è presente nella ricetta originale.
Ricetta tratta e adattata da: "La cucina dei veneti", 2009 - Antiga Edizioni.
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Benvenuti al nuovo appuntamento con la "Zonzolando's Serendipity Box", la scatola che serve a ricordare i piccoli grandi piaceri della vita cogliendo il meglio di ciò che ci offre.

Troppo spesso infatti le nostre giornate sono riempite di pensieri e preoccupazioni tendendo a dimenticare il bello che nella vita c'è (sempre!). Con questa scatola voglio immortalare, se non tutto, gran parte delle cose belle che riempiono la mia/nostra vita quotidiana (ma che potrebbe essere anche quella di tutti), dalle grandi alle piccole cose che ci rendono felici e, ancora meglio, sereni.

Questo è il resoconto degli ultimi giorni trascorsi, la Serendipity Box n° 40.
  1. Aprire Facebook e vedere che la nostra pagina è andata oltre i quattrocento like. Incredibile! Dire grazie di cuore a tutti quelli che ci seguono è davvero il minimo, quindi oltre 400 GRAZIE! :-)
  2. Ehm, per festeggiare mi sono lasciata prendere dall'entusiasmo. Dottore! Ci risiamo! Stavolta era una coppa gelato quattro gusti con colata di crema al mascarpone, quadretti di pasta sfoglia, fragole, granella di cioccolato e panna montata. S'è capito che era buono?
  3. Tanto per non farsi mancare niente, un pranzetto a base di frittura e grigliata mista di pesce.
  4. Gli asinelli che incontro spesso durante le mie passeggiate. Oramai mi conoscono. Mi piacerebbe dargli un nome, che potrei scegliere? Idee?
  5. Venire a conoscenza grazie a Monique della pasta brick (la sua ricetta qui), trovarla deliziosa e capire che non ne potrò più fare a meno. Qui l'ho provata con crema di spinaci e ricotta. Magari dopo aver sperimentato per bene ci farò anche io un bel post. Per intanto grazie Monique! :-)
  6. Uscire per fare due chiacchiere per "cinque minuti" con amici davanti a un aperitivo e farli diventare una serata.
  7. I cigni sui prati a ridosso del lago a Riva del Garda.
  8. Le nostre fragole in vaso stanno arrivando! Prossimamente anche su questi schermi! Yahoo! :-)
  9. Scorrere il dito fra i libri della libreria per cercare un'ispirazione fra quelli ancora non letti e ricadere per l'ennesima volta su "Il Piccolo Principe". Usare segnalibri acquistati una vita fa in una straordinaria e memorabile zonzolata a Lisbona. Ah, son cose!

L'aforisma di questi giorni è:
"Volevo il movimento, non un'esistenza quieta. Volevo l'emozione, il pericolo, la possibilità di sacrificare qualcosa al mio amore. Avvertivo dentro di me una sovrabbondanza di energia che non trovava sfogo in una vita tranquilla."
(Lev Tolstoj)


Queste parole sembrano scritte per me in questo periodo. Corro, arrabatto, faccio, disfo, son di qui e poi di là, non mi fermo mai; sono stanca ma contenta e allora... va bene così. :-)


Inizia a fare caldo, o meglio, qua in montagna si inizia a non avere freddo... che è ben diverso!
Giornate lunghe, tramonti infuocati fra le montagne da tatuarsi nella memoria, boschi verdi e rigogliosi e prati e piante in fiore.
I sambuchi probabilmente in pianura saranno già sfioriti, mentre qui stanno profumando l'aria proprio adesso con le loro bellissime infiorescenze dai profumi dolciastri inebrianti.
Anche quest'anno ne raccoglieremo un bel po' per farne sciroppo; se volete provare a prepararlo anche voi avevo già raccontato come fare in questo post qui.
E' buonissimo, rinfrescante e dissetante da sé diluito con un po' d'acqua, ma può essere impiegato anche per preparare un cocktail che è nato fra le montagne dell'Alto Adige e oramai diffuso e conosciuto anche nel resto d'Italia e all'estero: l'Hugo.

Come preparare l'hugo cocktail al sambuco aperitivo elderflower cocktail

Pare che sia nato in alternativa allo Spritz, sostituendo all'Aperol lo sciroppo di fiori di sambuco e usando sempre il Prosecco come base.
Se sia una peculiarità femminile il fatto di apprezzare maggiormente le bevande alcoliche più dolci non saprei dirlo con certezza, ma io sono certamente così e l'Hugo è uno dei miei cocktail preferiti.

Lo sciroppo di fiori di sambuco che preparo in casa non è così concentrato (in dolcezza) come quello che si trova in commercio, per cui quando preparo in casa questo cocktail come aperitivo con amici, metto un po' più di sciroppo rispetto alla dose indicata (4 cl invece di 3 cl) e poi aggiungo una fettina di limone che secondo me dà quel tocco acido in più che esalta tutti i sapori.

Hugo cocktail (my way)

Preparazione: 5 min.Cottura: nessunaRiposo: nessuno
Porzioni: 1 Kcal/porzione: 160 circa
Ingredienti:

  • 60 ml di Prosecco
  • 50 ml di Seltz (o acqua gassata)
  • 40 ml di sciroppo di fiori di sambuco homemade (mia versione 2); 30 ml se acquistato
  • 2-3 foglie di menta fresca
  • 1 fettina di limone non trattato¹
  • Ghiaccio in cubetti
Preparazione:

In un bicchiere mettere prima 5-6 cubetti di ghiaccio e poi versare tutti gli ingredienti mescolando. Unire una sottile fetta di limone se gradita.
Note:

  1. C'è chi al posto del limone preferisce mettere una fettina di mela; del resto è una ricetta altoatesina, no? ;-)
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Con cosa abbinarlo? Beh, io non avrei dubbi: un buonissimo street food. Sfogliate il nuovo numero di Threef, c'è solo l'imbarazzo della scelta e io non saprei proprio da quale ricetta cominciare, sono tutte favolose e fotografate con grande maestria.


Complimenti a tutti coloro che hanno collaborato anche a questo numero, è davvero splendido! :-)


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