Enjoy food, travels and life

Con l'arrivo della primavera il cavolo cappuccio rosso o bianco che sia sta per scomparire dalla nostra tavola per essere sostituito da tante altre belle verdure di stagione.
Siccome è stato nostro compagno in una marea di pranzi e cene in moltissime vesti e varianti credo proprio che si meriti un piccolo e semplice post tutto per sé.
Avevo già parlato del cavolo cappuccio rosso qui raccontando una delle mie creme preferite poiché semplice, salutare, leggera e soprattutto corroborante e avevo già parlato qui della preparazione dei crauti con quello bianco, che richiede però tempi decisamente più lunghi.
Al di là di questi due modi questo preziosissimo regalo dell'orto lo gustiamo di solito a casa anche solo come contorno a mo' di insalata.

Ma i contorni, soprattutto semplici sono delle non-ricette?
Se la risposta è sì, allora oggi parlo di una non-ricetta. Sì, beh... non solo oggi, lo so!

Il modo più semplice e veloce (ma soprattutto salutare perché non richiede cottura) per consumarlo è quello di affettarlo molto molto sottile con una mandolina (o un'affettatrice) e condirlo con semplice olio extravergine di oliva, aceto, sale e una spolverizzatina di pepe, per poi lasciarlo riposare per bene per una mezz'ora circa in modo che si ammorbidisca e che si amalgamino bene tutti i condimenti. Più sottile sarà il taglio più tenera sarà l'insalata.
Questo vale anche se più frequentemente per quello bianco, anche che per quello rosso.

Insalata invernale di cavolo cappuccio crudo e arachidi light vegana saporita ricetta red cabbage peanut winter healthy salad recipe

Un altro esempio in cui entrambe le versioni del cavolo vanno bene (anche come mix) è quello riportato qua sotto, con arachidi tostate e salate, salsa di soia e una bella manciata di prezzemolo tritato.
Risultando leggermente croccante questo contorno si sposa bene con polenta, purè e carni tenere.

Insalata di cavolo cappuccio e arachidi

Preparazione: 5 min.Cottura: nessunaRiposo: 30 min.
Porzioni: 4 Kcal/porzione: 115 circa
Ingredienti:

  • 500 g di cavolo cappuccio rosso o bianco (o mix)
  • 30 g di arachidi tostate e salate
  • 2 cucchiai di salsa di soia
  • 20 g di olio extravergine di oliva
  • Prezzemolo tritato a piacere
Preparazione:

  1. Pulire il cavolo dalle foglie esterne eventualmente sporche o macchiate.
  2. Affettarlo molto sottilmente con una mandolina o un'affettatrice evitando la parte centrale bianca e compatta. Più sottile si riesce ad affettarlo più tenera sarà l'insalata.
  3. Condirlo con gli altri ingredienti e se si ha tempo è consigliabile di lasciarlo riposare mezz'ora in modo che si ammorbidisca e che i sapori si amalgamino.
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So che a molti purtroppo non piace questo cavolo, io invece ne vado pazza.
Se può essere d'aiuto per consumarlo sappiate che ha veramente una marea di proprietà benefiche per l'organismo fra cui un ricco apporto di vitamine e sali minerali, è utile per la prevenzione o il trattamento della stipsi poiché ricco di fibra ed è dotato di proprietà antitumorali (che non è poco!).


Se penso alle proprietà appena viste che ha questo alimento e di quanto ne ho mangiato negli ultimi anni potrei aspirare a campare cento anni in gran salute. Incrocio le dita e ne godo finché posso. :-)


Dove si mangia il BBQ più buono degli Stati Uniti d'America?
Beh, se il Texas è la patria del BBQ e Lockhart è stata proclamata con tanto di delibera da parte del Senato la capitale texana del BBQ, allora non possiamo che essere nella città dove si gusta uno dei migliori barbecue USA!

Andare in Texas e non assaggiare una T-Bone o un BBQ fatto come si deve è come andare a Pisa e non vedere la Torre pendente, è come andare a Napoli e non assaggiare una pizza, 'un si po' sentì via!
E così ci siamo fiondati a venticinque miglia a sud-est di Austin, settantaquattro miglia a nord-est di San Antonio e centocinquantotto miglia da Houston, ossia nella famigerata Lockhart: una cittadina americana che più classica non ce n'è, con edifici bassi e sparpagliati e con una densità casa/acro da far invidia ai capelli di Claudio Bisio.

A vederla non gli si darebbero due cent, eppure ospita quattro dei BBQ più famosi al mondo. L'amministrazione va talmente fiera di questo fatto che ha dedicato una pagina Web sul proprio sito Internet a questi locali riportando una breve presentazione e le indicazioni su come raggiungerli.

Ci ispiravano molto tutti quanti, ma purtroppo dovendo per forza di cose scegliere, ci siamo prima ben informati e fatti un'idea. Nonostante il nostro giudizio si possa fermare solo al locale che abbiamo scelto e di cui vi andiamo a parlare, dobbiamo ammettere che siamo rimasti veramente molto soddisfatti: il Black's Barbecue ci è piaciuto un sacco.

Il BBQ più buono degli Stati Uniti d'America recensione

Questo locale è conosciutissimo anche a livello internazionale e le sue origini risalgono al lontano 1932, che per noi magari può sembrare l'altro ieri, ma per la storia degli USA è davvero paragonabile a una pietra miliare; inoltre è gestito ancora dalla stessa famiglia che lo ha fondato.
Sul sito Internet di questo ristorante (questo qui) si possono anche trovare numerose delle pubblicazioni in cui è stato citato e i vari riconoscimenti che ha ottenuto.

Arrivati a Lockhart non è difficile trovarlo anche se non si ha un navigatore in macchina. Lungo la strada principale infatti ci sono grandi cartelli che indicano con frecce enormi la direzione giusta da prendere.


L'interno è spartano, i tavoli sono rivestiti con tovaglie di plastica e le pareti ricoperte con boiserie di legno tappezzate di foto, ricordi e riconoscimenti. Il profumo di carne affumicata è forte e straordinariamente appetitoso tant'è che già sull'ingresso i succhi gastrici partono a mille. Che la foto non inganni, il locale è sempre pieno; siamo noi che ci siamo trovati a pranzare in un orario non proprio consono a quello del posto.


Appena varcata la soglia si trovano due buffet sulla destra dei quali si possono scegliere a piacimento i contorni per la carne e gli eventuali dolci. Riso, fagioli, fagiolini, smashed potatoes a volontà. Al termine dei buffet si possono prendere anche pane e salse.


Si arriva poi al fatidico bancone dove vengono servite le carni: succulente, prelibate e tagliate sotto i nostri occhi. Scegliamo dal menù affisso alla parete Beef brisket e Veal brisket (entrambi a peso).
Ho chiesto al signore qua sotto se potevo fotografarlo e lui come se fosse perfettamente abituato a questo tipo di richieste si è messo subito in posa sorridente; era anche un sacco simpatico.


Proprio come la versione originale, esattamente come si faceva una volta, la carne viene servita su carta da macellaio, soprattutto la beef essendo molto grassa e unta. Errore mio che pensavo che andasse nel terzo posto del piatto che è stato poi occupato da un misero paninetto. Il Beef brisket è tenerissimo, grasso, succoso, profumato... irresistibile. Il coltello? Un arnese inutile, questa carne è straordinariamente morbida: knife free! ;-)


Il Veal brisket invece ci viene posizionato sul piatto, essendo molto più magro e asciutto. In ogni caso è morbidissimo e si lascia mangiare davvero volentieri. Sui tavoli e nell'angolo bevande si trovano salse di accompagnamento, ma su questa carne secondo noi è un reato metterle, è volerla rovinare.


A dirla tutta per non perdere il calore della carne abbiamo mangiato tutto troppo in fretta (ahimè in perfetto stile USA) per cui il consiglio che ci sentiamo di dare per gustare al meglio questa prelibatezza senza affogarsi è quello di ordinare due volte metà della carne, oppure assaggiare un piatto di portata alla volta e dividerlo al momento.

Per il resto era tutto quanto cattivo, indigesto e immangiabile, tanto che abbiamo dovuto lasciare tutto nel piatto, come si vede nella foto sotto. ;-)


Riassumendo:
Periodo: febbraio 2014
Dove: Black's Barbecue, 215 North Main Street - Lockhart (Texas, USA)
Pregi: ottima cucina, locale davvero caratteristico.
Difetti: stoviglie di carta o plastica, il bagno.

E mentre scrivo questo post mi viene in mente la foto del piccolo souvenir che ci siamo portati a casa da questa zonzolata e che avevo pubblicato su Instagram qualche tempo fa: il bicchiere con cui abbiamo pasteggiato queste succulente e deliziose carni.
La scritta "Take me back to" non può che essere un auspicio, anche se non so se si realizzerà mai. Ma sognare non costa niente, no? :-)
Già mi parte la salivazione...


Look forward to seeing you again Black's BBQ! :-)


Benvenuti al nuovo appuntamento con la "Zonzolando's Serendipity Box", la scatola che serve a ricordare i piccoli grandi piaceri della vita cogliendo il meglio di ciò che ci offre.

Troppo spesso infatti le nostre giornate sono riempite di pensieri e preoccupazioni tendendo a dimenticare il bello che nella vita c'è (sempre!). Con questa scatola voglio immortalare, se non tutto, gran parte delle cose belle che riempiono la mia/nostra vita quotidiana (ma che potrebbe essere anche quella di tutti), dalle grandi alle piccole cose che ci rendono felici e, ancora meglio, sereni.

Questo è il resoconto degli ultimi giorni trascorsi decisamente all'insegna del buon cibo e dell'aria aperta: la Serendipity Box n° 28.
  1. Evviva il sole e la primavera! Il primo pranzetto all'aperto con il mio Massi. So yummy!
  2. Una passeggiata in ciclabile a Rovereto: lo scroscio del Leno, il sole e le montagne sulla città.
  3. Voglia di fresco! E allora andiamo con un golosissimo yogurt con frutti di bosco e cioccolato bianco.
  4. Una splendida cena resa speciale dagli amici, dalle tante chiacchiere, tante risate e tanto, tanto sushi, sashimi e altre prelibatezze.
  5. Si riparte con la stagione dei: "DOTTOREEE!" Sì, adesso periodicamente (sempre troppo spesso) cadrò in tentazione, ma che ci posso fare se io amo così tanto il gelato? Ovviamente quello gigante è il mio. ;-9
  6. Gedeone, Palmiro e Pauline nel loro nuovo resort cinque stelle "The Organic Golden Egg".
  7. La ricompensa della Gertrude, Berta e Pauline per la nuova location. Habemus freschissima cena!

L'aforisma della settimana è:
"Un dolore condiviso è un dolore dimezzato. Una gioia condivisa è una gioia raddoppiata."
(Proverbio svedese)


Buona settimana a tutti, ricca di momenti sereni e gioiosi che vi invito a condividere con me.
Scrivetemi i vostri bei momenti, spero tanto che possano valere il doppio come dice il saggio proverbio svedese. Ciao! :-)


L'avevo promesso che le avrei provate anche in versione con il vino rosso no? L'incognita non era il cosa, il come, né tantomeno il dove, era come sempre il quando.
Stavolta questa parolina mi ha piacevolmente stupita, è arrivata presto e io ne sono stata felicissima.

Biscotti al vino rosso e cannella ciambelline taralli dolci ricetta - red wine and cinnamon sweet cookies recipe

Insieme a me è rimasto felice e soddisfatto anche chi ha potuto assaggiare questi biscottini a cui è impossibile resistere. Uno tira l'altro e vedere gli amici che continuano a ripetere: "Questo è l'ultimo..." e poi veder finire la ciotola è un vero piacere.
Sono semplici da preparare e vanno bene anche per gli amici vegani, per gli intolleranti alle uova e ai latticini.

Ciambelline al vino rosso

Preparazione: 40 min.Cottura: 15 min.Riposo: nessuno
Porzioni: 100 ciambelline circa Kcal/porzione: 25 circa
Ingredienti:

  • 250 g di farina 00
  • 65 g di olio di semi (buono!)
  • 70 g di zucchero (+ circa 50 g per il rivestimento esterno)
  • 90 g di vino rosso (io ho usato un Merlot Trentino)
  • 8 g di lievito per dolci (½ bustina)
  • ½ cucchiaino di cannella in polvere (oppure anice, chiodi di garofano ecc.)
  • 1 pizzico di sale
Preparazione:

  1. Impastare in una ciotola tutti gli ingredienti fino ad ottenere una palla liscia, omogenea e lavorabile.
  2. Prelevare tanti pezzettini di pasta, lavorarli a bastoncino e poi dare la forma a ciambellina, o a tarallo unendo o incrociando le estremità.
  3. Passarle velocemente solo da un lato nello zucchero semolato e poi adagiarle sulla carta da forno in una teglia.
  4. Infornare a 190 °C in modalità ventilata per 15-20 minuti sino a che non saranno dorate.
  5. Lasciarle raffreddare e servirle.
Note:

Sono favolose accompagnate con del buon Passito di Pantelleria.
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Onestamente fra la versione al vino bianco di cui avevo già parlato qui e questa non saprei quale scegliere. Sicuramente non le preparerei senza il profumo di qualche spezia a piacimento, che a parer mio dà quel tocco in più. Io le ho trovate formidabili con la cannella, come consigliava nell'altro post Scake, ma c'è chi assicura che siano buonissime anche con anice o con chiodi di garofano in polvere. Come sempre insomma si va di gusti e personalizzazione.


Non resta che provarle con le spezie che più ci piacciono e trovare quella preferita. Che sacrificio! ;-)


Quando prima di partire abbiamo fatto una ricerca su cosa vedere o fare a Austin siamo rimasti molto colpiti nel trovare molto poco, o addirittura dei senza speranza "non c'è niente da vedere".
Caspiterina che affermazioni forti! Ci siamo immediatamente domandati: saranno vere? Saranno false? Meglio cancellare questa città dal tour che avevamo in mente e concentrarci su altro? Sarà una perdita di tempo?
Evidentemente la risposta era che non lo potevamo sapere finché non ci saremmo stati. Abbiamo deciso quindi di rischiare e tutto sommato crediamo che ci sia andata piuttosto bene. Il niente da vedere non si è rivelato veritiero anche se qualora dovessimo paragonarla con altre città come Roma o Parigi, onestamente il tutto potrebbe far apparire il "qualcosa" come niente.

Al nostro solito vogliamo cogliere il meglio e il lato positivo in tutto, anche laddove pare non ci sia niente e quindi sì, possiamo affermare che pure Austin a modo suo ci ha regalato un pezzettino di cuore e di storia vissuta preziosa e indimenticabile.
Innanzitutto Austin ci ha stupiti. Vuoi perché ci aspettavamo poco, vuoi perché essere la capitale del Texas, vuoi perché grande città universitaria, l'abbiamo trovata movimentata, musicale, giovane e dinamica.

Partiamo però il racconto prima dalla parte culturale e istituzionale con alcune foto del Campidoglio, il più grande degli Stati Uniti (alto ben 94 m). La struttura è circondata da un bellissimo parco verde e anche se il tempo faceva le bizze alternando nuvole e vento a un sole che spaccava, anche con il cielo coperto faceva sempre la sua bella figura.

Cosa fare e vedere a Austin Texas USA what to see and do America consigli di viaggio trip advices

L'ingresso è libero e i controlli di sicurezza d'obbligo. All'interno abbiamo potuto assistere a due sedute pubbliche in cui ragazzi discutevano, emulando i politici, su emendamenti da approvare. Ci siamo seduti comodamente sulle poltroncine provando a capirci qualcosa. Sarà stato un inglese tecnico e "legalese", sarà stata pessima l'acustica, ma noi non ci abbiamo capito niente.


L'interno del Campidoglio è bellissimo, ricco, sfarzoso, decorato con marmi ed arazzi ed è presente anche una collezione dei ritratti di tutti i governatori di questo Stato, in cui ovviamente appare anche il faccione del famoso George W. Bush. Le sale da visitare sono molte e distribuite su più livelli. Poco dopo l'ingresso si rimane a naso all'insù per ammirare la volta interna della cupola al cui centro è posizionata una stella dorata.


Quello che ci è parso è che Austin costituisca un piccolo neo del Texas dove l'aria ultra repubblicana che tira praticamente ovunque, si respira decisamente meno. Sicuramente il fatto di essere un centro universitario che raccoglie migliaia di studenti di tutti gli USA e del mondo porta una ventata di freschezza, rinnovo, cultura, trasgressione, mix sociale, cosmopolitismo, musica, divertimento e innovazione.


Come sempre, fino a che le distanze ce lo hanno permesso, abbiamo visitato la città a piedi. E' stato un piacere zonzolare per i parchi, le strade della città, vedere la gente, i negozi, sentire i profumi nell'aria che guarda caso sanno sempre di cibo, di affumicato e di soffritto. Il richiamo ad entrare in qualche angolino e assaggiare qualche prelibatezza del posto è sempre stato forte.


Ma per cena abbiamo deciso di fermarci nel SoCo District, quartiere che si sviluppa lungo la South West Avenue ricchissimo di localini vivaci, colorati, musicali e straordinariamente pieni di gente di tutte le età: dagli studenti, alle famiglie, ai turisti come noi. Per raggiungerlo si attraversa il Congress Avenue Bridge che dà sul fiume Colorado (del Texas). Da questo ponte si gode un bellissimo skyline della città che vale la pena di essere ammirato anche al tramonto e con le luci della notte.


Da questo ponte ogni sera d'estate (quindi noi non abbiamo potuto vedere niente) si può assistere a qualcosa come un milione e mezzo di pipistrelli che da sotto il ponte si librano in volo facendo vere e proprie scorpacciate di migliaia di insetti. I cultori di questi animali organizzano serate di Bat Watching, eventi che riescono a riunire centinaia di spettatori.
Se non vi piacciono i pipistrelli, a cui la città è comunque devota, come si vede dalla prima foto qua sotto, si può ripiegare su animaletti che ispirano più tenerezza come scoiattoli, o su tori (beh, gonfiabili!) per gli amanti dello sport.


Poco fa dicevo del SoCo District. Questo quartiere vale proprio la pena di visitarlo. C'è vita, c'è musica, c'è divertimento, un sacco di gente e bei locali dove mangiare. Si inizia a vedere la città in una chiave insolita, lontana dalla veste repubblicana tant'è che qui si respira aria hippy e in questo posto il motto della città "keep Austin weird" appare magicamente chiaro.


Lungo questo tratto di strada, ma anche in altre zone della città, non è infrequente imbattersi nei trucks, famosissimi camioncini dispensatori di fast food che stanno diventando una vera e propria moda in moltissimi Paesi al mondo e in cui si possono gustare straordinari panini, tapas o altre specialità etniche.
Generalmente all'ora di pranzo sono molto affollati, ma le code vengono smaltite in fretta e i tavolini hanno un ricambio piuttosto veloce. I prezzi sono bassi, il cibo è buono e l'atmosfera è accogliente e senza pretese.


Come per gran parte dello lo street food il cibo è però per lo più fritto o comunque grasso, per cui continuare con un bel giretto non poteva che farci bene. Ecco infine qualche foto che abbiamo scattato di sera, fra le luci di grattacieli, lampioni, lucine decorative, macchine che sfrecciavano a destra e manca e carrozze che portavano coppiette vestite straordinariamente eleganti (manco ad un matrimonio mi sono mai vestita così elegante) in qualche ristorante di lusso in cui noi abbiamo appena affacciato il naso.


In questo caso il "niente da visitare" per noi si è rivelato un sacco di foto e ricordi da portare a casa, un bagaglio di storia e cultura grande ma straordinariamente leggero e mentre scrivo un po' di nostalgia mi assale. Passerà, è sempre così per ogni luogo. Passerà. Dopo, lo so, mi sentirò tanto felice per aver vissuto questi luoghi. :-)


Benvenuti al nuovo appuntamento con la "Zonzolando's Serendipity Box", la scatola che serve a ricordare i piccoli grandi piaceri della vita cogliendo il meglio di ciò che ci offre.

Troppo spesso infatti le nostre giornate sono riempite di pensieri e preoccupazioni tendendo a dimenticare il bello che nella vita c'è (sempre!). Con questa scatola voglio immortalare, se non tutto, gran parte delle cose belle che riempiono la mia/nostra vita quotidiana (ma che potrebbe essere anche quella di tutti), dalle grandi alle piccole cose che ci rendono felici e, ancora meglio, sereni.

Questo è il resoconto degli ultimi giorni trascorsi: la Serendipity Box n° 27.
  1. La carica di energia nell'aria, l'arrivo della primavera nel bosco.
  2. Una passeggiata in montagna dove la neve è ancora alta. Ammirare il panorama, le montagne innevate, respirare l'aria fresca a pieni polmoni, guardare il nostro cagnolone scorrazzante e felice che mangia a morsi la neve, stare mano nella mano con chi ami. Di più non posso volere.
  3. Dedicare qualche minuto a un lavoretto a maglia ogni tanto e iniziare a vedere qualche risultato.
  4. Gelato al croccantino, panna montata, bignè al cioccolato e crema pasticcera e trancetto al cioccolato e mandorle: la gioia nel piatto. E ho fatto pure il bis... adoro le amiche a dieta. ;-)
  5. Una seratina per la festa della donna niente male. Nello scatto c'è il sunto della serata. Non serve che aggiungo altro vero? ;-D
  6. Incontrarmi finalmente con Alessandra del blog Dolcemente Inventando dopo mesi di incontri rimandati e conoscere anche tutta la sua splendida famiglia: la vivacissima Linda, il simpaticissimo Ervin e il piccolo E. che verrà. Grazie! ❤
  7. Beh, anche la pizza che ci siamo mangiati va in serendipity!

L'aforisma della settimana è:
"La felicità è uno strano personaggio: la si riconosce soltanto dalla sua fotografia al negativo!"
(Gilbert Cesbron)


Buona settimana a tutti!


Drum drum drum, rullo di tamburi.
Ci siamo Signore e Signori!
Ecco il primo post sul nostro ultimo viaggio in USA.
Se questi sono i tempi per un post finiremo di raccontare la nostra zonzolatona nel 2020!
Va beh, ci vuol pazienza e tempo: la prima non ci manca, il secondo pare che non lo si trovi in giro manco a pagarlo a peso d'oro.
Ma bando alle ciance e ai piagnistei e partiamo da Dallas, mitica città del Texas, famosa per aver prestato il suo nome a una delle serie soap televisive più viste e seguite al mondo, per essere la città che ha visto la morte di Kennedy, per lo shopping sfrenato e per il football americano con i Dallas Cowboys.

Cosa fare e vedere a Dallas Fort Worth Texas USA what to see and do America consigli di viaggio trip advices

Il primo luogo che abbiamo visitato è stato la Pioneer Plaza e l'annesso cimitero. Questa piazza è caratterizzata da una straordinaria opera commemorativa costituita da una mandria di settanta bovini e tre cowboy a cavallo tutti realizzati in bronzo in scala reale che scendono correndo da un breve pendio, costeggiando un fiumiciattolo e un laghetto artificiali. L'effetto del movimento è davvero notevole e realistico, tant'è che pare di vivere un piccolo flashback al vecchio Far West in pieno centro città!


Sul retro della collina sorge il Pioneer Park Cemetery, cimitero a prato erboso con lapidi risalenti a 154 anni fa, tempo in cui la gigantesca Dallas era ancora un piccolo villaggio del west. Vi sono numerose lapidi in cui abbiamo cercato di leggere nomi e date ma purtroppo l'incuria, il tempo e qualche vandalo hanno reso gli epitaffi il più delle volte illeggibili.


A Dallas siamo arrivati con un'auto noleggiata vicino all'aeroporto. I prezzi dei parcheggi erano un salasso, abbiamo optato per lasciare la macchina nel parcheggio (comunque a pagamento) retrostante il The Sixth Floor Museum il vecchio deposito di libri scolastici, dove dal sesto piano (equivalente in Italia al nostro quinto) sono stati presumibilmente sparati (si sa che la storia ha lasciato e lascia ancora molto spazio a interpretazioni, svolte, complotti e ricostruzioni) da Lee Harvey Oswald, i colpi che uccisero tragicamente il presidente J.F. Kennedy.


Questo edificio rosso, che si affaccia praticamente su Dealey Plaza, ospita al sesto piano un museo dove sono raccolti documenti, foto e testimonianze varie inerenti l'assassinio del 1963 e la sua ricostruzione.

Per zonzolare in lungo e largo la città in tempi brevi esistono gli autobus rossi qua sotto che offrono tour organizzati di durata varia, dall'ora e mezza alle due ore e mezza circa per una cifra intorno ai 30$ a persona che toccano i punti più turistici della città. Noi, come al solito, privilegiamo dove possibile i nostri piedini, per cui i soldi di questi mezzi li investiamo in callifughi e trattamenti per vesciche. Hihihi! :-)


Poco distante si accede all'Historic West End District tramite questi archi di "confine". Il West End costituiva un'area di scambio, di mercato e manifattura; ancora oggi molti degli edifici, sebbene molti siano stati completamente ristrutturati, mantengono le loro facciate in mattoni rossi con ben visibili, anche se ormai sbiadite, le scritte con la loro vecchia destinazione d'uso: magazzini, negozi, ristoranti, mercati e così via.


Lo splendido e imponente edificio in mattoni rossi qua sotto è l'Old Red Museum, un museo che racconta tramite affascinanti reperti la storia della Contea di Dallas; uno fra questi sono le manette di Lee Harvey Oswald (un po' monotematici, no? ;-) ).


Dallas l'abbiamo trovata la classica città americana dove consumismo, affari e straordinaria abbondanza fanno allegramente comunella. E' una città del business, del fiuto per gli affari, dello shopping e delle catene di ristoranti.
La maggior parte della gente si sposta praticamente solo in macchina e anche se questo vale un po' per tutti gli Stati Uniti, vale soprattutto per il Texas. E' incredibile come neanche scendano dall'auto per prelevare al bancomat, comprare viveri o medicinali. Tutto è progettato e costruito perfettamente per far scendere il meno possibile le persone dall'auto; i negozi si trasformano in drive-through e dai finestrini si vedono uscire braccia di proporzioni davvero incredibili (in Texas abbiamo trovato il tasso di obesità più alto che abbiamo mai visto nei nostri viaggi).

Massimiliano ed io eravamo praticamente gli unici a passeggiare per strada. Gli unici "passanti" li trovavamo in corrispondenza di qualche fermata di autobus; di bici in giro, nonostante la città non abbia dislivelli considerevoli, ne abbiamo vista una! Sì, le abbiamo contate. Potete quindi capire lo stupore che ci ha condotto a contarle. Abbiamo fatto in fretta direi: uno! Stop! ;-)


E a forza di camminare prima o poi ci si deve riposare un pochino, no? Un posticino ideale dove rilassarsi è la Fountain Place, una piazza ricca di fontane e giochi d'acqua molto frequentata all'ora della pausa pranzo, sia da turisti che da chi vive e lavora da queste parti. Un luogo di pace dove godersi i riflessi sull'acqua e i suoni delle piccole cascatelle standosene seduti sulle panchine o ai tavolini che ci sono a disposizione.


Se siete stati attirati nella foto qua sopra, non dal numero di persone alla fermata di cui vi ho appena parlato ma dalla scritta sul muro e vi state chiedendo: "Ma ci sono stati?", la risposta è sì!
Siamo stati alla Sonny Bryan's Smokehouse, barbecue storico in cui si serve uno dei migliori brisket della città. Se sia vero o no noi non lo sappiamo dire ma di sicuro ci siamo riempiti per bene la pancia con questi due piatti prelibati qua sotto:


Riassumendo:
Periodo: gennaio 2014
Dove: Sonny Bryan's Smokehouse, 302 N Market St - Dallas (Texas, USA)
Pregi: buona qualità/prezzo, tenerissima la carne, la salsa BBQ calda favolosa.
Difetti: difficile individuazione del meccanismo di scelta dei piatti e del menù dalla lavagna sul muro.


Poco distante da Dallas sorge la sua città satellite: Fort Worth. Queste due città insieme costituiscono la più grande area economica metropolitana negli Stati Uniti centro-meridionali.
A Fort Worth abbiamo zonzolato in particolare per le vie del quartiere storico di Stockyard. In questa zona poco fuori il Downtown sembra di essere catapultati nel vecchio Far West con l'unica differenza che purtroppo si trovano file di macchine parcheggiate ai lati strada che ovviamente rovinano l'atmosfera retrò.


Questo quartiere è senz'altro il posto giusto per gli appassionati di Far West, cavalli, cowboy/girl, cappelli e stivali alla texana. Qui la maggior parte della gente del posto (e non solo) indossa i classici cappelli alla John Wayne, stivali a punta con tacco (camperos) e non è infrequente veder passare qualcuno persino con gli speroni alle caviglie.


Ogni giorno alle 11:30 e alle 16:00 per una mezz'ora circa sfilano per la via principale della città alcuni cowboy a cavallo che guidano una mandria di splendidi Longhorn, razza bovina dalle corna a punta straordinariamente lunghe. Il sabato e la domenica i bordi della strada per cui sfilano queste placide vacche sono gremite di gente, mentre negli altri giorni si riesce a ritagliare comodamente un posticino lato strada per godersi la sfilata.
Lo spettacolo non è niente di che: si tratta di una breve e lenta passeggiata per questi animali. Sicuramente però il visitatore viene incantato dalle dimensioni di questa razza, dalle loro incredibili corna e dal fatto di rivivere un pezzo di storia quotidiana che generalmente si riesce a vedere solo nei film.


Il tutto dura circa venti minuti, mezz'ora al massimo: la piccola mandria percorre un giro ad anello, esce dal recinto, percorre parte della via principale e poi ritorna al punto di partenza.


Per chi vuole c'è la possibilità di fare un giro per le vie del quartiere/città in carrozza. Esistono poi anche un paio di postazioni in cui si possono scattare foto a cavallo di un longhorn.
Sinceramente noi l'abbiamo trovato uno spettacolo a dir poco penoso. L'animale è infatti costretto a stare in piedi e completamente immobile per tutto l'arco della giornata (sì, abbiamo controllato) e a "raccattare" il peso di gente che salendo un gradino in legno gli salta addosso per scattare una foto. Ah, dimenticavo... 5 $.


I luoghi dove mangiare, come sempre nei luoghi turistici, si sprecano. Fasce di prezzo e tipologie di locali sono numerosi e frequenti sono anche i classici saloon dove ci si può sedere comodamente al bancone e bere qualcosa mentre si ascolta un po' di musica country.


Sicuramente Fort Worth e nello specifico Stockyard è la più old-fashioned e tranquilla città che abbiamo visto. Il suo nomignolo è non a caso "Cowtown" (città delle vacche) ma è anche definita come "il luogo dove comincia il West".


Approfittando di un coupon che abbiamo trovato abbiamo deciso di andare ad assistere ad un rodeo nella struttura che vedete qua sotto e che si trova proprio lungo la via principale di Stockyard. I rodeo sono tutti i venerdì e sabato alle 20:00. Lo "spettacolo" dura circa tre ore.


Ora... dobbiamo fare una bella premessa, nonché brevissima: io e Massi nella nostra completa ignoranza in materia, non lo immaginavamo così. Sapevamo che c'era un tizio che cavalcava un toro imbizzarrito, ma del perché lo fosse ne ignoravamo il motivo, o almeno pensavamo che fosse per via che questa povera bestia si trovava qualcuno in groppa e non gli andasse per niente questo fatto. Poi tric e trac, sbalzi a destra e manca, scrolla il tizio di dosso, si prende il tempo e festa finita. OK: Elena e Massi = scemi! Ahinoi!


In realtà il rodeo, lasciatecelo dire, è una vera noia, nonché maltrattamento degli animali. Ci dispiace per gli "appassionati", ma noi non ce la facevamo più, e a tratti o ci calavano le palpebre o ci giravano i "cosiddetti".
Il rodeo parte con il classico inno americano con tutti in piedi e mano al cuore che cantano con partecipazione, si passa poi alla presentazione degli sponsor, a qualche discorso patriottico texano e si passa finalmente(!) allo show vero e proprio.
I tempi sono lunghissimi, gli animali vengono rinchiusi in spazi strettissimi per far salire il cowboy, al toro vengono tirate un paio di cinghie all'altezza dei testicoli che ovviamente hanno la funzione di tenerli immobilizzati e di farli non poco imbestialire.
Al segnale vengono liberati, scalciano, il tizio cade e loro corrono cercando una scappatoia per scappare. Laddove, disorientati, non ce la fanno a beccare la corretta uscita, un altro tizio a cavallo (prima foto in alto) li aspetta, li prende al lazzo come meglio può e li trascina via a cavallo.
La gente urla come matta a vedere queste scene, Massimiliano e io ci siamo infilati carta nelle orecchie e per quanto possibile tifavamo per una bella incornata nelle chiappe di qualcuno.

Le scene più tremende a cui abbiamo assistito sono però quelle che riguardano i vitellini.
A questi poveri torelli, anch'essi rinchiusi in una gabbietta, viene ritorta la coda appena prima di essere mollati in modo che partano di corsa nell'arena. Un cavaliere attende che partano in corsa per poi prenderli al lazzo. Il lazzo li prende al collo, ma loro essendo piccoli, non hanno la stessa reazione e forza dei tori adulti per cui cadono a terra, emettono talvolta suoni di soffocamento e in certi casi vengono pure trainati dal cavallo che d'istinto tira indietro.
La prova termina, tanto per aggiungere orrore, quando il cowboy scendendo da cavallo, lega tutte assieme le quattro zampe del vitello in modo che sia completamente immobilizzato. Pubblico esaltato.
E' inutile che tre persone corrano prontamente a liberarlo in tempi rapidissimi, il primo vitellino che abbiamo visto ha stentato a riprendersi.
Per le scene del vitellino vi risparmio le foto!

Ciliegina sulla torta: educazione infantile! Vedasi ultima foto del collage qui sopra.
Tanto per dare una sferzata alla noia che cade fra le varie prodezze, vengono raggruppati tutti i bambini presenti in una determinata fascia di età, messi in fila e invitati a rincorrere un povero animale (capra o vitello) a cui è stato infiocchettato un premio addosso. Vince chi riesce a prendere il fiocco attaccato al povero animale che corre in tondo come un pazzo spaventato da questa marmaglia di nani eccitati.

Morale della favola: non siamo nemmeno riusciti a vedere la fine, in mezzo a gente che ci ha squadrati di tutto punto ci siamo alzati e ce ne siamo andati.
Ah... non ci vengano a dire i presenti che è un bello spettacolo: il mio vicino di posto ha giocato tutto il tempo a un videogame, il nonno alle nostre spalle ha voluto informazioni sulla nostra macchina fotografica e ha provato a fare quattro chiacchiere mentre i suoi quattro nipoti si strafogavano con ogni genere di merendina "cicciobombosa" mentre giocavano con palloncini decorativi.
Ci torneremmo mai? No, non credo proprio.

Se volete proprio andare a vederne uno, beh, nella vita gli errori sono sempre ammessi (...il perseverare sarebbe meglio di no eh!) ma allora fatelo dopo mangiato, perché o potrebbe passarvi la fame, o soprattutto se si vuole mangiare carne, potrebbero venirvi delle tendenze a diventare vegetariani.


Al di là di questo ultimo racconto poco carino sul rodeo dobbiamo dire che è sempre un piacere visitare posti nuovi. Si imparano sempre un sacco di cose, si possono fare confronti geografici, culturali, culinari, imparare i pregi e vedere i difetti. Anche da Dallas e Fort Worth portiamo a casa un pezzo della nostra storia, un pezzo della nostra formazione e cultura. Siamo felici di aver vissuto questi luoghi così vicini e lontani al tempo stesso dalla nostra cultura e modo di vivere. Sì, Dallas e Fort Worth ci sono piaciute. Bye bye!


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